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14 I cavalieri di Ekebù - Biblioteca civica di Rovereto

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che ha una <strong>di</strong>zione <strong>di</strong> una impareggiabile chiarezza ed una voce che nel registro basso si amplia con risonanze<br />

baritonali, è stata molto ammirata e festeggiata.<br />

Il baritono Parvis (a proposito, rallegramenti cor<strong>di</strong>alissimi per la meritata onorificenza <strong>di</strong> cui volle <strong>di</strong> motuproprio<br />

insignirlo S.M. il re) era Cristiano e, <strong>di</strong>ciamolo subito, il valoroso artista ha reso il personaggio con<br />

giusta rudezza ed ha cantato perfettamente, e non poteva essere <strong>di</strong>versamente.<br />

Teofilo Dentale sia con la voce sia col giuoco scenico sia con la sua non comune intelligenza ha dato al<br />

personaggio <strong>di</strong> Sintram il giusto rilievo.<br />

Il Nar<strong>di</strong> ha reso benissimo la parte <strong>di</strong> Licerona [sic], e la De Franco è stata una perfetta ostessa e madre.<br />

Ottimi i Cavalieri <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong> <strong>di</strong> Marcotto, Pellegrino, Tega, e Petri [sic], Uxa, Giusti, Soffiantini, Pastocchi e<br />

Freitas; e così le fanciulle: Tesorieri, Lauri, Benincori, Gualda (1<strong>14</strong>) e oltre le tutte.<br />

Benissimo i cori <strong>di</strong>fficilissimi, istruiti dal M.o Consoli.<br />

Non dobbiamo <strong>di</strong>menticare Oscar Zuccarini che nei due <strong>di</strong>fficilissimi a solo <strong>di</strong> violino è stato pari alla sua<br />

grande fama per cavata, precisione e ritmo; e l’infaticabile M.o Luigi Ricci che ha preparato tutti gli artisti in<br />

modo da essere come sempre un vero, prezioso e insuperabile collaboratore dello spettacolo.<br />

Belli gli scenari eseguiti sui bozzetti del Carelli.<br />

[...]<br />

252<br />

M[atteo] Incagliati, Il successo de “I Cavalieri <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong>” al Costanzi, “Il Giornale d’Italia”, 31.3.1925 - p. 7,<br />

col. 2-3-4-5 (con un ritratto a matita <strong>di</strong> Zandonai)<br />

L’aspetto magnifico, imponente, sfolgorante che aveva assunto l’altra sera la sala del Costanzi – non un<br />

posto vuoto – conferiva da solo il tono all’avvenimento teatrale che è senza dubbio il più notevole dell’annata.<br />

Non mancava il Principe ere<strong>di</strong>tario, rivelatosi ormai sensibile a ogni nobile manifestazione d’arte e in particolar<br />

modo <strong>di</strong> quella musicale.<br />

Dinanzi a così eletto e numeroso u<strong>di</strong>torio la nuova opera <strong>di</strong> Riccardo Zandonai, già accolta or son venti<br />

giorni alla Scala da un grande successo, fu riconsacrata alla benigna fortuna; e così, per una volta tanto, in<br />

questa nostra Italia che spesso pare <strong>di</strong>visa spiritualmente, il pubblico delle due maggiori metropoli si è trovato<br />

d’accordo nel giu<strong>di</strong>care un’opera d’arte, tanto d’accordo che la cronaca <strong>di</strong> Milano della prima rappresentazione<br />

dei Cavalieri è quasi simile a quella dell’altra sera al Costanzi.<br />

I Cavalieri <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong> seguono dunque la loro marcia con il loro inno giocondo e spavaldo, sorretti da una<br />

sorridente ed amica stella. Al Costanzi la cronaca segna ben trenta chiamate alla ribalta, alle quali parteciparono<br />

con Riccardo Zandonai il librettista Arturo Rossato, il maestro Edoardo Vitale e tutti gl’interpreti, e applausi a<br />

scena aperta lungo il corso della rappresentazione.<br />

L’opera d’arte<br />

Per quale fascino musicale i Cavalieri <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong> conquistarono il pubblico della Scala, dove la nuova opera si<br />

continua a replicare <strong>di</strong>nanzi a pubblico affollato e plaudente, è troppo noto ai lettori del Giornale d’Italia – ché<br />

su queste colonne intorno alla geniale partitura fu in quell’occasione largamente, <strong>di</strong>ffusamente scritto (115) .<br />

Certo perché questo fascino abbia esercitato la stessa influenza sul pubblico romano bisogna che l’opera<br />

d’arte abbia insito in sé tali elementi <strong>di</strong> bellezza e tali fattori <strong>di</strong> teatralità da vincere ogni prova.<br />

Considerata così come un affresco dove campeggiano strane figure sullo sfondo <strong>di</strong> un nevoso triste<br />

paesaggio e dove si agita la folla, la nuova opera <strong>di</strong> Zandonai rivela con tipica ed espressiva rappresentazione<br />

musicale tre aspetti <strong>di</strong>versi, ai quali la fantasia dell’artista ha impresso una nota <strong>di</strong> suggestiva originalità:<br />

l’ambiente – il paesaggio della leggenda da cui il Rossato ha tratto il libretto –, l’amore <strong>di</strong> Anna e Giosta, il<br />

gruppo dei do<strong>di</strong>ci Cavalieri.<br />

L’ambiente. La facoltà coloritrice <strong>di</strong> Riccardo Zandonai si rivela con tratti <strong>di</strong> originalità in ogni sua opera e<br />

in particolar modo nella Conchita, nella Francesca, nella Giulietta e in ultimo nei Cavalieri. Gli è che il senso<br />

<strong>di</strong> espressione <strong>di</strong> una determinata epoca e <strong>di</strong> un determinato paesaggio è tratto artisticamente dalla propria<br />

fantasia, senza ricorrere al folklore. Nei Cavalieri era facile impresa ricorrere alla espressione dell’esotismo.<br />

Invece Zandonai ha creato un mondo caratteristico e poetico con la sua musica, per cui l’ambiente della nuova<br />

opera è stato descritto attraverso singolari motivi musicali, senza attingere ad altra fonte che alla fonte della sua<br />

genialità. E così il paesaggio boreale si delinea a chiari segni sin dall’inizio dell’opera con un movimento eguale<br />

dei bassi nei quali par che pianga la natura desolata e fredda su cui si scioglie un lento e spezzato <strong>di</strong>segno<br />

dell’oboe. E poi l’ambiente è ravvivato dal guizzo sinistro <strong>di</strong> una sonagliera e da un leggiadro canto <strong>di</strong> fanciulle.<br />

La nota nostalgica non s’interrompe mai come i due amanti, Anna e Giosta, popolano la scena, e si insinua poi<br />

nell’anima della Comandante quando la sciagura si abbatte su <strong>di</strong> lei, e vince perfino il gruppo dei <strong>cavalieri</strong><br />

quando la notte <strong>di</strong> Natale smorza ogni allegrezza. Ed è così con un intreccio <strong>di</strong> temi e attraverso una chiara<br />

I <strong>cavalieri</strong> <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong>/<strong>14</strong>

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