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IL NUOVO SAGGIATORE - Società Italiana di Fisica

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46nataevivacecuriositaÁ intellettuale, dalla <strong>di</strong>mestichezzacon la fisica dei raggi cosmici e dalproblema irrisolto della loro origine. Era affascinatodal modello semplice <strong>di</strong> Fermi <strong>di</strong> accelerazionedei raggi cosmici in urti ripetuti con lenubi magnetizzate e in moto turbolento del gasinterstellare, e quin<strong>di</strong> i raggi cosmici come fenomenosu scala galattica e forse extra-galattica.Era solito ripetere, scherzando, che Ferminon poteva essersi sbagliato poiche «aveva unfilo <strong>di</strong>retto con l'Altissimo». E in un certo sensoaveva colto nel segno visto che il meccanismo <strong>di</strong>Fermi, pur nelle sue varie forme e mo<strong>di</strong>ficheconseguenti all'enorme ampliamento delle conoscenzeastronomiche, eÁ comunque rimastoalla base della nostra comprensione dei fenomeni<strong>di</strong> accelerazione delle particelle carichepresenti in vari contesti astrofisici, siano essioggetti stellari, galattici o extra-galattici.Il caso ha voluto che nel lontano 1965 incontrassi<strong>di</strong> nuovo Puppi al Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong>della Columbia University <strong>di</strong> New York, doveera stato invitato come visiting professor edove tenne un corso mirabile <strong>di</strong> lezioni sui raggicosmici e sulla loro accelerazione. Ricordo fra ipresenti T. D. Lee e L. Woltjer, allora Direttoredel Dipartimento <strong>di</strong> Astronomia della Columbia,e ricordo anche un modello, che Egli avevaideato e sviluppato ad hoc per quelle lezioni,consistente nell'accelerazione dei raggi cosmicigalattici in urti successivi con inviluppi stellariin espansione, il che avrebbe consentito l'applicazionedel meccanismo <strong>di</strong> Fermi <strong>di</strong> I a specieurti sempre favorevoli) realizzando il massimod'efficienza nell'accelerazione. In collaborazionecon Woltjer producemmo anche un lavoro,pubblicato sul «Il Nuovo Cimento», nel quale siipotizzava un'accelerazione sistematica allaFermi) dei raggi cosmici a causa della caduta sul<strong>di</strong>sco galattico <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> nubi <strong>di</strong> gas da pocoscoperte.Con queste premesse non fa meraviglia chePuppi fosse rimasto impressionato dalle potenzialitaÁdella ricerca ra<strong>di</strong>oastronomica chenegli anni '50 stava rivoluzionando la nostraconcezione dell'universo. L'emissione ra<strong>di</strong>onon-termica della Galassia, dovuta all'emissione<strong>di</strong> sincrotrone <strong>di</strong> elettroni ultra-relativistici acceleratinei campi magnetici galattici, era <strong>di</strong>rettamentecollegabile alla componente elettronicaprimaria dei raggi cosmici e forniva unmezzo d'indagine, insperato fino a pochi anniprima, per lo stu<strong>di</strong>o della <strong>di</strong>stribuzione dei raggicosmici nella Galassia. Per la stessa ragione, lascoperta della emissione <strong>di</strong> sincrotrone ra<strong>di</strong>o daalcuni resti <strong>di</strong> supernove, fra cui notoriamentela Nebulosa del Granchio, in<strong>di</strong>viduava nei collassigravitazionali che accompagnano le fasiterminali dell'evoluzione <strong>di</strong> stelle massicce lepossibili sorgenti primarie dei raggi cosmici e illoro ruolo nel bilancio energetico globale deiraggi cosmici galattici, che per primo Puppiaveva affrontato. E poi la scoperta delle ra<strong>di</strong>ogalassie la cui emissione <strong>di</strong> sincrotrone alle ra<strong>di</strong>oonde denunciava la presenza <strong>di</strong> enormiquantitaÁ <strong>di</strong> elettroni ultra-relativistici, e quin<strong>di</strong>l'ubiquitaÁ dei raggi cosmici testimoni <strong>di</strong> fenomenialtamente energetici presenti nell'universo.Inoltre, se si considera che la grandepotenza emessa dalle ra<strong>di</strong>o galassie era tale darenderle ben «visibili» sullo sfondo del cieloalle ra<strong>di</strong>o frequenze anche se poste a gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanze,mentre le corrispondenti immagini otticheapparivano estremamente deboli o ad<strong>di</strong>ritturaevanescenti, ecco che si veniva ad aprireuna grande opportunitaÁ per il loro utilizzo nell'indaginecosmologica in un momento, fra l'altro,in cui si assisteva ad un acceso <strong>di</strong>battito cheopponeva la teoria dello «stato stazionario» aquella del Big Bang.In questo clima internazionale <strong>di</strong> grande interesseculturale e scientifico Puppi decise <strong>di</strong>lanciare l'Italia nell'avventura ra<strong>di</strong>oastronomica.Del resto l'astronomia ufficiale dell'epoca,essenzialmente presente negli Osservatoriastronomici e negli istituti universitari ad essicollegati, non sembrava essersi accorta delleprospettive rivoluzionarie rappresentate dall'apertura<strong>di</strong> questa nuova finestra sul cosmo. Lasola encomiabile eccezione era rappresentatada Guglielmo Righini, <strong>di</strong>rettore dell'OsservatorioAstrofisico <strong>di</strong> Arcetri, fortemente interessatoallo sviluppo della ra<strong>di</strong>oastronomia solareun piccolo ra<strong>di</strong>otelescopio, ma il Sole eÁaccecante anche alle onde ra<strong>di</strong>o, era giaÁ in funzionenelle imme<strong>di</strong>ate a<strong>di</strong>acenze della sededell'osservatorio). CosõÁ Puppi, alla fine deglianni '50, ha ideato e promosso presso il Ministerodella Pubblica Istruzione l'avvio <strong>di</strong> ungrande progetto per la ricerca ra<strong>di</strong>oastronomicache si eÁ concretizzato nel giro <strong>di</strong> un quinquenniocon la costruzione del Ra<strong>di</strong>otelescopio «Crocedel Nord» dell'UniversitaÁ <strong>di</strong> Bologna, inauguratonel 1964 con felice intuito Puppi aveva affidatola definizione e realizzazione del progetto aMarcello Ceccarelli, giovane e brillante fisicosperimentale da poco tempo trasferitosi all'UniversitaÁ<strong>di</strong> Bologna). Lo sviluppo della ra-

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