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l'opinione

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<strong>l'opinione</strong>Christian ScrinziÈ tempo di mettere finealla gara a chi è più “bio”Naturalità, salubrità, sostenibilità.Un contagioso “daltonismo”sta spingendo il consumatorea prediligere la tinta verde anchequando acquista il vino. Gli operatorine devono tenere conto, ma devonoanche saper distinguere tra lediverse sfaccettature di questa nuovatendenza di acquisto.Se la sostenibilità spinge le cantinaa intraprendere varie azioni di tuteladell’ambiente, la naturalità è unaqualità che coinvolge più direttamentel’esperienza sensoriale di chiconsuma vino. Che chiede la riconoscibilitàdel sapore dell’uva e delterroir, senza ulteriori aggiunte artificiose(quindi zero solfiti, zeroconservanti, zero coadiuvanti).Un Gruppo come il Giv, così grandee complesso (15 Cantine di proprietàe 20 marchi) si sta preparando datempo a questa grande sfida, perchéla strada da percorrere per produrrevini “green oriented” è molto lunga:parte dal vivaio, si rafforza in vignetocon una viticoltura senza forzaturee se le materie prime ottenutesono ottime, anche l’enologia diventauna tecnica solo di precisione, conl’obiettivo primario di ridurre almassimo l’uso dell’anidride solforosa.Una filosofia che si può riassu-mere nell’usare meno artifici incantina, comprendere meglio la materiaprima e valorizzare l’originalitàdei territori. Tutto nel rispetto diuna sostenibilità che deve essereprima di tutto economica.Chi si è organizzato e attivato pertempo con questa mission, potràcontare su buoni risultati nel breve/medio periodo. Il tempo per permetterea mercati mondiali sempre piùesigenti di riconoscere e di premiarei vini più vicini a questa fortedomanda di semplicità, di etica, difuturo. La riconoscibilità degli sforzidel produttore diventa quindi unelemento centrale. Il Gruppo italianovini ha intrapreso un progettounico con l’obiettivo di poter certificarein un vino tutte le esigenzerichieste dai consumatori. La naturalitàdeve essere comunicata nelmodo più semplice possibile, associandole occasioni di consumo albenessere.Chi si avvicina oggi al vino non vuolecapire i tecnicismi di produzione,ma la naturalità del prodotto, l’originalitàdella provenienza, dellacultura del territorio dove ogni vinonasce e noi in Italia siamo ricchi diqueste informazioni, che possonodare al vino un nuovo ruolo, sempreDirettore enologicoe di produzione di GivDiplomato presso l’Istitutodi San Michele all’Adige, doponumerose esperienze con cantinedel Trentino, nel 2007 diventaDirigente ResponsabileCoordinamento Enologicodel Gruppo italiano vini;nel 2010 assume la responsabilitàdi Direttore Enologicoe di Produzione del Gruppocon l’obiettivo di garantireun’azienda globale di qualità.È inoltre direttore delle storicheCantine Bolla (marchio assorbitodal Giv).più associato al piacere e al benessere.Ma per riuscirci occorre innanzituttoeliminare le conflittualità.La gara a chi sia più verde tra le diversefilosofie di produzione (vininaturali, biologici, vini veri, biodinamiciecc.), risulta incomprensibileper i consumatori e non farà uscirequeste produzioni dalla loro nicchiadi mercato.37

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