43Sguardi oltrefrontieraFiore all'occhiello del made in Italy il vinogode di un positivo momento all'estero.Un'opportunità per i retailer66C'è voglia di biologicoSono le etichette che oggi raccolgonopiù interesse da parte della clientela.Anche fuori casa46I prezzi di fronte alla crisiCalano i consumi, non il valore delvenduto (che anzi aumenta). E idistributori valutano nuove etichette70Torna il vino quotidianoCerto i grandi rossi non sono spariti,ma il cliente chiede sempre più spessobuone etichette al giusto prezzo50Ecco le eno private labelProgetti di filiera, dove spesso nonappaiono nemmeno i marchi della Gdo,che valorizzano le aziende locali74Gioco di squadraOggi e sempre più, produttori, consorzidistributori, bar, ristoranti, strade del vinodovranno impararare a fare sistema54Piccoli teatri del vinoGli spazi espositivi dedicati a bianchie rossi nella grande distribuzionediventano luoghi per veri appassionati78La vendita direttaAumentano le aziende vinicole cheaprono punti vendita in città.Il business funziona e fa cassetto59Web, nuova frontieraPromuoversi e raccontarsi on line. Azioneimprescindibile per i gestori di bar,ristoranti, enoteche. Ma come fare?84Tutto con un clickBuoni acquisti e, soprattutto, buonevendite. Accade sul web, strumentocommerciale da valutare attentamente62Comunicare al meglioNuovi modi per comunicare il vinoal cliente. Tra racconti a voce e utilizzodi nuove tecnologie e sistemi espositivi90Le parole di domaniÈ tempo di ripensare il vocabolario creatoattorno alla degustazione.Per coinvolgere ed emozionare tutti5
L'opinioneChi mettiamo sul bancodegli imputati?di Davide Paoliniembra essere giunto un momento importante che tocca soprattuttoi consumi. Pochi, solo qualche anno fa, avrebbero scommesso sul loroconsistente rallentamento, soprattutto negli storici Paesi produttori comeFrancia, Italia, Spagna. Mentre chi sale nella scala dei consumi sono laCina, gli Stati Uniti e i Paesi del Nord Europa, mentre anche i nuovi Paesiproduttori, quali Argentina, Cile, Australia, segnano il passo. Sono lontani i tempi incui in Italia si registravano oltre 100 l pro capite, ora siamo a 37,7 (in Francia si èpassati dai 160 l del 1965 ai 48,2 del 2012); non significa che questo dato sia negativo,anzi molti osservatori lo hanno commentato così: “si beve meno, ma si beve meglio”.Può essere consolante? Direi di no. Quali possono essere le cause? C’è chi le individuanell’applicazione dell’etilometro, ovverosia nei controlli stradali che avrebberoimpedito di bere liberamente durante pasti e cene. Un altro aspetto, non di poco conto,è la crisi economica che ha toccato non solo l’Italia ma pure gli altri Paesi storici delvino, mentre, guarda caso, il consumo cresce laddove l’economia non ha risentito (o harisentito meno) della recessione mondiale. Non ci si può però accontentare di fermarsiad analizzare queste due motivazioni, ma bisogna, per così dire, andare più inprofondità per osservare un fenomeno generazionale, partendo dai nonni, ovverosia chioggi ha tra i 65-75 anni. Questa fascia di persone è cresciuta con il vino in mezzo allatavola. Insomma il vino fa parte di un loro patrimonio culturale, in molti casi quel vinoo quel vitigno sono parte della loro identità territoriale. “In un paese di vigne poi,a tavola il vino non mancava mai, ma anche in questo vi era modo di distinguere ilquotidiano dalla festa, nei giorni feriali c’era il fiasco, ma per le grandi occasioni sistappava una bottiglia del vino migliore, tenuto appositamente da parte degli amici8 vino, futuri possibili - rapporto di filiera