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14 I cavalieri di Ekebù - Biblioteca civica di Rovereto

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È una delle principali ragioni per cui gli scrittori scan<strong>di</strong>navi come Selma Lagerlöf non sono adatti alla<br />

mentalità italiana, ed anche più <strong>di</strong>fficilmente possono esser gustati in una traduzione, rimanendo in tal caso<br />

spogliati anche <strong>di</strong> quei pregi <strong>di</strong> forma che costituiscono un’attrattiva per chi può conoscerli nella lingua<br />

originale. Pur trovandomi in questo caso fortunato, non sono riuscito, come <strong>di</strong>ssi, a interessarmi eccessivamente<br />

alla “saga <strong>di</strong> Gösta Berling”.<br />

Selma Lagerlöf mi piace nelle cose brevi come il suo volumetto delle “Cristus legender”, però se devo<br />

leggere per <strong>di</strong>vertirmi un libro in lingua svedese preferisco lo stile nervoso e moderno <strong>di</strong> Heidestamm.<br />

***<br />

Mi cagionò pertanto non poca sorpresa l’apprendere che da un lavoro come la “Gösta Berlings Saga” uno<br />

scrittore italiano aveva tratto il soggetto <strong>di</strong> un libretto ed un compositore della notorietà <strong>di</strong> Riccardo Zandonai<br />

l’ispirazione per un’opera lirica.<br />

Né le mie perplessità erano infondate.<br />

Della “saga” dell’autrice svedese – conosciuta evidentemente <strong>di</strong> seconda mano, cioè in una me<strong>di</strong>ocre<br />

versione – il librettista Arturo Rossato ha rafforzato in modo ingenuo ed arbitrario qualche episo<strong>di</strong>o, svisandola,<br />

togliendole quasi ogni rilievo originale.<br />

Ha cominciato collo stroppiare i nomi del titolo e dei protagonisti: Ekeby è <strong>di</strong>ventato un <strong>Ekebù</strong> sonoro come<br />

un rullo <strong>di</strong> tamburi (“by”, pronunciato coll’u francese significa in svedese villaggio), pertanto come chi <strong>di</strong>cesse<br />

Frescoti invece <strong>di</strong> Frascati.<br />

La proprietaria del castello e delle miniere <strong>di</strong> Ekeby porta secondo l’uso svedese il titolo del marito, il<br />

maggiore Samzelius. È la “majorskan”. Questo titolo legittimo, grammaticale nella lingua <strong>di</strong> Svezia, è tramutato<br />

abusivamente in quello buffonesco della “comandante”, Gösta è <strong>di</strong>venuto Giosta, e così via.<br />

La scarsa curiosità del Rossato pei particolari della vita svedese, per citare un esempio fra i tanti, arriva al<br />

punto che egli ci ammannisce un agape dei Cavalieri a base <strong>di</strong> ponce fumante, mentre il ponce svedese, il<br />

liquore nazionale altrettanto comune nel paese <strong>di</strong> Gustavo Adolfo come da noi il vino <strong>di</strong> Chianti, è una specie <strong>di</strong><br />

rosolio che si sorseggia freddo, alternandolo con acqua gazzosa gelata.<br />

Questi spropositi non costituendo che particolari d’importanza del tutto secondaria, sarei <strong>di</strong>sposto a<br />

perdonare al librettista le sue fantastiche falsificazioni del costume, se egli non avesse altro sì rimaneggiato a<br />

suo modo l’essenza stessa del soggetto, alterando gli episo<strong>di</strong> che gli è piaciuto prendere dell’opera originale,<br />

con un proce<strong>di</strong>mento che a me sembra artisticamente illecito, poiché v’introduce elementi e situazioni cui<br />

l’autore dell’opera originale medesima non ha mai pensato.<br />

E ciò è <strong>di</strong>mostrato dallo svolgimento ch’egli ha dato al suo dramma lirico.<br />

***<br />

Abbiamo lasciato Gösta all’osteria presso Ekeby, mentre egli chiede insistentemente altra acquavite.<br />

S’odono le sonagliere <strong>di</strong> una slitta ed entra Sintram, un proprietario dei <strong>di</strong>ntorni, padre <strong>di</strong> Anna (118) , la fanciulla<br />

che Gösta amò, riamato, ciò che è concesso – com’è noto – ad un pastore luterano.<br />

Per la sua bruttezza <strong>di</strong>abolica, Sintram è comunemente scambiato per Belzebù. Anche Gösta cade<br />

nell’errore, e l’altro finge <strong>di</strong> comprare l’anima sua per poche monete; poi, mentre il presunto demonio si<br />

allontana, l’ex prete cade sfinito sulla neve. Ed ecco sopraggiungere uno sciame <strong>di</strong> fanciulle che si recano al<br />

castello per festeggiarvi il Natale. Cantano madrigali, intrecciano carole, perdono le babbucce sulla neve, come<br />

se fosse una notte italiana <strong>di</strong> primavera. Fa parte del gruppo Anna, la quale riconosce Gösta, scambia con lui<br />

brevi parole <strong>di</strong> obblio e prosegue il suo cammino. Allo sciagurato non resta davvero che morire.<br />

Per sua fortuna si trova a passare la Comandante <strong>di</strong> Ekeby. Il Rossato ce la presenta così: “ha una pipa <strong>di</strong><br />

terra in bocca, indossa una corta pelliccia <strong>di</strong> montone, calza grossi stivali; il manico del coltello le spunta fuori<br />

del corpetto, i capelli bianchi coronano il suo volto <strong>di</strong> bella vecchia”. Le cammina al fianco il tetro Samzelius,<br />

suo marito.<br />

La Comandante fa accogliere Gösta, mezzo assiderato, nell’osteria e gli domanda la sua storia. A sua volta,<br />

narra la sua, e in tutto questo non vi sarebbe <strong>di</strong> criticabile che l’espe<strong>di</strong>ente scenicamente infelice <strong>di</strong> due racconti<br />

che si susseguono. Senonché la Comandante rivela a Gösta – ch’è per lei il primo venuto – il terribile segreto<br />

del suo onore e della sua vita. Amò un uomo che era povero e dovette partire. Fu costretta a sposare il maggiore<br />

Samzelius; l’altro tornò ricco. Ella ne <strong>di</strong>venne l’amante e ne accettò in ere<strong>di</strong>tà il castello e le miniere <strong>di</strong> Ekeby.<br />

Inoltre commise anche un altro peccato: schiaffeggiò sua madre che le rimproverava la sua vergogna, e fu da lei<br />

maledetta.<br />

Nella “Gösta Berlings Saga” tale segreto, su cui si basa una delle scene culminanti, non è conosciuto che<br />

assai più tar<strong>di</strong>, ma nel libretto la Comandante prova il bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgarlo immantinente, scontando in anticipo<br />

l’effetto <strong>di</strong> una interessante situazione ulteriore, e tutto ciò allo scopo... <strong>di</strong> cantare la sua aria del primo atto.<br />

Terminate le sue compromettenti confidenze, la Comandante propone a Gösta <strong>di</strong> entrare nel novero dei suoi<br />

<strong>cavalieri</strong>. Ella raccoglie i deboli e i perduti che Dio le manda attorno, dà loro la letizia, la fede ed i piaceri, li<br />

chiama Cavalieri, i suoi Cavalieri.<br />

Gösta rifiuta ma al nome <strong>di</strong> Anna, che la Comandante gli rammenta, cangia pensiero ed accetta.<br />

I <strong>cavalieri</strong> <strong>di</strong> <strong>Ekebù</strong>/24

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