integrazione dell' attivitaÁ <strong>di</strong> ricerca scientifica.Per lui era inscin<strong>di</strong>bile il binomio: elaborare etrasmettere la cultura, i due pilastri fondamentalidella professione universitaria.Una testimonianza <strong>di</strong> quanto egli ritenesseimportante la <strong>di</strong>dattica e ne cogliesse anche larilevanza sociale ci eÁ data dal suo contributo,intitolato «Considerazioni sulla fisica italiana»,al 47ë Congresso Nazionale della SocietaÁ <strong>Italiana</strong><strong>di</strong> <strong>Fisica</strong>, tenutosi a Como nel 1961, i cui attifurono pubblicati sul Supplemento del NuovoCimento në 2 del 1962.Quasi al termine, Puppi scriveva:«Dobbiamo de<strong>di</strong>care il meglio <strong>di</strong> noi stessiall'allevamento dei giovani che ora si affidanoalle nostre cure; eÁ venuto il momento <strong>di</strong> comprendereche questo eÁ il nostro principale problema.... Col crescere del numero degli allievi lasperanza matematica che un buon insegnamentofrutti a lunga scadenza piuÁ <strong>di</strong> una ricercain<strong>di</strong>viduale comincia ad essere notevole.Noi ci conosciamo, conosciamo le nostre possibilitaÁe i nostri limiti, ma non vi sono limitiragionevoli che possiamo fissare al ren<strong>di</strong>mentodella nostra capacitaÁ <strong>di</strong> educatori. Una buonalezione puoÁ essere molto piuÁ profonda <strong>di</strong> unamodesta ricerca e puoÁ dare a noi la piacevolesensazione <strong>di</strong> aver fatto qualcosa <strong>di</strong> veramenteutile per gli altri e per noi stessi.»Il miglior omaggio che oggi possiamo fare allamemoria <strong>di</strong> un grande scienziato e docente eÁme<strong>di</strong>tare queste sue parole, pronunciate, eÁ vero,piuÁ <strong>di</strong> cinquant'anni fa, ma drammaticamenteancora attuali; con la nostra attivitaÁ quoti<strong>di</strong>ana<strong>di</strong> docenti, possiamo <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> averle intesee fatte nostre.IN QUEI TEMPI .... RICORDI DI UNA MATRICOLA DI MEZZO SECOLO FAFRANCO CASALIDipartimento <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong>, UniversitaÁ <strong>di</strong> Bologna e INFN, Sezione <strong>di</strong> Bologna16PiuÁ <strong>di</strong> cinquanta anni fa frequentavo l'Istituto<strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> come matricola. Tra gli eccellentiprofessori che ebbi la fortuna <strong>di</strong> incontrare, ungrato ricordo va al Professor Puppi. Gran<strong>di</strong>ssimo<strong>di</strong>datta sicuramente il migliore che abbiaavuto) era molto amato dagli studenti per la suasimpatia oltre che per la chiarezza. Portavasempre dei papillon <strong>di</strong> seta multicolore su can<strong>di</strong>decamicie. In questo era copiato da molti <strong>di</strong>noi. In quei tempi insegnava <strong>Fisica</strong> Generale 1agli studenti della FacoltaÁ <strong>di</strong> Scienze e d'Ingegneria,riuniti in un unico corso. Anche se innumero inferiore a quello attuale, pur tuttaviaeravamo sufficienti a riempire l'Aula Magnadell'Istituto <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong>.Una volta, dopo una delle prime lezioni eravamoin prossimitaÁ del Natale), rivoltosi aglistudenti chiese:«Qualcuno ha domande da fare?».Silenzio. Poi, tra lo stupore generale, si alzoÁun nostro amico Ð bello spirito ma non un genioÐchechiese:«Quando ci daÁ le vacanze?»Altro silenzio <strong>di</strong> gelo. E Puppi, senza scomporsi,sfoderando uno dei suoi leggendari sorrisi:«Le vacanze sono come i baci. Non si chiedono:si prendono».Applauso oceanico.Non si poteva non essere affascinati da un«maestro» del genere. Io lo fui sempre. Andavo atutti i suoi seminari. In uno <strong>di</strong> essi Puppi spiegoÁil rallentamento dei neutroni in un mezzo compostoda uranio e grafite, compreso il fenomenodella cattura <strong>di</strong> queste particelle da parte dell'uranio-238.Ricordo, come fosse ieri, la suadescrizione <strong>di</strong> questo complicato fenomeno <strong>di</strong>fisica nucleare, fatta con immagini quasi dacartoni animati. I neutroni, urtando i nuclei <strong>di</strong>grafite, perdevano energia fino ad arrivare«nella zona dei draghi» la zona delle risonanzenucleari) da dove <strong>di</strong>fficilmente potevano uscirea meno che ...... .Se si riusciva a salvare i neutroni dai draghic'era la speranza <strong>di</strong> avere una reazione a catenae <strong>di</strong> produrre energia in quantitaÁ pressoche illimitata.
Avevo deciso. Il mio futuro era quello <strong>di</strong> salvarei neutroni dai draghi cioeÁ <strong>di</strong> progettarereattori nucleari adatti a sostituire le fontienergetiche <strong>di</strong> tipo convenzionale, come il carbonee il petrolio.Due anni dopo seppi che il Professor Ferrettistava formando un gruppo <strong>di</strong> giovani per realizzareun reattore nucleare <strong>di</strong> tipo sperimentale.Andai da lui e gli chiesi se potevo far parteanch'io <strong>di</strong> quel gruppo. Ferretti mi guardoÁ sorpreso:vi<strong>di</strong> un sorriso un po' sarcastico sul suovolto. Prese un libro americano sui reattori nucleari,appena uscito, cercoÁ alcuni problemi, riportatiin fondo ai primi capitoli, e mi <strong>di</strong>sse:«Se eÁ in grado <strong>di</strong> risolvere questi problemi miha sempre dato del «Lei»), come tesi Le daroÁ laprogettazione neutronica del reattore che inten<strong>di</strong>amocostruire».Dopo un paio <strong>di</strong> mesi ritornai con le soluzioni.Un anno dopo mi laureai con Ferretti e Pierantonicon una tesi sulla progettazione neutronicadel reattore RB1 Reattore Bologna 1)che si sarebbe costruito nel realizzando CentroNucleare <strong>di</strong> Montecuccolino.Molti dei neutroni erano stati salvati dallefauci dei draghi. Il reattore RB-1 comincioÁ afunzionare il 14 <strong>di</strong> agosto del 1962.RICORDI DI UN VECCHIO STUDENTEETTORE VERONDINIDipartimento <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong>, UniversitaÁ <strong>di</strong> Bologna e INFN, Sezione <strong>di</strong> BolognaNon eÁ facile parlare <strong>di</strong> una persona comeGianni Puppi la cui presenza mi ha accompagnatoin tutta la mia vita <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong>insegnamento dandomi, sempre e comunque,consigli, in<strong>di</strong>cazioni e affettuosi rimproveri. MilimiteroÁ quin<strong>di</strong> a qualche breve ricordo, nellaconsapevolezza che, comunque, l'assenza <strong>di</strong> untale maestro e amico non potraÁ che pesare alungo nei cuori <strong>di</strong> tutti coloro che ebbero il privilegio<strong>di</strong> essergli vicino.Lo conobbi, da studente, nel novembre del1958 quando seguivo il corso <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> Sperimentalebiennale) <strong>di</strong> cui era titolare. PiuÁ tar<strong>di</strong>mi avrebbe spiegato che aveva esitato moltoprima <strong>di</strong> decidersi a tenere quel corso, poiche ,pensava, occorresse avere maturato una grandeesperienza per affrontare studenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versaformazione, con <strong>di</strong>verse motivazioni, generalmentepoco preparati in fisica, studenti a cuiera necessario inculcare i principi metodologicie i concetti <strong>di</strong> base della <strong>di</strong>sciplina. Molto piuÁsemplice, <strong>di</strong>ceva, era lavorare con studenti delterzo o quarto anno che ormai avevano acquisitouna base culturale omogenea. Per questo, concludeva,ho voluto aspettare <strong>di</strong> avere una certaetaÁ per affrontare gli studenti piuÁ giovani.Queste poche parole fanno capire l'importanzache Puppi attribuiva all'insegnamento:non un'attivitaÁ secondaria, ma la destinazionenaturale, la ricaduta ovvia, dell'attivitaÁ <strong>di</strong> ricerca.In questo amava ricordare come EnricoFermi preparasse minuziosamente le sue lezioni,annotando una serie <strong>di</strong> appunti, molti deiquali furono anche pubblicati.Nonostante le numerose sollecitazioni ricevute,Gianni Puppi non scrisse mai un manuale <strong>di</strong><strong>Fisica</strong>: sentiva il rischio, probabilmente, <strong>di</strong> unacristallizzazione nella presentazione degli argomenti.Il suo modo <strong>di</strong> far lezione era piuttosto un<strong>di</strong>alogo con gli studenti, cosicche i percorsi perarrivare ai risultati erano <strong>di</strong> volta in volta <strong>di</strong>versi;si assumeva il compito <strong>di</strong> «guidare» piuÁ chequello <strong>di</strong> presentare veritaÁ co<strong>di</strong>ficate; preferivadare gli strumenti per capire cosicche ciascunopotesse utilizzarli secondo le proprie necessitaÁ .Questo modo <strong>di</strong> essere «maestro» non potevaessere fissato in una pagina.Dopo la laurea, continuai con il mio relatorePietro Bassi) a progettare un esperimento permisurare la «scattering length» neutrone-neutrone:ricordo che spesso, <strong>di</strong> fronte a qualcheproblema o a qualche incertezza, Bassi <strong>di</strong>ceva17
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