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EDIZIONE STRAORDINARIA - Radio Radicale

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34<br />

AGENDA COSCIONI - <strong>EDIZIONE</strong> <strong>STRAORDINARIA</strong><br />

loro: uno per la Camera dei deputati, un altro<br />

per il Senato della Repubblica, un altro ancora<br />

per gli italiani all'estero.<br />

La legge, che è la pietra tombale al sistema elettorale<br />

maggioritario, voluto dagli elettori con un<br />

referendum nel 1993, contiene una clausola grazie<br />

alla quale, di fatto, tutti i partiti sono liberati<br />

dall’onere di raccogliere le firme, al contrario di<br />

quanto avveniva con la legge precedente; tutti<br />

tranne uno: la Rosa nel Pugno, la forza politica<br />

nata dall'unione tra Radicali e Socialisti. Questo<br />

nonostante lo Sdi, uno dei due soggetti costituenti,<br />

disponga di ben diciassette parlamentari<br />

nazionali e di quattro al Parlamento europeo e i<br />

radicali dispongano di due parlamentari europei;.<br />

I Radicali e i Socialisti della Rosa nel Pugno sono<br />

così costretti a raccogliere 180mila firme in<br />

tutta Italia, e la raccolta di firme deve essere fatta<br />

sulle liste dei candidati; il che significa dover<br />

presentare i propri candidati quasi un mese prima<br />

rispetto agli altri partiti, per poter poi raccogliere<br />

le firme sulle liste chiuse. Una disparità,<br />

che pregiudica la stessa effettiva “legittimità del<br />

voto”. Gli avversari politici esentati dalla raccolta<br />

firme possono infatti definire le loro liste anche<br />

all’ultimo momento, e conoscere in anticipo<br />

chi sarà il candidato di quelle liste obbligate<br />

alla raccolta di sottoscrizioni; hanno così la possibilità<br />

di scegliere i candidati più appropriati da<br />

opporre nei diversi collegi.<br />

Il Senato respinge tutti gli emendamenti migliorativi<br />

al decreto: quelli sulla raccolta delle firme<br />

per la presentazione del simbolo; e quelli che<br />

propongono di raccogliere le firme solo sul simbolo<br />

e non anche sui candidati. Camera e Senato<br />

inoltre respingono la mozione che chiede al<br />

Governo un nuovo decreto o, almeno, un’interpretazione<br />

autentica della norma sulle modalità<br />

di presentazione delle liste, per eliminare la discriminazione<br />

ai danni della Rosa nel Pugno. Il<br />

Governo si dichiara contrario a entrambe le richieste.<br />

La mozione è respinta con soli 11 voti di<br />

scarto.<br />

Elezioni politiche<br />

2006, dall’applicazione<br />

all’interpretazione<br />

della legge: 8 senatori<br />

nominati al posto di<br />

quelli legittimamente<br />

eletti<br />

Nel corso delle elezioni del 2006 per il rinnovo<br />

del Senato quattro uffici elettorali regionali - Piemonte,<br />

Lazio, Campania e Puglia - decidono di<br />

interpretare la legge elettorale applicando una<br />

inesistente soglia del 3%; alterando il risultato<br />

elettorale e nominando 8 senatori al posto di<br />

quelli legittimamente eletti.<br />

Il ministro degli interni pro tempore Giuliano<br />

Amato, in Parlamento riferisce: “Il Ministero degli<br />

Interni...non ha emanato alcuna direttiva o<br />

istruzione o documento interpretativo della legge<br />

elettorale; ha semplicemente assolto ad un<br />

compito - che ha di fatto perché nessuna legge<br />

glielo attribuisce - che è quello della predisposizione<br />

del modello di verbale per gli uffici elettorali<br />

regionali che per tradizione viene fatto dal<br />

Ministero degli Interni così come, per tradizione,<br />

il Ministero degli Interni comunica oralmente<br />

i risultati delle elezioni accertati in via provvisoria<br />

e che provvisori rimangono perché poi i risultati<br />

veri delle elezioni sono quelli che vengono<br />

forniti dagli uffici regionali e, nel caso della Camera,<br />

dall’Ufficio Circoscrizionale Centrale.<br />

Ora, è vero peraltro che il modulo predisposto<br />

dal Ministero degli Interni era costruito in modo<br />

da presupporre l’interpretazione della legge elettorale<br />

alla quale Lei ha fatto riferimento e che Lei<br />

non condivide. Questa interpretazione del resto<br />

il Ministero l’ha enunciata in vario modo ma<br />

non attraverso una direttiva ed è un’interpretazione<br />

in base alla “ratio” complessiva della legge<br />

che l’ha portato a ritenere in via analogica applicabile<br />

anche al Senato il riferimento alle sole liste<br />

che avessero superato lo sbarramento anche nel<br />

caso di conseguimento del premio di maggioranza.<br />

Questi sono i fatti. Se vuole sapere la mia<br />

opinione, è anche possibile che se io fossi stato<br />

allora Ministro degli Interni avrei discusso con<br />

l’Amministrazione questa interpretazione perché<br />

personalmente tendo a ritenere che l’applicazione<br />

analogica in questa materia sia molto opinabile<br />

quando si risolva in limiti a diritti politici<br />

fondamentali e qui un limite all’elettorato passivo<br />

ha finito per essere imposto per interpretazione<br />

analogica in una situazione nella quale un<br />

emendamento noto del Senatore Mancino al Senato<br />

per specificarlo era stato respinto. Sappiamo<br />

che era stato respinto per evitare che la legge<br />

tornasse alla Camera, ma era stato respinto e<br />

questo sull’interpretazione pesa.”<br />

La Giunta delle elezioni del Senato per tutta la<br />

durata della procedura si muove all’unanimità,<br />

ad eccezione del senatore Manzione, che il 5 luglio<br />

è nominato relatore per la Regione Piemonte.<br />

L’11 ottobre, relazionando alla Giunta, Manzione<br />

propone di costituire un Comitato inquirente,<br />

incaricato di svolgere alcuni adempimenti<br />

istruttori. In sette sedute svoltesi tra novembre e<br />

dicembre 2006, tali adempimenti si sono articolati<br />

nelle audizioni dei professori Giuliano Vassalli,<br />

Fulco Lanchester, Mario Patrono, Massimo<br />

Luciani, Antonio Agosta e Stefano Ceccanti,<br />

nonché nell’audizione del presidente dell’Ufficio<br />

elettorale regionale del Piemonte, dottor

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