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Edward Hopper - Homolaicus

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Hotel Window, 1956<br />

Non è d’altra parte una situazione migliore quella in cui l’hotel è visibilmente di classe superiore. Questa volta la luce viene dall’interno e il finestrone<br />

è praticamente nero e, come sempre, l’arredamento è ridotto al minimo. Cosa guarda fuori la donna anziana nel buio pesto della notte? Il nulla,<br />

sembrerebbe. Forse aspetta semplicemente che un’amica o il marito la venga a prelevare. Vite sospese, si potrebbero chiamare molti dei quadri di<br />

<strong>Hopper</strong>. Qui, poi, il colore sporcato raggiunge effetti indicibili: da notare come quello della moquette del pavimento salga sul fronte angolato del<br />

divano, secondo il migliore insegnamento impressionista della riflessione del colore da una cosa all’altra. A ben guardare, i colori di base sono solo tre:<br />

il giallo, il blu e il rosso declinati in varie tonalità e mescole (il nero e il bianco non sono colori e quindi non contano, servono solo a scandire la scena).<br />

<strong>Hopper</strong> aveva ragione nel sostenere che i suoi erano colori semplici. Due colori caldi e uno freddo, eppure non direste mai che l’immagine scalda la<br />

vista. Questo è anche uno dei quadri in cui la riduzione delle persone a “cose” è più evidente. L’anziana signora è più immobile di una statua, con le<br />

pieghe del vestito e del mantello rigide e disegnate ad angoli.<br />

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