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Scacchitalia - Federazione Scacchistica Italiana

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scacchiiitalia<br />

Mauro, uno del Beneventano). Il trattatista siciliano non ebbe un atteggiamento passivo<br />

rispetto alle sue fonti, ma da giocatore esperto, variò sistematicamente i «giochi di<br />

partito», soprattutto quelli di Damiano.<br />

Nell’ottavo ed ultimo libro (pp. 514-556), diviso in 12 capitoli più una postilla finale<br />

sull’origine del gioco, il Carrera inizia con una serie di precetti «negativi» relativi a quei<br />

finali in cui i pezzi e Pedoni non hanno la forza di vincere (ad esempio Re +Torre contro<br />

Re + Cavallo; Re + Torre contro Re + Alfiere etc..). Poi passa alla trattazione del gioco alla<br />

cieca e successivamente illustra un «gioco nuovo» di sua invenzione che costituisce un<br />

potenziamento del gioco degli scacchi: si gioca su una scacchiera di 80 caselle (10x8) con<br />

due nuovi pezzi il «Campione» (il «Roccocavallo» da porsi tra Torre e Cavallo dell’ala di<br />

Re) ed il «Centauro» («Alfincavallo» da collocarsi tra Torre e Cavallo dell’ala di Donna).<br />

I capitoli finali riportano una dettagliata casistica in cui si denuncia il comportamento<br />

scorretto del giocatore nei confronti dell’avversario. L’intento è squisitamente<br />

precettistico e moraleggiante: si esortano gli scacchisti a compiere sempre azioni che<br />

diventino «grate a Dio» e ad evitare i peccati veniali e mortali.<br />

Nel Settecento Maria Emanuele e Gaetani, Marchese di Villabianca (Palermo, 12<br />

marzo 1720-Palermo, 1802) si occupò in generale di giochi in due manoscritti segnati<br />

rispettivamente Qq. E. 89 e Qq. E. 94, entrambi alla Biblioteca Comunale di Palermo e<br />

inclusi nella serie degli «Opuscoli palermitani» (Fig. 5).<br />

Nel secondo manoscritto, di cui riportiamo un significativo brano, l’autore dedicò<br />

qualche pagina agli scacchi.<br />

Fig. 5. Ritratto di Maria Emanuele e Gaetani, Marchese di Villabianca.<br />

«Il chiarissimo fu Viceré Duca Fogliani, ai tempi della mia età, Villabianca, che tra le sue<br />

virtuali doti si piccava di maneggiare con distinto ingegno un tal nobile trattenimento,<br />

intraprese in tanta accettazione di piacere sifatto giuoco che in tutte quasi le oneste<br />

brigate di conversazione che si avevano in Palermo vi si vedeano in mezzo alle camere<br />

parecchi e parecchi tavolini di scacchi.<br />

Se ne avanzò a tal segno l’introduzione, sull’esempio del principe, che passò per<br />

moda. Qual cosa poi essendo riuscita grave ai padroni di casa, che si dovean provvedere<br />

dei tavolini di scacchi in numero e venivano interessati per altro di quantità di lumi,<br />

che a sentimento di essi credeansi esorbitanti sul necessario del serotico divertimento,<br />

manifestato che fu agli amici il lor dispiacere, cominciò a cessare esso giuoco a poco a<br />

poco del suo vigore e abolito dell’intutto».<br />

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