La sopravvivenza del teatro
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L A S O P R AV V I V E N Z A D E L T E AT R O<br />
Colloqui con Eugenio Barba<br />
nerle fuori <strong>del</strong>la sala di lavoro. In sala vigono <strong>del</strong>le regole, direi un'etichetta<br />
che consiste in fondo in tre quattro prescrizioni. Una è quella<br />
di non parlare mai per commentare il lavoro dei compagni.<br />
L’unico che al limite può commentare è il regista.<br />
L’attore è sempre molto insicuro e ha voglia di essere appoggiato,<br />
riconosciuto, incoraggiato nel lavoro che fa. Se i compagni commentano,<br />
le informazioni che l’attore riceve sono divergenti, e lui non sa<br />
cosa scegliere, per questo è importante che ci sia solo un tutore, il regista.<br />
Il regista può chiedere agli altri cosa pensino e poi decidere sulla<br />
base di queste opinioni, ma noi all’Odin non permettiamo di commentare<br />
il lavoro altrui. Commentare è un’arte difficile, <strong>del</strong>icata.<br />
Devi saper dire la verità senza ferire, usare parole che ti consentano<br />
di essere sincero ma soprattutto di essere d’aiuto. Un’altra regola<br />
è non permettere che il privato entri nella sala di lavoro. All’Odin, c’erano<br />
coppie che si stavano sfasciando, ma in sala non avevano il minimo<br />
diritto di mostrare quello che stavano vivendo. C’erano persone<br />
che avevano scoperto l’innamoramento improvviso e travolgente, ma<br />
in sala non dovevano assolutamente farlo vedere. Un'altra regola<br />
fondamentale è la puntualità. In sala vige un'unica legge,<br />
quella <strong>del</strong>l’alpinismo. Tu sei in cordata, legato agli<br />
altri per arrivare tutti insieme in alto, non ci sono scale<br />
o ascensori, la vetta va conquistata con le unghie e con<br />
i denti. Se cadi, porti con te l’intero gruppo. I miei attori<br />
sanno che qualsiasi azione stiano compiendo, anche<br />
la più piccola, non è per se stessi, è per il gruppo.<br />
Possono uccidere, o al contrario rivitalizzare con il loro<br />
impegno, il lavoro <strong>del</strong>l’intero gruppo. Quello che l’attore<br />
fa in sala appartiene alla vita collettiva, non gli è<br />
consentito di distruggerla. Bisogna vedere ogni azione<br />
come un bambino. Non puoi maltrattarlo, devi proteggerlo.<br />
Anche se è handicappato, anche se è storpio,<br />
devi proteggerlo. Gli attori che banalizzano un’azione,<br />
che la trattano come fosse una cosa qualsiasi sono degli<br />
assassini. All’Odin le tensioni esistono, come in qualsiasi ambiente,<br />
ma fuori <strong>del</strong>la sala; durante il lavoro non esistono.<br />
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Il libro <strong>del</strong>le Danze - 1974<br />
Foto di Tony D’Urso