Scacchitalia - Federazione Scacchistica Italiana
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scacchiiitalia<br />
Andrea Drei<br />
Nel 2007 il Maestro Fide<br />
Andrea Drei ha acquisito<br />
la sua seconda laurea, in<br />
Filosofia, indirizzo logicoepistemologico.<br />
Oltre alla tesi vera<br />
e propria la Facoltà<br />
richiedeva la<br />
presentazione di un<br />
elaborato minore, di<br />
una “tesina” di interesse<br />
epistemologico. La<br />
tesina di Drei consiste in<br />
una rielaborazione e un<br />
ampliamento di un articolo<br />
(Pensare come Popper)<br />
scritto poco tempo prima<br />
in collaborazione con il Dr.<br />
Giovannantonio Forabosco<br />
che fu pubblicato su Torre<br />
e Cavallo nel Marzo 2005.<br />
Tale articolo ovviamente<br />
è citato nella bibliografia<br />
della tesina stessa.<br />
Lo spunto per le<br />
riflessione riportate partì<br />
dalla lettura sulla rivista<br />
Nature, versione on<br />
line, dei risultati che due<br />
ricercatrici Irlandesi di<br />
Scienze Cognitive, Cowley<br />
e Byrne, presentarono<br />
al congresso mondiale<br />
di Scienze Cognitive a<br />
Chicago nel 2004 in merito<br />
alle corrrelazioni fra alcune<br />
tematiche di Filosofia della<br />
Scienza e i procedimenti<br />
di pensiero dei giocatori di<br />
scacchi.<br />
Presentai la mia tesina<br />
alla Prof. ssa Maria Carla<br />
Galavotti, docente di<br />
Epistemologia alla Facoltà<br />
di Filosofia di Bologna che<br />
approvò le conclusioni<br />
critiche a cui giunsi rispetto<br />
alle tesi esposte dalle due<br />
ricercatrici.<br />
scacchi&FILOSOFIA<br />
Pensare come Popper?<br />
Il nome di Karl Popper è stato evocato recentemente in relazione al mondo<br />
degli scacchi. Due ricercatrici di Scienze Cognitive del Trinity College di<br />
Dublino, Michelle Cowley e Ruth Byrne, hanno rilevato elementi che<br />
collegano il processo della conoscenza scientifica, con i procedimenti di<br />
pensiero del giocatore di scacchi. Qual è il punto chiave dell’accostamento?<br />
Le ricercatrici irlandesi hanno esaminato 20 scacchisti di livello vario, dal<br />
principiante al grande maestro, divisi in 2 gruppi a seconda della diversa<br />
forza di gioco. A ciascun giocatore venivano presentate 6 posizioni<br />
equilibrate di centro partita in cui non era disponibile una mossa successiva<br />
ovvia. Ai giocatori era chiesto di riportare a voce alta i loro pensieri mentre<br />
sceglievano la mossa. La ricerca, secondo l’interpretazione delle ricercatrici<br />
stesse, avrebbe permesso di cogliere una differenza rilevante e specifica tra<br />
giocatori di diverso livello. I principianti, una volta individuata una mossa<br />
promettente, si dimostravano poi più inclini del dovuto a convincersi della<br />
bontà della scelta; sembravano focalizzare l’attenzione sulle contromosse<br />
dell’avversario che avrebbero in qualche modo favorito la loro strategia,<br />
confermandone la validità. Sembravano assumere cioè un modo di<br />
procedere verificazionista.<br />
I giocatori più forti invece andavano attivamente alla ricerca delle<br />
contromosse che avrebbero inficiato la loro scelta: come dire che tendevano<br />
a falsificare le proprie stesse ipotesi. La conclusione della ricerca, presentata<br />
sulla rivista “ Nature ”, con il trionfalistico titolo “ Science secret of grand<br />
masters revealed ” è che un buon giocatore di scacchi procederebbe secondo<br />
un’impostazione mentale Popperiana e che una mentalità falsificazionista<br />
costituirebbe un’euristica scacchisticamente efficace, idonea a migliorare<br />
la forza di gioco.<br />
L’argomento è di indubbio interesse e riconosco alle due ricercatrici il<br />
merito di aver affrontato un tema, quello della dicotomia verificazionismo/<br />
falsificazionismo applicata agli scacchi, che non mi risulta fosse mai<br />
stati affrontato in precedenza. Ricerche di questo tipo tendenti a<br />
creare collegamenti fra ambiti culturali distanti, come in questo caso<br />
fra una classica tematica epistemologica e il mondo degli scacchi, sono<br />
intellettualmente stimolanti e di una certa suggestione. Vengono in mente<br />
le parole di Enriques: “…se vi è lavoro massimamente produttivo alla<br />
scienza, è quello che cerca rapporti nuovi fra rami del sapere generalmente<br />
divisi e promuove l’associazione di certe attitudini per aprire vie originali<br />
alla ricerca del vero” (Enriques, 1912 ). Bisogna però aggiungere che forse<br />
proprio la suggestione che questi accostamenti esercitano, può esporre<br />
al rischio di farsi prendere la mano e di cedere alla tentazione di qualche<br />
forzatura. In realtà una rilettura attenta sia dei procedimenti che delle<br />
conclusioni della ricerca stessa, come riportato in maniera estesa negli atti<br />
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