EDIZIONE STRAORDINARIA - Radio Radicale
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36<br />
AGENDA COSCIONI - <strong>EDIZIONE</strong> <strong>STRAORDINARIA</strong><br />
CAPITOLO 16<br />
Perché la resistenza<br />
può ancora vincere<br />
A vedere la televisione, i talk show di Bruno Vespa, l’inflazione di trasmissioni religiose,<br />
i discorsi del Papa puntualmente rilanciati da tutti i telegiornali, ma anche i salotti televisivi<br />
di Floris, di Santoro, di Matrix, di Primo Piano, si direbbe che in Italia viga su questioni<br />
particolarmente delicate che riguardano la vita di tutti o che investono l’ordinamento e<br />
il funzionamento del sistema politico, un pensiero se non proprio unico come negli stati<br />
teocratici e negli stati formalmente totalitari, almeno nettamente prevalente contrastato<br />
da una isolata minoranza che tenta inutilmente di opporvisi. E’ questa l’immagine del<br />
paese che i media trasmettono ogni giorno e che riflette su tali questioni le scelte del<br />
Parlamento e gli orientamenti delle forze politiche, di centro destra come di centro<br />
sinistra. Ma è davvero così I referendum e i sondaggi ci raccontano un’altra storia.<br />
Dal 1974 la storia<br />
raccontata attraverso i<br />
referendum: l’altra<br />
faccia del paese<br />
Quando nel 1974 il referendum abrogativo del divorzio,<br />
promosso dalla Chiesa, riesce a giungere al<br />
voto, il 60% degli elettori dice No alla abrogazione<br />
della legge Fortuna e, secondo le ricerche demoscopiche,<br />
tra di essi una cospicua parte di elettori<br />
democristiani e missini che si dissociano dalle<br />
scelte e dalle indicazioni dei loro partiti. Grande è<br />
la sorpresa dei partiti laici e del partito comunista,<br />
convinti che di andare incontro a una sconfitta o a<br />
una vittoria di stretta misura. Sei anni più tardi<br />
un’analoga richiesta di abrogazione della legge 194<br />
sulla legalizzazione dell’aborto viene bocciata da<br />
una maggioranza del 70% di elettori.<br />
Si dice: “ma si trattava di diritti civili ed era in atto<br />
in quegli anni un grande cambiamento dei costumi,<br />
la politica però è un’altra cosa”. Eppure anche<br />
sulla politica, sul fondamento stesso della politica<br />
– l’organizzazione dei partiti, i metodi di selezione<br />
della classe dirigente, la legge elettorale – i risultati<br />
sono ugualmente dissonanti rispetto alle volontà<br />
prevalenti dei partiti. Nel 1978 il referendum abrogativo<br />
del finanziamento pubblico, promosso dai<br />
radicali che rappresentano un misero 1% dell’elettorato,<br />
ottiene il consenso del 43,6% dei votanti,<br />
nonostante la legge venga difesa da uno schieramento,<br />
dal Msi al Pci, che rappresenta in Parlamento<br />
il 99% degli elettori. Ma anche sulla legge<br />
Reale, la prima delle leggi speciali sull’ordine pubblico,<br />
i favorevoli alla abrogazione sono quasi un<br />
quarto dei votanti.<br />
Non si tratta solo del frutto di una temporanea e<br />
breve stagione politica. Quando quasi un quindicennio<br />
dopo, nel 1993, si torna a votare in condizioni<br />
di maggiore informazione sul finanziamento<br />
pubblico, a favore dell’abrogazione si esprime oltre<br />
il 90% degli elettori sul 77% dei votanti. Risultati<br />
non meno clamorosi ottiene il referendum che<br />
abroga il meccanismo proporzionale nella legge<br />
elettorale del Senato e dovrebbe aprire la strada all’<br />
uninominale (82,7% di favorevoli). Una schiacciante<br />
maggioranza sceglie un diverso tipo di organizzazione<br />
e di finanziamento dei partiti politici<br />
e si dichiara a favore di un sistema elettorale di tipo<br />
anglosassone. Risultati ugualmente netti e consistenti<br />
hanno nello stesso anno i referendum per<br />
l’abolizione dei ministeri delle Partecipazioni statali<br />
(crocevia dei rapporti fra partiti e imprese pubbliche<br />
e strumento di intervento dello Stato nell’economia),<br />
dell’Agricoltura e del Turismo (competenze<br />
che la Costituzione assegna alle Regioni), il<br />
referendum abrogativo delle nomine governative<br />
nei consigli di amministrazione delle banche,<br />
l’abrogazione della legge sulle tossicodipendenze.<br />
Ancora due anni dopo, tre referendum riformatori<br />
sono vinti: sul soggiorno cautelare (63,7% di<br />
sì) sulla privatizzazione della Rai (54,9) per l’abolizione<br />
della ritenuta automatica delle trattenute<br />
sindacali su salari e stipendi (56,2); uno sull’abrogazione<br />
del secondo turno nella legge elettorale<br />
per l’elezione dei Sindaci è perso per poche centinaia<br />
di migliaia di voti (49,4 contro 50,6%), altri<br />
due ottengono il consenso di minoranze superiori<br />
al 30% (licenze commerciali e orari dei negozi).<br />
L’annullamento dei<br />
referendum attraverso<br />
gli appelli<br />
all’astensione<br />
Da metà degli anni<br />
’90 gli oppositori<br />
delle richieste di<br />
abrogazione<br />
preferiscono<br />
bloccarli con<br />
l’astensionismo<br />
(sommando le<br />
astensioni indotte<br />
dai loro appelli<br />
all’astensionismo<br />
fisiologico) anziché<br />
battersi a viso<br />
aperto per farli<br />
respingere con<br />
il voto.<br />
Da allora praticamente tutti i referendum sono<br />
stati vanificati dagli appelli all’astensione. Da metà<br />
degli anni ’90 gli oppositori delle richieste di<br />
abrogazione preferiscono bloccarli con l’astensionismo<br />
(sommando le astensioni indotte dai loro<br />
appelli all’astensionismo fisiologico) anziché battersi<br />
a viso aperto per farli respingere con il voto.<br />
Solo nel ‘99 sul referendum che abroga la quota<br />
proporzionale della legge elettorale si è perso il<br />
quorum per un soffio, perché il governo non ha<br />
provveduto a ripulire le liste elettorali, soprattutto<br />
tra gli italiani all’estero, ma anche dei morti e dei<br />
non più residenti che ancora le affollavano: in quella<br />
occasione si recano alle urne il 49,6% degli elettori,<br />
oltre 24 milioni 477 mila su un totale di 49<br />
milioni 309 mila e di questi vota a favore il 94,6%.<br />
In quel caso l’appello astensionistico viene lanciato<br />
dalla Lega Nord per interessi comprensibili, oltre<br />
che da Rifondazione comunista e dagli altri partiti<br />
minori (verdi, socialisti, Mastella, Udc) tutti interessati<br />
al mantenimento del proporzionale (con<br />
quanta miopia lo dimostrerà poi l’introduzione<br />
della soglia di sbarramento del 4%).<br />
Un appello analogo viene promosso invece l’anno<br />
dopo da Berlusconi, che li definisce “referendum<br />
comunisti”: riguardano di nuovo l’abolizione della<br />
quota proporzionale della legge elettorale della<br />
Camera, l’abolizione del finanziamento pubblico<br />
dei partiti sotto la nuova truffaldina forma di rimborso<br />
elettorale, ma anche temi come la disciplina<br />
dei licenziamenti, la separazione delle carriere e il<br />
divieto di incarichi extragiudiziari dei magistrati,<br />
tutte proposte che, a parole, facevano parte del suo<br />
programma di governo: Su tutti questi temi, se si<br />
esclude la disciplina dei licenziamenti, i referendum<br />
ottengono vaste maggioranze di votanti fra<br />
coloro (oltre il 35% dell’elettorato) che si recano<br />
alle urne.<br />
La scandalosa<br />
campagna della Chiesa<br />
sulla legge 40<br />
La campagna astensionistica più grave e scandalosa<br />
è anche la più recente: quella promossa dalla<br />
Chiesa, in aperto contrasto con le norme elettorali<br />
che espressamente vietano gli appelli all’astensione<br />
da parte dei ministri del culto, contro i referendum<br />
abrogativi riguardanti la legge 40 del 2004<br />
sulla fecondazione assistita. La Chiesa italiana ne<br />
ha fatto il cavallo di battaglia per conseguire un ulteriore<br />
e più stretto condizionamento della politica<br />
e del Parlamento. Inoltre, contrabbandando<br />
l’astensione come una esplicita bocciatura dei referendum,<br />
ne ha fatto lo strumento di una rivincita<br />
culturale del clericalismo nei confronti della laicità<br />
dello Stato. In realtà il forte astensionismo è il<br />
prodotto di diversi fattori: la complicazione e la difficile<br />
comprensione dei quesiti rimasti in vita, dopo<br />
che era stato dichiarato inammissibile dalla<br />
Corte Costituzionale il referendum abrogativo dell’intera<br />
legge; la cattiva informazione, scarsa e manipolata;<br />
una campagna intimidatoria e menzognera<br />
di carattere pseudoscientifico, contro la quale<br />
i migliori scienziati devono continuamente cimentarsi;<br />
la sistematica depoliticizzazione del dibattito<br />
purtroppo subita e non sufficientemente<br />
contrastata da una parte dello schieramento referendario.<br />
Se la Chiesa fosse stata così convinta di<br />
poter sconfiggere l’opinione pubblica laica, avrebbe<br />
scelto la strada della chiara opposizione alla richiesta<br />
di abrogazione referendaria. Se così avesse<br />
fatto, si sarebbero confrontate lealmente due forze<br />
ugualmente motivate e ugualmente intense: con<br />
ogni probabilità le posizioni laiche sarebbero uscite<br />
nettamente vincitrici.<br />
Dai sondaggi un’Italia<br />
laica e non in sintonia<br />
con i partiti<br />
Se davvero le cose stessero come pretende di presentarle<br />
il pensiero – come chiamarlo unico dominante<br />
– che la Chiesa, gran parte della classe<br />
politica, l’intera informazione televisiva, molte testate<br />
giornalistiche tendono ad accreditare, non<br />
solo non si spiegherebbero questi risultati referendari<br />
(anche quelli nei quali non è stato raggiunto<br />
il quorum), ma non si spiegherebbe neppure<br />
il responso univoco che da quasi quaranta<br />
anni danno tutti i sondaggi, condotti dalle più diverse<br />
e accreditate società demoscopiche. L’andamento<br />
di queste risposte, costante nel tempo, dimostra<br />
che la società italiana è, nei suoi valori e<br />
nei suoi orientamenti di fondo, niente affatto in<br />
sintonia con la Chiesa per quanto riguarda i diritti<br />
civili e le questioni cosiddette etiche e con i partiti<br />
sulle grandi scelte istituzionali e politiche. Al<br />
contrario, se una sintonia c’è e si mantiene intatta<br />
con il trascorrere del tempo, è proprio con coloro<br />
come i radicali che si oppongono a questa<br />
immagine artefatta della società italiana e sono