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IL NUOVO SAGGIATORE - Società Italiana di Fisica

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PUPPI A PADOVAM<strong>IL</strong>LA BALDO CEOLINDipartimento <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong>, UniversitaÁ <strong>di</strong> Padova e INFN, Sezione <strong>di</strong> PadovaPuppi ha fatto l'UniversitaÁ a Padova dove si eÁlaureato in <strong>Fisica</strong> nel 1939. Ha avuto come professoriGian Carlo Wicke Bruno Rossi, due tra ipiuÁ eminenti fisici dell'epoca. Ha fatto la tesi conWick.Mi raccontava: «Io non ho mai avuto gran<strong>di</strong>capacitaÁ sperimentali, non ho mai saputo usarele mani. La tesi l'ho fatta in fisica teorica conWick, un grosso personaggio per il quale avevouna grande ammirazione e appena laureato hocominciato a lavorare con lui. EÁ successo peroÁche subito scoppioÁ la guerra e io l'ho fatta tutta.Ho avuto un buco <strong>di</strong> 5 anni. Poi ho ricominciatoda capo e ho avuto quattro anni in cui la mia vitaeÁ stata in qualche modo decisa: nel 45 eÁ finita laguerra, nel 46 mi sono sposato, nel 48 eÁ nata miafiglia, nel 50 ero in Cattedra. In quattro annicruciali ho risolto la mia vita, dopo eÁ andatotutto liscio».Finita la guerra, che ha fatto come ufficiale <strong>di</strong>marina, Gianni torna con due medaglie al valoree dopo cinque anni <strong>di</strong> assenza riprende i suoistu<strong>di</strong> a Padova. Si de<strong>di</strong>ca subito allo stu<strong>di</strong>o dellara<strong>di</strong>azione cosmica, che allora era la puntaavanzata della ricerca, e insegna <strong>Fisica</strong> Superiore.La personalitaÁ scientifica <strong>di</strong> Puppi si riveloÁsubito eccezionale, uno stimolo potente per chigli stava vicino. Anche noi, i suoi primi studenti,siamo arrivati all'UniversitaÁ alla fine dellaguerra. La guerra infatti aveva bloccato tutto etutti. E siamo subito <strong>di</strong>ventati tutti fanatici ammiratori<strong>di</strong> Puppi, per la sua capacitaÁ <strong>di</strong> comunicare,ma piuÁ ancora perche la sua enorme <strong>di</strong>sponibilitaÁnei nostri confronti ci aveva promossosuoi amici, generando in noi un legameprofondo per l'amicizia che ci aveva regalato.Allora quando si entrava all'Istituto <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong>si poteva, giaÁ da subito, mangiare alla mensa, ec'era l'abitu<strong>di</strong>ne che, subito dopo, si giocasse aping-pong: Puppi giocava con noi. Si creava cosõÁun'atmosfera informale e un grande affiatamento.Con lui si poteva parlare <strong>di</strong> molti <strong>di</strong>versiproblemi, era tollerante e affabile. Era particolarmenteinteressato alla filosofia e alla musica.Quando giocava a ping-pong fischiettava Vival<strong>di</strong>.Diceva spesso che fare il Direttore d'orchestragli sarebbe piaciuto piuÁ <strong>di</strong> tutto. Per noi,anche se eravamo del tutto impreparati a parlare<strong>di</strong> fisica, il fatto <strong>di</strong> poterci intrattenere conlui quasi su un piano <strong>di</strong> paritaÁ eÁ stato molto incoraggiante,un aiuto potente.Puppi eÁ stato per noi un maestro eccezionale!Mi ricordo che mi <strong>di</strong>ceva: «Ho imparato a insegnareda Rossi. Bruno Rossi era un <strong>di</strong>datta favoloso,si preparava in una maniera incre<strong>di</strong>bilele lezioni, non lasciava nulla al caso, ed essendomolto preparato riusciva a parlare in modoestremamente chiaro. Io ho imparato a insegnare,ricordando come lui insegnava». Mi <strong>di</strong>cevacome insegnare gli piacesse, tanto; volevacomunicare, spiegare, far capire. A lezione ciincoraggiava a fargli domande quando non avevamocapito. «Una domanda, <strong>di</strong>ceva, puoÁ essereuno stimolo: si riesce a spiegare con chiarezzasolo quando si eÁ capito in profon<strong>di</strong>taÁ . InsegnareeÁ anche capire». Non apprezzava quei colleghiche ritenevano l'attivitaÁ <strong>di</strong>dattica come un temposottratto alla ricerca e mi <strong>di</strong>ceva: «Io hosempre considerato come attivitaÁ fondamentalel'insegnamento, perche bisogna pensare che cioÁchecontaeÁ preparare il futuro».Un'altra caratteristica straor<strong>di</strong>naria in lui eracome sapeva ascoltare, essere <strong>di</strong>sponibile, <strong>di</strong>mostrartiinteresse ...In quegli anni il desiderio <strong>di</strong> riguadagnare iltempo perduto ci portava spesso nel tardo pomeriggioa riunirci tutti, studenti e professori,per un «seminario» che, come sosteneva Puppi,doveva servire sia a chi lo faceva che a chi loascoltava. Questi seminari erano spesso <strong>di</strong>fficilida seguire e non solo per noi studenti, e io nonpotroÁ mai <strong>di</strong>menticare il forte senso <strong>di</strong> attesache si impadroniva <strong>di</strong> noi quando alla fine dellalezione aspettavamo che Puppi si alzasse e con ilsuo stile ricco <strong>di</strong> bonaria ironia, rivolgendosi alrelatore, cominciasse sorridendo a <strong>di</strong>re: «Credo<strong>di</strong> aver capito, ... Forse tu volevi <strong>di</strong>re ...» e conpoche chiare parole ci spiegava il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>un'ora.E probabilmente eÁ stata proprio questa suavolontaÁ e capacitaÁ <strong>di</strong> «capire» e <strong>di</strong> comunicare11

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