EDIZIONE STRAORDINARIA - Radio Radicale
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AGENDA COSCIONI - <strong>EDIZIONE</strong> <strong>STRAORDINARIA</strong><br />
CAPITOLO 10<br />
Dalla riforma “americana”<br />
possibile alle controriforme<br />
partitocratiche<br />
All’inizio degli anni ’90, con l’esplosione di tangentopoli e l’auto-referenzialità del sistema<br />
politico italiano, ormai evidentemente scollegato dalla gestione del territorio e dei suoi<br />
problemi, nella società matura una profonda crisi di fiducia nelle istituzioni<br />
rappresentative repubblicane. Per cercare di intervenire sull’assetto politico, rompendo<br />
l’articolazione bipolare di un monopartitismo sempre meno imperfetto, si fa ricorso allo<br />
strumento del referendum.<br />
La scelta della riforma<br />
maggioritaria<br />
uninominale, come<br />
risposta popolare alla<br />
degenerazione del<br />
sistema dei partiti<br />
La maggioranza dei cittadini, in modo sempre<br />
più netto, esprime il proprio favore per meccanismi<br />
elettorali che mirano a legare direttamente<br />
l’eletto con il corpo elettorale e il territorio. Già<br />
nel 1986 era nata, per iniziativa radicale e con<br />
parlamentari di vari partiti (democristiani, socialisti,<br />
liberali) la “Lega per l’uninominale”. Nel<br />
’90 sono proposti tre referendum: per modificare,<br />
in senso uninominale maggioritario, la legge<br />
elettorale per il Senato; per abolire la possibilità<br />
di esprimere più di una preferenza, nell'elezione<br />
della Camera dei deputati; per estendere a tutti i<br />
Comuni il sistema elettorale vigente per quelli<br />
minori, dove il sindaco era scelto in modo indiretto<br />
dagli elettori. La Corte costituzionale dichiara<br />
inammissibili i due quesiti su Senato e<br />
Comuni, ammettendo solo quello sulla preferenza<br />
unica, cioè il referendum politicamente<br />
meno fecondo di conseguenze sistematiche, che<br />
però è approvato dal 98% dei votanti, con una<br />
partecipazione al voto del 62,5% degli elettori,<br />
nonostante gli inviti all'astensione lanciati da<br />
molti esponenti della classe politica. La clamorosa<br />
vittoria è immediatamente utilizzata per<br />
rilanciare altri referendum. Per evitare la consultazione<br />
popolare sulla legge elettorale dei comuni,<br />
il Parlamento approva la legge 81/93 sull'elezione<br />
diretta del sindaco, ma con il doppio<br />
turno, mentre i tentativi di legiferare anche sul<br />
Senato falliscono. Il 18 aprile 1993 il referendum<br />
elettorale sul Senato è approvato con oltre<br />
l'80% dei voti: tutti i maggiori partiti, intuendo<br />
l’esito della consultazione, si pronunciano a<br />
favore. Il referendum necessita soltanto di un<br />
adeguamento nella ripartizione dei collegi: il<br />
Presidente della Repubblica Scalfaro dichiara<br />
che il Parlamento deve limitarsi a riscrivere le<br />
leggi elettorali “sotto dettatura del corpo elettorale”.<br />
Il tradimento e il<br />
sabotaggio dei<br />
referendum<br />
Un vero e proprio tradimento della volontà popolare<br />
avviene invece con l’approvazione della<br />
nuova legge elettorale per la Camera: il regime<br />
partitocratico, proporzionalistico e consociativo,<br />
con una prova di illegalità aggressiva del Parlamento,<br />
giunge all'approvazione della legge<br />
La maggioranza<br />
dei cittadini, in<br />
modo sempre più<br />
netto, esprime il<br />
proprio favore per<br />
meccanismi<br />
elettorali che<br />
mirano a legare<br />
direttamente<br />
l’eletto con il corpo<br />
elettorale e il<br />
territorio<br />
“Mattarellum”, che non potendo evitare il passaggio<br />
al sistema uninominale, mantiene una<br />
quota del 25% di seggi da attribuire con il sistema<br />
proporzionale, corretto da una soglia di sbarramento<br />
del 4%. Di conseguenza i partiti, anche<br />
i più piccoli, sono spinti dalla legge non ad aggregarsi,<br />
bensì a conservare gelosamente la propria<br />
identità e a presentare comunque proprie liste,<br />
anche senza alcuna speranza di superare la<br />
soglia di sbarramento, per far valere la propria<br />
percentuale nell’assegnazione dei collegi uninominali<br />
all’interno della coalizione. Il sistema<br />
adottato risulta inoltre particolarmente complicato<br />
dal meccanismo dello scorporo, che rafforza<br />
ulteriormente l’impatto del proporzionale.<br />
Inoltre i regolamenti parlamentari rimangono rigorosamente<br />
proporzionali e partitocratici, per<br />
cui i gruppi parlamentari facilitano la sopravvivenza,<br />
anche economica e burocratica, dei partiti.<br />
Nel 1994 i Radicali raccolgono le firme per tre<br />
referendum abrogativi in materia elettorale: due<br />
mirano ad abolire la quota di recupero del 25%<br />
dalle leggi elettorali di Camera e Senato, un altro<br />
mira ad abolire il secondo turno nell'elezione del<br />
sindaco. Nella primavera del 1994 si svolgono le<br />
elezioni politiche anticipate, le prime con il nuovo<br />
sistema elettorale: vince Berlusconi con alleanze<br />
diverse fra il nord (con la Lega) e il centrosud<br />
(con Alleanza nazionale). Nel gennaio ‘95,