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La sopravvivenza del teatro

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L A S O P R AV V I V E N Z A D E L T E AT R O<br />

Colloqui con Eugenio Barba<br />

li ma personalizzarli. Per concludere coi libri, voglio<br />

consigliarvene uno che chi ha interesse per il <strong>teatro</strong> di<br />

gruppo deve assolutamente leggere. L’ha curato Mirella<br />

Schino, e s’intitola Scritti <strong>del</strong> Teatro Tascabile di<br />

Bergamo, riporta gli scritti di Renzo Vescovi e dei suoi<br />

attori. Sono testi di un gruppo tra i più significativi degli<br />

anni ’70, un gruppo il cui regista ad un certo punto<br />

fece una scelta che mi lasciò perplesso.<br />

Decise di mandare i suoi attori in India, dove per<br />

anni appresero le basi di alcune fra le più importanti<br />

danze di quel Paese: Orissi, Kathakali, Bharata-<br />

Natyam, fino a portarsi al livello degli stessi danzatori<br />

locali. Nei testi, raccontano di sofferenze d’ogni tipo.<br />

Hanno aspettato per giorni, per mesi prima che il maestro<br />

si degnasse di prestar loro attenzione e di lavorare<br />

con loro anche solo per un’ora. In questo libro, tra l’altro,<br />

si spiega quanto sia importante il momento in cui<br />

il regista si fa da parte. C’è un momento in cui il regista<br />

deve lasciare ai suoi attori la libertà. Libertà significa<br />

possibilità di scelta: o scegli d’intraprendere insieme<br />

a me regista la strada che sto percorrendo oppure sei<br />

libero di andare per un altro cammino. Sì, <strong>sopravvivenza</strong><br />

è vivere sopra. In genere, questa parola noi la usiamo<br />

banalmente. Diciamo “sì, sopravviviamo…” nella<br />

routine, e così la <strong>sopravvivenza</strong> diventa una grande bestia,<br />

perché questo sopravvivere manca d’orgoglio, è<br />

triste. Il tono con cui io e i miei colleghi di mestiere sopravviviamo<br />

è tutt’altro che triste. Il <strong>teatro</strong> è questo: vivere<br />

sopra la realtà quotidiana, scalare le mura, andare<br />

a pesca di nuvole nei mari, negli oceani, alla ricerca<br />

<strong>del</strong>l'abisso, senza fermarsi. Questa è la <strong>sopravvivenza</strong>,<br />

è non perdere la capacità di afferrarle queste nuvole,<br />

avvicinarsi a qualcosa che c’è dietro e presentarle come<br />

fantasmi, come risate, come volgarità, come tragedia<br />

in scena. Questo significa sopravvivere.<br />

15<br />

Memoria - 1990<br />

Ur-Hamlet -<br />

Teatrum Mundi - 2006

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