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14 I cavalieri di Ekebù - Biblioteca civica di Rovereto

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L’ultimo atto si inizia con un coro impetuoso che è applau<strong>di</strong>to, e si svolge poi con un duetto tra il tenore e il<br />

soprano che è tutto pervaso <strong>di</strong> una patetica mestizia. L’ad<strong>di</strong>o della “Comandante” impressiona per gli accenti<br />

pieni <strong>di</strong> abbandono e <strong>di</strong> angoscia, con melo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> schietto sapore italiano e dall’ampio respiro. Il finale<br />

dell’opera colla canzone dei Cavalieri, i colpi <strong>di</strong> maglio, gli squilli dei martelli impressiona per la sonorità e la<br />

genialità con cui il maestro Zandonai è riuscito a ideare, a costruire, a realizzare una scena che onorerebbe<br />

qualsiasi grande musicista.<br />

Gli applausi, le acclamazioni si prolungano e si intensificano: e Riccardo Zandonai con il Rossato e con tutti<br />

gli interpreti, a capo dei quali è il maestro Vitale, è indotto a presentarsi al proscenio otto volte.<br />

Un successo dunque che ha la sua schietta significazione nel numero delle chiamate alla ribalta: in<br />

complesso – a parte gli applausi a scena aperta – ben trenta.<br />

Il successo, dunque, <strong>di</strong> Milano alla Scala si è ripetuto al Costanzi.<br />

Dell’opera <strong>di</strong>remo stasera con miglior agio, per quanto della première svoltasi alla Scala in queste colonne si<br />

parlò con ampiezza.<br />

In queste affrettate e rapide note <strong>di</strong> cronaca basterà segnalare dopo il successo, cui si è fatto cenno più<br />

innanzi [!], alla vibrante esecuzione che fu quale non è facile immaginare per <strong>di</strong>ligenza e per genialità dei<br />

singoli interpreti, primo fra tutti l’illustre maestro Vitale, animatore vigoroso [e] appassionato dello spettacolo,<br />

collaboratore quale egli si rivelò fraterno dell’autore, e poi: il tenore Merli, la Bugg, la Sadun, il baritono Parvis,<br />

il basso Dentale, Olga De Franco. Caratteristico il gruppo dei Cavalieri, e cioè: Nar<strong>di</strong>, Marcotto, Pellegrino,<br />

Tega, de Petris, Uxa, Giusti, Soffiantini, Pastocchi, Freita [sic].<br />

Lodevoli: Dorina Tesorieri, Laura Lauri, Margherita Benincori, Gualda Caputo.<br />

Il coro, istruito dal maestro Consoli, cantò con un impeto e una intelligenza da suscitare la più viva<br />

ammirazione. Il Consoli è stato un collaboratore prezioso del successo che ha arriso alla nuova opera.<br />

I due “a solo” per violino furono resi dal prof. Oscar Zuccarini con maestria e con penetrante spirito<br />

musicale zandonaiano e sovratutto con una purezza <strong>di</strong> suono e una perfetta intonazione che valsero all’insigne<br />

strumentista la più ampia lode. Né bisogna <strong>di</strong>menticare i maestri Ricci e De Fabritiis, che cooperarono il<br />

maestro Vitale durante le prove.<br />

La messa in iscena fu curata, oltre che dalla signora Emma Carelli, dal comm. Carlo Clausetti, l’autorevole<br />

<strong>di</strong>rigente della Casa Ricor<strong>di</strong>. Il Clausetti è riuscito a far muovere le masse con una verità sorprendente e a non<br />

trascurare nessun particolare scenico perché l’opera avesse il risalto che il libretto consigliava.<br />

Le scene caratteristiche sono state ispirate dai bozzetti dell’illustre pittore comm. Augusto Carelli.<br />

Dopo il secondo atto il Principe ere<strong>di</strong>tario chiamò nel suo palco il maestro Zandonai e il Rossato. Con<br />

l’illustre operista il Principe parlò a lungo <strong>di</strong> musica e dei Cavalieri.<br />

Domani sera, in 2a d’abbonamento, i Cavalieri si replicheranno, a prezzi meno alti della première.<br />

L’autore assisterà alla rappresentazione.<br />

Allo spettacolo assisteva dal palco <strong>di</strong> Corte il Principe Ere<strong>di</strong>tario. Dopo il secondo atto il Principe ere<strong>di</strong>tario<br />

ha fatto invitare nel suo palco il maestro Zandonai e Arturo Rossato. Il Principe ricordò al Maestro <strong>di</strong> aver<br />

parlato con lui dei Cavalieri <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong> a <strong>Rovereto</strong>, compiacendosi <strong>di</strong> vederli ed ascoltarli ora, proprio così come<br />

Zandonai glieli aveva descritti. Osservò sorridendo che egli, il maestro, aveva pur dato un po’ <strong>di</strong> sole italiano tra<br />

le nebbie del Nord e gli chiese quanto tempo aveva impiegato per condurre a termine l’opera. Il maestro rispose<br />

che aveva impiegato quin<strong>di</strong>ci mesi, perché quando egli lavora è tenace come le sue montagne. Parlando<br />

dell’opera il Principe soggiunse che essa lo interessava molto e si congratulò vivamente anche col Rossato per il<br />

libretto che gli era piaciuto molto come gli era piaciuto il romanzo <strong>di</strong> Selma Lagerlof [sic].<br />

254<br />

Alberto Gasco, “I Cavalieri <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong>” <strong>di</strong> R. Zandonai al Costanzi, “La Tribuna”, 31.3.1925 - p. 3, col. 2-3-4<br />

(con un ritratto a matita <strong>di</strong> Zandonai)<br />

La situazione nella quale Riccardo Zandonai si trova rispetto all’arte lirica italiana è singolare. Il fecondo,<br />

energico, abilissimo compositore trentino ha saputo guadagnarsi una meritata fama: comunque, sebbene il suo<br />

nome sia sulla bocca <strong>di</strong> tutti, la sua musica non può <strong>di</strong>rsi popolare. La folla canta e ricanta i motivi del<br />

Mascagni, del Puccini o del Giordano, ma quando vuol rievocare qualche melo<strong>di</strong>a della pre<strong>di</strong>letta Francesca da<br />

Rimini resta imbarazzata. Nessun frammento delle opere <strong>di</strong> Riccardo Zandonai apparisce nei programmi dei<br />

concerti or<strong>di</strong>nari. Orbene, nella nostra canora Italia, affinché una produzione lirica possa aspirare ad una vita<br />

rigogliosa, deve contenere qualche "pezzo" che il pubblico sia in grado <strong>di</strong> afferrare imme<strong>di</strong>atamente e <strong>di</strong>staccare<br />

dalla compagine del lavoro: legge curiosa ma rigida. Ci sono altresì opere che sono state per così <strong>di</strong>re rimesse a<br />

galla e rimorchiate da una semplice romanza: citiamo la Wally, che deve i nove decimi del suo successo all’aria<br />

Ebben, ne andrò lontana e la Madama Butterfly che, dapprima incompresa e maltrattata, è riuscita a vincere le<br />

generali <strong>di</strong>ffidenze in virtù della patetica romanza Un bel dì vedremo, trionfante nei salotti borghesi.<br />

I <strong>cavalieri</strong> <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong>/18

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