Tra cronaca e storia - Morreseemigrato.ch
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lo sono state per decenni, una sterile formula di cui si sono riempiti la bocca troppi<br />
imbonitori, e mestatori, politici o non, dimenticando o fìngendo di dimenticare <strong>ch</strong>e i<br />
grandi meridionalisti, da Giustino Fortunato a Salvemini, da Francesco Saverio Nitti a<br />
Gramsci, a Dorso, a Zanotti-Bianco, a Giorgio Amendola, a Manlio Rossi Doria della «<br />
questione meridionale » ne hanno fatto la questione nazionale e la propria bandiera.<br />
Così prima lo scetticismo, poi la rassegnazione, sono subentrati nell’animo di <strong>ch</strong>i ha<br />
sempre sentito parlare di problema del Mezzogiorno ma non ha visto la ben<strong>ch</strong>é minim a<br />
azione, da parte di uno Stato assente, <strong>ch</strong>e potesse far pensare a un mutamento di<br />
rotta, a un qualsiasi segno <strong>ch</strong>e significasse risollevare le sorti del « profondo Sud ».<br />
Ma dicevamo del nostro libro: abbiamo aperto un colloquio e desideriamo<br />
continuarlo, a viso aperto, con tutti coloro cui sta a cuore il progresso civile di Morra:<br />
perciò stimolo a un dibattito futuro più ampio, su tutti i gravosi e impellenti problemi<br />
— noi ne abbiamo accennato soltanto qualcuno — <strong>ch</strong>e riguardano la comunità<br />
morrese.<br />
Morra, come tutta l’Irpinia, ha un passato denso di memorie, di tradizioni, di<br />
cultura <strong>ch</strong>e ci appartiene e <strong>ch</strong>e non si può rinnegare. Ed è an<strong>ch</strong>e a questo passato <strong>ch</strong>e<br />
noi ci siamo rifatti, a questo passato noi volgiamo lo sguardo, per<strong>ch</strong>é siamo certi <strong>ch</strong>e<br />
da esso possiamo ancora attingere forza e vita mai scomparse, per il salto futuro.<br />
Il terremoto ha messo a nudo piaghe anti<strong>ch</strong>e e recenti, sconvolgendo la vita delle<br />
nostre popolazioni e disgregando ancor più un tessuto sociale già lacerato da anni e<br />
anni di rinunce e di umano abbandono.<br />
Occorrerà ricostruire, ma come? Dove? E gli insediamenti industriali? Potrà, la<br />
nostra millenaria civiltà contadina, trasformarsi in una cultura di tipo imprenditoriale,<br />
industriale? E i nostri emigrati? Potremo dir loro finalmente: « Tornate, <strong>ch</strong>e c’è lavoro<br />
an<strong>ch</strong>e per voi? ». Dovremo ancora dar credito ai politici <strong>ch</strong>e vengono a spiattellarci le «<br />
nuove cose <strong>ch</strong>e si faranno », mentre in realtà costoro hanno soltanto a cuore le mene<br />
elettoralisti<strong>ch</strong>e e i gio<strong>ch</strong>i di potere, e le loro, pertanto, sono come parole scritte sulla<br />
sabbia e spazzate via dal vento?<br />
Troppi, i problemi da affrontare, troppe, le cose da discutere.<br />
Perciò l’invito a tutti per un dibattito continuo e approfondito, per programmare<br />
insieme, con urgenza e dinamicità, evitando il pericolo dell’inerzia e dell’abbandono.<br />
E il discorso, sinceramente, è rivolto soprattutto ai giovani, cui è demandato il<br />
compito di costruirsi una nuova società e di organizzarla secondo s<strong>ch</strong>emi ben definiti,<br />
ergendosi a protagonisti del proprio futuro.