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Tra cronaca e storia - Morreseemigrato.ch

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d’inverno. Nonostante questo retaggio di povertà e di<br />

miseria la gente era allegra, si cantava e si facevano<br />

feste. Il 17 gennaio iniziava il Carnevale per<strong>ch</strong>é il<br />

proverbio diceva: Chi Carnevale vuole fare a<br />

Sant’Antuono deve cominciare. Il periodo tra il 17<br />

gennaio e le Ceneri era detto periodo grasso per<strong>ch</strong>é<br />

Pubblica rappresentazione della tragicommedia « Cecilia »<br />

durante il Carnevale.<br />

si ammazzavano i maiali. La sera si stava insieme<br />

vicino al focolare a giocare alle carte, e di tanto in<br />

tanto an<strong>ch</strong>e al padrone e sotto e <strong>ch</strong>i non beveva<br />

andava all’urmo. Il 2 febbraio era la festa di<br />

Candelora e i giovani fidanzati portavano le<br />

candeline alle ragazze in segno di fedeltà. Poi<br />

venivano le Ceneri e per quaranta giorni si<br />

digiunava, non si cucinava con il grasso e non si<br />

mangiava carne, fino a Pasqua. La notte di Pasqua i<br />

giovani e gli anziani bravi a cantare e a suonare<br />

l'organetto andavano di casa in casa a portare la<br />

serenata e gli auguri di buona Pasqua e la gente<br />

offriva loro le uova e fino all'alba ovunque<br />

rie<strong>ch</strong>eggiavano suoni e canti. Il primo venerdì di<br />

marzo i giovani andavano a raccogliere nei bos<strong>ch</strong>i<br />

dei fiori detti cecalupi. Si diceva <strong>ch</strong>e nelle case dove<br />

si mettevano questi fiori non si sviluppavano<br />

pidoc<strong>ch</strong>i. Alla metà di maggio i bravi mietitori di<br />

Morra partivano per la Puglia, a piedi e in gruppo,<br />

per poi ritrovarsi a Morra alla metà di giugno per<br />

falciare il foraggio. Il lavoro di mietitura procedeva<br />

ininterrottamente dall’alba al tramonto e l'unico<br />

strumento usato era la falce. Si andava a mietere in<br />

Puglia per guadagnare un paio di scarpe o un paio di<br />

pantaloni.<br />

S. Rocco, patrono del paese veniva festeggiato<br />

il 23 agosto.<br />

Al Santo il popolo dedicava un maiale: si<br />

comprava un maialino lasciandolo poi libero per il<br />

paese e nella casa presso cui si fermava veniva<br />

accolto ed ingrassato fino all’inverno; quindi venduto<br />

e il ricavato andava al Santo.<br />

S. Vito e S. Antonio si festeggiavano il 15<br />

giugno e la gente portava il bestiame e girava intorno<br />

alla <strong>ch</strong>iesa tre volte con la benedizione del parroco.<br />

Veniva benedetto an<strong>ch</strong>e il pane da far mangiare agli<br />

altri animali <strong>ch</strong>e non potevano essere portati alla<br />

festa. Cera questa usanza per<strong>ch</strong>é S. Antonio<br />

proteggeva dal fuoco e S. Vito dalla rabbia, malattia<br />

allora molto diffusa. La Madonna di Monte Castello si<br />

festeggiava la terza domenica di maggio, come ancora<br />

oggi vuole la tradizione, e la gente accorreva dai paesi<br />

vicini e sulle aie adibite alla trebbiatura del grano si<br />

ballavano interminabili tarantelle. La festa e la fiera<br />

di S. Lucia si svolgevano due volte l’anno, una<br />

l’ultima domenica di settembre e l’altra il 13<br />

dicembre. Da tutti i paesi, an<strong>ch</strong>e lontani, si andava per<br />

Processione sul sagrato della Chiesa di Monte Castello.

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