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La sopravvivenza del teatro

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L A S O P R AV V I V E N Z A D E L T E AT R O<br />

Colloqui con Eugenio Barba<br />

Teatro, libri, figure<br />

Devo confessare che sono figlio di una biblioteca, quella<br />

di Oslo, dove ero nel ’54. Ogni sera, verso le cinque,<br />

entravo e mi sedevo a leggere. Allora ero un migrante,<br />

lavoravo in un’officina, e per me la biblioteca era un<br />

momento straordinario di <strong>sopravvivenza</strong>. Ma<br />

che cosa significava questa parola per me?<br />

Significava “vivere sopra”, e sopra che<br />

cosa? Sopra la sorte, sopra quello che la vita<br />

quotidiana mi presentava e quindi sopra le<br />

umiliazioni, i compromessi. Vivere sopra significava<br />

sognare, diventare lupi: e vi assicuro<br />

che i lupi sono un esempio straordinario di<br />

vivere a pieno. Attorno a me c’era silenzio,<br />

un silenzio impressionante, specie per me<br />

che le altre ore le avevo trascorse in officina<br />

tra il fragore dei metalli. C’erano ragazzi e ragazze,<br />

giovani assorti in questi libri enormi<br />

che erano vicini, ma era come se ognuno vivesse<br />

in un suo proprio mondo. Per me i libri<br />

sono stati fondamentali, tant’è vero che<br />

quando sono diventato direttore, quasi proprietario<br />

di uno spazio teatrale ad Holstebro,<br />

la prima sala era una sala prove per la costruzione<br />

di spettacoli, ma la seconda era la biblioteca.<br />

E’ stato uno dei motivi di orgoglio, a<br />

Holstebro, in questa cittadina di diciottomila<br />

abitanti perduta nello Jutland settentrionale,<br />

dare lezioni teatrali e intanto riunire più di<br />

cento testate di riviste teatrali da tutto il mondo nella biblioteca<br />

che nasceva. Chi di voi visita l’Odin sa che la biblioteca è il cuore<br />

stesso <strong>del</strong> nostro Centro. Lì mangiamo, lì facciamo le riunioni, lì<br />

circolano costantemente persone. All’Odin, in biblioteca c’è sem-<br />

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