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14 I cavalieri di Ekebù - Biblioteca civica di Rovereto

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intonazione il coro. Il maestro Edoardo Vitale fu il trionfatore dello spettacolo per la genialità con cui <strong>di</strong>resse e<br />

animò ogni scena.<br />

Con il successo <strong>di</strong> iersera I Cavalieri <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong> hanno ormai saldamente e definitivamente assicurata la loro<br />

fortuna. [...]<br />

262<br />

Gaffurius, [Vita musicale romana], “Rivista nazionale <strong>di</strong> musica” VI/187, 3.4.1925 - p. 1035<br />

Il bilancio della prima rappresentazione de I Cavalieri <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong> al Costanzi è costituito da 26 o 27 chiamate<br />

alla ribalta – oltre 3 applausi a velario levato durante lo spettacolo – all’autore Zandonai, al librettista Rossato e<br />

agli interpreti, fra i quali sono stati applau<strong>di</strong>tissimi il tenore Merli, il soprano Bugg, il baritono Parvis, il<br />

violinista Oscar Zuccarini, la massa corale ben preparata dal Consoli, la magnifica orchestra e, primo e al<br />

<strong>di</strong>sopra <strong>di</strong> tutti, l’illustre <strong>di</strong>rettore Edoardo Vitale, che ha penetrato e <strong>di</strong>retto l’opera con sensibilità, sapienza e<br />

fraternità artistica tali che qui a Roma si è potuto giu<strong>di</strong>carla ancora più avvedutamente della Scala, ove<br />

Toscanini non era riuscito a dare al secondo atto tutto il rilievo dovuto e possibile, emerso invece con piena<br />

efficacia al Costanzi. La Sadun, che può fare sfoggio ancora <strong>di</strong> belle note centrali e basse, non ci è apparsa a suo<br />

agio nella parte della “Comandante”, che richiede il possesso <strong>di</strong> acuti squillanti e a cui non ha dato il carattere <strong>di</strong><br />

figura rigorosamente in predominio su tutti gli altri personaggi della leggenda drammatizzata.<br />

[...]<br />

263<br />

Adriano Lual<strong>di</strong>, “I Cavalieri <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong>” <strong>di</strong> Riccardo Zandonai, “Il Giornale d’Italia”, 7.1.1938 - p. 3, col. 3-4<br />

Riascoltata dopo <strong>di</strong>eci o do<strong>di</strong>ci anni dalla sua prima e<strong>di</strong>zione scaligera, l’opera <strong>di</strong> Riccardo Zandonai<br />

riconferma, in generale, le impressioni già prodotte.<br />

Ad esprimere con maggiore fedeltà il senso <strong>di</strong> lontananza leggendaria, <strong>di</strong> sogno vicino alla realtà e <strong>di</strong> realtà<br />

vicina al sogno che son proprii della Leggenda <strong>di</strong> Giosta Berling <strong>di</strong> Selma Lagerlöf, sarebbe stata utile, nel<br />

congegnare il libretto, una maggiore libertà rispetto alle buone regole tra<strong>di</strong>zionali della struttura<br />

melodrammatica, più coraggio nel tracciare lo schema della vicenda scenica, meno timore <strong>di</strong> correre qualche<br />

rischio.<br />

Nel romanzo della Lagerlöf, l’amore ha certamente una larga parte; ma più nel senso dello spazio che in<br />

quello della profon<strong>di</strong>tà. Non sono i fatti amorosi che, nel libro, più ci hanno preso e interessato e commosso. Ci<br />

ha colpito, bensì, il forte odore <strong>di</strong> acquavite – “l’odore ambiente” –, le credenze popolari, gli intermezzi lirici, i<br />

costumi paesani, quei Cavalieri <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong> che sono zingari ma attaccati alla loro terra; guasconi ma incapaci <strong>di</strong><br />

generosità e <strong>di</strong> eroismo; scavezzacolli ma pieni <strong>di</strong> scrupoli; “avventurieri, ragazzacci da frustare”, come li<br />

considera la Comandante, ma non indegni <strong>di</strong> perdono. Gli episo<strong>di</strong> d’amore sono molti, ma non <strong>di</strong> grande rilievo:<br />

sembrano narrati più per <strong>di</strong>mostrare un fondo <strong>di</strong> rettitu<strong>di</strong>ne in tutti questi personaggi dalle apparenze<br />

spregiu<strong>di</strong>cate che per magnificare l’onnipotente forza della passione amorosa. Nella Leggenda, gli affetti<br />

familiari hanno quasi più importanza, a giu<strong>di</strong>care dai fatti. E tutto in essa si svolge in un mondo fantasmagorico,<br />

vicino, più che al romanzo, al poema.<br />

Al teatro fuori della tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> cui, dato l’ingegno del compositore e quello del librettista, avremmo forse<br />

potuto avere un bel saggio; al teatro più lontano dalle abitu<strong>di</strong>ni del pubblico ma più prossimo alle ragioni<br />

dell’arte e più vicino allo spirito della leggenda, lo Zandonai ha preferito il teatro della tra<strong>di</strong>zione e degli schemi<br />

e dei motivi scenici più comuni. Alcuni episo<strong>di</strong> sono stati scelti da lui e dal Rossato come base dell’azione; i<br />

personaggi ridotti notevolmente nel numero e alcuni fusi in uno solo; l’amore <strong>di</strong> Giosta e Anna eretto a nucleo e<br />

legame della vicenda teatrale. Quanto ai Cavalieri, essi ci appaiono quasi soltanto dal lato festaiolo, sì che<br />

quando la Comandante invita Giosta ad entrare nella decurie dei suoi protetti parlando <strong>di</strong> “redenzione” non si<br />

capisce bene <strong>di</strong> quale redenzione parli. Sinclair e Sintram del romanzo <strong>di</strong>vengono, nel libretto, una persona sola:<br />

Sintram, il quale però è Mefistofele per due; la Comandante rimane, nel trapasso dal libro alla scena, molto<br />

fedele all’originale; Cristiano e Anna sono, tra le figure secondarie, le più vive.<br />

***<br />

Il senso del teatro, l’estro decorativo, la ricerca della chiarezza e della semplicità nel modo <strong>di</strong> esprimersi<br />

musicalmente sono le qualità che meglio risaltano in questo spartito <strong>di</strong> Riccardo Zandonai.<br />

Tolto molto opportunamente il secondo quadro del terzo atto, che nella prima e<strong>di</strong>zione milanese era apparso<br />

del tutto pleonastico sia dal punto <strong>di</strong> vista drammatico che da quello musicale; alleggerita qualche altra scena,<br />

l’opera mantiene desto l’interesse dello spettatore, sia per la varietà e quel che c’è <strong>di</strong> colorito nel suo tessuto<br />

musicale che per la relativa spe<strong>di</strong>tezza del suo procedere: relativa perché non giova ad essa quel molto che c’è<br />

I <strong>cavalieri</strong> <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong>/34

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