N. 291 - Federazione Italiana Cuochi
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Niente muri<br />
solo campagna<br />
Seduti alle tavole dell’Antica Corte Pallavicina si<br />
respira un’atmosfera di accogliente esclusività.<br />
Tutto luccica ed è curato nei dettagli, il servizio è<br />
professionale, ma l’atmosfera rimane quella rilassata<br />
più tipica di una casa che di un ristorante<br />
gourmet. Un effetto che non è casuale, ma<br />
che il patron ha ricercato, formando il suo personale<br />
di sala all’essere presente senza invadenza<br />
e nella scelta architettonica e di arredo della grande<br />
sala da pranzo. Questa è stata creata in quello<br />
che era un cortile, che è stato chiuso sui due lati<br />
lunghi da vetrate che fanno parte di una moderna<br />
struttura di ferro (nella foto a pag. 27).<br />
L’ospite resta così immerso nel paesaggio. A rendere<br />
più caldo l’ambiente, l’antico pavimento in<br />
cotto, tavoli e sedie in legni locali di rovere e pioppo<br />
e un grande camino-stufa, al centro della sala,<br />
la vecchia cucina di famiglia sapientemente illuminata<br />
e sulla quale sono appoggiati i liquori, le<br />
conserve e altre specialità, tutte fatte in casa.<br />
prodotti del territorio. E se nel primo si gustano<br />
piatti come i tortelli di erbette alla parmigiana,<br />
la faraona cotta nella terra o i pesci di fiume fritti<br />
nello strutto, nel secondo il concetto di territorio<br />
si arricchisce anche con un “pizzico” di evoluzione.<br />
In entrambi i ristoranti, comunque, non<br />
si cucinano pesci di mare, ma solo di acqua dolce<br />
(di fiume oppure del lago di Mantova o di Como).<br />
“Cucinare astici e branzini sarebbe senz’altro<br />
molto più facile che cucinare lucci, anguille e pesci<br />
gatto”, commenta Spigaroli, “ma significherebbe<br />
tradire il territorio. E poi mi diverto<br />
di più a lavorare questo tipo di materia prima e<br />
provare ad applicare idee che ho incontrato in<br />
giro per il mondo. Un esempio? Provare a valorizzazione<br />
la rana, come sanno fare in Francia”.<br />
IL CONCETTO DI TERRITORIO<br />
Un cuoco per fare crescere il suo territorio<br />
dovrebbe ricercare e mettere sul tavolo tutti i prodotti<br />
che questo offre, quelli di antica tradizione<br />
accanto a quelli di più recente introduzione. E<br />
con questi fare non solo le antiche ricette.“Usando<br />
i prodotti del territorio e<br />
applicando le tecniche moderne si fa una<br />
cucina che è ugualmente del territorio”,<br />
spiega lo chef Spigaroli, “dobbiamo prendere<br />
spunto dal passato ma non distruggerlo.<br />
Dobbiamo tramandare certi<br />
piatti quasi come sono, perché sono talmente<br />
codificati e perfetti che non ha senso<br />
cambiarli. Da noi, per esempio il Tortello di<br />
erbette alla Parmigiana, lo Stracotto di manzo<br />
con le verdure o la Punta di vitello ripiena. Sono<br />
piatti che magari non proponi mai, ma quando<br />
li fai non devi modificare la ricetta”. Piuttosto,<br />
è meglio creare qualcosa di uovo con la medesima<br />
materia prima, come lui fa all’Antica Corte,<br />
proponendo piatti nuovi che sono l’evoluzione<br />
della cucina del territorio (per es. Agnolotti di<br />
bue bianco al verde di broccoli e scorzone di golena<br />
o Il dorso, la costolettina e il filettino di<br />
lepre con scalogni al balsamico di Fortana, pera<br />
musona e finocchio dorato).