EDIZIONE STRAORDINARIA - Radio Radicale
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“LA PESTE ITALIANA” 23<br />
1999: Consegna delle firme sui 20 referendum alla Cassazione. Un tabellone con i volti dei rappresentanti del regime (D'Antoni, Prodi, Bossi, Bertinotti, Larizza, Cofferati, Rauti. Cossutta, D'Alema, Fossa, Berlusconi) (sistemato davanti<br />
a Porta Pia) viene simbolicamente sfondato da un camioncino. In cima al tabellone Ë scritto: 'I 20 referendum radicali: la nuova Breccia contro la vecchia Italia'.<br />
Con una prova di<br />
illegalità aggressiva<br />
del Parlamento, si<br />
giunge<br />
all'approvazione<br />
della legge<br />
“Mattarellum”, che<br />
non potendo<br />
evitare il passaggio<br />
al sistema<br />
uninominale<br />
chiesto nel<br />
referendum,<br />
mantiene una<br />
quota del 25% di<br />
seggi da attribuire<br />
con il sistema<br />
proporzionale.<br />
la Consulta dichiara inammissibili i referendum<br />
“incondizionati” promossi nel 1993/94, con la<br />
motivazione che non erano immediatamente<br />
“autoapplicativi”, poiché, per garantire l’elezione<br />
del 25% di deputati e senatori, il Parlamento sarebbe<br />
dovuto intervenire con una modifica della<br />
legge. In vista delle elezioni regionali, è approvata<br />
la legge “Tatarellum”, sistema proporzionale<br />
con un premio di maggioranza di coalizione<br />
ed elezione diretta del presidente della Regione.<br />
Nel giugno 1995 si svolge il referendum<br />
sui sindaci, per l'abolizione del doppio turno<br />
che consente ai partiti risultati minori al primo<br />
turno di collegarsi a una delle due coalizioni<br />
ammesse al secondo. Gli elettori lo respingono<br />
di misura, con un ruolo decisivo dell’informazione<br />
radiotelevisiva.<br />
Nell'autunno si ripropongono diversi quesiti,<br />
già dichiarati inammissibili dalla Corte, tra i<br />
quali i due elettorali su Camera e Senato. Il 21<br />
aprile 1996 si svolgono nuove elezioni politiche<br />
anticipate, vinte dalla coalizione dell'Ulivo, che<br />
conquista la maggioranza dei seggi assegnati nei<br />
collegi uninominali ma, a causa della quota<br />
proporzionale, è maggioranza alla Camera soltanto<br />
con i voti determinanti di Rifondazione<br />
comunista.<br />
La restaurazione<br />
partitocratica del<br />
“bipolarismo”<br />
all’italiana<br />
Nel gennaio ‘97 la Corte costituzionale dichiara<br />
nuovamente inammissibili i quesiti: una<br />
nuova campagna di raccolta firme è lanciata nel<br />
febbraio ‘98, sul cosiddetto “uovo di Colombo”,<br />
cioè quesiti che, per seguire la logica capziosa<br />
emergente dalla giurisprudenza costituzionale,<br />
sono costruiti in modo tale da ritagliare<br />
un nuovo testo legislativo. La Corte è costretta<br />
a giudicarli ammissibili, ma nella consultazione<br />
del 18 aprile ‘99 il quorum dei votanti è<br />
mancato di un soffio: 49,6%. Uno scarto assai<br />
inferiore a quello che sarebbe emerso procedendo<br />
alla ripulitura delle liste elettorali dai morti e<br />
dai residenti all’estero irreperibili. Una riforma<br />
storica per l’Italia è così mancata per la patente<br />
illegalità istituzionale e informativa, e per il prevalere,<br />
in entrambe le coalizioni, di convergenti<br />
Il 18 aprile ‘99 il<br />
quorum dei votanti<br />
è mancato di un<br />
soffio: 49,6%. Uno<br />
scarto assai<br />
inferiore a quello<br />
che sarebbe<br />
emerso<br />
procedendo alla<br />
ripulitura delle liste<br />
elettorali dai morti e<br />
dai residenti<br />
all’estero irreperibili.<br />
Una riforma storica<br />
per l’Italia è così<br />
mancata per la<br />
patente illegalità<br />
istituzionale e<br />
informativa<br />
pulsioni conservatrici e partitocratiche.<br />
Dopo le elezioni europee dello stesso anno, i Radicali<br />
avviano una nuova raccolta di firme per il<br />
maggioritario alla Camera, assieme ad altri quesiti<br />
liberali e liberisti. Il 21 maggio 2000 sui referendum<br />
sopravvissuti alla scientifica falcidia della<br />
Corte manca ancora una volta il quorum: il<br />
referendum per le riforme elettorali risulta uno<br />
strumento accuratamente spuntato dalle manovre<br />
del potere. Il leader dell’opposizione Berlusconi<br />
giunge a definire “comunisti” i quesiti in<br />
discussione (appoggiati da An e, nella fase di raccolta<br />
delle firme, da una parte della stessa FI)<br />
candidandosi a governare lui stesso il processo di<br />
cambiamento istituzionale; mentre il centro-sinistra,<br />
chiuso in dinamiche burocratiche e consociative,<br />
non riesce a comprendere le storica occasione<br />
di riforma che la stagione referendaria<br />
offre al paese.<br />
Alle elezioni del 2001 il centro-destra vince e governa<br />
con le difficoltà tipiche delle coalizioni di<br />
partiti che la legge determina. Sul finire della legislatura<br />
è varata la legge 270 del 21 dicembre<br />
2005. S’introduce nuovamente un sistema interamente<br />
proporzionale per l’elezione della Camera;<br />
la legge ripartisce 617 seggi in 26 circoscrizioni<br />
(un eletto uninominale in Valle d’Aosta e<br />
12 nella circoscrizione estero) con un premio di<br />
maggioranza, su base nazionale, alla coalizione<br />
vincente che non supera i 340 seggi. I candidati<br />
sono scelti direttamente dalle segreterie nazionali<br />
dei partiti ed eletti nell’ordine di collocazione<br />
in lista, senza preferenze. Nelle elezioni dell’aprile<br />
2006 la campagna elettorale si riveste di mentite<br />
forme presidenziali, con indicazione sulle<br />
schede, nei simboli elettorali stessi, del nome del<br />
“candidato presidente”, che in realtà altro non è<br />
che il capo della coalizione dei partiti.<br />
Un ulteriore passo nel processo di concentrazione<br />
(e rafforzamento) del potere dei partiti si registra<br />
con le elezioni anticipate dell’aprile 2008: i<br />
leader dei due principali partiti decidono di non<br />
coalizzarsi con i partiti minori, fatta eccezione<br />
per Lega e Italia dei Valori. Forti della concentrazione<br />
del potere televisivo, dello sbarramento<br />
al 4% e delle liste bloccate, i due “capi” nominano<br />
direttamente buona parte dei Parlamentari.<br />
Il “bipartitismo all’italiana” si fonda sulla negazione<br />
del rapporto diretto tra eletto e territorio:<br />
l’esatto opposto del sistema anglosassone.