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Edward Hopper - Homolaicus

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Ci dobbiamo chiedere quale è il significato della Natura in <strong>Hopper</strong>. Spesso è presente come un fondale appena definito, talvolta circonda i manufatti<br />

come in attesa, talaltra sembra sorpresa dall’insorgenza estranea di una fattoria, di una casa, di una persona, altre volte segna un confine impenetrabile.<br />

Talvolta aggredisce. Come nel caso di quest’altra zattera navigante su un mare di stoppie, con le persone vestite di tutto punto che sembrano sfidare un<br />

vento; invece sono pressate dalla luce del sole: non prendono il sole, è il sole che prende loro, spinto dallo tsunami delle colline all’orizzonte. Solo<br />

l’inserimento in seconda fila dell’uomo che legge riequilibra gli spazi del quadro puntellando la prima fila.<br />

Road and Houses, 1930-1933 Seven A.M., 1948<br />

<strong>Hopper</strong> sembra voler fare il percorso inverso a quello seguito dalla biosfera e tentare di ricondurre anche la vita a una dimensione minerale: per lui vale<br />

la legge di gravità, quella della pesantezza, non quella della leggerezza. Se i suoi personaggi non sono reattivi, nemmeno la Natura lo è, salvo il mare e<br />

la luce, che sembrano vivi. Anzi, è quest’ultima che anima e rende quasi leggera la casa di Seven che sembra risvegliarsi e opporsi al bosco, mentre<br />

nella panoramica di Road la luce agisce come un radente rasoio giacobino.<br />

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