La sopravvivenza del teatro
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L A S O P R AV V I V E N Z A D E L T E AT R O<br />
Colloqui con Eugenio Barba<br />
L’ L’ambiguità ambiguità<br />
Alivello di struttura drammaturgica, cioè di successione di<br />
eventi sensoriali o dinamici ma anche eventi narrativi, ogni<br />
spettacolo è ambiguo. Ogni vera opera deve essere ambigua.<br />
Dentro la struttura <strong>del</strong>l’opera, bisogna inserire in maniera<br />
consapevole dei virus, per destabilizzarla: virus che costruiscano<br />
come un’antistruttura. C’è stato uno spettacolo che, come regista,<br />
non ero in grado di rivedere. Era uno spettacolo nato e costruito<br />
sulla base di un sentimento che non mi appartiene, l’odio. Il Vangelo<br />
di Oxyrhyncus, a differenza di altri spettacoli che mi sorprendono<br />
ogni volta che li rivedo, mi risputava addosso questo<br />
sentimento che non provo quasi mai.<br />
Lo spettacolo era nato da una forte avversione verso<br />
la dittatura instauratasi in Polonia in seguito al colpo di<br />
Stato di Jaruzelski, che costrinse Grotowski all'esilio. <strong>La</strong><br />
Polonia è il Paese dove sono cresciuto professionalmente,<br />
dove ho imparato il mestiere, dove ho conosciuto persone<br />
che hanno rappresentato dei mo<strong>del</strong>li di come ci si deve<br />
comportare sotto una dittatura, sotto le coercizioni.<br />
Rivedere queste persone alle quali ero profondamente legato,<br />
rivederle venti anni dopo, negli anni ’80, ricadere<br />
nel buio è stato terribile. Questo spettacolo mi riportava<br />
indietro quell’odio, non riuscivo a rivederlo. E’ stato un<br />
periodo in cui ho abbandonato gli attori, non li seguivo<br />
in tournée. Forse è stato questo, per me, lo spettacolo<br />
più ambiguo. Credo che quando un regista fa uno spettacolo,<br />
lo stato d’animo che lo caratterizza al momento <strong>del</strong>l’inizio<br />
e durante il processo di costruzione si infiltra nella struttura tangibile<br />
<strong>del</strong>l’opera. Adesso per me è difficile ricordarmi <strong>del</strong>l’odio, lo<br />
avrei già dimenticato se non mi ricordassi di aver fatto uno spettacolo<br />
che s’intitola Il Vangelo di Oxyrhyncus. E’ come se gli spettacoli<br />
mi riportassero gli strati di quella vita interiore, dei paesaggi<br />
personali che ho attraversato, che sono dietro, e che adesso vedo<br />
con altri occhi, con un’altra sensibilità.<br />
45<br />
Il vangelo di Oxhyrincus<br />
1985