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IL NUOVO SAGGIATORE - Società Italiana di Fisica

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<strong>di</strong> energia nucleare, adottando la tecnica delbuttarli a mare per vedere se riuscivano a nuotare.La progettazione fu fatta sulla base <strong>di</strong> documentiamericani, da poco resi pubblici, utilizzandoil primo «grande» calcolatore elettronicoinstallato a Bologna. Si trattava <strong>di</strong> unIBM-650 2 k<strong>di</strong> memoria!). Il reattore RB1 funzionavaa bassa potenza, 10 watt termici, e nonaveva quin<strong>di</strong> grossi problemi <strong>di</strong> accumulo deiprodotti <strong>di</strong> fissione. Esso <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> una cavitaÁcentrale in cui erano posti successivamente«reticoli» cioeÁ parti significative <strong>di</strong> reattorinucleari) <strong>di</strong> cui si conoscevano le proprietaÁ fisichee «reticoli» in esame. Dalle misure <strong>di</strong> variazione<strong>di</strong> reattivitaÁ si poteva risalire alla determinazionedei parametri nucleari dei reticoliin esame.Il reattore era costituito da una struttura cilindricaa tre zone concentriche, alte circa 3 m.La zona esterna era occupata da un riflettore <strong>di</strong>grafite, quella interme<strong>di</strong>a, dalla struttura moltiplicantemoderata a grafite, in cui potevano essereinseriti 86 elementi <strong>di</strong> biossido <strong>di</strong> uranioarricchito al 20% <strong>di</strong> 235 U per complessivi 10 kg <strong>di</strong>235 U. La zona sperimentale centrale, aveva un<strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> circa 1 m ed era occupata da alcunecelle del reticolo in esame, circondate da unazona, <strong>di</strong> composizione variabile, con la funzione<strong>di</strong> adattare lo spettro energetico e la <strong>di</strong>stribuzionespaziale dei flussi.Tutta la struttura era posta dentro un contenitoreformato da una struttura metallica e dauna in calcestruzzo armato, con funzioni anche<strong>di</strong> schermo biologico, in cui poteva essere fattoil vuoto per un controllo finissimo della reattivitaÁ.Il sistema <strong>di</strong> controllo era molto <strong>di</strong>versificatoed era costituito da: 3 barre <strong>di</strong> controllo veloci aban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> cadmio, 3 barre a liquido entro cuipoteva essere iniettata, in un tempo molto breve,una soluzione <strong>di</strong> nitrato <strong>di</strong> cadmio, 3 barrelente a cremagliera, per lo spegnimento delreattore durante le operazioni <strong>di</strong> carico e scaricodel combustibile. Inoltre 20 elementi <strong>di</strong>combustibile, in caso <strong>di</strong> aumento eccessivodella temperatura nel nocciolo, potevano scaricareper gravitaÁ , a seguito della fusione <strong>di</strong> unsottile strato <strong>di</strong> paraffina, i pellet <strong>di</strong> uranio arricchito,in un catino compartimentato con <strong>di</strong>visori<strong>di</strong> cadmio brevetto CNEN). La collocazionedei laboratori sul crinale delle colline asud <strong>di</strong> Bologna garantiva inoltre automaticamentel'impossibilitaÁ <strong>di</strong> allagamenti.RB1 fu in seguito convertito per esperienze sureattori ad acqua pesante nell'ambito <strong>di</strong> unacollaborazione con l'Euratom <strong>di</strong> Ispra ProgettoORGEL). Furono fatte misure anche su elementi<strong>di</strong> combustibile contenenti piccoli quantitativi<strong>di</strong> plutonio.Poco tempo dopo l'entrata in funzione delreattore RB1, l'Agip Nucleare realizzoÁ il reattoresperimentale RB2, sul modello del reattoreamericano TRIGA, per training <strong>di</strong> studenti delCorso <strong>di</strong> Ingegneria Nucleare. Dopo qualcheanno tale reattore fu notevolmente mo<strong>di</strong>ficatoper potervi stu<strong>di</strong>are Ð come per l'RB1 Ð caratteristichefisiche <strong>di</strong> reattori nucleari <strong>di</strong> tipoavanzato. In una prima fase furono stu<strong>di</strong>ate lecaratteristiche <strong>di</strong> reattori a «gas-grafite» ad altatemperatura con combustibile a microsfere,brevetto Agip Nucleare) e successivamentezone moltiplicanti tipiche <strong>di</strong> reattori veloci.Questa attivitaÁ sperimentale era strettamenteconnessa con l'accordo tra Italia e Francia perlo sviluppo dei reattori veloci.Nel 1971 i laboratori <strong>di</strong> Montecuccolino furonocompletati con l'RB3, un reattore sperimentalea potenza zero moderato ad acquapesante e riflesso con grafite, ceduto dal CEACommisariat aÁ l'Energie Atomique <strong>di</strong> Saclay)a un prezzo simbolico. L'RB3 aveva lestesse <strong>di</strong>mensioni del costruendo reattore CI-RENE e costituõÁ un ottimo banco <strong>di</strong> prova come«mock-up» ingegneristico <strong>di</strong> detto reattore.Fu, infatti, utilizzato per stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>namica e perottimizzare il sistema <strong>di</strong> controllo del «fratellomaggiore».Verso la metaÁ degli anni '70 con i tre reattoriimpegnati in «filiere» d'avanguar<strong>di</strong>a, il Laboratorio<strong>di</strong> Montecuccolino si poneva come uno deimigliori centri <strong>di</strong> ricerca nella fisica applicata aireattori nucleari. Molte furono le pubblicazioni,nelle migliori riviste internazionali <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> eIngegneria dei Reattori, relative alle attivitaÁteoriche e sperimentali portate avanti in dettoCentro. Le attivitaÁ erano proposte e coor<strong>di</strong>nateda un Comitato Scientifico composto da tremembri rappresentanti rispettivamente <strong>di</strong> UniversitaÁ, CNEN e Agip Nucleare). Per moltotempo l'UniversitaÁ fu rappresentata dal ProfessorPuppi sostituito, successivamente, dalProfessor Pietro Bassi.59

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