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di ossigeno iniziale , però, è più elevato il contenuto in alcoli superiori a scapito degli esteri, per cui il<br />

miglior rapporti tra questi due composti induce a pensare che il non impiego di ossigeno iniziale possa<br />

incrementare le proprietà sensoriali dei vini ottenuti (Valero, et al., 2002).<br />

Altre ricerche hanno indagato sull’influenza che determina l’addizione di ossigeno durante la fermentazione<br />

sugli steroli contenuti nelle fecce (lisi o scorse) di lievito e la reattività delle stesse nei confronti<br />

dell’ossigeno. Studi condotti da Caroline Fornairon-Bonnefond (2003) hanno investigato sulla potenziale<br />

relazione tra ossigeno aggiunto a ceppi di lievito enologici commerciali durante la fase di fermentazione<br />

alcolica e l’interazione tra fecce di lievito e ossigeno. Sulla base di queste indagini, aggiunte di<br />

bassi ed eccessivi contenuti di ossigeno, rispettivamente di (7 mg/L) e (37 mg/L), alla fine della crescita<br />

cellulare, sono stati comparati in termini di ripercussioni sull’attività di consumo dell’ossigeno delle<br />

corrispondenti fecce di lievito.<br />

Da ciò è emerso che la somministrazione di ossigeno da parte delle cellule di lievito durante la fermentazione<br />

ha un’influenza positiva sulla cinetica di fermentativa, incrementando al tempo stesso la formazione<br />

di biomassa delle cellule. Si è altresì osservato che i tassi di consumo di ossigeno e la capacità<br />

di consumo da parte delle fecce di lievito, diminuisce quando l’ossigeno viene somministrato durante<br />

la fermentazione. Contemporaneamente si è registrato un incremento della sintesi dell’ergosterolo e la<br />

degradazione degli steroli ossigeno dipendenti. Tale degradazione avviene quando l’ossigeno è somministrato<br />

in dosi eccessive. Sulla base di questi studi risulta fondamentale avere un controllo diretto dell’ossigenazione<br />

dei mosti durante la FA sia per ottimizzare la cinetica fermentativa, sia per controllare<br />

la reattività che hanno le fecce di lievito nei confronti dell’ossigeno.<br />

Diversi studi hanno evidenziato come il contenuto di azoto presente nei mosti contribuiscano alla qualità<br />

compositiva e sensoriali del vino. Mosti che presentano bassi contenuti di azoto prontamente assimilabile,<br />

fondamentale per la crescita cellulare dei lieviti e di conseguenza del vigore fermentativo,<br />

vanno incontro a rischi di arresti fermentativi, cinetiche di fermentazione stentate o lente, favorendo<br />

la produzione di tioli non desiderati (es. idrogeno solforato) e alcoli superiori, con basse produzioni di<br />

esteri e acidi grassi. Di contro, alti contenuti di azoto assimilabile, oltre a determinare vigorose fermentazioni,<br />

favoriscono la formazione di etil acetato, acido acetico e acidità volatile (Bell S., Henschke P.,<br />

2005). Altri studi, svolti presso l’INRA di Montpellier e cordinati da Jean Marie Sabrayrolles, hanno<br />

evidenziato che la disponibilità di azoto assimilabile non ha influenza sul completo svolgimento della<br />

fermentazione (esaurimento degli zuccheri presenti), ma che tale dotazione influenzi la velocità di avvio<br />

della fermentazione, i tempi in cui questa raggiunge il massimo consumo degli zuccheri e sull’altezza<br />

del picco di massima velocità di fermentazione (intesa come quantità di zuccheri consumata, o di CO2<br />

sviluppata, nell’unità di tempo).<br />

Alcune ricerche hanno approfondito gli aspetti e dimostrato anche le interazioni che avvengono in mosti<br />

sintetici tra azoto assimilabile e acido pantotenico presenti in dosi variabili. In mezzi sintetici contenenti<br />

250 μg/L la produzione di idrogeno solforato (H2S) diminuisce da 480 μg e 420 μg a 4-6 e 80 μg<br />

rispettivamente quando il contenuto in azoto assimilabile è incrementato da 60 a 250 mg/L. al contrario<br />

il contenuto di H2S viene incrementato quando all’aumento di azoto prontamente assimilabile coincide<br />

un basso valore di acido pantotenico (Wang et al., 2003).

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