La sopravvivenza del teatro
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L A S O P R AV V I V E N Z A D E L T E AT R O<br />
Colloqui con Eugenio Barba<br />
rendere partecipi <strong>del</strong>le loro scoperte gli spettatori. Ma sia ben chiaro,<br />
è una nave senza timone e senza vele. Timone e vele ci danno<br />
sicurezza, invece noi vogliamo perderci. Questo non vuol dire solo<br />
e semplicemente improvvisazione, è anche la capacità di seguire i<br />
propri errori e riconoscerli. E’ fondamentale: tu sai che verranno<br />
via via eliminati, ma restano il punto di partenza per<br />
costruire un’espressione collettiva.<br />
E' bellissimo, secondo me, lavorare in questo<br />
modo, si genera una grande ricchezza di situazioni,<br />
relazioni, evocazioni. Puoi avere un testo di riferimento,<br />
ma senza per questo doverti legare al suo<br />
racconto; piuttosto ricavare dal testo sensazioni, associazioni,<br />
evocazioni e partire nel lavoro con questo<br />
carico personale per vedere che succede. Alla<br />
luce degli errori di ritmo, d’impostazione, di lavoro<br />
con i compagni, tu regista e primo spettatore non<br />
hai punti di riferimento, ecco quello che secondo<br />
me rende sempre nuovo il proprio lavoro e caratterizza<br />
la diversità di ogni spettacolo.<br />
E’ sintonia di gruppo, anche negli errori. E’ vero,<br />
nel mio lavoro c’è come un “marchio Odin”. Alcuni<br />
elementi che ritornano, ad esempio alcune sonorità<br />
o il modo di sistemare gli spettatori, che genera<br />
esperienze sensoriali differenti e quindi montaggi<br />
<strong>del</strong>lo spettacolo diversi da spettatore a spettatore, a seconda<br />
di dove sono collocati. Lo spettatore che ci segue riconosce questa<br />
continuità, ma la tematica, le soluzioni, il gioco un po’ cattivo e<br />
provocatorio che instauriamo è sempre diverso, poiché il processo<br />
che l’ha partorito è diverso, e così anche le immagini a cui dà luogo.<br />
Come regista, sono convinto che mi devo allontanare dal mo<strong>del</strong>lo<br />
<strong>del</strong>lo spettacolo precedente, è essenziale che il processo all’origine<br />
sia sempre differente. E' fondamentale, secondo me, per<br />
ogni regista che vuole lavorare con un gruppo e fare spettacoli, allontanarsi<br />
dalle conoscenze note, certe, e dai traguardi tecnici<br />
raggiunti precedentemente. <strong>La</strong> domanda che ricorre nell’Odin fra<br />
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<strong>La</strong> Compagnia Residui<br />
Teatro mentre esegue<br />
una dimostrazione di lavoro.