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Neuropsichiatria Infantile - Prof. Ruggieri - Scienze della ...

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Talamo; In queste localizzazioni si ha prevalentemente perdita <strong>della</strong> sensibilità controlaterale,<br />

modificazioni dell’umore e disturbi del linguaggio.<br />

Corpo calloso: se il tumore è anteriore possono essere presenti difetti di memoria, giudizio alterato;<br />

se è posteriore disturbi del comportamento, se è nella parte centrale può rimanere silente per lungo<br />

tempo.<br />

D. PARTE SPECIALISTICA<br />

[Disturbi dello sviluppo cognitivo e neuropsicologico]<br />

32. DEFICIT COGNITIVI: RITARDO MENTALE E FENOTIPI CORRELATI<br />

33. DISTURBO DA DEFICIT D’ATTENZIONE CON<br />

IPERATTIVITA’/IMPULSIVITA’<br />

Il disturbo d’attenzione con iperattività/impulsività (ADHD) è un disordine del comportamento<br />

caratterizzato da disattenzione, impulsività ed iperattività talora così gravi da influenzare<br />

sfavorevolmente l’armonico sviluppo del bambino.<br />

L’ADHD è stato il primo disturbo di tipo psichiatrico ad esser diagnosticato e trattato nei<br />

bambini (i primi studi sul trattamento stimolatorio risalgono al 1937 e l’approvazione di questi<br />

protocolli è degli anni ’60). Fu Strass nel 1947 a descrivere dettagliatamente un fenotipo<br />

comportamentale di tipo ipercinetico, collegabile ad un danno minimo cerebrale (“minimal brain<br />

damage”). Nel 1962 “The Oxford International Study Group on Child Neurology” descrisse una<br />

patologia infantile, i cui sintomi più rilevanti erano ipercinesie, impulsività, disattenzione,<br />

disturbi dell’apprendimento, lievi anomalie all’esame neurologico ed a quello<br />

elettroencefalografico (EEG). Nel 1969 infine l’Organizzazione Mondiale <strong>della</strong> Sanità (OMS),<br />

introdusee il termine di “Sindrome Ipercinetica” e nel 1980 il DSM-III (il manuale<br />

diagnostico/statistico introdotto dalla “American Psychiatry Association/APA”) coniò il termine<br />

di “Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività” (ADHD dall’inglese “Attention Deficit<br />

Hyperactive Disorder”).<br />

La prevalenza dell’ADHD viene oggi stimata intorno al 3-5% in bambini in età scolare e 8-<br />

12% nella popolazione infantile mondiale. E’ molto più frequente nei maschi che nelle femmine<br />

con un rapporto che varia da 4:1 a 9:1 a seconda dell’ambiente di rilevazione (popolazione<br />

generale o soggetti ospedalizzati).<br />

Malgrado l’ADHD sia un disordine conosciuto e caratterizzato da più di un secolo ancora<br />

oggi esistono discordanze sulla definizione stessa dei segni/sintomi che caratterizzano il quadro<br />

sindromico. Tali divergenze originano principalmente dalle definizioni fornite dai criteri<br />

diagnostici americani (DSM-IV/TR) e quelle indicata dai criteri diagnostici europei (ICD-10)<br />

(vedi sotto). Ambedue i tipi di criteri diagnostici hanno in comune però la definizione generale di<br />

ADHD come un disturbo nel quale i bambini mostrano livelli di disattenzione non appropriati<br />

alla fase del loro sviluppo psicomotorio, iperattività ed impulsività che iniziano in età infantile e<br />

che influenzano sfavorevolmente il rendimento scolastico, il funzionamento cognitivo, le<br />

capacità d’inserimento sociale, la guida e le funzioni occupazionali.<br />

I criteri del DSM-IV/TR (APA, 1994) (vedi dopo - aspetti clinici e diagnosi) caratterizzano<br />

due gruppi di disturbi psicopatologici inquadrati come mancata attenzione (disattenzione) ed<br />

impulsività/iperattività. In base a tali criteri si possono distinguere tre tipi di ADHD:<br />

<strong>Prof</strong>. Martino RUGGIERI<br />

Cattedra di Pediatria & <strong>Neuropsichiatria</strong> infantile - Dipartimento di Processi Formativi - Via Biblioteca, 4 - 95124 -<br />

Catania - E-mail: m.ruggieri@unict.it;<br />

Part. IVA 02772010878 - Tel. ++39 095 2508061 - Fax. ++39 095 2508070; Cell. ++39 338 5084769

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