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EDIZIONE STRAORDINARIA - Radio Radicale

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22<br />

AGENDA COSCIONI - <strong>EDIZIONE</strong> <strong>STRAORDINARIA</strong><br />

CAPITOLO 10<br />

Dalla riforma “americana”<br />

possibile alle controriforme<br />

partitocratiche<br />

All’inizio degli anni ’90, con l’esplosione di tangentopoli e l’auto-referenzialità del sistema<br />

politico italiano, ormai evidentemente scollegato dalla gestione del territorio e dei suoi<br />

problemi, nella società matura una profonda crisi di fiducia nelle istituzioni<br />

rappresentative repubblicane. Per cercare di intervenire sull’assetto politico, rompendo<br />

l’articolazione bipolare di un monopartitismo sempre meno imperfetto, si fa ricorso allo<br />

strumento del referendum.<br />

La scelta della riforma<br />

maggioritaria<br />

uninominale, come<br />

risposta popolare alla<br />

degenerazione del<br />

sistema dei partiti<br />

La maggioranza dei cittadini, in modo sempre<br />

più netto, esprime il proprio favore per meccanismi<br />

elettorali che mirano a legare direttamente<br />

l’eletto con il corpo elettorale e il territorio. Già<br />

nel 1986 era nata, per iniziativa radicale e con<br />

parlamentari di vari partiti (democristiani, socialisti,<br />

liberali) la “Lega per l’uninominale”. Nel<br />

’90 sono proposti tre referendum: per modificare,<br />

in senso uninominale maggioritario, la legge<br />

elettorale per il Senato; per abolire la possibilità<br />

di esprimere più di una preferenza, nell'elezione<br />

della Camera dei deputati; per estendere a tutti i<br />

Comuni il sistema elettorale vigente per quelli<br />

minori, dove il sindaco era scelto in modo indiretto<br />

dagli elettori. La Corte costituzionale dichiara<br />

inammissibili i due quesiti su Senato e<br />

Comuni, ammettendo solo quello sulla preferenza<br />

unica, cioè il referendum politicamente<br />

meno fecondo di conseguenze sistematiche, che<br />

però è approvato dal 98% dei votanti, con una<br />

partecipazione al voto del 62,5% degli elettori,<br />

nonostante gli inviti all'astensione lanciati da<br />

molti esponenti della classe politica. La clamorosa<br />

vittoria è immediatamente utilizzata per<br />

rilanciare altri referendum. Per evitare la consultazione<br />

popolare sulla legge elettorale dei comuni,<br />

il Parlamento approva la legge 81/93 sull'elezione<br />

diretta del sindaco, ma con il doppio<br />

turno, mentre i tentativi di legiferare anche sul<br />

Senato falliscono. Il 18 aprile 1993 il referendum<br />

elettorale sul Senato è approvato con oltre<br />

l'80% dei voti: tutti i maggiori partiti, intuendo<br />

l’esito della consultazione, si pronunciano a<br />

favore. Il referendum necessita soltanto di un<br />

adeguamento nella ripartizione dei collegi: il<br />

Presidente della Repubblica Scalfaro dichiara<br />

che il Parlamento deve limitarsi a riscrivere le<br />

leggi elettorali “sotto dettatura del corpo elettorale”.<br />

Il tradimento e il<br />

sabotaggio dei<br />

referendum<br />

Un vero e proprio tradimento della volontà popolare<br />

avviene invece con l’approvazione della<br />

nuova legge elettorale per la Camera: il regime<br />

partitocratico, proporzionalistico e consociativo,<br />

con una prova di illegalità aggressiva del Parlamento,<br />

giunge all'approvazione della legge<br />

La maggioranza<br />

dei cittadini, in<br />

modo sempre più<br />

netto, esprime il<br />

proprio favore per<br />

meccanismi<br />

elettorali che<br />

mirano a legare<br />

direttamente<br />

l’eletto con il corpo<br />

elettorale e il<br />

territorio<br />

“Mattarellum”, che non potendo evitare il passaggio<br />

al sistema uninominale, mantiene una<br />

quota del 25% di seggi da attribuire con il sistema<br />

proporzionale, corretto da una soglia di sbarramento<br />

del 4%. Di conseguenza i partiti, anche<br />

i più piccoli, sono spinti dalla legge non ad aggregarsi,<br />

bensì a conservare gelosamente la propria<br />

identità e a presentare comunque proprie liste,<br />

anche senza alcuna speranza di superare la<br />

soglia di sbarramento, per far valere la propria<br />

percentuale nell’assegnazione dei collegi uninominali<br />

all’interno della coalizione. Il sistema<br />

adottato risulta inoltre particolarmente complicato<br />

dal meccanismo dello scorporo, che rafforza<br />

ulteriormente l’impatto del proporzionale.<br />

Inoltre i regolamenti parlamentari rimangono rigorosamente<br />

proporzionali e partitocratici, per<br />

cui i gruppi parlamentari facilitano la sopravvivenza,<br />

anche economica e burocratica, dei partiti.<br />

Nel 1994 i Radicali raccolgono le firme per tre<br />

referendum abrogativi in materia elettorale: due<br />

mirano ad abolire la quota di recupero del 25%<br />

dalle leggi elettorali di Camera e Senato, un altro<br />

mira ad abolire il secondo turno nell'elezione del<br />

sindaco. Nella primavera del 1994 si svolgono le<br />

elezioni politiche anticipate, le prime con il nuovo<br />

sistema elettorale: vince Berlusconi con alleanze<br />

diverse fra il nord (con la Lega) e il centrosud<br />

(con Alleanza nazionale). Nel gennaio ‘95,

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