44qualitaÁ professionali portanti <strong>di</strong> Pietro Bassi:capacitaÁ <strong>di</strong>dattiche, formazione sperimentalecon competenze anche tecnologiche, inserimentonel tessuto culturale internazionale, versatilitaÁd'interessi, notorietaÁ e rilievo nella fisicanazionale. Il verbale non puoÁ riferire, invece, lequalitaÁ personali tramite le quali Bassi avrebbetrovato la propria intesa con i colleghi della facoltaÁ, che annoveravano personalitaÁ altrettanto<strong>di</strong> spicco sia sul piano professionale, sia sulpiano umano, come Giuseppe Evangelisti, PieroPozzati, Giulio Supino, Ercole De Castro.Queste qualitaÁ , che sicuramente Puppi avevaapprezzato e valutato, erano in<strong>di</strong>spensabili percheÂl'incontro tra un addetto alla scienza pura euna nutrita e robusta comunitaÁ <strong>di</strong> professionistiformati alla cultura della realizzazione potesseattuarsi, finendo per inserire nella facoltaÁ unasignificativa rappresentanza <strong>di</strong> fisici. Non devecredersi che Bassi fosse un fine <strong>di</strong>plomatico neÂl'incarnazione del combattente: apparentementetimido fino a sembrare talvolta impacciato,teneva un atteggiamento <strong>di</strong>screto e riservatocon chiunque. Questo aspetto apparentementein<strong>di</strong>feso giocava in realtaÁ a suovantaggio quando, in vista <strong>di</strong> un determinatoobbiettivo, utilizzava le sue armi <strong>di</strong>alettichefondamentali: intelligenza, acume e una dosenon sempre percepibile <strong>di</strong> senso dell'umorismo.Nei rapporti coi colleghi <strong>di</strong> facoltaÁ era aiutatoanche da una certa conoscenza della mentalitaÁprofessionale dell'ingegnere che gli derivavadall'ambiente familiare. Gli allievi che lascioÁdopo i ventidue anni nei quali rimase in facoltaÁebbero la sensazione palpabile della considerazioneche il collega proposto da GiampietroPuppi vi si era guadagnato.Amico fraterno e suo grande ammiratore,Pietro Bassi con<strong>di</strong>videva l'interesse che Puppi,esperto <strong>di</strong> gestione della ricerca in campo industriale,da sempre aveva manifestato neiconfronti del mondo della tecnologia e dell'industriabasti ricordare che Venezia gli devel'apertura dell'Istituto delle Gran<strong>di</strong> Masse delCNR, nato per lo stu<strong>di</strong>o dei problemi della laguna,e la fondazione <strong>di</strong> Tecnomare, societaÁd'ingegneria operante a livello internazionaleprincipalmente per lo sviluppo <strong>di</strong> campi <strong>di</strong>idrocarburi offshore e onshore).Particolarmente interessanti, sotto questoprofilo, le considerazioni sul rapporto trascienza e industria che Giampietro Puppi ci affidoÁin un'intervista 1 ) pubblicata sul NuovoSaggiatore in occasione del Centenario dellaSIF: Si eÁsempre cercato Ð ci <strong>di</strong>sse allora Ð unponte tra queste due realtaÁ, una specie d'introvabilepassaggio a Nord-Ovest che le colleghi:in realtaÁ, esse sono sempre state connesse,anche se non ce ne accorgiamo. Le industrie chepiuÁ vanno avanti sono quelle che riconosconoche le ra<strong>di</strong>ci del progresso si affondano nellascienza, e quelle che falliscono sono quelle che,non avendo sufficiente base, sono incapaci <strong>di</strong>capire i tempi <strong>di</strong> quello che si chiama innovazione.Assertore convinto dell'importanza dellapreparazione <strong>di</strong> base nella formazione degliallievi ingegneri, ammoniva comunque: Se lascienza tende principalmente all'estensionedelle conoscenze, essa deve poterlo fare liberamente,non solo dalle esigenze dell'industria,ma da qualsiasi altro vincolo. Se essainvece vuole, sotto opportune con<strong>di</strong>zioni, avvicinarsial profilo applicativo, allora Ð pernon avere insuccessi Ð eÁ l'industria che devesegnare gli obbiettivi e i tempi.Interessante e in un certo senso bipartisananche l'in<strong>di</strong>cazione sull'insegnamento che ci<strong>di</strong>ede in un precedente incontro 2 ): I fisici chevengono preparati dalle UniversitaÁ italianepossono reggere la competizione con qualsiasiscuola del mondo: i nostri studenti, quando siimpegnano in campo internazionale, fannosempre un'ottima figura. EÁpossibile che questosia dovuto al fatto che il tipo <strong>di</strong> cultura cheviene loro proposta eÁpoco tecnicistica. Rispettoalle UniversitaÁ anglosassoni, da noi s'insistemaggiormente su una buona preparazione <strong>di</strong>base e concettuale, piuttosto che su quello chegli anglosassoni chiamano il problem-solving.Vi eÁ peroÁ un rischio latente, in questo tipo <strong>di</strong>scelta, che eÁ quello <strong>di</strong> accentuare il gusto filosofico,<strong>di</strong> fare, insomma, tanti filosofi dellascienza anziche dei fisici. Io vedo nel fatto <strong>di</strong>innestare un grosso interesse per i fenomeninaturali un correttivo rispetto a questo tipo <strong>di</strong>impostazione. Se volete, questa eÁ la mia filosofiaeducativa.Nelle convinzioni cosõÁ manifestate era evidente,accanto all'importanza che Puppi attribuivaal modello educativo, la fiducia che eglistesso nutriva nel rinnovarlo e ripensarlo conimpegno continuo, come in realtaÁ richiede l'insegnamentoin ogni FacoltaÁ sensibile alle tematicheinnovative e in particolare in quella <strong>di</strong> Ingegneria.Era anche evidente la potenzialitaÁ delsuo metodo <strong>di</strong> affrontare il problema come esigenza<strong>di</strong> scelta, con mentalitaÁ unitaria e origi-
nale, maturata nella ricerca sulle leggi dellanatura ma esportabile per esplorare ogni tipo <strong>di</strong>tematica, speculativa o organizzativa.Concretezza d'insegnamento, dunque, non finea se stessa ma temperata dalla base culturale,era la raccomandazione che Puppi in<strong>di</strong>rizzava anoi, giaÁ professori della FacoltaÁ d'Ingegneria, eche a suo tempo doveva aver <strong>di</strong>scusso e maturatocon Pietro Bassi se questo stesso, come riconoscevanel 1984 il Preside della FacoltaÁ LeonardoMarchetti 3 ), aveva saputo modellare una<strong>di</strong>dattica, nelle materie fisiche <strong>di</strong> base, opportunamentefinalizzata alle specifiche richiesteculturali del nostro settore professionale.Coerentemente con le aspettative emerse dalverbale <strong>di</strong> chiamata, l'attivitaÁ <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> ricerche<strong>di</strong> Pietro Bassi sempre d'intesa conGiampietro Puppi, eccome!) nell'ambito dellafacoltaÁ percorse due strade importanti.Quella applicativa consistette nella partecipazionealla costituzione e all'avvio del Laboratoriod'Ingegneria Nucleare <strong>di</strong> Montecuccolinoauspicato giaÁ dal 1959 da Bruno Ferretti eGiampietro Puppi, e inaugurato nel 1963) e dellaScuola <strong>di</strong> Specializzazione in Ingegneria e TecnicheNucleari, della quale fu a lungo il Direttore.La strada della scienza pura fu invece percorsa,nei maggiori laboratori <strong>di</strong> ricerche nazionalie internazionali, dai giovani laureatisi in<strong>Fisica</strong> sotto la guida <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> Pietro Bassistesso, che a loro volta attrassero verso l'avventuradella ricerca fondamentale ulteriori allievidello stesso ceppo.Un'ultimo elemento dello stile al quale siaGiampietro Puppi sia Pietro Bassi ispiravano illoro ruolo <strong>di</strong> professori d'UniversitaÁ risiede nelgrande rispetto che ambedue tributavano alla<strong>di</strong>dattica. Puppi ci <strong>di</strong>sse un giorno che non facevalezione che non fosse stata preparata <strong>di</strong>fresco. Tenendo presente il tono brillante equasi fantasioso del suo modo <strong>di</strong> trattare gli argomentiin aula, la cosa ci sorprese, e glielo <strong>di</strong>cemmo.EÁ il ricordo affettuoso che si puoÁ avereper un genitore quello del suo sguardo chinato,mentre si passava una mano nei capelli e <strong>di</strong>ceva,con un mezzo sorriso, qualcosa del tipo: teneteveloper detto, eÁmeglio per voi.Meno ironico in materia, ma ugualmente severonell'ammonimento al rispetto per gli studenti,che amava sinceramente, Pietro Bassi ci<strong>di</strong>ede le sue ultime prescrizioni in materia tenendolezione, ancorche sofferente, fino agliultimi giorni della sua esistenza.Bibliografia1) A. BERTIN eA.VITALE, ``Incontro con Giampietro Puppi'',Il Nuovo Saggiatore 14, No. 3-5 1998) 178.2) A. BERTIN eA.VITALE, La luce pesante. Carlo Rubbia,cronaca <strong>di</strong> un Nobel Poligrafici E<strong>di</strong>toriale, Bologna)1984.3) L. MARCHETTI, «L'opera nella FacoltaÁ <strong>di</strong> Ingegneria dell'UniversitaÁ<strong>di</strong> Bologna», in L'itinerario scientifico el'insegnamento <strong>di</strong> Pietro Bassi, Fisico, a cura <strong>di</strong> A.Bertin, E. Veron<strong>di</strong>ni e A. Vitale UniversitaÁ <strong>di</strong> Bologna)1985.45GIAMPIETRO PUPPI E L'ASTROFISICA ITALIANAGIANCARLO SETTIDipartimento <strong>di</strong> Astronomia, UniversitaÁ <strong>di</strong> BolognaGiampietro Puppi, oltre ad aver acquisito famainternazionale per le Sue ricerche nel campodelle particelle elementari, ha svolto unruolo imprescin<strong>di</strong>bile nella promozione <strong>di</strong> altricampi <strong>di</strong> ricerca a livello nazionale e internazionale.Fra questi va certamente menzionatol'impulso dato allo sviluppo della ricerca astrofisica.In Italia eÁ forse stato il primo fra i gran<strong>di</strong>«padri» della fisica ad accorgersi dell'importanzacrescente delle ricerche astrofisiche insettori non propriamente tra<strong>di</strong>zionali della ricercaastronomica me<strong>di</strong>ante lo sviluppo <strong>di</strong>nuove e innovative tecniche per l'osservazionedel cosmo. Questo interesse per l'astrofisica e lacosmologia gli derivava, oltre che dalla Sua in-
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