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Arsenico - Ispesl

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siderati biomarcatori biologici di esposizione recente; in seguito si accumula nei capelli e nelle unghie<br />

che sono quindi considerati biomarcatori di esposizione cronica.<br />

Nelle urine l’As inorganico è presente in una piccola percentuale in forma trivalente e pentavalente e<br />

come acido monometilarsonico (questa frazione di arsenico è maggiore in caso di disfunzione epatica),<br />

mentre una percentuale maggiore è costituita dall’acido dimetilarsonico.<br />

Sono inoltre presenti composti arsenicali complessi la cui percentuale varia a seconda del tipo di dieta<br />

i quali non sono metabolizzati ma escreti inalterati.<br />

L’As inorganico e le sue forme organiche metilate si ritrovano anche nel latte materno e variano in funzione<br />

del suo contenuto nell’acqua potabile.<br />

L’applicazione delle attuali tecniche strumentali, altamente selettive e specifiche nel riconoscimento<br />

delle forme metaboliche di As, ha permesso di rilevare la presenza di metaboliti organoarsenicali nel<br />

sangue materno e ombelicale. Una dieta fortificata con acido folico può influenzare il pathway metabolico<br />

e favorire il processo di detossificazione dell’organismo materno.<br />

L’esposizione all’As può rappresentare una grave problematica per la salute dell’uomo. I sintomi di<br />

avvelenamento cronico da arsenico includono debolezza, spossatezza, perdita di capelli, raucedine e<br />

perdita di peso, mentre l’esposizione acuta è associata allo sviluppo di diverse patologie tra le quali<br />

neuropatie periferiche ed encefalopatie, alterazioni vascolari (morbo di Raynaud, acrocianosi e gangrena<br />

del piede), alterazioni cardiache, alterazioni cutanee (ipercheratosi ed iperpigmentazione), elevata<br />

incidenza di epiteliomi spinocellulari e basocellulari, diabete di tipo 2, effetti sullo sviluppo e sulla<br />

riproduzione, neoplasie polmonari, renali, epatiche, cutanee e della vescica (USEPA, 1988; Bates 1992;<br />

Chen, 1992; NRC, 1999).<br />

Tossicità e cancerogenicità<br />

Gli effetti tossici dell’As sono correlati con lo stato di ossidazione dell’elemento (Hughes, 2002; WHO,<br />

2001). Le specie trivalenti sono più tossiche rispetto a quelle pentavalenti, anche se i meccanismi non<br />

sono completamente definiti. Le specie trivalenti reagiscono direttamente con i gruppi sulfidrilici delle<br />

proteine alterandone la struttura quaternaria.<br />

L’arsenato (As inorganico pentavalente), possiede proprietà simili rispetto al fosfato (Dixon, 1997) e è<br />

in grado di sostituirlo in processi biochimici “critici”, determinando effetti tossici.<br />

Negli animali gli effetti avversi, non cancerogeni, di As inorganico includono tossicità embrionale e fetale,<br />

teratogenicità, genotossicità (attraverso meccanismi di danno indiretto a DNA e cromosomi) e tossicità<br />

cardiovascolare.<br />

Nell’uomo la DL 50 orale è stata stimata pari a 1-2 mg/Kg (Ellenhorn, 1997). L’esposizione cronica ad<br />

As inorganico può portare ad effetti cutanei, dello sviluppo, ematologici, riproduttivi e vascolari<br />

(ATSDR, 2000; NRC, 1999; WHO, 2001) e causare anomalie specifiche alla nascita (difetti del tubo neurale)<br />

(De Sesso, 1998).<br />

Esistono le notevoli variazioni inter-individuali nel metabolismo dell’As che possono essere dovute alla<br />

presenza di polimorfismi dei geni che codificano enzimi coinvolti nella metilazione dell’arsenico (Vahter,<br />

2000).

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