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Neuropsichiatria Infantile - Prof. Ruggieri - Scienze della ...

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Intorno ai 2-3 anni d’età l’aumentata capacità espressiva del linguaggio, coscienza delle<br />

sensazioni proprie del corpo, e l’iniziale capacità a vestirsi o svestirsi (o almeno togliere alcuni<br />

vestiti o le scarpe) porterà il bambino ad imitare di più i genitori ed a desiderare la loro<br />

approvazione: è qui che inizia la fase d’educazione degli sfinteri ed in genere l’educazione ad<br />

iniziare a compiere alcune azioni di vita quotidiana (come abbottonarsi o infilarsi o togliersi le<br />

scarpe, ecc.) da soli.<br />

Verso l’età scolare il bambino svilupperà le capacità cognitive più mature che lo porteranno<br />

ad un senso del sé più complesso sino a sviluppare sentimenti, reazioni, risposte ed emozioni più<br />

sofisticate. La scuola sarà lo specchio dell’immagine del sé (ciò almeno nelle culture occidentali).<br />

9. METODI DI VALUTAZIONE DEL BAMBINO<br />

La valutazione dello sviluppo psicomotorio<br />

L’architettura <strong>della</strong> mente: alcune considerazioni in chiave neuropsicologica<br />

I diversi aspetti inerenti alla valutazione delle funzioni mentali del bambino, rispettivamente nella I-<br />

II-III infanzia, vengono poste con sempre maggiore evidenza, da quando è stata messa in rilievo<br />

l’inscindibile unità tra patologia elementare e patologia più complessa legata alla vita di relazione.<br />

Pertanto non si può prescindere dallo studio dei rapporti tra funzioni motorie e funzioni mentali<br />

superiori. La neuropsicologia dell'età evolutiva ha fornito significativi contributi nello studio<br />

dell’architettura <strong>della</strong> mente, non solo del complesso degli elementi costitutivi di una funzione<br />

cognitiva “normale”, ma anche delle possibilità di riorganizzare/compensare sistemi funzionali<br />

alterati da patologie. C’è tuttavia da sottolineare che non sono ancora unitamente accettati i concetti<br />

legati alle teorie sull’evoluzione delle funzioni. Il modello epigenetico di Piaget dello sviluppo a<br />

tappe o per stadi, ha fortemente influenzato le tecniche di valutazione e terapia. Secondo questo<br />

modello costruttivista“ordinale”, l’acquisizione di una determinata funzione psicologica si basa<br />

sulle acquisizioni di abilità precedenti, indispensabili per lo sviluppo e per lo svolgimento <strong>della</strong><br />

funzione stessa. Lo sviluppo del linguaggio non può prescindere dal periodo senso-motorio, cioè<br />

dall’azione o output. Il carattere <strong>della</strong> cognizione è pertanto “dominio generale”; l’apprendimento<br />

avviene quando il bambino è in uno stato di disequilibrio. Di contro, la teoria modulare delle<br />

funzioni adattive e delle funzioni cognitive (Fodor, 1983), considera la mente come costituita da<br />

“moduli”, rigidi, innati, veloci, autonomi, muniti di un’architettura neurale fissa, dominio-specifici,<br />

selettivi nella ricezione di propri input, con la sola possibilità di istituire compensi (utilizzo di altri<br />

moduli) qualora il modulo preposto alla funzione fosse stato leso. Per inciso, è importante non<br />

confondere tra loro i termini “modulo” e “dominio”. Quest’ultimo è l’insieme di rappresentazioni<br />

che fanno da supporto ad una specifica area <strong>della</strong> conoscenza ( ad es. il linguaggio); il modulo è<br />

invece l’unità di elaborazione dell’informazione che incapsula tale conoscenza. Numerosi casi di<br />

danno cerebrale precoce hanno, tuttavia, messo in discussione la rigidità del modello innatista,<br />

suggerendo che c’è molta più plasticità di quanta non richiederebbe la teoria di Fodor. Rispetto a<br />

queste due teorie, il modello <strong>della</strong> ridescrizione rappresentazionale “modello RR” secondo la<br />

Karmilloff-Smith (1992), costituisce una mediazione. In una visione più dinamica dello sviluppo<br />

rispetto alle teorie innatiste, attraverso un processo graduale di modularizzazione, il “modello RR”<br />

presuppone la presenza di predisposizioni iniziali che incanalano l’attenzione verso input<br />

ambientali specifici, i quali a loro volta influenzano il successivo sviluppo. Lo sviluppo avviene per<br />

fasi; l’apprendimento si realizza quando il bambino ha raggiunto uno stato stabile di padronanza<br />

(mastery). Si è pertanto assistito ad un progressivo scetticismo riguardo all’idea del bambino come<br />

organismo prettamente senso-motorio. Per Piaget infatti il neonato non ha alcuna conoscenza<br />

dominio-specifica,- la mente del neonato sarebbe vuota-, disponendo semplicemente dei riflessi<br />

sensoriali e dei tre processi che sono l’assimilazione, l’accomodamento e l’equilibrazione.<br />

<strong>Prof</strong>. Martino RUGGIERI<br />

Cattedra di Pediatria & <strong>Neuropsichiatria</strong> infantile - Dipartimento di Processi Formativi - Via Biblioteca, 4 - 95124 -<br />

Catania - E-mail: m.ruggieri@unict.it;<br />

Part. IVA 02772010878 - Tel. ++39 095 2508061 - Fax. ++39 095 2508070; Cell. ++39 338 5084769

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