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2° RAPPORTO DI FILIERAFUTURIIIPOSSIBILIIl mercatoIl bevitore-acquirenteitaliano: sette inediti profilie le indicazioni su comee dove compra il vino oggi.Una ricerca esclusivaLe strategie vincentiLe risposte di cantine, retailere imprenditori del fuori casaalle richieste del consumatoreI nuovi businessDalla vendita direttaall'e-commerce: possibiliinvasioni di campoLe parole giusteLa nostra guida ai terminipiù in voga e più efficaciper raccontare i prodotti


EditorialeIn Italia si beve menoServe più condivisionedi Rossella De Stefanoirca 37 litri pro-capite. È quantogli italiani consumano in media inun anno, la metà rispetto agli inizidegli anni Ottanta. Un numeroche ritroverete spesso sfogliandoqueste pagine, quasi a rimarcare una soglia al disotto della quale non si può, e non si deve, scendere.Numeri Federvini alla mano, il settore è in gradodi generare un valore aggiunto di 13,2 miliardi dieuro, occupare quasi 1.200.000 addetti (pari al 5,1%della forza lavoro totale in Italia) e assicurareentrate fiscali e contributive per 8,5 miliardidi euro (1,3% del totale italiano). Un comparto,quindi, che deve proporsi ed essere riconosciutocome un elemento vitale del Sistema Italia.Serve però una presa di coscienza da parte di tutti:cantine, retailer, bar e ristoranti. E strategiecondivise. Da queste considerazioni ha preso lemosse la nostra ricerca, diretta da Marilena Colussiin collaborazione con Doxa Advice. Una questioneche meritava di essere analizzata in profondità.Abbiamo perciò allargato il nostro campioneselezionando 2.340 persone dal Panel High QualityGruppo 24 Ore. Un campione che, rispetto allamedia nazionale, è caratterizzato da unasignificativa presenza di professionisti-imprenditoridirigenti-quadri-autonomi,con un profilodi fruizione dei vari media più elevato rispettoalla media nazionale ufficiale Audipress.Ad arricchire l’edizione di quest’anno, anche leopinioni e i commenti del nostro comitato tecnico:esperti, opinion leader e rappresentanti dei consorziche con entusiasmo hanno risposto al nostro invitoe sposato il progetto. Convocato per la primavolta nel corso dell’ultimo Vinitaly, il comitatoproseguirà i lavori nei prossimi mesi per darerisposte concrete alla filiera. E di questovi daremo puntuali resoconti.1


LoginVini&futurouna ricerca esclusivain collaborazione coniunto alla sua seconda edizione, il Rapporto diFiliera "Vino futuri possibili" si presenta anchequest’anno ricco di spunti e riflessioni.Filo conduttore sono, ancora una volta, le parolechiave che sintetizzano i principali trend checaratterizzano lo scenario attuale e le dinamiche future del mercatosia nazionale sia internazionale. Un mix di sapere e conoscenzatradotto in concetti che riflettono l’essenza di un distretto impegnatoa preservare e valorizzare il patrimonio produttivo nostrano:territorio, sostenibilità, naturalità, innovazione, estero, valore,immagine, esperienza, web, comunicazione, bio, smart e sistema.A dare un senso a queste parole, l’opinione di esperti di settoreed esempi di eccellenza del saper fare italiano. Tutto miscelato coni risultati delle indagini dirette dall'esperta Marilena Colussi, svoltesu campioni di popolazione italiana e di professionisti, per far luce sulpresente e sul futuro della filiera del vino: produzione, distribuzione,consumo. L’obiettivo è offrire un’analisi dei fattori cruciali delmercato del vino, in un contesto in cui le professioni, i ruoli e lecompetenze sono sempre più interconnesse. Con la collaborazionedi Doxa-Marketing Advice, è stato intervistato on line un campionedi 500 uomini e donne, 18-64enni, denominato Web People Doxa,ad ampia rappresentatività (gli italiani fruitori di Internet sono 38milioni). Rispetto all’universo della popolazione italiana, il campioneintervistato ha una lieve sovrarappresentatività degli uomini (53,6%) ein particolare dei giovani (il 37% ha 18-34 anni e il 30% 35-44 anni);un quinto del campione è studente o in cerca di prima occupazione;2 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


maggioritari sono i lavoratori, con significativa presenza di impiegati,mentre sono pochi i pensionati e le casalinghe. Il profilo socioculturaleè leggermente più alto rispetto alla media italiana (il 30%è laureato e il 58% diplomato). La rilevazione è stata effettuata tra il19 e il 28 marzo. In parallelo, per avere una panoramica ancora piùampia e complementare, è stato intervistato - on line e con analogoquestionario - il campione People HQ24. Si tratta di un campionedi 2.340 persone selezionato dal Panel High Quality Gruppo 24Ore.Rispetto alla media nazionale, è caratterizzato da una significativapresenza di professionisti-imprenditori-dirigenti-quadri-autonomi,oltre a una buona rappresentanza di pensionati (17%). Il campionePeople HQ24 è rappresentativo per quote di sesso, età e areegeografiche della popolazione italiana 18-74enne (51,5% donne e48,5% uomini) e ha un profilo di fruizione dei vari media più elevatorispetto alla media nazionale ufficiale Audipress. La rilevazioneè stata effettuata tra il 27 marzo e il 7 aprile. In entrambi i campionisono significativi, omogenei e rappresentativi i responsabili acquistidi prodotti food&beverage (80% in Web People Doxa e 75% in PeopleHQ24). Sempre con Doxa-Marketing Advice, sono stati intervistati300 operatori della filiera del vino, denominati Professional:produttori viti-vinicoli, operatori dell'horeca (ristorazione, bar,enoteche, wine-bar ecc.), distributori, sommelier, enologi, chef.Le interviste sono state effettuate in due fasi: con questionari cartaceidurante la fiera Vinitaly 2013 (7-10 aprile) e on line presso i lettoridelle testate Bargiornale, Gdoweek, Mark Up, Ristoranti e VigneVinitra il 7 aprile e il 2 maggio.3


Sommario8Ilpunto del GastronautaRaccontare il vino quale espressionestorica e sociale di un territorio. Questovogliono oggi i nuovi consumatori18Strategie futuribiliIl parere di consumatori e professionistiper mettere fine al calo dei consumisul mercato interno10Gli italiani e il vinoI risultati della nostra ricerca esclusiva.Atteggiamenti, aspettative, desideri, stilidi acquisto e preferenze dei consumatori25Doc, crisi di mezz’etàNate cinquant'anni fa, le denominazionidi origine vivono oggi un profondorinnovamento. Ma sarà positivo?30La vigna sostenibileUna filiera produttiva vista attraversoaria, acqua, vigneto e territorio. Senzadimenticare l'aspetto commerciale34Certificare per vendereBiologico, sostenibile, sicuro... i marchidi qualità attorno al vino. Piaccionoal cliente e fanno bene all'export38Innovazione obbligatoriaIl global warning, ovvero il riscaldamentoglobale, impone il rinnovamento. Anchenei vigneti. Rischio o opportunità?4 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


43Sguardi oltrefrontieraFiore all'occhiello del made in Italy il vinogode di un positivo momento all'estero.Un'opportunità per i retailer66C'è voglia di biologicoSono le etichette che oggi raccolgonopiù interesse da parte della clientela.Anche fuori casa46I prezzi di fronte alla crisiCalano i consumi, non il valore delvenduto (che anzi aumenta). E idistributori valutano nuove etichette70Torna il vino quotidianoCerto i grandi rossi non sono spariti,ma il cliente chiede sempre più spessobuone etichette al giusto prezzo50Ecco le eno private labelProgetti di filiera, dove spesso nonappaiono nemmeno i marchi della Gdo,che valorizzano le aziende locali74Gioco di squadraOggi e sempre più, produttori, consorzidistributori, bar, ristoranti, strade del vinodovranno impararare a fare sistema54Piccoli teatri del vinoGli spazi espositivi dedicati a bianchie rossi nella grande distribuzionediventano luoghi per veri appassionati78La vendita direttaAumentano le aziende vinicole cheaprono punti vendita in città.Il business funziona e fa cassetto59Web, nuova frontieraPromuoversi e raccontarsi on line. Azioneimprescindibile per i gestori di bar,ristoranti, enoteche. Ma come fare?84Tutto con un clickBuoni acquisti e, soprattutto, buonevendite. Accade sul web, strumentocommerciale da valutare attentamente62Comunicare al meglioNuovi modi per comunicare il vinoal cliente. Tra racconti a voce e utilizzodi nuove tecnologie e sistemi espositivi90Le parole di domaniÈ tempo di ripensare il vocabolario creatoattorno alla degustazione.Per coinvolgere ed emozionare tutti5


L'opinioneChi mettiamo sul bancodegli imputati?di Davide Paoliniembra essere giunto un momento importante che tocca soprattuttoi consumi. Pochi, solo qualche anno fa, avrebbero scommesso sul loroconsistente rallentamento, soprattutto negli storici Paesi produttori comeFrancia, Italia, Spagna. Mentre chi sale nella scala dei consumi sono laCina, gli Stati Uniti e i Paesi del Nord Europa, mentre anche i nuovi Paesiproduttori, quali Argentina, Cile, Australia, segnano il passo. Sono lontani i tempi incui in Italia si registravano oltre 100 l pro capite, ora siamo a 37,7 (in Francia si èpassati dai 160 l del 1965 ai 48,2 del 2012); non significa che questo dato sia negativo,anzi molti osservatori lo hanno commentato così: “si beve meno, ma si beve meglio”.Può essere consolante? Direi di no. Quali possono essere le cause? C’è chi le individuanell’applicazione dell’etilometro, ovverosia nei controlli stradali che avrebberoimpedito di bere liberamente durante pasti e cene. Un altro aspetto, non di poco conto,è la crisi economica che ha toccato non solo l’Italia ma pure gli altri Paesi storici delvino, mentre, guarda caso, il consumo cresce laddove l’economia non ha risentito (o harisentito meno) della recessione mondiale. Non ci si può però accontentare di fermarsiad analizzare queste due motivazioni, ma bisogna, per così dire, andare più inprofondità per osservare un fenomeno generazionale, partendo dai nonni, ovverosia chioggi ha tra i 65-75 anni. Questa fascia di persone è cresciuta con il vino in mezzo allatavola. Insomma il vino fa parte di un loro patrimonio culturale, in molti casi quel vinoo quel vitigno sono parte della loro identità territoriale. “In un paese di vigne poi,a tavola il vino non mancava mai, ma anche in questo vi era modo di distinguere ilquotidiano dalla festa, nei giorni feriali c’era il fiasco, ma per le grandi occasioni sistappava una bottiglia del vino migliore, tenuto appositamente da parte degli amici8 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


il gastronautainfo@gastronauta.itA me non mi piacee faceva la sua comparsa troneggiando come un bene prezioso”(Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose). La generazione cheattualmente è compresa fra i 35-50 anni può essere invece etichettatacon il classico “si beve meno, si beve meglio”. Si può anche aggiungereche hanno cominciato a considerare il vino come bevanda e non piùcome alimento. Completamente diversa è la faccia della medaglia dellenuove generazioni che individuano nei rossi e nei bianchi una bevandacome le altre e non hanno una cultura familiare e di branco comenel passato. Queste generazioni non vivono la tavola come momentoaffettivo (coppie separate, mamma che lavora e non cucina), anzila maggior parte dei pranzi e cene li vivono in branco o da soli:occasioni in cui il vino non è presente e con il quale non entranoin contatto. Sempre in queste generazioni, quasi sempre, mancal’appartenenza al territorio, il legame con le origini e con la culturalocale, di cui il vino con le sue rappresentazioni fa parte. Cosa si puòfare? Difficile avere una ricetta vincente, ma sicuramente la diffusionedella cultura materiale, di cui il vino fa parte può in qualche modoaiutare. Così la storia della nascita del vino e il suo sviluppo attraversole diverse civiltà, il racconto del percorso del vino, delle tante varietàdei vitigni che affollano i territori italiani… Sarà sempre più importantefar capire che bere un vino significa “introitare” (come scrive ItaloCalvino) un territorio: sostanziale differenze da trangugiare unabevanda che non ha una Chiesa né una Bandiera (Primo Levi).Purtroppo all’orizzonte si profilaun nuovo problema per laristorazione in fatto di vini(e di carta dei vini): ilconsumatore-bevitore hascoperto il mal di testa e conesso i solfiti e, di conseguenzachiede a gran vocei vini che ne fanno a meno!Questo trend sempre piùsull’onda crea non pochiproblemi alla ristorazione chedeve aggiornare al più presto lapropria offerta dei vini persoddisfare una domanda semprepiù asfittica. Dunque nuoviinvestimenti, quando appuntoil consumatore bevedi meno, e le bottiglie in cantina“riposano” tranquille.È davvero singolare che questogrido d’allarme sui solfitisia piombato improvvisamente.Viene da chiedersi: ma primail mal di testa o questa ricercadi salubrità non c’era? Il sospettoè che forse la domandadi non impiegare solfiti siaarrivata soprattutto da noimedia, quindi una domandacreata, piuttosto che generatadalla necessità.9


In primo pianoItaliani e vinoLa passione va coltivataIL CAMBIAMENTODEI VALORI CHESI EVIDENZIA NELLASOCIETÀ FA DA SFONDOAL PROGRESSIVOMUTAMENTODEGLI STILI DI CONSUMOdi Marilena ColussiI PROFILI DEL CONSUMATOREAbbiamo delineato una mappa deidiversi tipi-consumatori, intersecandopiù variabili discriminanti: da un latole tradizioni e le abitudinicomportamentali e di consumo,dall’altro la passione, la competenzae non ultimo il fattore prezzo. Sullabase di questi ingredienti emergono7 identikit di bevitori-acquirentiEntusiastaSi considera un veroappassionato, conosce e bevemolti tipi di vini ed è bendisposto a spendere.Rappresenta il 9% nelcampione Web People Doxae un po’ meno in PeopleHQ24. Significativa la presenzadi 25-44enni e di uomini.10 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


Il rapporto con il vinoAutopercezione bevitori-astemiRiguardo al tuo rapporto con il vino,a quale dei seguenti profili di bevitoreti senti più vicino?Valori in %MarilenaColussiÈ direttrice di ricerche sociologiche e marketing,consulente d’impresa. Contributor giornalisticadelle testate Business Media del Gruppo 24 Ore,docente e member of faculty Sda Bocconi Masterfood & beverage. Specializzata in camposociologico, psicologico e nelle tecniche dicreatività finalizzate al problem solving, per oltre20 anni è stata direttore di ricerca pressoimportanti istituti di ricerca. Dal 2011 lavora comelibera professionista. Ha curato la direzione dellericerche e l’analisi dei risultati di questo Rapporto.Gli italiani hannocon il vinoun rapportoantichissimoche continua a reggereil passo con i tempi socioculturalied economici chestiamo vivendo. I più significativielementi di contestoal progressivo e profondocambiamento nei valori enei comportamenti dellasocietà quali, per esempio,la competizione tra le varievoci di spesa del bilancio familiare,le ansie alimentari,l’invecchiamento della popolazione,le preoccupazioniambientalistiche ecc., rappresentanoi fattori di maggioreimpatto nel legamecon i consumatori. Rispettoa qualche decennio fa, si assistea una drastica riduzionedei consumi di vino (circa37 litri annui pro-capite, lametà rispetto all’inizio deglianni ‘80), ma anche a unanotevole diversificazionedelle scelte. Un’evoluzionecontinua che ha differenziatoapprocci, immagineBase: tot. WebPeople DOXA(n. 500)5,63,6Base: tot. HQ24People (n. 2340)23,2ModeratoRegolare24,6Buono/DecisoNon bevitore/AstemioOccasionale31,87,12,418,24340,511


In primo pianoe consumi: dai tradizionalivini rossi da pasto si è passati,per esempio, ai bianchi,dai fermi ai mossi-frizzanti(spumanti e sempre più Prosecco),dai vini da tavola aiDoc-Docg e Igt (superati oracon le nuove Dop), dai secchiagli aromatici e ancora siè assistito alla riscoperta deivini autoctoni e territoriali,piuttosto che all’interesseper i vini più raffinati ecomplessi, passando per gliinvecchiati e barricati.Segue il fenomeno crescentedel vino biologico (dal 2012le prime etichette, precedentementevino da agricolturabiologica) e dei vini zerosolfiti.Più curiosiil valore assegnato al vinoLa diversificazione è avvenutaanche nel prezzo e nelle zati, tra cui la crescita della12 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERAoccasioni di consumo: il rangedi spesa si è, per esempio,notevolmente ampliato neglianni, così come la pluralitàdi format distributivi utiliz-Gdo, la riscoperta degli acquistidiretti e l’e-commerce.Il cambiamento non haintaccato, comunque, alcuneradici e matrici costanti:resta sempre molto elevatocon un forte accento sullapassione. Il primo importanterisultato dell’indagineattesta, infatti, che la passio-È abbastanza interessato ecurioso e non vuole spenderetroppo. Non si consideraabbastanza esperto eEquilibrato competente, motivo per cuichiede aiuto e segueconsigli. Rappresenta il 27%del campione Web PeopleAspirazionaleDoxa e il 18% di PeopleHQ24.ne per il vino è ampiamentediffusa e ancor di più tra glioperatori della filiera vino.La maggioranza del campioneintervistato - sia WebPeople Doxa sia PeopleHQ24 - si è dichiarata moltoappassionata, curiosa, interessata:rispettivamente il57% e il 55% dei 2 campioniha espresso voti top 8-9-10mentre il voto medio è attestatoa 7,2 e 7,3. La passionerisulta trasversale, inoltre,tra i vari segmenti sociodemograficioltre a essereregistrata anche tra le donne,che sembrano essere appassionatetanto quanto gliuomini.Durerà la passione?I valori storici-culturali delvino, tramandati, riconosciutie rielaborati dalle generazioninel tempo, si confrontanooggi con una realtàsocio-culturale molto cambiatae in continuo divenire:ciò nonostante i valori delÈ aperto e interessatoai vari tipi di vini, ma anchemolto sensibile al fattoreprezzo. Rappresentail 26% in entrambii campioni, Web PeopleDoxa e PeopleHQ24.


I cambiamentiModi e luoghi di consumoBasi tot. Campioni Web People DOXA (n. 500 casi)e People HQ24 (n.2340) - Valori in %Web People DOXALe occasioni-situazioni e i modi in cui oggisi può bere vino sono cambiate rispettoal passato e continueranno a evolverenel futuro. Quali tra queste situazioni fannoparte delle tue esperienze?People HQ2474,5 77,4 71,1 76,2 18,8 29,0 33,6 38,0 64,8 64,4Al ristorante apprezzomenù a prezzo fissocompreso calice/i vinoApprezzo i locali/ristoranti in cui si puòbere vino al caliceHo aumentato il consumodi vino mixato negli aperitivi(es. Spritz e cocktail)Ho aumentatoil consumo di vinocome aperitivoSono più informato econsapevole del rapportoqualità-prezzovino possono offrire sponde,sul piano simbolico ed emotivo,di compensazione positivadi significati autentici,anche in questi tempi di crisi.Spesso sono ignorati dalletipologie di consumatori piùdistratte, disincantate, occasionalio semplicemente pocoinformate e, non ultimo,poco disposte a spendere.Tuttavia anche questi nonconsumatori e/o consumatorifragili-marginali non dovrebberoessere consideratipoco interessanti: forse andrebberorivisti i linguaggie le tipologie di vino nonchémarketing e normative.Sicuramente le richieste delconsumatore evolvono ed ènecessario individuare nuovispazi di posizionamento ecomunicazione per inseguireun mercato che è fortementepresidiato e competitivo.Per riuscire a emergerebisogna creare, dunque, nuovispazi rivolgendosi a targetinediti, oltre ovviamente anon deludere e, anzi, consolidarecontinuamente e creativamenteil legame con iconsumatori fedeli.Per mantenere e consolidarela passione è sicuramenteimportante investire sucultura e coinvolgimento. Illegame tra passione e competenzaè molto stretto: tutticoloro che si dichiaranomolto competenti sono anchemolto appassionati, manon è vero il contrario.Meno competentiQuesto può voler dire cheaumentando il livello dicompetenza-cultura-informazionecrescono gli appassionati,ma parallelamentevi sono molti appassionatisui quali il fattore culturaleincide poco. In poche parole,due mercati-target diversi acui rivolgersi con linguaggie proposte differenti. Analizzandonello specifico laconoscenza di vini e vitigni,dei territori di provenienza,delle marche ecc., icompetenti risultano numericamenteinferiori rispettoagli appassionati: i top competentitra i Web People Doxasono il 22%, mentre trai People HQ24 sono menodel 10%. A livello medio lacompetenza nei due campionisi attesta rispettivamenteal 5,9 e al 4,8.Esperienza stabileSul fronte dell’esperienzalegata al comportamentodel bere, entrambi i campionirappresentano una realtàfenomenica già conosciutae sostanzialmente stabilenegli ultimi anni, con unalieve tendenza al ribasso.Rispetto agli anni passati ilprofilo è cambiato molto: nel1991 ben il 42% della popolazioneitaliana 15-74enneera heavy consumer e bevevavino tutti i giorni (fonte:Confagricoltura, “Il Vinonel mercato globale. Comecambia il rapporto con il vinodella società italiana e nelmondo”, di Marilena Colussi,anno 2008). I non bevitori/astemidichiarati restanodecisamente sotto la sogliadel 10%. Si tratta di unapercentuale stabile rispettoa quanto rilevato attraversoaltre indagini. Tra i consumatoriprevalgono, invece, icosiddetti Moderati. I bevitoriRegolari e Buoni-Decisirappresentano il 28% delcampione Web People Doxa13


In primo pianoLo scaffale vini nella GdoPercezione e atteseRisposte MOLTO + ABBASTANZAValori in %Parliamo di come è organizzata la presenza dei vininei Supermercati/Ipermercati in cui acquisti più spessovino. Quanto sei d’accordo?acquirenti VINO in GDO ult. 6 mesiWeb People DOXA (n. 362)People HQ24 (n. 2340)Vorrei più informazioni su vini e produttoriVorrei più offerta: tipologie, produttori, marcheCi sono poche promozioniLa presenza vini è sempre più curataVorrei più scelta: cataloghi/supporti on line per acquistareanche vini non a scaffaleVorrei più vini stranieri32,928,889,284,981,278,780,176,374,087,869,964,9(anagraficamente un po’ piùgiovane) e il 21% in HQ24.I bevitori Occasionali equivalgono,invece, al 31% inPeople HQ24 e al 23% inWeb People Doxa. Il consumomoderato si nota ancheal ristorante: sempre più ap-prezzati i locali in cui si puòbere vino al calice anzichéin bottiglia nonché i menù aprezzo fisso, calice di vinocompreso. Oltre un terzo degliintervistati ha aumentatoil consumo di vino all'aperitivoe 2/3 sono sempre piùinformati sul rapporto qualità-prezzo.Canali e repartiIl rapporto del consumatoreacquirentecon la distribuzionesi evolve.La Gdo si conferma come ilformat più utilizzato: negliultimi 6 mesi, ben 7 personesu 10 hanno acquistato vinonella grande distribuzione.Gli acquirenti appaiono,però, sempre più eclettici enomadi nella frequentazionedei vari format distribu-AbitudinarioHa gusti precisi e abitudiniconsolidate, difficilmente osa.Concentra la sua scelta suuna rosa ristretta di vini.Rappresenta l’11% nelcampione Web People Doxae il 15% in HQ24People.TradizionaleAma profondamente le proprietradizioni e origini.Beve i vini delle zone-regionida cui proviene.Rappresenta il 7% nelcampione Web People Doxae il 15% in HQ24People.14 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


Dove hai acquistato vinoUltimi 6 mesitivi a disposizione, cercandodi accorciare le distanzedi filiera per amplificare ilpiacere nell’esperienza direttadi acquisto. Il 28,8%Web People Doxa e, ancorpiù, il 38,5% People HQ24ha acquistato vino direttamentedal produttore, incantina, e rispettivamente il14% e l’11% dei due campioniha comprato vino tramiteInternet.Anche gli acquisti pressole enoteche si confermanosignificativi registrando,negli ultimi sei mesi (Nataleincluso), una frequenzarispettivamente del 41,8%e del 35,5%. Completano ilpanorama dei format distributivii "nuovi" negozi di vinoalla spina, che raccolgonocirca il 10%.Più informazioneMa come sono organizzati ireparti vino nei supermercatie ipermercati? Il giudizioespresso dagli intervistatiè ampiamente positivo perquanto riguarda la cura delreparto, ma emergono analogamentedelle necessitàinespresse: più offerta divini, sia di tipologie sia diproduttori/marche, più promozioni,maggior presenzadi vini stranieri (per 3 acquirentisu 10 sarebbe molto/abbastanzainteressante),ulteriore scelta con cataloghicartacei e on line perpoter acquistare vini eventualmentenon disponibili ascaffale.In primis si evidenzia, comunque,la richiesta di reperirepiù informazioni sullecaratteristiche dei vini e deiproduttori (per 9 intervistatisu 10).Congiuntura e normeSecondo gli operatori appartenential nostro campioneintervistati, le maggiori responsabilitàdell’attuale scenariocritico di mercato sonoimputabili in primis al legislatore(Governo italiano alprimo posto seguito dall’Europa).Emerge, però, ancheun approccio decisamentecritico nei confronti sia deiproduttori sia dei distributori,indirizzato più alla Gdoche all’ Horeca.Negli ultimi tempi le normativesui pagamenti sonodiventate più rigide e la riduzionedei tempi di pagamentoha sicuramente influitosul giudizio nei confrontidel legislatore a fronte di unimpatto negativo sull’operativitàdella filiera. L’88%del campione intervistatoha registrato almeno unproblema, in particolarecrisi di liquidità, maggioricosti amministrativi (peresempio fatturazione), aumentoquantitativo di ordinima diminuzione dei volumidi acquisto, diminuzionedel numero di fornitori o diclienti.49,449,541,835,641,835,528,838,514,812,914,011,313,09,012,411,910,810,810,08,78,87,68,05,05,84,24,44,53,21,32,61,72,21,22,01,76,05,5SupermercatiIpermercatiEnoteca-vineriaProduttore, cantina/spaccioNegozio dettaglioInternet produttore/rivenditoreAgriturismoDiscountNegozi-supermarket biologiciNegozio vino alla spinaBarSuperstoreVendita a domicilioGrossisti, Cash & CarryAutostrada, Aeroporti, StazioniGASPasticceriaAltroNon acquirente vinoBase: tot. Web PeopleDOXA (n. 500)Base: tot. PeopleHQ24 (n. 2340)Valori in %15


In primo pianoQuali antidotiA questi fenomeni di disagio,sfiducia, ansia, delusione,frustrazione, alle spinteindividualistiche-egoistichee al primato dell’apparirefanno ancora fronte i positiviantidoti valoriali. Spessotali antidoti sociali sonoespressi proprio dai prodottiagro-alimentari con fortivalenze culturali e ideali: traquesti il vino, nel rispetto einterpretazione della curadell’ambiente e della culturadell’impegno e professionalitàumane.Centinaia di migliaia diettari a vigneto, cantine,esperti produttori, sensibilidistributori, narratori e gastronautidimostrano che lavitivinicoltura italiana è protagonistadella nostra “agricultura”.E se il perimetro dei consuminel mercato internoitaliano appare confinato,e puntare sui mercati internazionaliè l’ovvia e necessariamossa strategica, occorrenon dimenticare cheil mercato interno rappresentanon solo la principalefonte di reddito della nostraeconomia vitivinicola unimportante fattore per l’horeca,ma che all’estero, peressere credibili e posizionarcisu livelli di prezzo piùalti della media (al momentosiamo sotto la media, in distoniacon la nostra qualità),dobbiamo essere per primi idegni esempi dei valori delnostro made in Italy.Bianco o rosso?Il percorso fatto finora attestache il vino continua aessere apprezzato dai consumatoriitaliani per i suoivalori simbolici, culturali,emozionali e relazionali oltreche funzionali-nutrizionalie di gusto.La sfida del vino futuro nonsarà giocata solo sul pianodel colore. Ormai le preferenzetra bianchi e rossi, fer-FollowerBeve vino pressoché solo incompagnia di amici e di solitonei locali/bar, come aperitivo.Rappresenta il 7% nelcampione Web People Doxae il 15% in HQ24People.Non se ne intende di vinie, dunque, quando deveacquistare, sceglie vinie brand molto noti eSemplificatore affidabili, così non sfigura.È molto attento al prezzo.Rappresenta il 7% nelcampione Web People Doxae il 10% in People HQ24.16 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


Il futuroValori chiaveQuali caratteristiche dovrebbe avere secondo te il vino di domani?Indica le 2 più importanti.Naturalità5458Sicurezza3140Bevibilità2730Riconoscibilità dell'uva2832FreschezzaFacilità di abbinamento16151723Base: tot. Web PeopleDOXA (n. 500)Poco o Zero grado alcolicoComplessità5479Base: tot. PeopleHQ24 (n. 2340)Altro11Valori in %mi e mossi tendono all’equilibrio.Nell’attuale contestosocio-culturale ed economico,nonostante le incertezzee la crisi, gli appassionati divino sono la maggioranza,ma bisogna saper guardarecon occhi nuovi anche i deboli-incertie i fragili consumatori,a cui rivolgersi conaltrettanta determinazionee cura.La strategia della conoscenzaè fondamentale, ma attenzionea non renderla troppovirtuale. La conoscenza senon è unita all’esperienza(contatto emotivo e diretto)non produce vera competenza,che è un fattore importanteper nutrire la passione.Nuovi linguaggiLa ricerca della qualità nelvino appare imprescindibilee per il consumatore èfortemente legata al concettodi naturalità e sicurezzasalubrità,ma anche di bevibilità,così come emerge dairisultati della ricerca. I datievidenziano un lieve gap trai forti desideri di naturalitàdel consumatore e le visionipiù tecniche degli operatoridella filiera intervistati. Si-curamente va consideratoanche un gap di linguaggio:i consumatori non hanno leconoscenze e il vocabolariotecnico di un sommelier.Non a caso questi ultimihanno indicato la complessitàcome caratteristica importantedel vino del futuro(ben 36% delle risposte).La sfida dei professionistiresta, dunque, saper tradurrela complessità semplificandosenza banalizzare.Ricordando, tra l’altro, cheil consumatore rincorre evuole comprendere il rapportoqualità-prezzo.17


In primo pianoPUBBLICO E PROFESSIONISTI UNANIMINELL'INDICARE IN NATURALITÀ,ATTENZIONE AL TERRITORIO ED EXPORTI FATTORI SU CUI FARE LEVAScelte chiareper puntare alla crescita18 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


Le strategie di sviluppoLe strade da intraprendereIl consumo di vino nel mercato italiano stadiminuendo e la crisi si fa sentire. Che fare peraumentare successo, consumi e vendite di vino?Quanto sei d’accordo - con un voto da 1 a 10 -con le possibili strategie sotto indicate?Naturalità8,18,18,2di Marilena ColussiTerritorioExport7,98,08,77,87,88,3Èormai evidenteuna certa difficoltàda parte diproduttori e distributoridi vino italianonell’affrontare il mercatointerno. Quest’anno rispettoal 2011 si registra, per esempio,per la prima volta dopodieci anni, una flessione deivolumi di vendita nella Gdopari al 3,6% (fonte SymphonyIri Group). Ma il vino inItalia è davvero in crisi? Perinvertire le tendenze critiche,è stato chiesto a un paneldi consumatori e professionisti(nel campione, oltreil 90% si è dichiarato bevitoredi vino) di esprimere ungiudizio sulla possibile efficaciadi una serie di azionistrategiche da intraprendere.Di seguito i risultati.Naturalità e salubritàLa strategia che ha raccolto ivoti più alti (voto medio 8,1in entrambi i campioni) è lasalubrità/naturalità. Si trat-ta di un dato significativo,che fa emergere la preoccupazioneprofonda e mairimossa che il vino italianopossa perdere la sua naturalesalubrità, cioè i connaturatibenefici nutrizionali legatial benessere oltre che quelligustativi, legati all’autenticitàdi prodotto naturale,non addizionato-artefattocon sostanze anche potenzialmentepericolose o tossichee in cui sono riconoscibilisapori, aromi e sentoridell’uva, della terra edell’ambiente.Valenze positiveAl vino sono sempre piùriconosciute valenze positiveper il benessere e peralcune patologie (grazie peresempio alla presenza diantiossidanti, resveratroloin primis), così come riferisconoesperti nutrizionisti,ovviamente in un contestodi consumo moderato e diqualità, in soggetti adulti,SostenibilitàChiarezza prezziPartnershipSconti - PromozioniBiologiciSistemaInnovazioneSperimentazione“Smartizzare"GiovaniMarcaInternetBase:Web People DOXA(n. 500 casi)Base:People HQ24(n. 2.340 casi)7,67,37,77,57,77,77,57,07,77,57,46,47,37,16,87,17,27,87,06,47,06,96,76,26,76,67,26,76,66,86,56,47,0Base:ProfessionalsFiliera vino(n. 300 casi)19


In primo pianosani e donne non in gravidanza.Inoltre, la richiestadi naturalità e salubrità aprenuovi orizzonti motivazionalidi consumo, superandole contrapposizioni, talvoltadifficili, di decodifica per ilconsumatore tra vino biologico,verde, sostenibileecc. La logica del naturaleè molto più vicina a quelladell’assenza di sostanze potenzialmentetossiche, comeper esempio i solfiti. Si vedaa questo proposito la notorietàe l’interesse potenzialesignificativo dei vini zerosolfiti, anche se la categoria"Professional" non registraancora un loro successo, dataanche una diffusione ancoralimitata.Puntare sulla naturale salubritàdel vino è una strategiache ha trovato ampioconsenso e che può esserecondivisa da più punti di vistae teorie.L'attenzione al territorio èla mossa strategica più votatadopo la salubrità, conun voto medio 7,9 e 8,0 neidue campioni. Il successo e,viceversa, l’insuccesso di unvino sono fortemente legatialla qualità e all’immaginedel proprio territorio/regionedi provenienza, sia intermini ambientali sia culturali.Non è infatti possibileassociare un buon vino a uncattivo territorio (per esempioinquinato), ma nemmenoa un'area anche culturalmentefragile.Ampliare gli orizzontiPuntare sui mercati internazionaliè la terza mossapiù votata dai due campioni(voto medio 7,8), consapevolidel limitato perimetrodel nostro mercato interno edelle potenzialità da cogliereall’estero. L’export del vinoitaliano è, peraltro, semprepiù dinamico e il 2012ha chiuso positivamenterispetto al 2011. Ma c’è ancoramolto da fare per conquistarei mercati emergentie posizionarsi con il giustoprezzo in molti mercati esteri(Cina in primis).La cura dell'ambienteAppena fuori dal podio, macomunque molto ben considerata(voto medio 7,6 e 7,3nei due campioni), c'è la sostenibilità.Recuperare, risparmiare,ridurre consumie costi energetici e risorseambientali nella produzionee distribuzione del vino sonoingredienti fondamentaliper avere successo. I motivisono molteplici: si riduconoi costi di impresa, possibilmentea vantaggio del20 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


I nuovi viniConoscenza e interesseConosci/hai sentito parlare dei vini qui elencati? (*)Quanto possono essere interessanti per te? (**)Sì conosco Molto Abbastanza Poco Per nienteVini zero solfiti52,034,2 44,6 18,03,2Vini biologici (da agricoltura)63,035,6 45,4 17,02,0Vini biodinamici25,220,2 44,6 30,64,8Base: Web People DOXA (n. 500 casi) - Valori percentualiprezzo finale, e si proteggel’ambiente.Proprio il tema del prezzo hariscosso interesse quale levastrategica di successo, collocandosiin entrambi i campionidi popolazione al 5°posto: il tema della chiarezzaè più strategico, considerandola pluralità di posizionamentodel prezzo dei vininei diversi canali, e quellodegli sconti e delle promozionipiù tattico; ma è pursempre una leva efficace dautilizzare, almeno secondol’opinione dei consumatoridei nostri panel.Fare squadraLe partnership e la capacitàdi produttori e distributoridi fare sistema sono dueaspetti complementari. Iconsumatori intervistati liSì conosco Molto Abbastanza Poco Per nienteVini zero solfitiVini biologici (da agricoltura)Vini biodinamiciBase: People HQ24 (n. 2.340 casi) - Valori percentuali53,575,719,5Conosci/hai sentito parlare dei vini qui elencati? (*)Quanto stanno avendo successo secondo te? (**)Sì conosco Molto Abbastanza Poco Per nienteVini zero solfitiVini biologici (da agricoltura)67,984,7Base: Professionals Filiera vino (n. 300 casi) - Valori percentuali(*) Domanda fatta a tutti gli intervistati(**) Domanda fatta solo a chi ha risposto di conoscere la singola tipologia di vino36,8 40,5 15,746,6 34,8 11,417,0 41,4 30,1Non so10 35,9 34,6 11,818 46 26,2 3,17,07,211,47,76,721


In primo pianoconsiderano positivamentee li collocano a livello intermedionella classifica. Lapartnerhip ottiene un punteggiolievemente superiorerispetto alla volontà di faresistema, in particolare pergli intervistati Web PeopleDoxa (voto 7,5).Innovazione e sperimentazione,finalizzate ad ampliarela varietà dell’offerta,sono invece un gradinosotto con un voto medio di7,0 e 6,4 rispettivamente nei2 campioni. Un giudizio chele colloca alle spalle dell'interesseper il vino biologico.Biologico graditoPuntare di più sul vino bio/da agricoltura biologica hariscosso infatti un voto mediopari a 7,3 e 7,2 rispettivamente,collocandosi così tral’8° e 9° posto in classifica.La notorietà del vino biologicosi attesta al 63% pressoil campione Web PeopleDoxa e al 76% presso PeopleHQ24, ma l’interesse per ilvino bio è decisamente positivoin entrambi i campioni.I vini bio-dinamici sono in-vece meno noti e riscuotonominor interesse rispettoai biologici. Come per altriprodotti agro-alimentari,l’interesse è, però, elevatoe la lettura complessiva diquesto risultato confermail ruolo positivo, incrementale,che il biologico puòportare all’intero settore vinicolo,senza creare antitesie contrapposizioni sterilio addirittura dannose perl’immagine del vino nel suocomplesso.Un’ottica smartProdurre vini più semplicie facili da bere (concettosintetizzato nel neologismo"smartizzare") è una strategiacomplementare all’innovazionee sperimentazioneche ha riscontrato unvoto abbastanza contenuto(6,7 e 6,9 rispettivamentenei due campioni), ma pursempre positivo.Emerge la caratteristicadel consumatore italianodi pensare al vino come aun prodotto molto legatoalla tradizione, talvolta inchiave eccessivamente nostalgicae retrò. A confermadi ciò, anche la strategia diorientare produzione, marketinge immagine del vino amisura degli stili di vita e diconsumo dei giovani- affineper ispirazione alle due precedenti- ha registrato votisufficienti ma non eccellenti(6,7 e 6,6).C’è da considerare tuttaviache il tema giovani, in tempidi forte disoccupazione giovanilee in rapporto all’abusoalcolico, è molto sensibile eperciò può avere suscitato resistenzee cautele.Marca e web in codaPuntare sulla marca e piuttostoche su social media ede-commerce sono le strategiemeno votate. La marca sipiazza al penultimo posto inclassifica (voti 6,6 e 6,7 nei2 campioni), forse a confermadi una certa saturazionedi attività di branding spessoripetitive e poco distintive(occorrerebbe lavoraree investire di più su brand epackaging).Il web è addirittura ultimo(voto medio 6,5 e 6,4 nei duecampioni); forse, nel casodel vino, è visto più comemezzo utilitaristico che comeopzione strategica.22 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


I luoghi della produzioneIMMAGINEcomunicazioneWEBSOSTENIBILITÀesteroINNOVAZIONEnaturalitàvalore ESPERIENZAbio SISTEMAsmartterritoriodi Lorenzo TosiDoc sull’orlodi una crisi di nervie Doc compiono 50 anni e rischiano la crisi di mezza età. La normativa originale risale al 1963,ma le prime denominazioni riconosciute sono state la Vernaccia di San Gimignano, l’Ischiae il Frascati '66. E per le prime Docg di peso si è dovuto aspettare fino al 1980 con ilriconoscimento del Brunello di Montalcino, del Barolo e del Nobile di Montepulciano.Poi il boom: riproducendosi a un ritmo di oltre dieci all’anno sono arrivate a 521 unità (72 Docg,330 Doc e 118 igp), con una rivendicazione crescente dei vini Dop (+39% negli ultimi 10 anni), ma si trattadi una crescita sbilanciata. I numeri testimoniano una netta concentrazione dei volumi in poche Dop e Igp(solo 10 rappresentano oltre il 51% della produzione). Il mercato, in definitiva, premia la semplicità. Il che staportando a un adattamento in corsa di un sistema che, nel tentativo di uscire dall’eccessiva frammentazione,cerca di concentrare l’offerta attraverso Doc regionali e interregionali o Doc "ombrello" che inglobanosottozone. Contemporaneamente acquisisce sempre più peso la variabile vitigno che diventa spesso parteintegrante della menzione geografica (Castel del Monte Bombino Nero, Falanghina del Sannio). Richiamiche secondo le ricerche di mercato hanno un forte appeal sul consumatore. Una ricategorizzazione cherischia di vanificare la missione delle denominazioni: tutelare l’impronta del territorio.25


I luoghi della produzioneMacro Doc per mercatisempre più distantiSi allargano i mercati e le Doctradizionali iniziano a stare un po’strette. La pluralità dell’offerta è unodei pregi del vino italiano, ma laframmentazione penalizza la massacritica e il campanilismo non agevola glisforzi di comunicazione all’estero. Eccoperché chi ha successo nell’exportcerca di lanciare messaggi da un’altradimensione. Il primo è stato il Prosecco,promosso da vitigno a denominazionee ora coltivato da Verona a Trieste.Un esempio che altri produttoridi bollicine vorrebbero seguire. Poi èstata la volta della Doc Sicilia (che con33mila ettari è la maggiore d’Italia).Una denominazione forte, che noncancella la precedente articolazionedelle doc isolane, e che anzi offre piùopportunità per piccole realtà comeContessa Entellina, Contea di Sclafani,Delia Nivolelli. Un esempio seguito dalFriuli-Venezia Giulia, che ha avviatol’iter per il riconoscimento della Docregionale. Ma la macro dimensioneattiva, come reazione, l’esigenza delladistinzione. «Il Prosecco di montagnanon è come quello di pianura»,precisano i produttori di ConeglianoValdobbiadene, ormai circondati dallaGlera della Doc interregionale.Doppia tutela peril TrentodocFar di un vino lo specchio del suoterritorio. Per riuscirci non basta ilvincolo della denominazione. Il Trentinoci prova allora con una doppia tutelagiuridica. Trentodoc è l’unicaindicazione d’origine che è diventataanche un marchio registrato (se scrittacosì, senza spazio). Un progettofortemente sostenuto dalla Provinciaautonoma e che responsabilizzai produttori. Dopo un periodo di"rodaggio" di oltre un anno, il marchioTrentodoc, nato per promuoveree tutelare la qualità, l’origine e ladiffusione del metodo classico trentino,è infatti passato ufficialmente dallaCamera di Commercio al ConsorzioVini del Trentino. Un organismo cheopererà in stretto contatto con i 39produttori di bollicine associatiall’Istituto del Trentodoc. La sfidaè quella di preservarne la caratteristicaespressione di freschezza, tutelareil prodotto anche fuori dai confininazionali e imporre il Trentodoc anchecome brand, in un settore dove traspumanti, bollicine e champenoiseprevale ancora molta confusionesemantica.Un riconoscimentoper i vigneti eroiciÈ il primo riconoscimento del valoredei vigneti eroici in forte pendenza.In seguito all’Accordo InterprofessionaleRegione Piemonte sull’uva Moscatoè stata infatti riconosciuta unamaggiorazione del prezzo di un euroa miriagrammo (mag= 0,1 quintali)ai grappoli provenienti dai vignetia forte pendenza, i cosiddetti "sorì"della zona docg del Moscato d’Asti.Il prezzo riconosciuto per la vendemmia2012 è così salito da 115 a 125 € perquintale d’uva. Ma cosa si intende persorì? Si tratta di fette di terreno a fortependenza, che coprono oltre il 40%della zona docg del Moscato d’Asti,caratterizzate da una felice esposizioneai raggi solari e dall’effetto altitudineche migliora la maturazione dell’uva.Ma dove la coltivazione avvienecompletamente a mano, una sfidacontinua alla gravità che costaimmensa fatica.26 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


Nascono i club di prodottoper promuoversiIn Italia 60.000 cantine sgomitanosui mercati. Come distinguersi?La risposta è: aggregandosi.«Il Lambrusco è famoso in Italia nelmondo - dice Alberto Fiorini, "capitano"di 8 piccoli produttori del Simposiodei Lambruschi (in foto)- ma se ne haun’idea distorta: è secco, non dolce, edè un prodotto di territorio». Ma comeveicolare il messaggio? Semplice:con buoni eventi come To beLambrusco-Anteprima vendemmia.Ogni azienda "si tassa" del necessarioper realizzarli a dovere. E dagli stessieventi l’associazione guadagnaqualcosa da reinvestire. Magari persfruttare i fondi OCM. Così, le 5 aziendedel Consorzio Taste Umbria, tra cui VillaMongalli e Tabarrini, riescono adattingere al PSR e a coinvolgeregiornalisti top per visite e tasting ciechicon vini di punta da altre zone.I trentini Dolomitici, uniti, voglionosottolineare orgogliosamente la loroidentità di piccoli, autentici (e spessonaturali). In comune, le nuoveaggregazioni hanno una modalitàdi comunicazione creativa, a volteirriverente e autoironica. F.B.Corsa all’autoctono"famolo strano"Ma chi sei se l’autoctono (strano)non ce l’hai? Continua la rincorsaa riscoprire i vitigni dimenticati. Perle microaziende è un’opportunità diarricchire la gamma con vini autenticie curiosi, che riescono a spuntareprezzi più remunerativi. E se un tipocome Walter Massa con la suainterpretazione del Timorasso è davent’anni un’icona del settore, oggiil vigneto centenario del Cisoin Vallagarina è stato ripristinato dalle10 aziende trentine dei ‘Dolomitici’.In Romagna, dopo il Burson, un rossocorposo che ha dato un sensoalla viticoltura del ravennate, e ilCentesimino, è la volta del Famoso,un bianco semiaromatico (ex uvada tavola) che a Santa Lucia Vinerydi Mercato Saraceno sta dandosoddisfazioni commerciali. Nei ColliBolognesi Erioli e Gradizzolo rilancianoil Negretto, un rosso spigoloso epperògradito. Alcune varietà hanno ottenutopoi una registrazione grazie a unasingola azienda: l’uva del Fantini,ritrovata da Podere Riosto o, in tempinon sospetti, il Barbarossa, ancorafra i vini di punta della FattoriaParadiso di Bertinoro. F.B.27


I luoghi della produzioneUrban vineyards finalmenteanche in ItaliaA Vienna andar per cantine quasidentro la città (negli "Heuriger", 600ettari) è un rito. A Zurigo i vini prodotti"fra le case" nel quartiere di Hoenggo in riva al lago, sono un vanto.Il vignetino di Montmartre a Parigiè famoso nel mondo. In Italia, il vignetourbano potrebbe rivelarsi unformidabile testimonial per l’Italia(pensiamo a Firenze…), per divulgarela vitivinicoltura o recuperare areemarginali storicamente vocate.Gli esempi più collaudati di cru cittadinisono a Brescia (il vigneto Pusterla,di 4 ettari, sotto il castello del monteCidneo, con uva tardiva Invernenga)e a Bolzano (il Lagrein di Muri di Gries).A Torino c’è un vigneto di 0,7 ettarireimpiantato nella residenza realeVilla Regina che guarda la città. È statoaffidato dalla Direzione Beni Culturalia Franco e Luca Balbiano, specialistidella Freisa, che dal 2009 ne ricavano5000 bottiglie (dal 2013 di nuovonella Doc Freisa di Chieri). A Ferrarac’è un vero agriturismo di 4 ettaridentro le mura. Si chiamaPrincipessa Pio e produce il suorosso "Principesco" da vecchi vitignirossi. F.B.La tracciabilità del Brunellonuovi metodi si fanno stradaÈ il metodo cosiddetto degli “antociani”e non quello del DNA quello più efficacee sicuro per tracciare l’origine del vinocontenuto in ciascuna bottiglia diBrunello. È quanto emerso da unconfronto scientifico organizzatoa Montalcino (Si) a cinque anni didistanza dall’indagine che aveva messoin discussione la “purezza” di alcunepartite del grande rosso toscano.«Questo metodo - specificano dalConsorzio del Brunello - è risultato piùattendibile rispetto a quello del DNA,che attualmente non consente risultatiscientificamente riproducibili per uncontrollo sicuro ed esteso su tuttala produzione e soprattutto non èsufficiente a stabilire la purezzadi un vino (se è cioè monovitigno nelcaso del Brunello), ma solo se quel tipodi varietà (in questo caso Sangiovese)è presente, senza escludere quella dialtri». Un precedente che ha stimolatonuove ricerche scientifiche finalizzatealla tutela dell’origine e del rispettodei disciplinari. Risultati che orapotranno contribuire allo sviluppodi metodi di riferimento validi per tuttele denominazioni nazionali.28 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


<strong>l'opinione</strong>Giancarlo VettorelloGuardare i nostri territoricome dei musei diffusiSe il territorio è in generale per ilvino a denominazione un elementocostitutivo, credo che per alcunivini possa essere l’elementodistintivo ed unicizzante. Il nostrocaso è un esempio significativo inquesto senso. Il mondo del Proseccoha molte sfumature e tre denominazioni.L’elemento territoriale è pernoi il valore imprescindibile dal1969, anno dell’ottenimento dellaDoc, divenuto ancor più strategico apartire dal 2002 con i lavori per lariorganizzazione del mondo Proseccoche hanno portato alla creazionedella Doc e all’elevazione alla Docgper il Conegliano Valdobbiadene. Lapercezione del territorio è stata cosìimportante, da condurre i produttorialla scelta di anteporre il nomedell’area di produzione a quello diProsecco, scegliendo un percorso piùdifficile ma altrettanto rappresentativodel valore attribuito alla terra.In Italia, e più in generale in Europa,un’area di produzione di un grandevino si riflette, quasi sempre, in unpaesaggio di valore, dove la manodell’uomo ha contribuito a renderepiù affascinante l’ambiente. Proprioil territorio diviene elemento attrattivosia per vendere meglio il prodottoma anche per fare conoscere inprima persona al consumatore il luogodi produzione. Una visita che,quasi sempre, si traduce in un ricordoindelebile. In questo modo da unlato il territorio diviene l’elementoche dà valore al vino, dall’altroquest’ultimo rappresenta un’occasioneper fare conoscere l’area di produzioneattraverso un turismo esperienziale.Personalmente credo che sotto questoprofilo le Docg potrebbero a ragionediventare un portabandieradell’Italia del vino, in quanto la loroorigine è il risultato di una lungastoria e tradizione, che quasi sempresi coniuga a un valore paesaggisticoimportante.Allo stesso tempo, oltre a qualitàriconosciuta, storia e successo internazionale,territorio e paesaggio,potrebbero divenire un requisito indispensabileal loro riconoscimento.Questo senza la pretesa di espropriarloagli altri vini, anzi innalzandoloa vero e proprio tratto distintivodelle nostre eccellenze enologiche.In un tempo in cui gli elementi distintividevono essere chiari e riconoscibili,far divenire il “bel paesaggioe il bel territorio” un tratto checontraddistingue l’eccellenza dei viniitaliani, credo sia una scelta utile aDirettore del Consorziodi Tutela del ConeglianoValdobbiadene ProseccoSuperioreNato a San Polo di Piave nel 1960,si diploma in enologia alla ScuolaEnologica di Conegliano. Al terminedegli studi, inizia la propria attivitàdi responsabile viticolo pressouna grande realtà cooperativaaffiancando lo svolgimentodi attività di consulenza. Accostaagli incarichi di tipo tecnico anchel’attività di ricerca scientificae produce numerosi lavoripubblicati nelle principali rivistedi settore. Ha collaborato conle Università di Padova e Udine.identificare il bello con il buono, legandol’Italia a un binomio che ciappartiene e ci è da sempre riconosciuto,e che ci collega alla storia e alvissuto stesso del pensiero occidentale.Per questo in Italia dovrebbe aprirsiuna discussione su come conservaree valorizzare i territori più vocati,riprendendo il tema del “Piano regolatoredel vino”, quasi le denominazionigarantite italiane custodisseroil valore di un museo diffuso, un beneartistico fruibile da tutti.29


I luoghi della produzionesmart IMMAGINEcomunicazioneSOSTENIBILITÀesteroWEBterritorioINNOVAZIONEnaturalitàvalore ESPERIENZAbioSISTEMAVigne verdima a quale prezzo?di Lorenzo Tosiria, acqua, vigneto e territorio. I quattro elementi fondanti della“teoria della sostenibilità” secondo il progetto “Viva” (Valutazionedell’impatto della viticoltura sull’ambiente). Un progetto promossodal ministero dell’Ambiente che mira a valutare la sostenibilitàdella produzione del vino, dal vigneto al consumo, attraversoquesti quattro indicatori. Ad esempio riguardo al “territorio” vengono valutate leconseguenze delle attività aziendali sia sull’ambiente naturale sia sulla comunitàsociale coinvolta. Nove le aziende che hanno per ora aderito al progetto, equamentedistribuite lungo la penisola (F.lli Gancia & Co., Masi Agricola, MarchesiAntinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Castello Montevibiano Vecchio,Planeta, Tasca d’Almerita e Venica&Venica). L’indice elaborato da Viva dovrebberisultare facilmente accessibile al consumatore, per aiutarlo in una scelta d’acquisto“consapevole”. Ma se per sostenibilità si intende la capacità di produrresalvaguardando le risorse per le generazioni future, allora Viva ha dimenticatolungo il percorso un parametro meno prosaico ma altrettanto importante, ovveroil “portafoglio”. In un periodo storico in cui prevalgono gli abbattimenti deivigneti e la chiusura delle cantine, la preservazione della sostenibilità economicadell’azienda vitivinicola deve avere per lo meno la stessa dignità rispettoalla valutazione del suo impatto ambientale.30 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


Tasca d’Almerita,fotovoltaico e biodiversità“Sostenibilità significa lavorare affinchél'ambiente che lasciamo ai nostri figlisia migliore del nostro. Non succedeper caso, bisogna volerlo. Con lascienza, la tecnologia el'organizzazione”. È l’impegno di Tascad’Almerita, azienda guida delrinascimento vitivinicolo siciliano, 200anni di storia e la capacità di guardaresempre al futuro. L’azienda è tra lepromotrici di alcune tra le maggioriesperienze di sostenibilità italiane comeil progetto SOStain e lo schema Viva.Nella tenuta di Regaleali, nel centrogeografico esatto della grande isola,Tasca d’Almerita attua precisi impegniper la tutela delle risorse naturali e si éprefissata il raggiungimento di specificiobiettivi fra i quali: l’installazione di unsistema di decontaminazione deiresidui acquosi successivi ai trattamenticon agrofarmaci, l’utilizzo di unimpianto fotovoltaico nella tenuta diRegaleali, la progettazione di nuoviimpianti per la produzione di energiada fonti rinnovabili, la piantumazionedi ulivi per favorire la biodiversitàfaunistica e floristica. Un modellodi riferimento anche fuori dai confiniregionali.Il Soave ecofriendly aiutal'ambiente e il territorioAttenzione all’ambiente e al territorio a360°. È l’impegno del consorzio ditutela del Soave, attraverso azionicome quella rivolta al contenimento deitrattamenti fitosanitari. «A fianco dell'attività di coordinamento emonitoraggio delle strategie di difesa- spiega Aldo Lorenzoni, direttore delConsorzio (in foto) - sono state attivatealtre misure come il monitoraggio deicontaminanti nel suolo e nel sottosuolo,il controllo dei residui dei trattamentisulle uve, il consumo idrico, la gestionedei fitofarmaci». Azioni che hannoportato il Soave alla certificazioneambientale secondo la norma Uni EnIso 14001. «E in questa direzione- continua Lorenzoni - abbiamo datoavvio a un processo molto ambiziosoquale la Lca (Life Cycle Assessment),che considera gli impatti ambientalinei confronti della salute umana,della qualità dell’ecosistema edell’impoverimento delle risorse,considerando inoltre gli impatti dicarattere economico e sociale». E sulfronte della ricerca il Consorzio,assieme alle cantine di Collis Group, èstato partner per la messa a punto delprogetto E-CO² , un’innovazione checonsente di abbattere le emissioni dianidride carbonica delle fermentazioni.Magis, la sostenibilitàfa bene alla qualitàIl protocollo di sostenibilità Magisdiventa anche un marchio e i prodottidelle prime 20 aziende certificatehanno fatto il loro esordio all’ultimoVinitaly di Verona. Dove un’intensadegustazione ha rivelato l’aromaspeziato del Solinero di Rapitalà,i profumi aromatici e lievementeerbacei della malvasia secca “Daphne”dell’azienda Medici, le sfumature difrutta e fiori secchi del Chianti ClassicoRiserva di Castello d’Albola, fino alretrogusto di marasca e lampone delCabernet Sauvignon Igt “CampoMadonna” di Montresor. Raggiungendol’obiettivo di dimostrare come la qualitàsi sposi con la sostenibilità.Su questo fronte le aziende aderentihanno in media ridotto del 9%l'impiego di agrofarmaci e di oltreil 30% quello dei fertilizzanti,registrando anche importanti risparmidi acqua ed energia, nonché dei costidi gestione. «Da quest'anno - hadichiarato Attilio Scienza, Università diMilano, presidente del comitato tecnicoscientificodi Magis - vogliamo verificarese e in quale misura il protocollo possaavere un impatto positivo anche sullabiodiversità e in particolare su quelladel suolo, essenziale per conservarnela fertilità».31


I luoghi della produzioneCaviro: della vite non sibutta davvero nienteUn tempo leader nella distillazione eproduzione di mosti concentrati, Caviroha dimostrato flessibilità e capacità diprogrammazione anche in questisettori. Prevenendo gli effetti delcambiamento dell’Ocm vino, haconvertito i propri impianti per tempoverso la produzione di energiarinnovabile (14 MW prodotti dallacentrale termica che brucia vinacce,fecce e scarti di potatura più l’energiae il calore prodotti da un impiantodigestore a biogas) e alla produzionedi lavorati per il farmaceutico. Duesettori innovativi in cui Caviro èprecursore. A Faenza il primo progettoecosostenibile di sfruttamento degliscarti di lavorazione è infatti dei primianni '80. L’attuale centraletermoelettrica, inaugurata due anni emezzo fa, è alimentata da biomassesolide e biogas e produce vapore adalta pressione e ad alta temperaturaed è dotata di due turboalternatori.Ciò consente a Caviro la quasi totaleindipendenza dall’approvvigionamentodalla rete elettrica, mentre dal punto divista termico, l’azienda è giàautosufficiente. La centrale assicurainfatti sia il 100% del vapore necessarioper distillazioni e lavorazioni interne cheil 100% dell'energia elettrica.Monte Vibiano, zeroemissioni di gas serraEtica e impresa sono concetti chepossono andare d’accordo. È quantosta cercando di dimostrare un’aziendaagricola delle colline umbre, a 27 kmda Perugia. Si chiama Monte Vibiano,produce vino e olio extravergine e haun grande obiettivo: diventare unadelle prime aziende al mondo a zeroemissioni di gas serra. Come?«Facendo largo uso di energiealternative - spiega il titolare LorenzoFasola Bologna -, materialibiocompatibili, soluzioni tecnologicheoriginali e a impatto zero». Il percorsoscientifico della “rivoluzione verde”di Monte Vibiano (www.360green.it )è stato programmato con lacollaborazione del Centro italiano diRicerca sulle Biomasse. E prevede l’usodi trattori a biodiesel, caldaie a cippato,fertilizzanti organici, mezzi di trasportoelettrici, pannelli fotovoltaici. L’aziendaha già inaugurato una stazione diricarica elettrica - per scooter e veicoli- che si muove come un girasole peralimentarsi dei raggi solari. Inoltre,un’innovativa caldaia a cippato forniscel’energia termica e una serie di pannellifotovoltaici provvederanno alfabbisogno elettrico.Il Consorzio Coneglianodisciplina le bollicineProsecco Superiore - Champagne, unconfronto-scontro non solo sul frontecommerciale, ma anche su quello dellasostenibilità. A Conegliano-Valdobbiadene il Consorzio di tutela hainfatti di recente stretto i cordoni delProtocollo viticolo, un manuale guidavincolante messo a punto da unacommissione tecnico scientifica. L’ultimaedizione ha messo fuori causa iprodotti fitosanitari tossici e nocivi eimposto una riduzione fino al 20% delnumero dei trattamenti. Altri progettisviluppati dal Consorzio incollaborazione con l’Università diPadova mirano alla conservazione dellabiodiversità di flora e fauna dell’area,alla valorizzazione del patrimoniogenetico delle vecchie viti, al riutilizzodei tralci di potatura a fini energetici oammendanti, fino al calcolo del CarbonFootprint delle aziende. Lo Champagneinvece ribatte con gli obiettivi messia punto dal Civc (CentroInterprofessionale Vini Champagne):diminuzione entro 10 anni del 35%di prodotti fitosanitari in vigneto,lo smaltimento del 92% dei refluiprodotti dalle vigne, la valorizzazionedel 75% dei rifiuti industriali della filieraChampagne, la riduzione del 25% delleemissioni di CO2 entro il 2020.32 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


<strong>l'opinione</strong>Lucio MonteFar percepire le differenzeal consumatore è vitaleContribuire a ridurre l’impattodelle attività delle aziende vitivinicolesul territorio, sulle acque,sull’aria e sul vigneto. Contenere leemissioni di gas ad effetto serra e limitareil consumo di acqua nella produzione.Migliorare la tecnica agronomicae di cantina e valorizzare gliimpegni delle aziende vitivinicole infavore della tutela dell’ambiente. E,in più: fare in modo che questi sforzisiano coordinati per ottenere il massimovantaggio, ambientale ed economico,a livello di comprensoriomogenei più o meno vasti. In Siciliaad esempio. Questo dovrebbe esserel’impegno delle istituzioni in terminidi sostenibilità. Un obiettivo che comeIstituto Regionale Vini e Oli di Sicilia(Irvos) cerchiamo di attuare con azionidi orientamento, di trasferimentotecnologico e con attività sperimentali.Come il progetto ”Avigere”, chepunta ad applicare i principi della viticolturadi precisione alla filiera vitivinicolasiciliana, offrendo modelliagronomici differenziati. O attraversostudi come quello che ha portato allamessa a punto di un protocollo enologicoinnovativo per la produzionedi vini rossi e bianchi senza solfiti.Nell’ambito della sostenibilità dei territori,l’Irvos ha poi avviato program-mi di sviluppo della vitivinicoltura inaree montane, a quote superiori ai1.200 m. In queste zone, ubicate neimonti Nebrodi, si sta verificando lapossibilità di produrre, con modelliviticoli a basso impatto ambientale,uve da destinare alla produzione divini spumanti di qualità. E questesono solo alcune delle attività chel’Istituto porta avanti per cercare dirisolvere i limiti e le criticità che presental’applicazione della sostenibilitànella filiera. Un primo importanteaspetto da risolvere è infatti quello didecidere se occorre favorire la sostenibilitàdel prodotto oppure quella delterritorio. Un secondo aspetto nonmeno importante è se puntare a unprotocollo tecnico unico o a delle lineeguida meno vincolanti per leaziende. Il problema maggiore è peròquello della redditività e della valorizzazionedegli sforzi delle aziende.Che chiedono la possibilità di indicarela sostenibilità in etichetta, o diavere un ritorno economico di questaproduzione, tramite un sostegno pubblicoo concordando con i retailer unmaggior prezzo di vendita. Perché la“sostenibilità” deve soprattutto esserepercepita dal consumatore, altrimentitutte le azioni in corso non potrannoportare ad alcun risultato.Direttore generaleIstituto Regionale Vinie Oli di Sicilia (Irvos)È il nuovo direttore generaledell'Istituto Regionale Vini e Olidi Sicilia. Il neo-commissariodell'ente, Giorgio Calabrese, hafirmato il decreto di nomina aseguito del via libera da partedell'Assessore regionale alleRisorse Agricole e Alimentari, DarioCartabellotta. Monte, 48 annie laureato in Chimica, da vent'annilavora presso l'Irvos: ha iniziatocome analista in laboratorio, poidal 2001 diventa responsabiledel settore Qualità e dal 2007responsabile del laboratorio diPalermo dell'ente. Nel 2010, conil direttore generale di allora DarioCartabellotta, arriva l'incaricodell'Unità Laboratori e nel 2011l'incarico all'organismo diCertificazione e Controllo e all'areatecnico-scientifica.33


smartI luoghi della produzioneIMMAGINEcomunicazioneterritorioWEBSOSTENIBILITÀesteroINNOVAZIONEnaturalitàvalore ESPERIENZAbio SISTEMAL’importanzadella certificazionedi Lorenzo Tosiino bio, un esordio trionfale. Secondo Wine Monitor, (Nomisma),è già presente sul 2% delle tavole delle famiglie. Un successo sesi pensa che il vessillo dell’eurofoglia sventola da meno di un annosulle etichette del vino certificato. Nelle scatole dei colori il verdeè però la tonalità che vanta più nuance, e la stessa cosa capitaanche per il vino. Sugli scaffali delle rivendite e nei menù il vino bio sgomita fiancoa fianco con i vini “naturali”, i vini “sostenibili” e i vini “liberi”. Un affollamentoche crea le condizioni per una concorrenza sleale, dicono i produttori bio.Una competizione che spinge a un continuo miglioramento, nella ricerca diun’affermazione della naturalità del bere, dicono i concorrenti. Se non fosse che lacompetizione si risolve spesso nella rincorsa a riduzioni infinitesimali del contenutodi solfiti. E che l’affiancamento di metodologie di produzione sovrapponibili non puòche creare confusione nel consumatore. Meglio tornare allora alle origini: il bionasce per fare bene all’ambiente e conquistare la fiducia dei consumatori. E se perla vendita in cantina può bastare la rassicurazione di naturalità espressa vis a visdal produttore al consumatore, per l’export (e la vendita al dettaglio) non c’è nientedi meglio che un sistema di certificazione forte e condiviso come quello del bio.34 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


Il biologico? Un affareanche per i grandi marchiIl paradosso di rinascere a 20 anni.Se il vino biologico, quello che prevedeprecise limitazioni per il contenuto disolfiti e per alcune pratiche enologiche,è un’assoluta novità, il vino daagricoltura biologica esiste invece daiprimi anni ’90. Siamo così di fronteall’unico caso di prodotto "new entry"con alle spalle una solida serie di datida valutare e confrontare. Dati chetestimoniano la crescita delle superficiinvestite a vite biologica (+67% trail 2003 e il 2012) e le buoneperformance nell’export soprattuttoverso Germania e Stati Uniti, dovel’Italia è il terzo player nel segmentodei vini bio con una quota del 13%sui vini importati. Numeri che hannoconvinto anche i grandi marchidell’enologia nazionale a puntaresul bio. Come il gruppo Sartori, cheha acquisito già nel 2008 la cantinaMontalbano, azienda bio leader situatain Friuli. O come Giv (Gruppo ItalianoVini) che attraverso la divisionedel Gruppo Coltiva ha già presentein catalogo da anni questo tipodi produzioni.Baroni Pizzini, aziendapioniera che fa rete«Il vino bio si può fare - testimoniaSilvano Brescianini (nella foto) -.Quindici anni fa quando abbiamoiniziato c’era molto scetticismo, oggiin molti vogliono imparare. Ma nonè un punto di arrivo, bensì di partenza,perché l’assenza di trattamenti chimicipotrebbe diventare presto un prerequisito».Brescianini, un passatoda cuoco alle spalle, è l’enologodell’azienda Baroni Pizzini, una dellecantine storiche della Franciacorta.Ai tempi della loro conversione nessunopensava fosse possibile applicarei dettami di questo metodo diproduzione alle doppie fermentazionidi un Metodo Classico. Oggi invecela ricetta bio più filiera locale è stataapplicata anche alle altre aziende chenel frattempo sono entrate a far partedella rete di Barone Pizzini, coninvestimenti nella zona dei Castellidi Jesi (An), del Chianti, della Maremmae della Puglia. Piccole aziende agricolein cui le strutture di vinificazionee la cantina fanno parte di piccolicorpus organici autosufficienti. Tuttii vigneti certificati secondo ildisciplinare della viticoltura biologicae, nel caso dei vigneti marchigiani,secondo le rigorose norme dellacertificazione biodinamica Demeter.Quando il bio innescail ritorno alla tradizioneIl mondo bio è quello che denotai fermenti più innovativi, ma è ancheinterprete felice del ritorno allatradizione. Per proporre il suo vinobiodinamico a prezzi equi, FedericoOrsi, giovane patron di Orsi VignetoSan Vito (nella foto), voleva qualcosadi diverso dalle scomode damigiane.Suo è il Biofiasco: il consumatorecompra i vuoti (uno o più fiaschi),con tanto di pompetta. E ogni voltava in azienda a farseli riempire di unrosso (affinato in legno) della stessapartita del vino che andrà in bottiglia.In questo modo si abbatte l’incidenzaambientale del vetro, e sulla tavolasi ha il piacere di un contenitore praticoe tradizionale per un vino quotidianodi altissima qualità. Il bello è cheil Biofiasco, nato soprattutto peri privati, ha preso piede fra i ristoratori,che vi servono il vino della casa,fornito ovviamente da Vigneto San Vito(in questo caso come sfusotradizionale in piccoli bag in box). F.B.35


I luoghi della produzioneUn "vino libero" daburocrazie e disciplinariAbbasso la burocrazia, viva la libertà.Con questo grido, e con l’entusiasmoche lo contraddistingue, Oscar Farinetti,patron di Eataly e della storica aziendaazienda Fontanafredda di Serralungad’Alba (Cn) si è lanciato all’arrembaggiodella viticoltura tradizionale. E persuperare le oggettive difficoltà acomunicare correttamente i concetti dinaturalità e sostenibilità ha inventatoun nuovo brand. Così il termine “libero”accompagna oggi le produzioni delledodici aziende che hanno aderito alprogetto (Borgogno, Mirafiore,Fontanafredda, Cantine del Castello diSanta Vittoria, San Romano, AgricolaBrandini in Piemonte; Monte Rossa inLombardia; Serafini & Vidotto in Veneto;Le vigne di Zamò in Friuli; FulviaTombolini nelle Marche; Agricola delSole in Puglia; Calatrasi & Micciché inSicilia). Ma vino libero da che?L’obiettivo di Farinetti è quello diimpiegare meno agrofarmaci in vignetoe meno coadiuvanti in cantina, masenza i vincoli di un precisodisciplinare. Basterà la forzadell’ottimismo per “sfondare”?Progetto VignEtico,un protocollo equilibratoNessun disciplinare vincolante, ma unprotocollo di produzione adattabile allediverse condizioni ambientali. È l’ideaalla base del progetto VignEtico, nato esviluppato in Piemonte. Dove ungruppo di produttori si sono affidati aconsulenti, agronomi, ricercatori edocenti universitari per cercare“l’equilibrio perfetto tra qualità del vinoe produzione virtuosa”, rispettosa nonsolo dell’ambiente, ma anche dellasalute umana. Li accomuna il fatto dinon sposare il biologico, né ilbiodinamico, e di utilizzare pratiche diagricoltura integrata che, senzadrastiche soluzioni o filosofie,garantiscono buoni risultati in terminiqualitativi, quantitativi ed economici.«Nel 2008 - spiega l’agronomo DinoBevione - abbiamo compiuto le primesperimentazioni in viticoltura nell’areadi Barolo e Barbaresco. Quindi dalleLanghe ci siamo allargati al Monferrato:ora non si parla più di sperimentazione,ma di una metodologia produttiva verae propria che permette, tramite unprotocollo condiviso, di limitarefortemente gli agrofarmaci,migliorandone l’efficacia e riducendonela residualità».Barbera d'Asti sostenibilee a residuo zeroNon zero trattamenti, ma zero residuidi trattamenti. È l’impegno di ungruppo di sei aziende piemontesiassociate nella Cooperativa Sei Alfieri(Cava dei Vini e Francesco Franco diSan Damiano, Massano e La Vallata diSan Martino Alfieri, Cascina Le Maire diFerrere e Tenuta La Pergola di Cisterna,tutte nell’Astigiano) produttrici di unBarbera d’Asti senza residui.Le sei aziende hanno avviato ilprogetto Residuo Zero (ora marchioregistrato), aderendo al disciplinareomonimo che permette la produzionedi vini a prova di analisi. “Visus” è ilprimo Barbera d’Asti docg realizzatodalle sei aziende seguendo questometodo sostenibile. Spiega GiuseppeFerrara, titolare della Cascina Le Mairee vicepresidente della Cooperativa: «Inostri viticoltori hanno sperimentato lanuova tecnologia nel 2008 su circa treettari di terreno coltivato a vigna e nel2009 hanno prodotto 4milabottiglie diVisus, presentandolo ufficialmente nel2010. Ora la produzione si assesta suoltre 10mila bottiglie: ogni lotto ècertificato con analisi di laboratorioconsultabili tramite il nostro sito. Alconsumatore basta indicare il numerodi lotto e si risale alla certificazione cheattesta l’assenza di residui chimici».36 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


<strong>l'opinione</strong>Christian ScrinziÈ tempo di mettere finealla gara a chi è più “bio”Naturalità, salubrità, sostenibilità.Un contagioso “daltonismo”sta spingendo il consumatorea prediligere la tinta verde anchequando acquista il vino. Gli operatorine devono tenere conto, ma devonoanche saper distinguere tra lediverse sfaccettature di questa nuovatendenza di acquisto.Se la sostenibilità spinge le cantinaa intraprendere varie azioni di tuteladell’ambiente, la naturalità è unaqualità che coinvolge più direttamentel’esperienza sensoriale di chiconsuma vino. Che chiede la riconoscibilitàdel sapore dell’uva e delterroir, senza ulteriori aggiunte artificiose(quindi zero solfiti, zeroconservanti, zero coadiuvanti).Un Gruppo come il Giv, così grandee complesso (15 Cantine di proprietàe 20 marchi) si sta preparando datempo a questa grande sfida, perchéla strada da percorrere per produrrevini “green oriented” è molto lunga:parte dal vivaio, si rafforza in vignetocon una viticoltura senza forzaturee se le materie prime ottenutesono ottime, anche l’enologia diventauna tecnica solo di precisione, conl’obiettivo primario di ridurre almassimo l’uso dell’anidride solforosa.Una filosofia che si può riassu-mere nell’usare meno artifici incantina, comprendere meglio la materiaprima e valorizzare l’originalitàdei territori. Tutto nel rispetto diuna sostenibilità che deve essereprima di tutto economica.Chi si è organizzato e attivato pertempo con questa mission, potràcontare su buoni risultati nel breve/medio periodo. Il tempo per permetterea mercati mondiali sempre piùesigenti di riconoscere e di premiarei vini più vicini a questa fortedomanda di semplicità, di etica, difuturo. La riconoscibilità degli sforzidel produttore diventa quindi unelemento centrale. Il Gruppo italianovini ha intrapreso un progettounico con l’obiettivo di poter certificarein un vino tutte le esigenzerichieste dai consumatori. La naturalitàdeve essere comunicata nelmodo più semplice possibile, associandole occasioni di consumo albenessere.Chi si avvicina oggi al vino non vuolecapire i tecnicismi di produzione,ma la naturalità del prodotto, l’originalitàdella provenienza, dellacultura del territorio dove ogni vinonasce e noi in Italia siamo ricchi diqueste informazioni, che possonodare al vino un nuovo ruolo, sempreDirettore enologicoe di produzione di GivDiplomato presso l’Istitutodi San Michele all’Adige, doponumerose esperienze con cantinedel Trentino, nel 2007 diventaDirigente ResponsabileCoordinamento Enologicodel Gruppo italiano vini;nel 2010 assume la responsabilitàdi Direttore Enologicoe di Produzione del Gruppocon l’obiettivo di garantireun’azienda globale di qualità.È inoltre direttore delle storicheCantine Bolla (marchio assorbitodal Giv).più associato al piacere e al benessere.Ma per riuscirci occorre innanzituttoeliminare le conflittualità.La gara a chi sia più verde tra le diversefilosofie di produzione (vininaturali, biologici, vini veri, biodinamiciecc.), risulta incomprensibileper i consumatori e non farà uscirequeste produzioni dalla loro nicchiadi mercato.37


I luoghi della produzioneNuove sfidedal global warmingdi Lorenzo Tosiue anni di siccità in vendemmia,poi i danni provocati dalleintense precipitazioni in fasedi fioritura. Manifestazioniclimatiche opposte checondividono la medesima causa: il global warming,ovvero il surriscaldamento globale del pianeta.In Italia, da qui al 2050, è atteso un aumento delletemperature medie da 0,8 a 1,8 gradi, un aumentodell’umidità relativa e una forte concentrazionedelle precipitazioni. La vite è considerata unacoltura rustica, ma fatica ad adattarsi a condizionicosì mutevoli ed estreme.I produttori sono d’accordo: secondo una recenteindagine (condotta dal sito Winenews.it)il cambiamento climatico può diventare il primoproblema da fronteggiare per il comparto del vino:E il mondo della ricerca è chiamato a trovare al piùpresto delle contromisure. L’imperativo diventaquello di conservare le riserve idriche e favorirela continuità dell’attività fotosintetica delle viti.Potranno servire nuove varietà più adattabili,nuove forme d’allevamento più flessibili, nuovetecniche colturali per scongiurare gli effetti negativisulla fisiologia della pianta e per prevenire l’attesoincremento delle avversità fungine e degli insetti38 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


smartIMMAGINEcomunicazioneSOSTENIBILITÀWEBterritorionaturalitàvalore ESPERIENZAbioSISTEMAesteroINNOVAZIONEvettori di virus. Si tratta di una sfida impegnativa,ma non necessariamente persa in partenza.Del resto, la storia dell’agricoltura è fatta di continuiadattamenti della tecnica. L’alterazione dellecondizioni ambientali - che sia o meno colpadell’uomo - può diventare un vincolo stringenteper la produzione viticola, ma può anche fungere dastimolo a una nuova stagione di sviluppotecnologico e di capacità d’innovazione.I segnali lanciati in Italia dai migliori centri diricerca e dalle aziende vitivinicole più reattivee attente ai cambiamenti stanno già andandoin questa direzione.I vigneti si rifannol'acconciaturaSi torna al passato: si allargano i sestid’impianto sia per ridurre lacompetizione fra le viti (anche 2,5 per 1m sulla fila, così da poter realizzare ildoppio guyot) sia per ridurre i costi dimateriali. E torna in auge il tendone,come si sta vedendo per le uve bianchein Puglia e Sicilia. Insomma, niente piùscelte estreme e investimenti semprepiù ragionati. «Nei climi caldi lochardonnay più bello viene nei tendoni- afferma Stefano Dini, agronomo attivoin Italia e all’estero -. Le esigenze dimeccanizzare per abbattere i costihanno favorito la spalliera e costrettonegli anni scorsi a scelte agronomichenon sempre ottimali. Oggi va cambiatoapproccio». Gli interventi di sfogliaturamanuale (che costano 500 eurol’ettaro) sono anticipati al post fiorituraper "far abituare" per tempo il grappoloal sole, come a Montalcino, dove ilSangiovese mal sopporta più di 35 °C.Sulle uve bianche si riduce la paretefotosintetica da 120 a 90 cm alzando unpo’ da terra l’impalcatura principale.Il segreto sarà trovare l’equilibrio dellasuperficie fogliare: sulle bianche deveavere più spessore per favorirel’ombreggiamento, mentre sulle rossela parete sarà più sottile consfemminellature e sfogliature. F.B.39


I luoghi della produzioneLa gestione agronomica?Molte cose da ripensare«L’irrigazione va vista non più comeun intervento straordinario per salvarela produzione - afferma l’agronomoStefano Dini -, ma come uno strumentoagronomico regolare per mantenerele piante in equilibrio e magari riuscirea portare la produzione fino al limitedel disciplinare. In Maremma, peresempio, questo aspetto stadiventando assolutamenteindispensabile».Si lavora poi per aumentare lospessore della buccia e renderla piùresistente alle scottature: danno buonirisultati le alghe brune, che stimolanola pianta sotto stress. E non sitrascurerà di nutrire sempre meglio levigne, sfruttando le potenzialità deiconcimi fogliari. Si studieranno poisistemi mediati da altre coltivazioni.Nell’olivo, per esempio, si sparge giàcaolino (bianco) per ottenere un effetto‘Albedo’ e quindi una situazione piùfresca che non attrae la mosca.Anche in vigna, insomma, si dovrannosperimentare accorgimenti per bloccarela traspirazione evitando la perditad’acqua. F.B.Aromi, acidità e alcol:la cantina cambia registroAnche gli enologi ne convengono: secon il cambiamento climatico diventapiù difficile preservare l’acidità e gliaromi delle uve, in cantina non sipossono fare miracoli.«Fino a qualche anno fa eraimpensabile dover gestire mosti moltozuccherini da uve che talvolta hannoparametri analitici squilibrati e didifficile lavorazione - ammette l’enologoEmiliano Falsini -. Ma gli interventi piùefficaci, che possano evitare praticheinvasive in cantina, sono di carattereagronomico, nel vigneto».Detto questo, come interpretare megliole uve dell’era del global warming?Assumeranno un ruolo preponderantele tecniche che consentano di ottenerevini con equilibrio e piacevolezza.La vinificazione a temperaturacontrollata, nonostante venga"demonizzata" da alcune cantine"naturali", consente un decorsofermentativo ottimale e la produzione diaromi più eleganti: non se ne può farea meno. Inoltre con la dealcolizzazioneè possibile ottenere vini non solo congrado alcolico minore, ma anche conun buon equilibrio gustativo. Ma è incampo che bisogna intervenire, prima.Anche attraverso scelte strategiche insede di impianto. F.B.Tra i filari si aggiranonuovi esseri: l'era dei robotPiccoli, instancabili e perfettamenteautonomi. I primi AgBot, o robotagricoli, sono usciti dalla fase diprototipi e sono diventati strumenti giàutilizzabili nel vigneto. Come l’innovativoVitirover, premiato all’ultima edizionedel salone Vinitech di Montpelleir(Francia): un microrobot-semovente(pesa solo 11 kg) in grado di falciarel’erba fino a 3 cm dal piede della vite,che di fatto rimpiazza in manierasostenibile i diserbanti. Poi c'è Wall-Yerobot, una sorta di "viticoltoretascabile" in grado di effettuare diverseoperazioni fra cui potare, legare i tralcie rimuovere i germogli indesiderati."Giocattoli" che, talvolta, acquisisconola capacità di volare e diventano droni.Come il Falcon 8, elicotterino inminiatura provvisto di 8 eliche in gradodi effettuare riprese dall’alto con osenza infrarossi per le operazioni dizonazione e per l’applicazione dellaviticoltura di precisione.Altri progetti in fase di svilupporiguardano mini-irroratori dotati disensori o bracci elettronici per unavendemmia a prova di errore. Gli sforzisono giustificati anche dalla difficoltàa trovare manodopera specializzatain molte aree viticole. Ci aspetta unaguerra di robot tra i filari? L.T.40 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


<strong>l'opinione</strong>Eugenio SartoriNuovi vitigni rivoluzionari:meno costi e più salubritàdifferenza della Francia, l’ItaliaA ha consentito da tempo a istitutidi ricerca pubblici e soggetti privatidi fare ricerche nel campo del miglioramentogenetico in viticoltura:una pluralità di soggetti, tra cui i VivaiCooperativi Rauscedo, si sonocimentati fin dal 1965 in ampi programmidi selezione clonale. L’effettosulla filiera vitivinicola è statomolto positivo: oggi i viticoltori possonodisporre di oltre 1.000 clonidelle varietà di vite più diffusamentecoltivate. La realizzazione di vigneticostituiti con varietà selezionate ecloni di pregio negli ultimi decenniha migliorato sensibilmente la qualitàdel vino. Oggi utilizzare materialeclonale è un dato assodato. Ma per ilfuturo c’è l’esigenza di una viticolturaa elevata sostenibilità ambientale.La coltivazione della vite necessita diun alto numero di interventi fitosanitari:nella Ue, assorbe il 65% dei presidisanitari del settore agricolo. Lepossibilità attuali di implementarevigneti a basso impatto ambientalesono modeste: i vitigni utilizzati e iloro cloni sono tutti sensibili alle piùcomuni ampelopatie e quindi vannoprotetti con i relativi interventi fitosanitari.Ma noi dei Vivai CooperativiRauscedo, in collaborazione conl’Università di Udine e l’Istituto diGenomica Applicata, oggi disponiamodi vitigni di nuova generazioneresistenti alle malattie, paragonabilia tutti gli effetti, dal punto di vista delpotenziale agronomico ed enologico,alle varietà più diffusamente coltivate,avendo una limitata introgressioneda parte di specie non vinifera (~10%). È una vera rivoluzione: i nuovivitigni presentano come parentaliTocai Friulano, Sauvignon, Merlot,Cabernet Sauvignon e Sangiovese, ei relativi vini li ricordano nel profiloaromatico e polifenolico in manierasignificativa. L’introduzione di questinuovi vitigni nella base ampelograficadelle diverse aree viticole italiane,seppur per ora limitatamente alla produzionedi vini da tavola, permetterebbedi raggiungere più obiettivi:• la netta riduzione di interventi crittogamicicontro peronospora e oidio(occorrono al massimo due trattamentiiniziali e solo per alcune varietà);• il forte taglio dei costi fitosanitari;• la riduzione del consumo di acqua,energia, ore/uomo;• la maggiore salubrità del prodotto;• la maggiore competitività delle impresevitivinicole sui mercati internazionali,grazie a nuovi prodotti amigliore rapporto prezzo/qualità.Direttore dei VivaiCooperativi RauscedoAgronomo, classe 1953, ha iniziatoil percorso formativo in vivaismoviticolo già durante l’Universitànel 1976, lavorando nel periodoestivo presso i Vivai CooperativiRauscedo. Inseritosi stabilmentein azienda nel 1978, dieci annidopo (nel 1987) ne è diventatodirettore, carica che ricopretutt’ora. Attualmente è ancheVice-presidente del Cip (ComitéeInternational de Pepinieriste),e consigliere di amministrazionedi I.G.A. (Istituto di GenomicaApplicata), I.G.A. TecnologyServices, Agromillora Catalana(Spagna) e Vitrohellas (Grecia).Dal 1990 è inoltre membrocorrispondente dell’Accademiaitaliana della vite e del vino edell’Accademia internazionaledi viti-vinicoltura di Mosca.41


smartI luoghi della venditaIMMAGINEcomunicazioneWEBSOSTENIBILITÀesteroterritorio INNOVAZIONEnaturalitàvalore ESPERIENZAbio SISTEMAdi Anna Bertolinie Barbara Trigariiore all’occhiello delle produzioni made in Italy, il vino scommettesull’export e, forte di un valore di 4,7 miliardi di euro di esportazioni(+6,6% sul 2011), guarda a nuovi mercati quali Asia e Cina. La sfida sigioca sui mercati oltralpe facendo leva su investimenti culturali e knowhow propri delle nostre produzioni. Non da meno il sistema retail che,grazie a una rete distributiva internazionale o a scelte coraggiose, si fa portavocemettendo in scena spazi contemplativi del saper fare italiano. Il tutto mixato ainterventi mirati affinché si possano creare sinergie che permettano al complessoproduttivo di sfruttare le potenzialità che la grande distribuzione può offrire.Il retail aiutail saper fare italiano43


I luoghi della vendita1 23La distribuzione deve farsiportavoce oltre confine delmade in Italy del vinoÈ possibile aumentare la presenzadelle bottiglie italiane sugli scaffali deipunti di vendita esteri? A questadomanda rispondono tutte quellecatene nazionali che già da annivendono e promuovono il vinonostrano all'estero. Nella grandedistribuzione il vino può circolare,infatti, sia per mezzo delle catene(per esempio Conad, Iper-La Grande i,Despar, Auchan, Carrefour, Il Gigante)che fungono da piattaforme percontattare le insegne europee a essecollegate, sia grazie a rapporti direttitra catene distributive straniere ecantine italiane. Auchan ha unaccordo in esclusiva con alcune Pmidel settore e opera su 12 mercatiinternazionali, oltre ovviamente aquello italiano. Il peso del mercatoexport vinicolo per Auchan vale circa2 milioni di euro. I nuovi mercati inespansione sono quelli orientali qualiTaiwan e Cina, ma anche la Poloniarappresenta oggi un Paese con unamaggior richiesta d’importazione.Anche Despar può contare sullacollaborazione di Spar Internationalcome trampolino di lancio per l'export:quest’ultima ha manifestato interesseper il bouquet di vini della cantinaitaliana da proporre ai consumatoristranieri come tipicità della Penisola.Coop Italia, non disponendo di punti divendita all'estero, sta attivando unacollaborazione con aziendecooperative del Nord Europa percommercializzare la linea di etichetteAssieme anche in altri Paesi.Rappresentativo del made in Italyall’estero è anche Eataly che, inparticolare con il suo punto di venditadi New York, fa scoprire le radicienogastronomiche del nostro Paeseanche oltre oceano. Naturalmente trale proposte non poteva mancare ilvino, con una cantina di circa 700etichette provenienti da tutte leregioni italiane. Interessante l’iniziativaorganizzata con l’Istituto regionale vinie oli di Sicilia e l’assessorato Risorseagricole e alimentari che ha vistoprotagonista un corner dedicato alleeccellenze vinicole siciliane. Sonostate vendute oltre 1.300 bottigliedi vino in meno di un mese:un’operazione che ha portato 25cantine siciliane nella vetrinastatunitense di Eataly. 1-2-344 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


<strong>l'opinione</strong>Pierluigi CalcagnileL’instabilità dei prezzinon aiuta il made in ItalyLa sensazione è che il nostro sistemasia strutturalmente inadeguatoper competere sui mercati internazionali:la piccola dimensionedelle aziende e la grande frammentazionedell’offerta fanno sì che sianopochissimi i player nazionali in gradodi combattere con i grossi colossiesteri, come le aziende californiane,cilene, australiane. Ciò significa esserescarsamente competitivi dalpunto di vista dei costi, tanto che,laddove le grandi catene non sianointeressate all’origine ma soltantoalla tipologia, noi rischiamo di esseresempre troppo cari e con una qualitàche non viene apprezzata per ilprezzo.Altra modalità di gestione tutta italiana,che non aiuta a essere coerentisui mercati, è la fluttuazione dei prezzi,in una logica che spesso avvicinail vino al mercato delle commodities.Il fatto che i produttori italiani rigirinoai clienti le fluttuazioni di materiaprima fa sì che sia difficile la gestionedel posizionamento prezzo a scaffale,con conseguenti difficoltà a gestirela continuità dei progetti. Ciò nonfa certo migliorare la nostra immaginesul mercato. Tutti i player internazionaliprocedono con coerenza disistema rispetto a un chiaro posizio-namento che si sono dati nell’arenacompetitiva.Purtroppo invece l’Italia agisce inmodo frammentato e tattico, non strategico,per cui viene spesso trattatacome fornitrice di materia prima enon come in grado di gestire dei marchi.Questo vale ovviamente nei segmentidaily o sub premium che ciappartengono. Il made in Italy godeancora di un certo fascino sui consumatori,soprattutto quelli extra europei,ma politiche poco orientate allacostruzione di valore potrebbero danneggiarcinel prossimo futuro anchepresso di loro, cosa che è già accadutanei mercati più vicini (tedesco,spagnolo e inglese) dove il vino italianorappresenta quasi la fascia piùbassa di offerta.Inoltre, in Italia registriamo un approcciopiù orientato alla produzioneche al consumo. Il punto di partenzanon sono quasi mai i bisogni del consumatore,ma le peculiarità dellaproduzione (esaltazione di un vitigno,di un terroir o di una origine). Questalogica, se premiante nelle nicchie diappassionati, risulta perdente suigrossi consumi che si orientano adun consumatore curioso ma sostanzialmentepoco esperto, naif.Infine, possiamo menzionare ancheResponsabile direzionecommerciale vino CaviroCinquantacinque anni, da 30 anniopera nel settore del largoconsumo. I primi 10 anni èimpegnato in aziende della Grandedistribuzione organizzata, poi haricoperto ruoli di responsabilitàcommerciale e marketing inaziende industriali del settore.Dal 2006 è in Caviro, oggi conla responsabilità della DirezioneCommerciale Vino.una certa complessità di presentazionedei prodotti italiani, delle lorodenominazioni, dei vitigni, delle zonedi origine; anche in questo casoCaviro cerca di andare incontro allenecessità del consumatore attraversola presentazione di una marca italianaforte, affidabile, che lo guidi nellascelta. La nostra sensazione è cheil protagonista del futuro sia un consumatoredi Paesi lontani, giovane,naif, sostanzialmente impreparato alconsumo di vini complicati e complessi.45


smartI luoghi della venditaIMMAGINEcomunicazioneWEBSOSTENIBILITÀesteroterritorio INNOVAZIONEnaturalitàESPERIENZAbio SISTEMAvaloreLa crisi economicaincide sul prezzodi Barbara Trigarier la prima volta nel 2012 i dati di mercato(Vinitaly, SymphonyIri Group) hanno rilevato uncalo di vendite a volume per i vini in bottiglia(-3,6%), mentre il dato a valore segna +0,9%. Iprezzi al consumo sono cresciuti, dunque, a seguitodelle vendemmie poco produttive degli ultimi due anni (40milioni di litri prodotti nel 2012 a fronte di 46 milioni di litridi quattro anni fa), delle operazioni di vendemmia bianca e dellacrescita della domanda determinata da un aumentonell'esportazione. A questi dati legati alla produzione si sommanoquelli connessi alla congiuntura economica, con effetti che hannoinciso sulle preferenze dei consumatori, e conseguentemente,sull'approccio dei distributori alla categoria vini.46 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


1 2 3Il valore si compone di tantifattori tra cui il prezzo chesubisce molte oscillazioniLe variazioni di prezzo (intorno al4-5%) hanno pesato soprattuttosui vini più economici che sono passatialla fascia superiore, come dimostranoanche i dati di vendita: in calo lebottiglie sotto i 2 euro e crescitarilevante nelle fasce da 2 a 4 euro esopra i 6 euro, oltre che per le etichettedei distributori. Il dato ha un pesorilevante nella strategia dei retailerrispetto alle scelte di assortimento e diposizionamento per le private label.Iperal ha messo in relazione il pesopromozionale e i dati di vendita peralcune fasce di prezzo: la clientela sifida poco dei vini di fascia più bassa,le cui vendite scendono anche inpresenza di forti attività promozionali,mentre al contrario i vini a più elevatovalore vendono di più anche se menointeressati dalle attività promozionali.La catena conta sulla presenzadi etichette delle principali regioni,e molte nuove proposte in previsione:l'incidenza in assortimento per lebottiglie da 75 cl quest'anno superail 15% e segna +4% a valore rispettoal 2012. 1Per quanto riguarda il 2012, Selexsegnala un calo (tra -0,6% e -2%) nellevendite per la categoria spumanti(Champagne, metodo classico espumanti dolci), mentre tiene l'areaProsecco con +3,5 a valore; stabili ivini esteri a -0,1%, in crescita i Doc eDocg, leggero calo per l'Igt e tenutaper il vino da tavola (da 2 a 3 euro): èquello che si può definire “effettoclessidra”, calo delle vendite per i vinidi fascia media, crescita o tenuta perquelli di fascia bassa o alta. Nel 2013l'effetto prosegue, pur con valoricontenuti e un calo a valore dellospumante secco, determinatodall'entrata a regime delle zonevitivinicole di produzione del Proseccocon conseguente calo dei prezzi afronte di un maggior numero di bottiglievendute. Tiene il vino comune, perdonogli Igt, guadagnano ancora Doc e Docg(dai 5 euro in su). 2-3Simply Italia fornisce un dato ditendenza per il mercato 2013 (vinie spumanti): -7% a volume e +4%a valore, mentre per quanto riguardai dati di vendite dell'insegna, Simply hachiuso il 2012 con +9% a valoree +1% a volume. L’inizio del 2013registra ancora dati positivi a valore e47


I luoghi della vendita4 5 6la tenuta dei volumi si fa più difficile.In Simply la promozionalità è la leva piùimmediata e pesa per oltre 30%. Laseconda leva è l'assortimento,continuamente ribilanciato con unaselezione dei produttori chegarantiscono il giusto rapportoqualità-prezzo. 4Coop Italia segnala nel 2012 unacrescita del 3,7% nelle venditecomplessive a volume per i viniin bottiglia, +4,3% per i vini adenominazione, mentre i dati finoa maggio 2013 sono di pari valoree segnalano una leggera flessione neiprezzi (-0,2%), che si spiega almenoin parte con una promozione di Pasquacostruita più sul valore che sul volume.L'andamento 2013 per Coop conferma,quindi, la tendenza 2012. È il primoanno che si registra un calo del mercatodel vino a volume, sempre in crescitaanche grazie alla crisi della ristorazioneche aveva portato i clienti nei puntidi vendita Coop. L’insegna è cresciutaperché ha arricchito l’assortimento conla propria marca fantasia. Il dato piùpositivo riguarda la fascia da 2 a 4euro, quella più consistente; sofferenzanella fascia da 4 a 6 euro e stabilitàin quella sopra i 6 euro. I vini sottoi 2 euro sono prevalentementein promozione, e sono in crescitanonostante pesino ancora pocosul totale. La catena registra unaumento della promozionalità parial 35% a valore del vendutoe al 50% a volume. 5Chi non ha una linea a marchio, comeSigma, preferisce dare maggiorevisibilità sul punto di vendita alle propriescelte avvicinandosi a un consumatoreche accorda la propria fiducia senzacedere eccessivamente sui prezzi, comespiegano in Realco. Con strutture dimedie dimensioni e prossimità, Realcoha tagliato i prezzi più alti e con unapolitica promozionale ha massificato lacomunicazione e l'investimento sullafascia dai 3 ai 5 euro, con sconti dal 20al 40%, facendo attenzione agliabbinamenti sul volantino attraversoquelli che chiamano "temi qualità",ovvero offerte a tema. L'incidenzapromozionale è cresciuta di un punto emezzo dal 2011 al 2012 superando il40% di vendite in promozione. A valoreil 2012 ha segnato +9% per i vini, conuna perdita di marginalità, recuperataattraverso le maggiori vendite e unaumento del margine del punto divendita. L'obiettivo del 2013 è ridurre levendite in promozione lavorando conl'assortimento e le iniziative instore, perdare visibilità al reparto e fidelizzare ilcliente. 648 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


<strong>l'opinione</strong>Ettore NicolettoOccorre tornare a un’ideadi valore più ampiaParlare di “valore” per il vino italianorichiede più di un approfondimentoe più di una distinzione. Seusiamo questa parola in riferimentoalla formazione, poi, del prezzo finaledi un prodotto è chiaro che in discussioneviene posta la scelta di ogni singoloimprenditore nel “quotare” - oltrealla somma dei costi industriali - tantialtri fattori immateriali, non ultima lasua stessa capacità. Non è opacità: ciascunvino, come qualsiasi altro benesul mercato, ha delle caratteristicheproprie, uniche. E non sempre questecaratteristiche possono venir esplicitatechiaramente in un foglio di calcolo.Ad esempio, e faccio riferimento alvissuto del Gruppo Vinicolo SantaMargherita: come valutiamo il forteimpegno per la sostenibilità che implicaun importante lavoro tanto nei vignetiche nelle procedure e nelle tecnologiedi vinificazione? Come quantifichiamola nostra ricerca interna perabbattere l’utilizzo dei solfiti, ad esempio,nella spumantistica d’eccellenza?Soltanto con un criterio economico?Come valutiamo i vantaggi per la salutedei consumatori? E quelli per l’ambiente?Non voglio buttare la palla intribuna, ma dobbiamo per forza tornarea un concetto di “valore” per il vinoitaliano più ampio. Vini attenti allasalute dei consumatori come mai inpassato, che sono testimonial del lavorodi un vignaiolo, dell’alta qualità cheviene garantita e del suo rapporto ottimalecol prezzo di vendita. Un pregio,questo, essenzialmente italiano. Tradottoin cifre, vediamo come il prezzomedio del vino imbottigliato italianosia cresciuto all’estero del 14,5% a gennaio,su base annua; quello del vinosfuso del 38% (ma siamo in presenzadi una contrazione dell’offerta globaleche spinge all’insù le quotazioni) e del6,1% quello degli spumanti. Bene, diretevoi. Non abbastanza, dico io: perchésiamo ancora alla metà di quantoi mercati riconoscono al vino francese.Quindi c’è un “valore” Francia fatto diforza della tradizione e di salda immagineancora premiante sul “valore”Italia. Per noi imprenditori del compartovino - e qui porto il mio impegno alvertice di Italia del Vino - l’impegno èquello di trasmettere al meglio il nostro“valore” che è fatto di passione per idettagli, di innovazione tecnologica, disostenibilità vera, di uomini e donneinnamorati del proprio lavoro, di qualitàdella vita e del lifestyle italiano.Vuol dire rinnovare la nostra narrazioneche dev’essere fatta di forti contenutitecnici, inattaccabili, di serietà e dicontinuità.Ad di Santa MargheritaLaureato in Economia all'UniversitàCa' Foscari di Venezia, intraprendenel 1993 la sua avventura nelmondo del vino, prima in CasaVinicola Zonin S.p.A. nella qualericoprirà vari ruoli, da AreaManager Export fino alla nominaa Direttore Export.Nel 2004 entra in SantaMargherita - Gruppo Vinicolo,dapprima come DirettoreCommerciale, nel 2005 vienenominato Direttore Generaleed infine dall'aprile 2008 ad oggiricopre il ruolo di AmministratoreDelegato del Gruppo. È presidentedel Consorzio Italia del Vino.49


smartI luoghi della venditaIMMAGINEcomunicazioneWEBSOSTENIBILITÀesteroterritorio INNOVAZIONEnaturalitàvalore ESPERIENZAbio SISTEMAIl vino è funzionalealla brand imagedi Barbara Trigariolte insegne attive nella Penisola hanno sviluppatoun progetto di private label per la categoria vini.Spesso, però, bisognerebbe parlare di etichetteesclusive in quanto, non comparendo la marca deldistributore, si tratta di progetti di filiera chevalorizzano le aziende locali e del territorio. L'obiettivo che accomuna tuttiè quello di ridurre, per quanto possibile, l'inflazione delle vendite e,soprattutto, presidiare un settore considerato strategico non soloeconomicamente, ma anche rispetto all'immagine dell'insegna presso ilconsumatore. Una strategia di brand image che si spalma su una categoriadove, probabilmente, non si fa leva sulla marca ma sulla tipologia di vinoe che rappresenta per i distributori l'occasione vincente per creare ilprodotto più adatto per qualità e prezzo.50 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


1 2Il settore è consideratostrategico per i retailer,non solo economicamenteSelex ha intrapreso a fine 2011 unpercorso di creazione di una linea diprodotti a marchio di fantasia,scegliendo di presidiare tutte le regioniitaliane con 42 etichette, che a fine2013 diventeranno 50. L’insegna èpartita dai vini più consumati a volume(Lambrusco, Barbera, Sangiovese,Nero d'Avola, Prosecco), rimanendonell'ambito di vitigni ben definiti eposizionandoli, dove possibile, nellaregione di appartenenza, stringendoaccordi con le aziende agricole perprodotti dal rapporto ottimale qualitàprezzo,da collocare in una fasciamedia del mercato. Già dal primo annoè stata raggiunta una quota di mercatointorno al 18% e un’incidenza a valoresull'assortimento del 18-20%. 1-2351


I luoghi della vendita4567La linea di etichette di filiera GrandiVigne di Iper, La grande i, privilegia ipiccoli produttori di pregio (chealtrimenti non potrebbero accedere alrapporto diretto con la distribuzioneorganizzata) e la filiera corta, avantaggio del rapporto qualità-prezzoe della soddisfazione di tutti gli attori:61 vini (di cui 7 bio certificati Icea),circa 30 fornitori da quasi tutte leregioni italiane a più alta vocazione,con i quali controllano le forniture,migliorano i processi, organizzano laproduzione e verificano il rispetto di unrigoroso capitolato per l'igiene, lasalubrità (livelli di anidride solforosa edi allergeni, per esempio) e lecaratteristiche qualitative. 3-4La fascia da 2 a 4 euro è quellainteressata dalla proposta esclusivaCoop con il marchio di fantasiaAssieme, 14 referenze per coprire tuttele tipologie di mercato, e costruitaintorno al vitigno (o vitigni) e alleaziende di produzione, quindi alterritorio. Il progetto di filiera Assieme,di cui Coop Italia si è fatta promotriceinsieme alla Lega delle Cooperative,porta prodotti di cantine cooperativeselezionate direttamente sugli scaffali.Accanto alla regia nazionale, convivonole proposte delle cooperative territorialicon referenze di vini locali, propostisolo nella zona d'elezione.Per esempio, Coop Centro Italia inUmbria con il Grechetto e il RossoUmbria. L'obiettivo di un milione dipezzi venduti nel primo anno di lancio èstato superato con 1,4 milioni vendutinel 2011 e 1,5 milioni nel 2012. 5Presente su gran parte del territorionazionale, Despar ha voluto valorizzarele eccellenze delle regioni italiane,garantendo un’accertata provenienza euna buona qualità dei prodotti offerti alconsumatore. Attraverso la strategiadella private label, il Consorzio è statoin grado di proporre vini che coniuganoun prezzo contenuto e un gustocaratteristico e genuino, tipico di areed’elezione per la loro tradizioneenogastronomica, come il Piemonte ela Franciacorta. L’offerta a marcaprivata di Despar permette diselezionare non solo i vigneti diprovenienza, ma anche i produttoripartner. Raccolte sotto marchi difantasia che personalizzano edesaltano le peculiarità dei singoli vini,le etichette di filiera Despar hannoassortito gli scaffali dei punti di venditacon Bardolino, Amarone, Soave,Valpolicella Ripasso, Franciacorta Brut,Franciacorta Satèn, Franciacorta Rosé,Barolo, Nebbiolo, Barbera, ProseccoSuperiore Valdobbiadene. Ed altri vinistanno per essere lanciati a livellonazionale. 6-752 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


<strong>l'opinione</strong>Carlotta PasquaIl brand si costruiscecon passioni e relazioniLa costruzione del brand è unaspetto fondamentale per la crescitae l'affermazione di ogni azienda,sia essa nel settore del vino che al difuori. Il nostro settore è soggetto aun’estrema frammentazione in terminidi quote di mercato, si muovecon regole diverse rispetto ai prodottimass market, predilige canali dicomunicazione diversi dai tradizionali.Far conoscere e ottenere unacerta notorietà di marca nel nostrosettore richiede, quindi, strategie estrumenti diversi e allo stesso tempoè importante per competere e operarein un mercato altamente competitivoe globalizzato come quello odierno.Come definire un brand? Personalmentepenso alla marca come auna persona, che si definisce attraversoidentità, passioni, punti di forzao debolezza, azioni e progetti,relazioni costruite. È come un contenitoreda riempire quotidianementecon tutto quello che fa parlare di noi,ed è importante trovare e sottolinearei fattori che ci contraddistinguono.Dobbiamo sempre chiederci che cosaci rende diversi dagli altri, qual èil valore aggiunto che possiamo dareal cliente. Credo che oggi questo siaancora più importante, perché i consumatorisono molto più proattivi edesiderosi di sapere e conoscere; lefonti di informazioni grazie al web,sono molteplici e accessibili. Nelmondo del vino questo può esseretradotto, in una presenza forte e costantesui social media che permettonodi instaurare relazioni e conversazionicon gli utenti. Costruire ilvalore del brand richiede tempo, attenzionee investimenti. È dato dalleazioni che l'azienda compie e daquanto esse sono rilevanti o meno peril suo pubblico. E la distribuzione?Nel settore del vino la distribuzioneha fatto la differenza, posizionandoi marchi a un certo livello e contribuendoa far conoscere e comunicareil vino italiano ai consumatori.Nella mission che si sono dati i GiovaniImprenditori Vinicoli Italiani ilrafforzamento del brand è un puntodi partenza e non uno status raggiuntodalle generazione che ci hannopreceduti. È uno dei temi di confrontoproposto ai soci, affrontato nell'Assembleaannuale del 2011 con unworkshop, durante il quale emerse lanecessità di puntare su accessibilitàdel prodotto, dare motivi di attrazionenei confronti del consumatore ecreare legami emozionali. Dalle 4 Pdi Kotler alle 4 A: awareness, accession,appeal e affection.Resp. comunicazionePasqua Vigneti e CantineNata a Verona nel 1975,rappresenta la terza generazionedella Famiglia Pasqua, aziendaveronese con oltre 85 anni distoria, ed è figlia di Carlo, uno deitre fratelli alla guida dell’azienda.Si è diplomata in PubblicheRelazioni e Marketing all’Accademiadi Comunicazione a Milano. Nel2002 inizia a lavorare in aziendacome responsabile comunicazione.Ha conseguito il diploma diSommelier AIS nel 2003, hafrequentato un corso di Marketingdel Vino al Gambero Rosso e nel2006 ha conseguito l’MBA in WineBusiness al MIB di Trieste, con unatesi sulla distribuzione del vino inItalia. È iscritta all’AssociazioneDonne del Vino e dal 2005 faparte di AGIVI, AssociazioneGiovani Imprenditori Vinicoli Italiani.Vicepresidente per tre anni, nel2010 ne diventa Presidente.53


smartI luoghi della venditaIMMAGINEcomunicazioneWEBSOSTENIBILITÀesteroterritorio INNOVAZIONEnaturalitàvalorebioSISTEMAESPERIENZASpazi espositivicome teatri1 2Spazi da vivere senza frenesie all'insegna della convivialitàSimply nell'ultimo anno ha aumentato lo spazio dedicato a vinie spumanti all'interno dei punti di vendita e riequilibrato lefasce di prezzo, ampliando quella media (da 3 a 6 euro) eintegrando sensibilmente quella bassa, che deve soddisfare ilbisogno di convenienza per ogni vitigno e regione. Dueesempi sono i punti di vendita Simply di Milano viale Corsica ePuntoSimply di via Circo: nel primo, il vino è conseguenza dellapiazza dei freschi e raccordo con il grocery; nel secondo,format d’eccezione, è presente una wineroom al pianoinferiore, con oltre 200 referenze ed etichette anche moltopregiate. L'esposizione è per colore, area geografica e fasciadi prezzo. Le produzioni locali e regionali sono un asseportante della categoria e sono presenti sia all'interno delloscaffale (nella regione di pertinenza) sia con dislocazioniseparate ed evidenziate all'interno del reparto. 1Iper, La grande i, organizza il reparto per regioni, dividendo54 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


di Barbara Trigariediamente la superficie dedicata al reparto vino non ha subito modifichedimensionali in questi ultimi anni. Quello che è cambiato è l’approcciodelle insegne alla teatralizzazione degli spazi che spingono sempre piùverso un’experience evidente. Le azioni intraprese dalle diverse catenedistributive hanno coinvolto, infatti, la caratterizzazione del reparto che neltempo si è sempre più distinto dalle corsie tradizionali. Un modus operandi che ha l’obiettivo difidelizzare il consumatore oltre che rendere leggibile lo scaffale indirizzando il clientenell’acquisto. All’architettura dello spazio si unisce la comunicazione instore, spesso supportatadalla tecnologia che funge da rimando allo scaffale.34ulteriormente tra bianchi, rossi e rosati, pur con variantidettate dalle esigenze del singolo store, come la cantinettaall'Iper Portello, simile a un’enoteca. Il coinvolgimento delconsumatore prosegue sul web sia per le promozioni (buonisconto da stampare, veicolati anche dai social networkFacebook e Twitter) sia per la parte informativa sul prodotto:video ricette, articoli, schede di approfondimento e gliabbinamenti. 2-3Con una quantità di referenze gestite in un iper che si aggirasulle 900 etichette (bollicine incluse), Coop Italia prediligeun’esposizione dei vini per colore e poi per regione. La lineaAssieme, inizialmente evidenziata raccogliendo tutte leetichette in una stessa zona, viene ora esposta per regionecome le altre referenze. In alcuni punti di vendita è in testl'esposizione in testata di gondola. Spazio e attenzione ascaffale sono sempre riservati alle referenze del territorio. 455


<strong>l'opinione</strong>Sergio SoaviResponsabile nazionaleprodotti tipici di CoopL’età non si dice (comunque,non vecchio ma in affinamento).Lavoro in Coop dal 1982 doveho ricoperto diversi ruoli,dal buyer ortofrutta con cuiho iniziato (da qui la passioneper l’origine delle cose) perpassare poi buyer drogheriaalimentari e quindi, per 9 anni,responsabile acquisti liquiditra cui ovviamente i vini.Da qualche anno sonoil responsabile nazionaleprodotti tipici. Sono membrodel cda di Eataly.56 vino, futuri possibili - rapporto di filieraFLa relazione tra vinoe cibo è fondamentaleondamentale, come strategia peruscire dalla crisi dei consumi delvino, è creare un ambiente favorevole,all’interno della Grande distribuzioneorganizzata, all’educazione e quindivendita del vino di qualità, che non puòpiù fare a meno della relazione e abbinamentocon il cibo. Tutti i nostri sforzioggi sono indirizzati verso questoobiettivo. L’esempio più eclatante perla nostra organizzazione è rappresentatodalla cantina all’interno dell’Ipercoopdi Collestrada (Pg), dove l’areavini è prossima al banco della gastronomiae durante la giornata vengonoproposti abbinamenti con prodotti diorigine. Sono 1.206 le referenze di vinidel territorio, ma anche di tutta Italia,con prezzi che partono dai 5 euro asalire fino ai top level del mercato. Ungrande investimento, giustificato dallevendite, grazie a un fatturato di 2 milionie 700mila euro, che conferma chei consumatori anche in periodi di crisisanno cosa vogliono e scelgono affidandosialla qualità.Convinti che il cibo debba essere sempreaccompagnato al vino di qualità, èstato inaugurato alla Unicoop di NovoliFirenze un ristorante, dove tutti iprodotti utilizzati, possono essere acquistati.Si chiama “Il laboratorio delgusto” e lo gestisce Andrea Bianchinidella Bottega del Cioccolato. Il Laboratorioè integrato in un superstore dinuova concezione dove si respira il“mercato” grazie alla qualità delle propostee alla comprensibilità dell’offerta.Altre strategie applicabili per combatterela crisi dei consumi sonosenz’altro una maggiore chiarezza sugliscaffali, una selezione determinata difornitori e una collaborazione più strettacon i produttori di vino.Assieme è un progetto Coop, che hamesso insieme diverse cantine cooperativeche provengano da progetti agricolisostenibili. Dodici tipologie conriduzione di solforosa, vini nati in vignetoda sette aziende agricole. Sonovini del territorio, con un medesimopack e caratterizzati da un tappo stelvin,proposti a un prezzo interessante.È in partenza, contemporaneamenteall’adozione di un Qr code, una paginaFacebook dedicata al progetto e cogestitacon i produttori. Esperienze similisperiamo possano essere condotteanche con aziende/vini di fascia superiore,magari realizzando vini esclusivie acquistabili solo in Coop o dalproduttore.Chiediamo insomma ai produttori diraccogliere la sfida e non arrendercialla ineluttabilità inesorabile del calodei consumi.


smartI luoghi del consumoIMMAGINEcomunicazioneWEBSOSTENIBILITÀ esteroterritorio INNOVAZIONEnaturalitàvalore ESPERIENZAbioSISTEMAdi Roberto Barati può fare a meno del web? La risposta è davvero scontata. No. È un mezzodi marketing efficace e, spesso, a costo quasi zero. Partiamo da Facebook.Quasi un dovere esserci. Dalla pubblicità diretta, che ovviamente comportaun esborso di denaro, alla partecipazione attiva al network con i classici postda pubblicare ogni volta che si desidera, Facebook ha già dimostrato lapropria efficacia. Tutto può essere pubblicato sulla bacheca di “amici”, seguaci, fan,avvisandoli per tempo di novità in menù, offerte, eventi particolari. Interessante, ma dipiù difficile “applicazione” l’uso di Twitter, dove la filosofia di base è diversa (post moltocorti e concisi) ma che può servire come cinguettio capace di attirare l’attenzione eportare il visitatore verso il locale. Non meno importanti sono poi i siti di recensionialla Tripadvisor. Da evitare le recensioni fasulle: se il cliente si accorge di discrepanzeevidenti sarà poi il primo a lasciare a sua volta un parere, ma al vetriolo. Sito enewsletter, strumenti importanti. Un sito ben fatto, aggiornato, magari interattivo, rimanesempre un ottimo biglietto da visita. Lo stesso vale per la newsletter, attraverso la qualefar conoscere ai clienti le ultime novità. Infine, i siti di social shopping, tipo Groupon.Lo scopo non dev’essere quello di vendere sottocosto un pranzo, giusto per riempirele serate morte. Lo scopo è quello di portare una volta il cliente nel locale,stimolandolo poi a tornare, pagando le consumazioni a costi di menù corrente.Metti a tavolaamici, seguaci e fan59


I luoghi del consumoCome essere su FacebookOttimo esempio di come stare suFacebook arriva dal Vinodromo diMilano (molto attivo anche sull'altrosocial network per eccellenza, ovveroTwitter). Post corretti nel numero, unoal giorno circa (anche per non“stressare” gli amici) e nella sostanza.Un esempio? Eccolo. «Con l'arrivo -finalmente - delle giornate calde,il Vinodromo apre tutte le vetrate,diventando un locale aperto dove glispazi interni ed esterni sono una cosasola! Vi aspettiamo per un buon calicedi vino (o di bollicine..) da gustare conle nostre specialità fatte in casa».Perfetto. Breve, conciso, contenenteun'informazione concreta, una novitàdi sicuro interesse per i clienti dellocale. Esemplari, nel senso di ben fattie in grado di attirare la clientela,gli aggiornamenti quotidiani sul menù,e la velocità di risposta a coloro chelasciano complimenti, suggerimentie quant’altro sulla pagina Fb del bistrotmeneghino. Un bel modo, dunque,per presentarsi sui "social". Noninvasivo, ma tempestivo, corretto,equilibrato e sempre capacedi attirare l'attenzione.Groupon, sì o no?Portare il cliente nel locale graziea un'offerta particolarmente scontata. Avolte funziona, a volte no. È il gestoreche deve far capire al cliente chele occasioni capitano una volta,mentre per tutte le altre il menùha prezzi diversi. Chi è soddisfattodello strumento è Massimiliano Mascia(in foto), chef del San Domenico diImola (Bo), nientemeno che due stelleMichelin, che su Groupon harecentemente proposto un menùcomposto da due antipasti, primo,secondo a scelta, piccola pasticceria,dessert e calice di Franciacortain accompagnamento al pastoa 119 euro anziché a 340.Il risparmio per il cliente è notevole,ma poi il cliente tornerà? «ConsideroGroupon - dice lo chef MassimilianoMascia - come un vero approccio alfuturo che farà sempre più parte dellanostra vita. Un nuovo canale dimarketing fondamentale per acquisirenuovi clienti, diversificare il target efarsi conoscere dal pubblico». C’è altroda aggiungere?Il contatto direttoDa bar latteria a Meeting bar. È bastatoapprocciare il lavoro con un po’ difantasia per permettere a RobertaDi Leo, titolare del Meeting Bar diMonza, di trasformare il classico baritaliano in un locale dove in alcune seredella settimana vengono serviti ricchie soprattutto partecipati aperitivi. Qualè il metodo utilizzato? Semplice, lacomunicazione diretta tra locale eclienti con mail, newslettere sms, spediti tutte le volte che labarlady si appresta a proporre unaperitivo un po’ particolare. «Si tratta diun locale piccolo - dice la Di Leo - e perquesto è più semplice creare unrapporto diretto con i clienti. A volte liinvito anche solo per festeggiare il lorocompleanno, che mi sono segnataproprio con questo scopo, o inoccasione di festività come il Natale».E così i 40 metri quadri del localemonzese ospitano a volte anche unaquarantina di clienti. Piccoli numeri,forse, ma il locale ha davvero unasuperficie limitata. Sufficienti però arenderlo un bell'esempio di come sipossa lavorare sfruttando quel che siha a disposizione. A pensarci beneforse sono numeri enormi in confrontoa grandi locali, ma condotti con pocafantasia e quindi spesso vuoti.60 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


<strong>l'opinione</strong>Andrea GoriLe decisioni d’acquistonascono on lineNell'attuale scenario economicola ricerca di nuovi cluster diconsumatori è strategica. È in questoambito che le nuove tecnologie, cosìapparentemente lontane da quei valoriche il cibo ed il vino trasmettono,possono rappresentare un ottimo alleatoper allargare gli orizzonti. Eweb e nuove tecnologie, che hannocompletamente modificato i processidecisionali di acquisto, diventanoun fattore cruciale per il successo. Ilvecchio modello di FMOT (First MomentOf Truth), che identifica il momento(tra i tre e i sette secondi)durantei quali una persona all’internodi un negozio (fisico o digitale) rivolgela sua attenzione verso un prodottoe decide o meno di comprarlo,viene scavalcato dal nuovo concettodi ZMOT (Zero Moment of Truth,introdotto da Google) dove il consumatoreforma la sua idea di acquistosui social media e sul web raccogliendoed elaborando informazioni daglialtri utenti.Anche nel vino, sempre più un “oggettosociale” proprio per la sua naturadi “experience good”, cioè dibene il cui valore è definito al momentostesso del consumo, che, nelcaso in cui l'acquirente non lo abbiagià provato in precedenza, implica lanecessità di doversi formare un giudizioex ante senza avere molte informazionispecifiche. È per questoche il passaparola nato dalla condivisionedi esperienze personali susvariate tipologie di social networkarriva a creare un peculiare “peer topeer” enologico - dalla brevità diTwitter a Facebook, da Youtube aivideo in pillole di Vine, alle immaginisu Instagram e Pinterest che nonsolo hanno note, ma a volte rimandanoad articolati blog - tanto che leinformazioni aggiuntive ex ante chesi possono ottenere sui social networkcontribuiscono a influenzare e determinaresempre più le performanceeconomiche delle aziende.È per questo che le nuove tecnologielegate al web e social media non devonoessere viste in contrapposizioneai vecchi strumenti di marketing,bensì a supporto e integrazione deglistessi. Le strade percorribili per influiresui processi decisionali di acquistoe consumo sono molteplici, madevono essere sicuramente fondatesu capacità comunicativa e accuratezzadelle informazioni, elementicostitutivi della credibilità e quindidella costruzione di un reale vantaggiocompetitivo attraverso il consolidamentodella reputation.Sommelier, giornalista,web writer 2.0Laureato in biologia con unaspecializzazione da ricercatorein formazione a distanza, partedalla Trattoria storica di famiglia -Da Burde a Firenze dal 1901.ViceCampione Europeodei sommelier nel 2008, poiAmbassadeur de Champagne perl’Italia nel 2011 e poi il web dov'èattivo su Youtube, oltre 500puntate in Podcast, 2.600 video,sul pionieristico canale “Vino daBurde” che oggi vanta 1 milionee 500mila visualizzazioni, poi unblog www.vinodaburde.com e,ancora, Dissapore, Spigolosoed Intravino, i magazine webche hanno contribuito a ridefinireil concetto di comunicazionesu web. Non mancano, nel suocurriculum, libri e opere "in carta",nonché corsi di degustazionedurante manifestazioni e corsiAis (di cui è docente).61


I luoghi del consumosmartcomunicazioneIMMAGINEWEBSOSTENIBILITÀ esteroterritorio INNOVAZIONEnaturalitàvalore ESPERIENZAbio SISTEMARaccontiattorno ai calicidi Riccardo Oldanin ruolo chiave nella proposta e vendita del vino è giocato dacome si comunica con la clientela. Una delle caratteristiche che gliesperti invocano più spesso, come garanzia di successodi un locale, è che il gestore “deve saper raccontare una storiaper ogni vino e per ogni cantina che propone nella sua carta”:qualcosa che testimoni il suo rapporto diretto con il prodotto e con il produttore,per dimostrare che la ricerca viene condotta con amore e con uno sforzo personale.Come può avvenire questa comunicazione? I canali possono essere infiniti, maa dettarne i contenuti sono soprattutto il territorio in cui si trova il locale e il tipodi cucina proposto. La trasmissione di informazioni può prendere poi svariate forme,dalla carta tecnologica, che consente all'avventore di trovare informazioni su tablete smartphone, all'organizzazione di eventi, come degustazioni, cene con i produttorio anche recite in cui il vino diventi protagonista. Ecco sei esempi di locali che hannoscelto strade diverse, ma tutte efficaci, per comunicare nella maniera migliore.62 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


Un collarino spiega tuttoSignorvino, concept del gruppoCalzedonia con punti vendita a Milanoe a Vallese Oppeano, vicino a Verona,e con l'idea di allargarsi in tuttoil mondo, punta sulla proposta delprodotto italiano al 100%. La formulaè incentrata sulle tipicità regionalie sul pasto veloce, spuntino, pranzoo cena, da consumare a qualsiasiora del giorno e della notte. Il vinoè esposto nel locale in scaffali cheil cliente può esplorare, prendendodirettamente la bottiglia che desideraconsumare o portare a casa. Una seriedi collarini colorati individua le offerte,alcune caratteristiche dei vini comeil prezzo ok, i premi ottenuti, le novità,gli autoctoni, i biologici e biodinamici.Si punta a raggiungere un assortimentodi 1.000 referenze entro fine 2013,con prezzi tra 10 e 15 euro. Propostoanche il consumo al calice, con costidi un terzo rispetto alla bottiglia.Web e libri a portata di manoL'Enoteca Le Marne di Savigliano(Cuneo) è un locale ormai storico chesi è trasformato da semplice puntovendita a vero e proprio luogo dieventi, dove si organizzanodegustazioni e cene incentrati sugliabbinamenti tra cibo e vino. Non solo.I titolari mettono a disposizione deiclienti una postazione Internet per leloro ricerche sul vino e un ricco scaffaledi libri e periodici specializzati, perconsentire loro di fare autonomamentetutti gli approfondimenti che vogliono.Gianpiero Miraglio e Renato Fissolo,patron del locale aperto da 10 anni,hanno anche scritto e prodotto un libroche danno in omaggio ai clienti, in cuiraccontano il perché della loro iniziativae della loro passione. All'internohanno raccolto 365 recensionidi altrettanti vini e prodotti selezionatidai settimanali locali pubblicatinel Cuneese. Altre iniziative sonole serate a tema, come quelleorganizzate lo scorso Natalein collaborazione con il ristoranteGranbaita, per presentare eccellenzevinicole e gastronomiche.La carta on lineLa famiglia Alajmo da decenniha dato vita a un sistema di ristorantidi altissimo livello in cui il vino giocaun ruolo centrale. I successi dellochef Massimiliano sono sotto gli occhidi tutti così come le stelle Michelinda lui guadagnate sul campo. Menoevidente il lavoro fatto nella gestionedella cantina, che ha portatoil sistema di ristoranti gestitodal gruppo a dotarsi di un unicosistema gestionale creato ad hoc(in collaborazione con un'aziendaspecializzata) e in grado di controllareil magazzino e creare automaticamentela carta dei vini. Da qui a realizzareuna carta digitale e consultabilesu tablet il passo è stato breve.La carta è strutturata secondo varicriteri di scelta: per zona, per vitigno,per prezzo, con focus sui prodottilocali, come quelli dei Colli Euganei.C'è anche la lista dei calici e deidistillati. Si possono leggere le schededei prodotti consumati e perfinosegnare i preferiti. La listaè consultabile anche da casae permette così di ricordare un vinoparticolarmente gradito.63


I luoghi del consumoLa mescita autonomaLa Piazza del Vino è un ristoranteaperto da qualche anno a Firenze chesta riscuotendo un ottimo successoanche grazie a una soluzionetecnologica originale che ha reso ilconsumo del vino un evento a cui ilcliente partecipa direttamente. Si trattadell'installazione di due macchineEnomatic Enoround, cioè dispostea circolo in due postazioni, per untotale di 36 bottiglie, che danno vitaad altrettante “fontane del vino”.Dotati di una carta a credito, gliavventori ricevono in omaggio 3 eurodi consumazione e possono recarsialla fontana, scegliere il vinoche ritengono più adatto al loro pasto,scambiarsi opinioni e, naturalmente,chiedere consigli al personale.Il messaggio è completatoda scaffalature a soffitto pienedi bottiglie, per cui la sensazioneè proprio quella di trovarsi in unapiazza del vino. I dispenserautomatici consentono anchedi organizzare degustazionitematiche con produttori del territorio,coinvolgendo l'avventore in primapersona.Il sapere del territorioI Lecci di Montespertoli, nel cuore delterritorio del Chianti Classico sfrutta,a livello di comunicazione, la posizioneall'interno del Centro per la culturadel vino, voluto dal piccolo Comunetoscano, in cui si trova anche il Museodella vite e del vino. Inserito in unampio progetto denominato VetrinaToscana, il ristorante enoteca rientrain un circuito di manifestazioni culturaliche mirano alla valorizzazionedei prodotti tipici della tradizionecontadina, a volte considerati poverima ricchi di sapore. Anche la location“comunica” al visitatore, perché si trovaal centro di un paesaggio collinareincantevole. Tra le iniziative proposte,oltre a una cucina del territorioaccompagnata da vini locali,“apericene” all'aperto, con musicadal vivo o cene-spettacolo, in cuiintervengono artisti e narratori toscani,in una stretta unione tra cibo, vinoe sapere del territorio.Esperienze a 360°A Valdobbiadene, in una località a untiro di schioppo dai vigneti del Cartizze,La Locanda Sandi, bed and breakfaste ristorante, è intimamente collegatacon la cantina Villa Sandi, storicoproduttore di Prosecco (e ora diValdobbiadene Prosecco Superiore)ma anche di vini rossi e bianchi prodottinelle varie tenute dell'azienda (sullacollina di Cartizze, a Valdobbiadenee al Montello nei Colli Asolani).La proposta del ristorante è una cucinasemplice, del territorio trevigiano,che trova perfetto abbinamento coni vini della casa (la cui proprietàcontrolla anche La Gioiosa et Amorosa),gli unici proposti in carta. A pochimetri si trova il punto vendita dellacantina, dove il visitatore può seguiredegustazioni guidate e completareun'esperienza a 360 gradi: conoscenzadel territorio e delle vigne, contattocon cucina e sapori, possibilitàdi acquisto del prodotto.64 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


<strong>l'opinione</strong>Sofia RocchelliComunicare per creareun pubblico di faninteresse verso il vino è sempreL’ più motivato dalla capacità diintermediare temi e argomenti dicrescente attualità: il tempo libero,la cultura, l’arte, la sensibilità per ilsociale e l’ambiente, la creatività, ilviaggio, il sogno. Questo è tanto piùvero se consideriamo che chi si avvicinaal vino è normalmente desiderosodi ascoltare un racconto, essereaffascinato da una storia della qualeè poi pronto a diventare ambasciatore.Insomma, assieme alla bottigliadi vino si vuole portare a casa unastoria che arricchisce se stessi e dacondividere con gli altri.Anche nelle modalità e nei linguaggivi è stato un significativo processo didisintermediazione, passando da unacomunicazione monodirezionale,dall’azienda al pubblico, a una comunicazioneorizzontale e pluridirezionale:da e verso più pubblici, con unproliferare di blog, social media eattività on line. Ne consegue chequello che conta oggi è saper agiresui meccanismi di accredito, saperattivare un passaparola qualificato,innescare circuiti virtuosi in grado difar sentire ogni appassionato parte diun gruppo eletto.Questi nuovi argomenti di interessee queste nuove modalità di comuni-cazione offrono alle aziende vinicolel’opportunità di fare chiarezzasulla loro natura e peculiarità, mettendoin luce le proprie competenzedistintive, i valori, la cultura aziendale,tutti aspetti che spesso vengonodati per scontati, ma che messi a fuococorrettamente possono diventareil punto di partenza ideale per unacomunicazione di successo.Questo necessario percorso di analisie ricerca sul vissuto di ciascunaazienda è anche funzionale a unacorretta gestione delle strategie dicomunicazione visiva, legate allostudio del brand, delle etichette, delpackaging: perché se è vero che nelsettore l’immagine ha assunto recentementeun ruolo di grande centralità,l’impressione è che spesso prevalganoesercizi stilistici fini a se stessie sganciati dal contesto per i qualisono stati realizzati. I nuovi driverdella comunicazione attorno al vinosono dunque l’ascolto, la condivisione,la narrazione, l’attenzione a emozionie sentimenti. Le aziende vinicolesono chiamate a esercitare lapropria creatività per andare oltre isoliti luoghi comuni, lavorando percostruire un patrimonio di unicità,credibilità e coerenza e intercettarecosì l’interesse degli appassionati.ContitolareStudio RocchelliMaurizio Rocchelli è uno studiodi consulenza di marketing,comunicazione e vendite dedicatoal vino. Fondato a Milano nel 1980lo studio collabora con aziendevinicole di ogni caratteristica edimensione fornendo un supportoper le strategie di sviluppo conparticolare riferimento al mercatoitaliano. Sofia Rocchelli entraa farne parte nel 1994, dopola laurea e alcune esperienze nelmarketing e nella comunicazione,occupandosi inizialmentedei rapporti tra le aziendedi produzione e la grandedistribuzione per poi avviarenel 2002 l’attività dicomunicazione. Dal 2011è titolare dello studio insiemeal fratello Pietro.65


smartI luoghi del consumoIMMAGINEcomunicazioneWEBSOSTENIBILITÀesteroterritorio INNOVAZIONEnaturalitàvalore ESPERIENZASISTEMAbioI biologicisi fanno stradadi Riccardo Oldanili italiani sono tra i più attenti in Europa e nel mondo nellascelta dei cibi e dell'alimentazione, tanto che si pongono aiprimi posti nelle classifiche mondiali di consumo di prodottibiologici. Non è stato così finora per il vino: se il 53% deinostri connazionali acquista e consuma abitualmente cibi"organici", solo il 5% di questa quota di popolazione si orienta sul vino bio.Questo nonostante le eccellenze del nostro Paese, che si colloca ai verticimondiali per la qualità in questo particolare tipo di produzione vinicola.Eccellenza confermata dall'ottimo trend delle esportazioni, soprattutto inGermania, dove il nostro vino bio, in particolare il Prosecco e gli spumanti, èsempre più apprezzato e consumato quotidianamente. Ora però i segnali di unaumento dei consumi anche entro i nostri confini si fanno via via più consistenti,come ha rilevato di recente il rapporto Wine Monitor Nomisma sul vino. E questograzie anche all'adozione di norme precise a livello europeo per etichettare i vinibio. Tra i protagonisti del nuovo fermento su questo tipo di prodotto anche alcunilocali che hanno deciso di puntare senza indugio sul biologico.66 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


A tutta naturaSituato all'interno del Centro Botanicodi Piazza San Marco 1, a Milano,Vinifera fa parte di un esperimento sulbiologico e sui cibi naturali iniziato dal1975. Qui il consumatore trovaesclusivamente prodotti bio. Dodici vinial calice (6 bianchi e 6 rossi) al prezzomedio di 5 euro e un centinaio dietichette in vendita da asporto conprezzi tra 8 e 83 euro. Nicola NajOleari, promotore dell'iniziativa, spiegal'idea di questo locale, dove ci si puòfermare per uno spuntinorigorosamente bio: «Selezioniamo soloproduttori artigianali e naturali checonosciamo personalmente e di cui cifidiamo più di qualsiasi certificazione.Per naturali si intendono queiproduttori che coltivano le vigne senzal'utilizzo di chimica di sintesi, inbiologico o in biodinamica, e chevinificano senza l'aggiunta di lievitiselezionati o di altri coadiuvanti chealterino il gusto dell'annata e il naturaleprocesso di trasformazione in vino.L'unico additivo permesso è lasolforosa in dosi però nettamenteinferiori a quelle consentite daldisciplinare biologico europeo». DaVinifera non mancano serate ad hoc,dove vengono coinvolti i produttoriche si presentano in prima personaal pubblico del locale.Scouting di nuove aziendeOrganicool, una “vineria naturale”,come si autodefinisce il locale romano,fa parte di un'organizzazioneche si occupa anche di selezionarei produttori di vino biologico o naturalee di realizzare carte dei vini bio ancheper ristoratori o terzi. «Facciamo -spiega Francesco Ruffini, uno dei soci- attività di scouting di aziendevitivinicole emergenti e lerappresentiamo in esclusiva nel corsodi eventi, fiere e manifestazionidedicate». Oltre al vino bio (circa 100referenze al costo medio di 15 euro),l'enoteca propone distillati bio e birreartigianali, mentre l'attività èdiversificata nell'organizzazionedi catering e distribuzione. L'attivitàè iniziata con rapporti esclusivi concantine bio, come Tenuta Montianidi San Polo in Chianti, e si concentrasu tutto quanto è considerato “vinonaturale”: non solo bio, quindi maanche produzioni condotte nel pienorispetto delle antiche tradizioni dellaviticoltura, con trattamenti minimiin vigna e in cantina. La politicaè anche quella del prezzo accessibile,attraverso l'eliminazione di intermediarie il rapporto diretto con i produttori.Cucina vegana e cantina bioSi trova a Udine, in via Marsala 92,questo ristorante di recente apertura(ha aperto i battenti lo scorso marzo)con l'obiettivo di proporre una cucinavegana. La Libellula, questo il suonome, si è data un'impostazioneche ha riscosso subito l'interessedel capoluogo friulano, notoriamentesevero in quanto ai vini. MarcoMossuto, titolare del bio-ristorante,spiega i criteri di selezione: «Non senzadifficoltà siamo riusciti a trovarefornitori esclusivamente bio. Per i vini,per ora, la nostra scelta si concentrasu due cantine, che abbiamo contattatodirettamente». Si tratta di Uve Biodi Villa Rubini, a Spessa, uno dei centridella viticoltura regionale, a Cividaledel Friuli, e di Arcania, a Rive d'ArcanoSuperiore. Dalla prima cantinaLa Libellula acquista Merlot e Friulano,prodotti con moderata aggiuntadi solfiti, mentre dalla seconda arrivanoi bianchi (Sauvignon, Friulano, Pinotbianco, Pinot Grigio e Verduzzo)e due rossi senza solfiti aggiunti,un Cabernet e il Tricanus, uvaggiodi Merlot, Refosco e Cabernet.Una decina di referenze con prezzipresentati al pubblico a prezzi trai 13 e i 16 euro.67


<strong>l'opinione</strong>Andrea TerraneoVini precursori dei gustima serve più informazionePresidente VinariusAndrea Terraneo, 40 anni, titolareCcon la moglie Alessia dell’enotecaLa Barrique di Cantù (Co),da pochi mesi è presidentedell’associazione enoteche italianeVinarius, che da 32 anni raggruppaoltre cento enoteche associate(compresi alcuni localiesteri). Vinarius si occupaprincipalmente di formazionedegli enotecari e di concertocon i consorzi di tutela anchedella divulgazione della culturae della qualità dei prodottivitivinicoli, promuovendodegustazioni per i consumatorie stage di approfondimentoper gli enotecari.68 vino, futuri possibili - rapporto di filieraon l’entrata in vigore del nuovoRegolamento Europeo 203/2012per la sicurezza alimentare dei vinibiologici è ora attivo un sistema dicontrollo della produzione ed etichettaturadel prodotto. Sono davveronumerosi gli organismi di certificazioneche al momento hanno portatoalla certificazione di oltre 50milaettari di vigneto per la produzionebio e un migliaio di aziende certificateper la produzione di vino bio.Ma tutto questo regolamentare laproduzione non sembra aver raggiuntoil consumatore finale, che conosceancora poco i vini bio, biodinamicio “veri”… Il fenomeno biologico èormai sulla bocca di tantissimi consumatori,e questo è positivo, macome già successo in altri casi il rischioè che tutto si riduca a un merofenomeno modaiolo e non modifichile scelte di acquisto. Il problema èche manca una comunicazione fortee chiara sulle caratteristiche specifichedi un vino bio, sulle differenzedi produzione in vigneto e in cantina.Nei punti vendita troviamo situazionemolto difformi. Il 15% delle enotecheha pochissime referenze (da 0a 4), dato che è simile alla presenzain Gdo. Il 60% delle enoteche ha da10 a 40 referenze, mentre per il 25%,soprattutto grazie a una scelta per-sonale dell’enotecario, le referenzedi vino bio superano la metà del totale.Il mercato dei vini bio è piùforte nelle grandi città, dove i numeridi consumatori sono più numerosied è più facile sentirsi chiedere vinibiologici.Interessante notare l’attenzione dimostratada blog e new media, chehanno subito sposato questa causa eche, rivolgendosi a consumatori giovani,stanno creando un vasto pubblicodi nuovi appassionati.Ma il punto da affrontare è ancheorganolettico. Il vino bio presentacaratteristiche a volte in antitesi conquelli convenzionali da sempre sulmercato, vuoi per i metodi di produzionemeno invasivi dal punto di vistadella chimica che portano a prodottia volte estremi, vuoi per i canoni acui il consumatore è attualmente predisposto.La domanda che nasce èdunque: questo estremizzare rappresentaun “difetto” reale del vino e unacaratterizzazione che il consumatorenon è ancora di grado di apprezzare?In pratica: in questo momento i vinibio sono precursori di un gusto ancorain divenire? Invito a rifletterepensando che tra i vini di oggi e quellidi 30 anni fa, che oggi per molti dinoi risulterebbero imbevibili, c’è statauna naturale evoluzione del gusto.


I luoghi del consumosmartIMMAGINEcomunicazioneWEBSOSTENIBILITÀesteroterritorio INNOVAZIONEnaturalitàvalore ESPERIENZAbio SISTEMASemplificarsivita e lavorodi Guido Montaldoambiano i gusti, i luoghi e le tendenze nel consumo del vino.Fino a pochi anni fa era gratificante, per scelte gourmande d’immagine, ordinare i supertuscan o i vini più premiati dalleguide, vini tosti perché strutturati e con elevata gradazione alcolica;oggi si cercano prodotti in cui è determinante la facilità di bevae l’influenza dei profumi. Chi amava i vini francesi continua a farlo, anchese le cantine dei ristoranti hanno diminuito le scorte. Chi ha capito tuttooffre una ristorazione più semplice, magari un piatto unico con tanti vinida sbicchierare. A questo punto non serve più fare cantina, ma occorre avereun buon distributore o un’agenzia specializzata. Si ottimizzano i conti e si soddisfail cliente. La sfida è diventata quella, per molti ristoratori, di offrire cucinadi qualità tutti i giorni anche a mezzogiorno, a un prezzo concorrenziale;allora serve semplificare e avere strategie molto morbide, magari risparmiando sullamise en place, per acquistare invece un dispenser professionale che permettadi servire più vini al calice mantenendone inalterata la qualità.70 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


Vini mixati e al caliceIn città, a Vicenza, lo chiamano effetto“Julien”, perché è stato il primo localesul territorio multifunzionale: si mangia,si beve e si ascolta musica (anche dalvivo) a tutte le ore, come avviene nellegrandi metropoli, da Londra a Parigi,a New York. Un design avvincente;una cucina del territorio, ma elaborataad arte (pane e pasta fatti in casa,tanto pesce fresco che arrivain giornata) prezzi ragionevoli, tantoche spesso c’è la fila all’ingresso.Il suo modello è stato citato e definitocome “ultra-hip” dal magazine ingleseGuardian. Apre nel 2006 grazie aGiuliano e Andrea Urbani, alla quartagenerazione di ristoratori che sul vinola sanno lunga. Aperitivo apri pista, conKir royale a base di Champagne, poi lagente continua cambiando calici a tuttopasto. Carta dei vini classica, ma snella,con 50 proposte al bicchiere, graziealla fornitura di Selectus (selectus.it),che permette la consegna di bottigliediverse e ogni mese si cambia regione.Tra i primi a credere e a spingereanche nelle bolle e bollicine, nove allamescita: Champagne, Franciacorta enuove scoperte come un metodoclassico della Nuova Zelanda.Proposta semplice a km OAl centro di Bosisio Parini (Lc), ricavatada una osteria centenaria, QuintoQuarto è un luogo di culturapantegruelica, per chi piace "mangiare",nel vero senso della parola, accostandoqualità a sostanza. Cucina tradizionale,legata per l’approvvigonamentoalla Bottega del Fresco (comunicantecon la trattoria), una macelleria,salumeria e dispensa di prodottieccellenti. Il vino fa da testimonial eviene proposto in modo schietto, senzafronzoli: il lambrusco in tazzadi ceramica (mescita da bottiglia)per accompagnare il Bollito di buegrasso, ma anche bollicine millesimatedi Franciacorta, durante gli eventi.Arnaldo Corti, che gestisce l’attivitàcon la sorella Alessandra, è unappassionato di grandi etichettepiemontesi, che propone sia al calicesia in magnum. Arnaldo si recapersonalmente in Piemonte ognisettimana per rifornirsi di pregiatacarne di Fassona certificata, affiancatada un'oculata scelta di vini eprelibatezze tipiche. Si pranza con10 € e il menù d’asporto (primo,secondo e contorno) costa 8 €,perché come sostiene Arnaldo:«I prezzi sono ragionati, perchéla gente lavora e bisogna farlamangiare bene».Un sorso, mille etichetteLe Cantine di Greve in Chianti (Fi) sonoun'istituzione per il vino (dal 1893),che si rinnova costantemente peroffrire cultura enologica a 360°.La mission è quella di valorizzareil Chianti Classico, senza tralasciareil resto del patrimonio italiano (1.000etichette toscane e da tutta Italia).La grande idea per facilitare l’assaggiodi numerose etichette, senza rischiarela salute e la patente, è stata quelladi realizzare, in anticipo rispetto a moltialtri, diverse isole di degustazione conmacchine Enomatic, dove grazie a unaWine Card (disponibile da 10, 15, 20,25 €), si possono assaggiare 140diversi tipi di vino (anche grandi riservee supertuscan) e una ventina di oliextravergine, abbinati a salumi,formaggi e altri prodotti del territorio,creazioni dell'Antica macelleria Falorni,che lavora in sinergia cone le Cantine.Il successo della formula è nella facilitàdell’utilizzo: si acquista la card, quindi sisceglie il vino da degustare e si pone ilcalice sotto l’erogatore. Un sito Internetaggiornato è come unacarta dei vini virtuale, che permettedi preparare le degustazioni da casa,prenotando on line.71


I luoghi del consumoLo show delle magnumL'Osteria Terraglio è un’osteria storicadi fronte all'antico Castello degliEzzelini, a Bassano del Grappa (Vi),con una gestione moderna elungimirante che fa dell’alta qualitàla prima tra le strategie.I menù sono raffinati e di ricerca,cambiano mensilmente con la ricerca diprimizie e prodotti a km 0 (tagliolini alnero di seppia, con tonno fresco, barbadei frati e peperoni).«Per questo viene frequentato da unaclientela di fascia alta - spiega DavideSpan - che può soddisfare la propriacuriosità anche con vini di un certolivello. I nostri ospiti si fannocompletamente guidare, proponiamoloro una quarantinadi vini al calice quotidianamente,ma soprattutto da bottiglie magnum:dal Prosecco all’Amarone o al Ripasso,tutte selezioni. E noto che il vino è piùbuono in magnum e si crea anche unpiccolo show quando li si stappa albanco. I nostri clienti cercano novitàe istruzione nel campo del vino,che noi offriamo in maniera mai banale.Ad esempio. l’aperitivo viene servito albanco con finger food, abolite patatinee sottaceti».Infinite varianti di SpritzDinamico, polifunzionale, ristorante,pizzeria, bar ecc: è il Café Qubò diCostabissara (Vi). «La filosofia del CafèQubò è: ci mettiamo la cravatta perpresentarvi la prossima vostraesperienza del gusto», spiegano CarloGasparin e i suoi soci, Nicola Donatelloe Massimiliano Scarpa. Un contenitoredi piaceri e sapori, che si trasformadurante la giornata (la cucina è apertadalle 7 alle 2 di notte). Il Qubò è ungrande open space a due piani: sottococktail bar, wine bar e locale dellanotte, con mixer e zona disco; sopraristorante-pizzeria, che offre piattielaborati e piatti semplici, con unafilosofia ben precisa: selezione edeccellenza delle materie prime delterritorio e un servizio accurato del vinoin sala, proposto in modo chiaro esemplice: una lavagna con oltre 30proposte al giorno di vini al calice,Champagne, Franciacorta, vini delterritorio, vini moderni di beva facile,ma anche i grandi nomi di bianchi erossi, dai friulani ai toscani, con unricarico corretto, e wine cocktail. «Oggiil vino nei drink ha un importanzastrategica - spiega Nicola Donatello -.In un territorio dove è radicato loSpritz, lo si prepara con vini giovani earomatici, macchiato con bitter, consciroppi di frutta, con vermut vari».La spina trascina i consumiSulla scia del successo del vino sfuso,c’è chi ha trovato come sistemapiù adeguato e semplice di mescitae servizio la spillatura del vino. Il vinoinfatti è un prodotto “vivo” che siossida facilmente a contatto con l’aria(ossigeno), cambiando rapidamenteprofumi e gusto. Vini al Bottegone,vineria milanese, propone ben 20 vini“alla spina”, di cui 7 bianchi, 3 rosatie 10 rossi, in un locale climatizzato,che consente di non avere sbalzidi temperatura. «Un impianto su misura- come spiega Alessandro Macchi,titolare - che rinfresca il vino bianco efrizzante al momento della spillatura. Ilsistema permette cosìdi conservare il vino a temperaturaambiente, di cantina, con un notevolerisparmio in termini di consumielettrici». Sono soluzioni interessantiper quei locali che decidono diimpostare l’attività di vendita del vinosfuso al dettaglio, in bottiglia o in bagin box da 3 litri e che possono esseretrasportati facilmente. Ma ancheper altri che lavorano molto sulla pausapranzo o in zone turistiche, magaripuntando sulla formula del paninoo dello spuntino tradizionale,accompagnato da un calice di vinodella casa.72 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


<strong>l'opinione</strong>Giancarlo PerbelliniRiportiamo il vinosulle nostre tavoleLa crisi c’è e si sente. La genteguarda al portafoglio, ma piùforse alla patente e ce ne accorgiamosoprattutto perché il nostro ristoranteè fuori Verona. Naturale e comprensibiledunque spostare la propostadei vini in una carta al bicchiere:alla fine abbiamo constatato che il40% dei consumi si è spostato dallabottiglia al calice e anche in pizzeriala gente preferisce spesso due calicidiversi alla solita pinta di birra chiaraalla spina (la nostra pizzeria offreben 9 birre artigianali italiane e l’Icnusaalla spina).Ritengo ancor più grave il fatto chesono sempre più numerosi i clientiche bevono solo acqua. Secondo lanostra esperienza, circa 20 anni fanon c’era un tavolo, genericamenteparlando, che non consumava il vino,oggi constatiamo che almenouno-due tavoli a settimana non chiedonovino nelle loro comande.Di fronte a questa situazione ci siamoingegnati a 360° per favorire ilconsumo di vino, perché sono convintoche il vino sia cultura e vadabevuto, tanto più in un ristorantegourmet come il nostro. Da tempoabbiamo introdotto la macchina adazoto per i vini al calice. La propostadella carta quotidiana al calice èdi cinque vini bianchi: dal SoaveCalvarino di Pieropan allo Chardonnaydi Tasca d’Almerita, dagliChampagne ai Riesling renani, cheoggi offrono una beva molto piùsemplice a un prezzo eccezionale,con gradazioni alcoliche più basse,il che rende possibile “smartizzare”il vino da aperitivo anche a chi nonè abituato.Anche i rossi sono vini più semplicise destinati al calice e quindi al consumoquotidiano. Certo abbiamo incantina numerosi verticali di baroli,di brunelli e di Borgogna, che sonola mia passione, ma abbiamo cambiatomodo di gestire tali “cassaforti”con proposte più avvicinabili datutti. A questo punto diventa indispensabilela figura dei nostri sommelier,Federico Franceschetti eBarbara Mannoni. Loro la regia insala, che fa sì che il vino giri, si facciabere e porti alla fine il giustorendimento al ristorante.Strategico infine anche il rapportocon le cantine: molte di queste ciaiutano ad avere più referenze e menobottiglie e anche questo ci aiutaa “facilitare” il modo di consumarevino.Chef patron, due stelleMichelinNato a Bovolone (Vr), 48 anni,prima di aprire l'omonimoristorante a Isola Rizza, ha lavoratoa Londra e a Parigi, maturandola sua professionalità pressoristoranti come il Taillevent,l’Ambroisie e lo Châteaud’Esclimont. Nel 1992 vinceil concorso biennale “ChefEuropeen du Poisson”a Copenhagen. Oggi fanno capoa Perbellini anche il ristoranteAl Capitan della Cittadella,la Pizzeria Du de Cope e laLocanda 4 Cuochi, a Verona,e la Locanda Perbellini durantei mesi di luglio e agosto pressoil Resort Forte Village di SantaMargherita di Pula (Ca). Attraversola Colori di Cuoco coordinaconsulenze di cucina perimportanti aziende del panoramanazionale e non. Dal 2010 èil presidente del concorso“Bocuse d’Or” per l’Italia.73


smartI luoghi del consumoIMMAGINEcomunicazioneWEBSOSTENIBILITÀesteroterritorio INNOVAZIONEnaturalitàvalore ESPERIENZAbioSISTEMAdi Guido MontaldoUniresforzie interessiProduttori e consumatori assiemeLibreria esoterica, caffeteria, bio e wine bar, una propostalungimirante che ci induce a pensare il mondo in un modopiù etico e naturalmente bio. Ma vendere il vino nonè un affare semplice. Quindi La Bagatella ha aderitocon convinzione al progetto distributivo Ursa Major,"Il Consumatore al centro", La base di partenza è la listadei vini selezionata dal campione Luca Gardini, andandoa scovare in giro per l'Italia i produtttori capaci di realizzarevini di qualità a prezzi contenuti (dai 3 agli 8 euro francocantina). Su questa base La Bagatella ha costruito la propriacarta dei vini: una settantina, compresi dieci bio selezionatidalla proprietà. Da segnalare la Vip card "Consumatoreal centro", che offre uno sconto del 10% sull'acquistodei vini d'asporto.74 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


ino a qualche anno fa trovare un distributore o agenti specializzati nella venditadi vino non era certo un problema. Poi la crisi ha complicato tutto, e oggi le cantineche hanno agenti in mercati difficili come Milano e altre metropoli possono dirsifortunate. Insomma diventa sempre più importante fare sistema. Un'espressione fortedell’economia, che si esemplifica bene nelle enoteche associate a Vinariuso ai ristoranti del Buon Ricordo e in altre buone idee che hanno avuto successo. Cosa serveinnanzitutto? Intanto la volontà tra produttori e distributori di allentare la morsa dei profitti,per allargare il dialogo e distribuire le possibilità di creare occasioni commerciali. Poi,per esempio, la partnership tra hotellerie e cantine di un territorio, per lo sviluppo dell’enoturismo.Quindi, perché no, delle carte dei vini allargate e utili a una serie di ristoranti eterogenei, una sfidache deve essere ancora vinta. Bene anche gli eventi organizzati da cantine e consorzi utilia promuovere il vino e la visibilità ai clienti. Una strada da percorrere, quella di fare sistema.La camera racconta delle aziendeCameraCantina è l’ultima creazione del gruppo Apice chesi distingue con proposte innovative e originali nei suoialberghi a tema, dedicati a Vino, Jazz e Cioccolato. La nuovaconcept room dell'Hotel Giò Wine e Jazz Area di Perugia è unacamera d'albergo unica, emozionale, che ricorda i colorie le atmosfere delle cantine di una volta (cotto, pavimentoin legno di rovere, marmo cabernet, botticelle e cassetteper la raccolta dell'uva, rivestimenti in pietra), ma anche unospazio-mostra capace di raccontare le storie delle cantine e illoro stile, le bellezze dei territori di produzione. Una sinergiadi sistema importante con le aziende del vino che qui possonopromuovere il marchio, personalizzando ogni camera conarredamenti studiati. Quale controvalore la catena alberghieraacquista i vini e i prodotti e offre visibilità ai marchi.Promozioni reciproche“Compri, bevi, mangi” è il motto della Salumeria del vinodi Milano, un marchio che ha compreso subito (grazie ancheall’esperienza di Cantine di Manuela, da cui nasce) che lapolifunzionalità legata agli eventi è vincente anche in momentidi crisi. Due store, più intimo quello di via Cadore,più trasversale quello di via Sanzio, entrambi informalie accoglienti, ideali per un calice a tutte le ore, per una cenaoriginale o per acquistare prodotti superiori per origine,produzione e gusto (dal Patanegra alla Finocchiona). Piùdi mille etichette, che si scelgono direttamente dagli scaffali.La comunicazione per gli eventi quotidiani usa il webe i social network. E poi un legame forte con le cantinee sempre più spesso con i consorzi (com'è successoin occasione dell'anteprima del Festival di Franciacorta).75


<strong>l'opinione</strong>Giampietro ComolliAdvisor AikalInternational Association NUna lunga carriera nel mondodel vino e della comunicazione.Oggi è Advisor all'AikalInternational Association,progetto mondiale per Expo Milano2015 ed è fondatore di ItalianBubble’s Wine Observatory.Oltre a numerose iniziative è statodirettore di Altamarca Trevigiana,creatore e direttore del ForumSpumanti d’Italia di Valdobbiadene(Tv), Strategy Director peril Gruppo Ferrari Fratelli Lunelli,manager presso il Consorziodel Franciacorta, direttorepresso il Consorzio vini DocColli Piacentini.76 vino, futuri possibili - rapporto di filieraFare sistema,vero antidoto alla crision c’è una crisi di consumi delvino in generale, quanto un verocambiamento, un momento globaleestremamente difficile dove i puntifermi sostanziali di rapporti e dimercato per i Paesi post-industrialisono mutati e muteranno ancora dipiù a breve. Due premesse per iniziare:il vino è legato ad andamenti ciclici,anche se sta entrando in mercatisconosciuti e diversificati. I consumidei prodotti, compresi quellistrategici e indispensabili, nei Paesiforti sono sempre più succubi di discontinuità,precarietà, esternalità.Non si può pensare di partire dai fenomenia valle (mercato) per capiree programmare l’evoluzione mercantilee socio-economica degli atti diacquisto. Bisogna partire a monte.Produzione e consumo sono i cardinidella filiera che, di fronte alla necessitàdi abbreviare e ridurre tutto,deve essere più corta possibile, rispettosadel valore aggiunto al vino dalterritorio, ma anche attenta e misuratainterprete di una domanda differenziataper canali.I fondamentali di economia insegnanoche in momenti di crisi di liquidità,di spesa, l’unica strada è la aggregazione,la condivisione. Più questaunità di intenti è di lungo periodo,strategica, eterogenea, più ha la forzadi riuscire e di vincere, creando nuovee più grandi imprese. E in Italia?Nel nostro Paese ci sono molti puntida tenere sotto controllo e sviluppare.Occorre che i territori del vino semplifichinotutti gli atti burocratici eamministrativi, dai controlli alla tutela,dalla certificazione alla designazione.Bisogna che un territorio,grande, sappia scegliere “il suo vinoleader” e attorno a questo creare uncluster di incidenza rafforzativa, aggregante.Le denominazioni non possonomoltiplicarsi all’infinito e l’aggregazioneorganizzativa della tutelaistituzionale e della denominazionedeve abbinarsi alla promo-commercializzazione,ai grandi distretti identificativi.I territori sono stati benindagati e istruiti, molto meno i territoridi consumo e i consumatori. Iconsorzi devono essere pochi e grandi.Gli enti pubblici devono uscire da“programmazione e gestione”, edentrare in “certificazione e tracciabilità”.Ci sono esempi, pochi purtroppo,di giuste strade legislative e normativeche hanno consentito grandicambiamenti. Fare sistema, aggregarenon è una opzione, ma un obbligourgente che si deve tradurre in riduzionedi costi e tempi per le impresee in un più corretto approccio neiconfronti del cliente.


What's nextVino in cantinaTipologie vendutevino sfusovino imbottigliato6238Fonte: Fedagri-Confcooperative Valori percentualidi LorenzoTosiVendita direttaun business per moltia cantina va in città e sfida retailer e ristoratorisul loro terreno di gioco. Un’invasione dicampo che può apparire un azzardo e che inveceporta risultati vincenti. Nelle enoteche amarchio le vendite infatti tengono nonostantela crisi. E ristoranti e wine bar con l’etichetta del vinosull’insegna vincono il “premio della critica” delle grandiguide. E anche il premio del pubblico. Come Frescobaldi,che ha ricevuto anche quest’anno da TripAdvisor il Certificatodi Eccellenza 2013 per il Ristorante & Wine Bar deiFrescobaldi di Firenze. Un riconoscimento riservato al 10%delle strutture più apprezzate al mondo, quelle che ricevonocostantemente punteggi elevati dai viaggiatori utenti del sito.Una continuità che testimonia la fedeltà di chi frequentaquesto locale, affacciato su un angolo di Piazza Signoria,che offre una selezione completa dei vini della storica casafiorentina, accompagnati da piatti della tradizione toscana(con qualche licenza da altre regioni). «Il binomio fra vinoe gastronomia - testimonia Diana Frescobaldi - è per noifondamentale: un eccellente vino viene esaltato da un buonpiatto e viceversa». Perché lo scopo principale dei ristorantia marchio non è quello di “smerciare” vino. Gli abbinamenti78 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


Da sinistra, un punto vendita della puglieseDue Palme, una lezione nella nuova cucina della CantinaAntonelli San Marco, viticoltori in Montefalco,il giardino di erbe aromatiche presso i Feudidi San Gregorio a Sorbo Serpicosono ovviamente particolarmente curati e la rotazione delleetichette garantita, ma la ristorazione offerta dalle cantine èpotuta crescere grazie “all’allenamento” di articolate esperienzedi accoglienza presso gli agriturismi e i bed&breakfastaziendali. Con l’obiettivo di comunicare il proprio territorio.Valorizzare il legame con il territorioDel resto il cortocircuito tra vino e ristorante riesce soprattuttoper quelle aziende che investono sull’export. Ma che lohanno fatto valorizzando il legame con il territorio. Così lavolontà di aprire le porte delle cantine per far scoprire agliospiti il vino, la sua storia e il suo territorio è diventata oggiparte integrante della filosofia della Casa Vinicola Zonin.Come Livio Felluga, il cui legame con il Collio è garantitodalle storiche mappe poste su ogni etichetta dei suoi vini. Eche sul territorio del Collio, a Brazzano (Go), ha riprodottol’ambiente delle tipiche “frasche” giuliane nel ristorante“Terre&Vini”. O come Umberto Cesari, storico arteficedel rilancio del Sangiovese, a cavallo tra Emilia e Romagna.Tra le sue più recenti iniziative, “Social Tasting” è una appper condividere on-line le esperienze personali di degustazione.Una sorta di enoteca, o ristorante, virtuale. Quasi untradimento per l’omonimo ristorante di proprietà (di PaoloCesari che lo gestisce da oltre cinquant’anni) posto in centroa Bologna, che riproduce l’ambiente tipico delle trattorieemiliane, consentendo di accompagnare i vini dell’aziendadi Castel San Pietro con i tipici primi ripieni. Una ricercadella tradizione che dimostra come il fine di queste esperienzesia la ricerca della coerenza. Come fanno ai Feudi di SanGregorio a Sorbo Serpico (Av): dopo la visita in cantina ilpercorso si completa con un pranzo creato con ingredientitipici del territorio, sapientemente rielaborati da Paolo Barralenel ristorante Marennà (una stella Michelin 2009) e servitonelle sale panoramiche o in cantina tra le barrique di roverefrancese. O ancora come accade alla cantina Antonelli SanMarco, viticoltori in Montefalco (Pg) che, già da anni, godedi un riscontro internazionale di visitatori ai quali è offertodi degustare i vini e l’olio extravergine nel luogo d’origine.Ed è in questo contesto che è stata pensata Cucina in Cantina,dove si cucina tutti insieme, in un’atmosfera conviviale tra79


What's nextchi impara e chi insegna: ricette locali e regionali, ingredientigenuini ed esperienze di cottura tramandate da sapienzecasalinghe. Ristoranti, wine bar ed enoteche aziendali sonodunque altrettanti templi per celebrare l’immagine dellacantina, raffinata o semplice che sia. Un obiettivo condivisoanche dalla realtà delle cantine cooperative, la più dinamicasul fronte dei punti di vendita diretti. Tanto da dimostrare chechi vende da sé vende per tre, per dieci, a volte anche per venti.Da spacci aziendali a boutique metropolitaneUn recente studio di Fedagri-Confcooperative ha infatti mostratoche, anche se mercati e supermercati si confermanoil luogo d’acquisto preferito per l’acquisto di vino, più di unterzo della popolazione italiana (37%) acquista vino direttamentein azienda, soprattutto nelle cooperative. Il 37% dellecantine di Fedagri possiede oggi punti vendita in aree a elevatadensità di popolazione o in località turistiche. Complessivamente,la vendita diretta per le cantine cooperative di Fedagrigenera un volume di 370 milioni di euro all’anno (19% delfatturato medio). Il vino è del resto il prodotto trainante perle iniziative di vendita diretta del settore primario.La maggior parte delle cantine è dotata di spaccio aziendale.Uno strumento che alle cooperative assicurava storicamentela possibilità di ricavare un reddito immediato da dividere tra isoci, soprattutto attraverso la vendita di vino sfuso. Un concettoche ora, con il processo in corso di fusione e incorporazionedi cantine sociali, appare superato. Le strutture più dinamichehanno infatti saputo trasformare gli spacci interni in articolatereti di vendita che coprono larghe fette del territorio nazionale.Il record spetta alla pugliese Cantine Due Palme. Con il 25°wine store aperto nel 2012 a Manfredonia (Fg) la cantina direttada Angelo Maci ha completato una rete che copre tuttala Puglia, con diramazioni in città del Nord come Bologna eMilano. Uno strumento di “riscatto”, che secondo l’intenzionedell’enologo pugliese deve servire a garantire un’espansionedei vini pugliesi di qualità, utilizzati un tempo solo come tagliper le denominazioni del Nord. In ogni punto vendita dellaCantine Due Palme si vende infatti l’assortimento completodei vini della cooperativa, ma anche prodotti alimentari tipicipugliesi. E alcune strutture utilizzano i propri spazi per eventiculturali di aggregazione di diverso genere: degustazioni, ovviamente,ma anche mostre, laboratori teatrali, concerti, tutticon il fine di valorizzare l’offerta di vino.Per la veneta Collis Group la rete di wine store aziendali èinvece quasi lo strumento esclusivo per vendere le proprieproduzioni, grazie a un rete di 21 botteghe del vino localizzatesoprattutto al Nord Italia (Veneto, Lombardia e Piemonte),ma anche a Roma. «Non che non ci fidiamo delle enotechetradizionali - commenta Giancarlo Lechtahler, direttore dellacantina -, ma vendere in proprio garantisce la possibilità di80 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


Da sinistra, uno scorcio del dehorsdell'osteria Terra&Vini della Livio Fellugaa Brazzano, nel Collio Friulano, piatti tipicial Ristorante & Wine Bar dei Frescobaldidi Firenze, l'enoteca dove è possibiledegustare e acquistare i vini, gli oliie le grappe prodotti nelle Tenute dellafamiglia Zonincomunicare direttamente il proprio vino, fornendo un’assistenzaall’acquisto particolarmente apprezzata dai consumatori.E in più assicura vantaggi sul fronte della puntualità deipagamenti».Assicurarsi un costante flusso di cassaIn tempi di litigi sull’applicazione sulla nuova norma comunitariache impone precisi limiti alle dilazioni dei pagamenti,la vendita diretta ai consumatori assicura infatti un costanteflusso di cassa, ma responsabilizza i produttori anche sulfronte dei prezzi. «Chi viene presso i nostri punti vendita -continua Lechtahler - cerca un contatto diretto rassicurantecon il produttore, magari la possibilità di trovare vini “stagionali”,come ad esempio basi spumante da rifermentare inproprio, ma è allettato anche dall’offerta a prezzi concorrenziali».I punti vendita aziendali sono particolarmente diffusinella realtà cooperativa perché, per la dimensione di questecantine, è l’unica che può fornire continuità nelle forniture,ma anche nel prezzo. Collis ha ad esempio evitato di trasferiresui vini i forti aumenti registrati sulle uve, per motiviclimatici, nella vendemmia 2012, ma nonostante questo ilfatturato derivante dalla vendita diretta è cresciuto nei primimesi dell’anno del 3%, in decisa controtendenza rispetto alcomparto nazionale. Tanto da spingere la cooperativa a ulterioriaperture di punti vendita (il primo previsto entro l’annoa Corbetta, vicino a Magenta, nel milanese).comunicare i territorii prodotti tipici e tradizionaliattraverso l’analisi sensorialeinfo@assaggiatori.comwww.narratoridelgusto.it


<strong>l'opinione</strong>Carlo PietrasantaPresidente MovimentoTurismo del VinoLombardiaClasse 1962, vignaiolo lombardo,titolare dell’azienda agricolaPietrasanta Vini e Spiriti a SanColombano (Mi). Presiedeil Movimento Turismodel Vino Lombardo, primaassociazione regionale costituitanell’aprile 1997, fin dalla suanascita. Tra i soci fondatoridel Movimento Turismo del Vinonazionale, è da sempre promotorein Italia e all’estero dell’enoturismo.Attento alle richieste del pubblicodegli enoappassionati, ha creatoe inserito nell’attività regionale“Benvenuta Vendemmia” nel 1997ed il “Giro Cantine” nel 2001,successivamente proposti a livellonazionale.82 vino, futuri possibili - rapporto di filieraSUna nuova accoglienzaper promuovere i territorii beve e si compra sempre più incantina, anche in momenti dicrisi, e ciò ha portato in venti anni auna rivoluzione copernicana nel mododi aprire le cantine e fare accoglienza.Oggi nascono nuove cantineche sono pensate fin nel progetto peravere uno o più luoghi d’accoglienzacon sale di degustazione.I turisti del vino sono peraltro a cacciadi curiosità ed esperienze innovative.Cercano servizi non più solocome strutture (cantine, ricettività,ristorazione), ma anche qualità eidentità dei territori dove i vini hannoorigine e tradizione. Per questo motivoil nuovo obiettivo perciò del MovimentoTurismo Vino è puntaretutto sull’accoglienza, offrendo unservizio professionale, per far sentirei visitatori come a casa propria.Secondo il nono Rapporto AnnualeOsservatorio sul Turismo del Vino inItalia, “I nuovi dinamismi di un turismodi tendenza” realizzato dalCensis Servizi, il turismo enogastronomicoin Italia è un fenomeno nonda poco, vale dai 3 ai 5 miliardi dieuro, grazie a 4-5 milioni di turistiche hanno scelto il Belpaese per viaggifood & wine. Di più: secondoquanto afferma la Coldiretti sullabase di dati Ismea, l’Italia perde sì ilprimato mondiale nella produzionedi vino (-10%), ma ne guadagna inpeculiarità, con punte di eccellenzain alcune regioni, perché la passioneper l’enogastronomia non è l’unicamotivazione di viaggio, ma si intrecciacon quella per l’arte, l’ambiente,lo sport e il wellness.Così sono sempre più numerose lestrutture con offerte polifunzionali,dall’ospitalità alla ristorazione. Unatrasformazione, ben inteso, che deveessere fatta evitando ogni tipo di concorrenzacon gli operatori del territorio,ma favorendo le sinergie, comel’omogeneità dei prezzi dei vini vendutiin cantina, presso il ristorantedella cantina o presso un ristorante oun’enoteca esterna, ma sempre delterritorio. Per ottimizzare questi rapportiè in atto un studio tra Vinariuse il Movimento del turismo del vino,con in evidenza i vantaggi di menoricarichi sui vini, meno guadagni, maanche meno concorrenza e lotta selvaggiaal prezzo. In questo modoviene anche salvaguardata la qualitàdei prodotti e del territorio.Il segno di una strada ancora lungada percorrere, ma che muove già dabuoni presupposti, soprattutto se siconsidera il progresso fatto negli ultimianni.


What's nextUn successo a portatadi clickdi Anna BertoliniI dati di un sondaggio condotto da Winenews-Vinitaly parlanochiaro: 6 wine lovers su 10 rimangono fedeli ai canalipiù tradizionali. Il 60% degli italiani preferisce, dunque, acadistribuzione, inseguendo quelli che sono gli stilidi acquisto e consumo della nuova generazionedi consumatori, si trasforma gradualmente versouna nuova identità elaborando inedite architetturee nuovi approcci di progettazione commerciale. Complice lavisione di voler valorizzare il proprio business, i retailer affrontanonuovi terreni, in parte già esplorati e in parte ancorada conoscere. Nascono, così, nuove identità con l’obiettivodi focalizzare la vendita al di fuori delle mura del negoziotradizionale. Sebbene si stia vivendo in questo periodo unaproiezione verso l’idea d’integrazione offline-online, lamescolanza tra i due mondi resta per il momento ancorasulla carta e i due canali (fisico e digitale) vivono subinari paralleli in attesa di incrociarsi. Allontanandoper il momento ogni visione sulla labilità del confinetra online e offline, occorre concentrarsi su quelloche può ritenersi un fenomeno in crescita, ovvero loshopping online. Secondo i dati dell’Osservatorio Smau- School of Management, l’e-commerce b2c In Italia nel2012 è cresciuto complessivamente del 17% concentrandosiprevalentemente su viaggi, abbigliamento, informatica edelettronica. Fuori dai giochi resterebbe il vino.Lo stato dell’arte in Italia84 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


I luoghi dell’acquistoDove comprano il vino gli italiani?usa web site di enoteche onlinepreferisce wine shop onlinecon siti web delle aziende produttricicon piattaforme di eno-appassionaticon sezione dedicata alla venditacon shop online non specializzati244825409 2 6029361314fedeli ai canali più tradizionaliitaliani che acquistano onlineFonte: Winenews - Vinitalypreferisce acquistaredirettamente in aziendain enotecanella Gdo(altro)Valori percentualiquistare vino offline, soprattutto comprandolo direttamentedai produttori. Una scelta, questa, preferita dal 48% dei consumatorialla quale fa seguito un 25% disposto ad acquistarein enoteca e un 13% che predilige i punti di vendita dellagrande distribuzione. Ciò nonostante, il 40% del panel contattatodal sondaggio acquista vino con un click visitandoweb site di enoteche online (36%), di wine shop (29%) e sitie-commerce delle aziende produttrici (24%). Vi sono, inoltre,altre realtà come le piattaforme degli enonauti dove venderee comprare vino (9%) e i marketplace non specializzati nellavendita di vino (2%). Ma chi sono gli acquirenti di vinoonline? Sempre secondo Winenews-Vinitaly si tratta, piùche altro, di uomini di età compresa tra i 40 e i 50 anni, conun livello socio-economico medio-alto e un elevato titolodi studio. Acquistano bottiglie di vino non reperibili facilmenteoppure etichette poco conosciute di cantine minori.Da evidenziare che il 15% ricerca bottiglie griffate, mentrel’8% compra prodotti introvabili. Gli acquisti sono destinatiprevalentemente alla tavola quotidiana (44%). In termini dispesa media a bottiglia, gli acquisti maggiori si concentranonella fascia di prezzo tra i 10 e i 30 euro. Solo il 13% spendemeno di 10 euro, a conferma che il target di riferimento vantauna capacità d’acquisto sopra la media.PotenzialitàIn Italia l’e-commerce di prodotti vinicoli sembra mediamentenon raccogliere grandi successi. Eppure vi sono ipresupposti per mettere a segno risultati di tutto rispetto.Grazie al commercio elettronico molti produttori potrebbero,per esempio, introdursi in mercati emergenti quale, peresempio, la Cina che da sola conta su 597 milioni di utentiinternet, di cui il 63% è nella fascia tra i 26 e i 40 anni. Delresto i cinesi hanno cominciato a consumare vino tanto chenel 2012, secondo quanto riportato da Il Sole 24Ore, sono85


What's nextQuanto si spendeSpesa media a bottiglia per acquisti online< 10 euroda 10 a 30 euroda 30 a 50 euro> 50 euro1323658Fonte: Winenews - Vinitaly Valori percentualistati venduti 1,2 miliardi di bottiglie. L’e-commerce potrebbeessere, dunque, una strada percorribile dai produttori vinicoliitaliani per introdursi nei mercati esteri in crescitaavendo cura, però, di scegliere i partner giusti. Ma non solo.È necessario mettere da parte ogni individualismo per farerete, come nel caso di VinitalyWineClub, la piattaforma dipromozione internazionale dell’eccellenza vinicola italianapromossa da Veronafiere. Si tratta di un progetto digitale cheentra nella rete globale potenziando, con un nuovo canale dipromozione, il sistema Vinitaly. Non è semplicemente unapiattaforma di e-commerce, bensì un’esperienza di avvicinamentoalle migliori etichette italiane provenienti da diversidistretti produttivi (circa 200 le etichette selezionate inizialmente,prodotte da 125 cantine provenienti da 18 regioniitaliane): una community che consente di scoprire etichetteemergenti, ma anche un contenitore di storie ed esperienzeraccolte sul territorio conversando con i produttori.Pro e controSono molteplici i motivi per cui vale la pena investirenell’e-commerce. Il canale dà, per esempio, la possibilitàdi studiare il cliente, offrire un servizio personalizzatononché abbattere alcuni dei costi fissi tipici di un negoziotradizionale permettendo così di proporre i prodotti a unprezzo più conveniente rispetto all’offline. La distribuzionefisica è limitata, inoltre, sia per ampiezza sia per profondità,mentre l’online non mette limite all’assortimento. Da nonsottovalutare, tra l’altro, la costruzione di un’experienceche possa coinvolgere i visitatori del sito attraverso la creazionedi una community, e la capacità di poter presentarenel proprio portafoglio prodotti una gamma di piccoleproduzioni locali che diversamente potrebbero non trovareposto su uno scaffale già affollato. E proprio su quest’ultimoaspetto occorre porre l’accento: l’offerta è, infatti, unodegli elementi più importanti nell’e-commerce. I dati diWinenews-Vinitaly lo confermano: gli enonauti sono spintiall’acquisto soprattutto perché trovano tutte le bottiglie checercano (38%). Un dato avvalorato da una ricerca di Centovigneitalia.itche alla domanda “Quali sono i fattori che86 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


What's nextCosa si acquistaMotivi che incentivano gli acquirenti15840bottiglie di vino di altri territoribottiglie meno conosciute di piccole cantinebottiglie di grandi griffebottiglie introvabili37Fonte: Winenews - VinitalyValori percentualispingono ad acquistare vino su internet?”, raccoglie quasi latotalità delle risposte alla voce “gamma disponibile”. Ma seda un lato vi sono motivi validi per cui impegnarsi nel digitale,dall’altro vendere vino online comporta delle difficoltàmaggiori rispetto ad altre merceologie vendute sul web.C’è l’eccessiva frammentazione dell’offerta che unita allapoca conoscenza dei vini comporta un’informazione moltosostenuta per supportare le vendite. Nei negozi è usualeessere accompagnati nella scelta del vino da personale adhoc; cosa non possibile, invece, via web. Ecco, quindi, lanecessità di un menù di navigazione che contempli unasezione dedicata agli abbinamenti, alla provenienza, ai territoriecc. Senza dimenticare i costi di spedizione che possonorappresentare un deterrente per alcuni consumatori.Alcuni esempiCome già accennato, creare un’esperienza attorno all’acquistodi vino online può essere una delle strade da percorrere peravere successo. Goodmakers.it ne è un esempio: non è unasemplice piattaforma e-commerce, bensì una piazza dove larelazione tra produttori, venditori e consumatori cambia perassumere le sembianze di un sistema virtuoso dove ogni singoloportatore di interesse non entra in competizione con glialtri. Il modello s’ispira ai gruppi d’acquisto solidale, ma strizzal’occhio anche alle vendite a tempo. Dall’Italia passiamoall’estero dove gli esempi di e-community legati al vino sonomolteplici. Wine.com è un sito e-commerce americano conun portafoglio di oltre 2.500 etichette che vanta, appunto, unacommunity con oltre 27.000 iscritti, 9.000 recensioni di vinie più di 24.000 liste di vini. Wineandco.com è, invece, unapiattaforma di origine francese che attraverso il programmaWac Club, permette l’iscrizione gratuita al club con accumulodi punti (per ogni euro speso si guadagna un point Wac Club)e la loro conversione in euro al raggiungimento di alcune soglie.Sempre oltreoceano, Lot18.com è molto attivo sui socialmedia come Facebook e Twitter. Quest’ultimo canale raccoglieoltre 14.500 follower. Inoltre Lot18 permette di scaricareun’app per iPhone: in tal modo raccoglie tutta l’utenza che famobile-commerce. C’è, infine, chi, come 1855.com, dà spazioalle news con una sezione dedicata all’attualità.88 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


What's nextLe paroledi oggi e di domanidi Rossella De Stefanoiamo a Cesare quel che è di Cesare: degustatori, sommeliere assaggiatori hanno avuto il grande merito di averavvicinato al vino una larga fetta di pubblico e di averacceso i riflettori su un settore così vitale per l'economiadel nostro Paese. Tuttavia, con il passare del tempo, i nuovieruditi del gusto si sono trasformati negli unici depositari delle percezionigustative e olfattive, escludendo dal "gioco" tutti gli altri. Provate a parlare dellanota di cavallo sudato (tipica di certi vini affetti da Brettanomyces) a ventennio a chi gli equini madidi di sudore li ha visti solo in tv? L'unico risultato certoè di passare per millantatori o, peggio, di lasciare i vostri uditori nellaconvinzione di non "avere naso" e allontanarli per sempre dal prodotto.Non a caso lo scorso anno è nata l'associazione dei Narrattori del gusto, conil compito di formare nuovi professionisti capaci di porre al centro di ognievento l'ospite, in grado di guidarlo in viaggi sensoriali divertenti e coinvolgenti,fatti di cose serie proposte in modo ludico e accattivante (a oggi sono 250"i convertiti" in una ventina di corsi). Perché il gergo è bello, ma va usato conparsimonia, cautela e sempre con congrua spiegazione dei termini. Provane sono i risultati delle ricerche condotte negli ultimi dieci anni dal CentroStudi Assaggiatori di Brescia sulla percezione che il pubblico ha di alcunitermini molto usati nel gergo enologico e che evidenziano che forse è tempodi ripensare il linguaggio del vino anche alla luce dei mutati stili di consumoe della realtà socio-economica che oggi viviamo.90 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


AristocraticoIndica un vino complesso, austero,elegante, raffinato e dal bouquetdecisamente raro. Le ricerche hannomesso in evidenza che viene moltevolte interpretato come "scostante","snob" o ancora con "la puzza sottoil naso". Termine quindi da evitare,anche perché in questo periodol’aristocrazia, al pari della supponenza,non è più di moda.AstringenteSi usa per indicare relativamentea un vino la percezione complessache deriva dalla perdita del poterelubrificante della saliva edell’aggressione alla mucosa del cavoorale da parte dei tannini. La boccasembra diventare asciutta e la mucosaruvida, rugosa, crespa, tant’è cheil termine evoca nel consumatoreil ricordo di un caco non maturo, dellimone. Il termine perciò va usato concautela, non a caso gli esperti tendonoa sostituirlo con "ricco di tannini nobili".In futuro sarà meglio non usarloaffatto, riferendo semplicemente che ilvino si presta a essere consumato concarni rosse, perché servire da aperitivoun vino con questa caratteristicasarebbe un guaio.AusteroIdentifica un vino di grande carattereche vive principalmente di aromiimportanti senza fare concessionia sensazioni tattili di morbidezza,spessore e percezione sferica.Un vino perciò "per pochi","impegnativo", "ricco e riservato".Sempre più in futuro segmenterài consumi tra chi si avvicina al vinoin modo ascetico e chi vorrebbe goderedi un’ammiccante piacevolezza.BrettySe si va avanti così questo termine,che indica un’anomalia più nota come"cavallo sudato", diventerà un buonmodo per vendere come pregio unacaratteristica che non ha nulla dipiacevole. E non c’è nulla da stupirsi,visto che una patologia del whisky,che ha origine da molecole che sonoin qualche modo parenti dell’etilfenolo(il composto che dà il bretty),è giustificata a volte come effettodell’invecchiamento sulla riva del mare.CarnosoEsasperazione dei muscolosi "vinifrutto" cari all’esperto Luca Maroni: vinitondi tondi, grassi grassi, che lui stessoe altri hanno indicato come modelli diqualità. Tuttavia, il termine va utilizzatocon cautela, se non addirittura mai,perché porta a false interpretazionio a evocazioni non positive:"mastichevole", "poco beverino","poco elegante", "dal sapore forte".CortoGli esperti concordano nell’affermareche il termine afferisca a un difetto,non è altrettanto chiaro però se vienerilevato da una bassa intensità o dauna scarsa persistenza aromatica. I piùpropendono per la seconda. C’è poi chisi sbilancia e afferma che non lasciasensazioni gradevoli (forse solo quellesgradevoli?). Per tutti gli altri, compresinoi, evoca mondi "piccoli", "rapidi","brevi" come la vita.EquilibratoTorna di moda, pur essendo statoutilizzato in passato per vini che nonavevano un grande carattere. Indica unbuon bilanciamento a livello gustativotattile che si traduce in una percezionesferica elevata. In futuro, avràsicuramente ancor più appeal: la nostrasocietà vuole "equilibrio", "franchezza","pulizia".EtereoCertamente evocativo, ma un po’pericoloso quando si usa nel raccontodi un vino, perché molto spesso èinterpretato come "evanescente","sfuggente", "invisibile", "senza corpo","poco percettibile", "fugace". In realtà,indica un vino che si manifestacon elevate note aromatiche sottili,dovute, non di rado, ad affinamentilunghi e ben condotti.91


What's nextFlorealeSi userà di più e, a volte, anchea sproposito. Il perché è presto detto.Si tratta di una caratteristica propriadei bianchi da uve aromatiche, vinificatecon maestria, e dei grandi rossi(Barolo, Barbaresco, Brunello ecc.)che evidenziano tale nota in tarda età,dopo una lunga maturazione: vini ingrande ascesa e con ottime chanceper il futuro. Il che fa presumere cheil termine sarà sempre più spessoattribuito anche ad altri vini (i più)in cui il floreale è impercettibile se nonaddirittura assente.Facile bevaIndica semplicemente un vino beverino,che non è impegnativo. Meglio nonutilizzarlo perché può evocare unqualcosa di troppo semplice e quindidozzinale, spesso è associato a “donnadi facili costumi”. Insomma: i vini infuturo devono essere di facile beva,ma senza dichiararlo in modosfacciato… come una donna.NaturaleOggi si tende ad abusare di questotermine, ma in futuro sarà peggio. Unvino è naturale per definizione, senzabisogno di sottolinearlo. Nonostante ciòil termine ha la capacità di cancellarecensure, di mettere a posto lacoscienza di chi si sente in peccatoperché assume alcol.SotoloneIl termine sta prendendo piede tra gliscolarizzati del gusto. E pronunciare ilnome di questa molecola durante unadegustazione fa "figo", nonostante leinterpretazioni a riguardo non sianounivoche: è associato talvolta a“un animaletto di peluche”, taloraa “qualcosa di grossolano”. Dal puntodi vista sensoriale altro non è chela percezione del mallo di noce.Sicuramente sarà di grande utilitàper molti produttori e sommelier pergiustificare la nota vegetale presentein un vino, che elegante non è mai.Zero solfitiI solfiti nel vino ci sono da sempre,perché prodotti anche dai lieviticon la fermentazione. Già i Romanine facevano uso. Tuttavia, da quandosono comparsi obbligatoriamente inetichetta hanno cominciato a generareparanoie. Che fare il vino senza solfitisia virtuoso, è vero. Che i vini abbianoun basso tenore di solfiti, è un obbligo,purché siano poi anche buoni.92 VINO, FUTURI POSSIBILI - RAPPORTO DI FILIERA


<strong>l'opinione</strong>Luigi OdelloCompiacere il mercato,la mission del futuroNon ci sarà il vino del futuro, maci saranno i vini del futuro. Ledenominazioni geografiche che enfatizzanoil terroir saranno un vanto,alla pari di una bella moglie con laquale ci si accompagna volentieri inpubblico, ma che poi si tradisce a letto.Dobbiamo quindi prepararci alfatto che in un medesimo comprensorioenologico troveremo vini vestiticon abiti molto diversi, in barbaalla codifica (sempre troppo genericain termini sensoriali) della denominazione,sottodenominazione e specificazionedel disciplinare. Un determinatovino rosso potrà essere dicolore più o meno saturo, fruttatissimoo speziato con chips e barrique,essenziale e beverino o grasso, tondoe muscoloso. Si produrrà per compiacereil mercato, si comunicherà facendoleva sul valore del terroir.In questo panorama che può sembrarcischizofrenico e scandaloso (ma aben vedere i semi sono già oggi tuttipresenti) ci sarà chi difenderà davveroil terroir cercando di portare inequilibrio il vigneto per ricorrere ilmeno possibile alle pratiche enologichein modo da avere il massimo riflessodel territorio sul vino. Il suosarà un prodotto di nicchia, probabilmentecostoso, che andrà a cercarsiclienti che lo sposano senza scenderea compromessi per compiacerli.Ci sono comunque alcune tendenzegeneralizzate per i vini del futuro:minore alcolicità per aumentare labeverinità e quindi il volume di consumo,maggiore morbidezza (aciditàmoderate, assenza di astringenza,aromi complessi sviluppati sul versantedi vaniglia, pasticceria, spezie),fuga dalle note erbacee e dall’amaro.Molto ricercata sarà la nota florealeche privilegerà i grandi classici comeBarolo e Brunello. In virtù di questotorneranno anche i bianchi, la cuiascesa quando spumantizzati è giàsotto gli occhi di tutti. Ma dalla ricercadel floreale trarranno vantaggioanche molti fermi che manifestanonote aromatiche. Grande interesse(rilevabile anche dal successo del bancodi assaggio Narratori del gusto chesi è svolto a Vinitaly) otterranno i vinida conversazione: passiti e liquorosi,ma anche simpatici spumantidolci da uve aromatiche.Le conoscenze viticole ed enologicheper vestire ogni vino in funzione delmercato esistono già. Quello che mancasono esaustive indagini di mercatoper identificare il vestito giusto perogni segmento di mercato e congruetecniche di comunicazione.Presidente Centro StudiAssaggiatoriEnologo, giornalista, professorein università italiane e straniere,nel corso della sua carriera hamaturato particolari competenzein analisi sensoriale dedicandoparticolari approfondimenti allaprogrammazione neurolinguisticae all’analisi transazionale. Ha alsuo attivo 17 libri e collaborazionicon le più importanti riviste delsettore. Fondatore di OdelloAssociati, è presidente dell’IstitutoInternazionale Assaggiatori Caffè,amministratore delegato deiNarratori del gusto, segretariogenerale dell’Istituto NazionaleEspresso Italiano e segretarioaccademico dell’InternationalAcademy of Sensory Analysis,membro del consiglio diamministrazione di AbsisConsulting e Istituto NazionaleGrappa, direttore de L’Assaggio,Coffee Taster e Grappa News.93


Link utili1855.comwww.1855.comAgenzia Rocchelli, Milanowww.rocchelli.itAgivi - Ass. Giovani ImprenditoriVinicoli Italianiwww.agivi.itAntonelli San Marcowww.antonellisanmarco.itAss. Enologi Enotenici Italianiwww.assoenologi.itAis - Ass. italiana sommelierwww.aisitalia.itAss. naz. Le Donne del Vinowww.ledonnedelvino.comAuchanwww.auchan.itBarone Pizziniwww.baronepizzini.itCafé Qubò - Costabissara (Vi)www.facebook.com/qubocafevicenzaCantine Due Palmewww.cantineduepalme.itCavirowww.caviro.itCasa vinicola Zoninwww.casavinicolazonin.itCentro studi e formazioneAssaggiatori, Bresciawww.assaggiatori.comCollis Groupwww.collisgroup.itConsorzio Italia del Vinowww.consorzioitaliadelvino.itConsorzio di Tutela del VinoConegliano Valdobbiadene Proseccowww.prosecco.itConsorzio di Tutela Vini del Trentinowww.vinideltrentino.comConsorzio vini Soavewww.ilsoave.comCook & Bookswww.inmondadori.itCoop Italiawww.e-coop.itDecanterwww.decanter.comDesparwww.edespar.itDoxa Marketing Advicewww.doxa.itEnomaticwww.enomatic.itEnoteca Le Marne, Savigliano (Cn)www.lemarne.itEnotecaletteraria Blogwww.enotecalettararia.itFedagri-Confcooperativewww.fedagri.confcooperative.itFedervini - Confindustriawww.federvini.itFeudi di San Gregoriowww.feudi.itFine Wine, The World ofwww.finewinemag.comFisarwww.fisar.orgFood & Wine Magazinewww.foodandwine.comForum Spumanti d'Italiawww.forumspumantiditalia.itGiv - Gruppo Italiano Viniwww.giv.itGoodmakers.itwww.goodmakers.itGruppo Santa Margheritawww.santamargherita.itHarpers Wine & Spirit Trades Rewiewwww.harpers.co.ukI Lecci, Montespertoli (Fi)www.ristoranteilecci.itI Numeri del Vinowww.inumeridelvino.itIl Gastronautawww.gastronauta.itIl Portale del Sommelierwww.vinoinrete.itIl Portale delle Enotechee dei Vini Italianiwww.enoteche.comIl Vino Biologicowww.vino-biologico.itIntravinowww.intravino.com94 vino, futuri possibili - rapporto di filiera


Iperwww.iper.itIperalwww.iperal.itIrvos - Ist. Reg. Vini e Oli di Siciliawww.vitevino.itJulien, Vicenzawww.facebook.com/jvicenzaLa Libellula, Udinelalibellula.altervista.org/joomlaLa Piazza del Vino, Firenzepiazzadelvino.weebly.com/blog.htmlLe Calandrewww.alajmo.itLe Cantine di Greve in Chianti (Fi)www.lecantine.itLe Mille Bolle Blogwww.lemillebolleblog.itLiberi Viticoltori Dolomiticiwww.idolomitici.comLivio Fellugawww.liviofelluga.itLocanda Sandi, Valdobbiadene (Tv)www.locandasandi.itLot18.comwww.lot18.comLuca Gardiniwww.lucagardini.comLuca Pigntaro Wine Blogwww.lucapignataro.itMagis Progettowww.cropscience.bayer.comMarchesi de' Frescobaldiwww.frescobaldi.itMarketing del Vinowww.marketingdelvino.itMarilena Colussiwww.marilenacolussi.itMeeting Bar, Monza (Mb)www.facebook.com/bar.meeting.90Merano Wine Festivalwww.meranowinefestival.comMovimento Turismo del Vinowww.movimentoturismovino.itOiv - Org. int. della Vigna e del Vinowww.oiv.intOnav - Org. naz. Assaggiatori Vinowww.onav.itOrganicoolwww.organicool.orgOrsi Vigneto San Vitowww.vignetosanvito.itOsteria Terraglio, Bassano delGrappa (Vi)www.osteriaterraglio.itOvse - Osservatorio Vini SpumantiEffervescentiwww.ovse.orgQuinto Quarto, Bosisio Parini (Lc)www.quintoquarto.euPasqua Vigneti & Cantine, Veronawww.pasqua.itPerbellini Ristorante, Isola Rizza(Vr)www.perbellini.comRealcowww.realco.itSan Domenico Ristorante dal 1970,Imola (Bo)www.sandomenico.itSelexwww.selexgc.itSeminario Permanente LuigiVeronelliwww.seminarioveronelli.comSignorvinowww.signorvino.itSimplywww.simplymarket.itSimposio dei Lambruschiwww.simposiodeilambruschi.itSorgente del Vino - vini naturaliwww.sorgentedelvino.itSpazio Horecawww.spaziohoreca.itTasca d'Almeritawww.tascadalmerita.itTrentino Wine Blogwww.trentinowine.infoUmberto Cesariwww.umbertocesari.it95


Link utiliDirettore responsabile: Mattia LosiRedazione Area Horeca: Claudio Bonomi (caporedattore centrale),Rossella De Stefano (caporedattore), Roberto BaratRedazione Area Retail: Patrick Fontana (caporedattore centrale), Anna BertoliniRedazione Area Agroalimentare: Lorenzo TosiWeb Factory: Cristina Lazzati (Digital&Social Media Chief Editor)Vcr - Vivai Cooperativi Rauscedowww.vivairauscedo.comVinarius - Ass. Enoteche Italianewww.vinarius.itVini al Bottegone, Milanowww.vinialbottegone.itVinitaly - Verona Fierewww.vinitaly.comVinitaly Wine Clubwww.vinitalyclub.comViniferawww.centrobotanico.itVini Veriwww.viniveri.netUfficio grafico: Elisabetta Delfini (coordinatore)Elisabetta Buda, Patrizia Cavallotti, Elena Fusari, Laura Itolli, Silvia Lazzaretti,Luciano Martegani, Cristina Negri, Diego Poletti, Luca Rovelli, Walter TinelliSegreteria: Anna Alberti, Donatella Cavallo, Rita Galimberti, Laura Marinoni Marabelli,Paola Melis, Elena Palazzolo, Katia Simeone - redazione.bargiornale@ilsole24ore.comContributi: Fabio Bottonelli, Marilena Colussi, Andrea Mongilardi, Guido Montaldo,Riccardo Oldani, Barbara TrigariComitato tecnico: Pierluigi Calcagnile, Giampietro Comolli, Andrea Gori, Ettore Nicoletto, Luigi Odello,Davide Paolini, Carlotta Pasqua, Giancarlo Perbellini, Carlo Pietrasanta, Sofia Rocchelli, Eugenio Sartori,Christian Scrinzi, Sergio Soavi, Andrea Terraneo, Giancarlo VettorelloImmagini: Fotolia, MilanoForward, ThinkstoockProgetto grafico: Elisabetta DelfiniDirettore editoriale Business Media: Mattia LosiPROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 ORE S.p.A.Sede legale: Via Monte Rosa, 91 - 20149 MilanoPresidente: Benito BenediniAmministratore delegato: Donatella TreuVini 24www.vini24.ilsole24ore.comVinixwww.vinix.comVinodromo, Milanowww.vinodromo.comVino Liberowww.vinolibero.itSede operativa: Via Pisacane, 1 - 20016 Pero (Mi) - Tel. +39 02 3022 3002Ufficio pubblicità e traffico: Tel. +39 02 3022.6161Stampa: Faenza Industrie Grafiche- Via Vittime Civili di Guerra, 35 - 48018 Faenza (RA)Vitigno Italiawww.vitignoitalia.itWine Business Internationalwww.wine-business-international.comWine.comwww.wine.comWine Newswww.winenews.comWineandco.comwww.winandco.comInformativa ex D. Lgs 196/3 (tutela della privacy)Il Sole 24 ORE S.p.A., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i Suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizionedell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24,comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarLe la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso,cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il Direttore Generale dell’Area Professionale, presso Il Sole 24 ORE S.p.A.,l’Ufficio Diffusione c/o la sede di via Pisacane 1 - 20016 Pero (Mi).Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta,memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore. L’elenco completoed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio Privacy, Via Monte Rosa 91, 20149 Milano. I Suoi dati potranno essere trattatida incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati alle società di Gruppo 24 ORE per ilperseguimento delle medesime finalità della raccolta, a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale.“Annuncio ai sensi dell’articolo 2, comma 2, del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica”.La società Il Sole 24 ORE S.p.A. rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali. Il luogo dove è possibileesercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso il coordinamento delle segreterie redazionali (fax 023984 4800).96 vino, futuri possibili - rapporto di filiera

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