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Esercizi e appunti per il corso di Fisica Matematica - Sezione di ...

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<strong>Esercizi</strong> e <strong>appunti</strong> <strong>per</strong> <strong>il</strong> <strong>corso</strong> <strong>di</strong> <strong>Fisica</strong> <strong>Matematica</strong>Laurea Specialistica in Ingegneria MeccanicaE.N.M. Cir<strong>il</strong>lo – A.A. 2005–20061. Equazioni <strong>di</strong>fferenziali or<strong>di</strong>narie autonome del primo or<strong>di</strong>neDopo un breve richiamo dei concetti bas<strong>il</strong>ari relativi alla teoria delle equazioni <strong>di</strong>fferenzialior<strong>di</strong>narie, in questo capitolo si focalizza l’attenzione sul caso del primo or<strong>di</strong>ne. In particolaresi enunciano e si <strong>di</strong>mostrano con meto<strong>di</strong> ad hoc vali<strong>di</strong> solo nel caso uni<strong>di</strong>mensionale ifondamentali teoremi <strong>di</strong> esistenza e <strong>di</strong> unicità della soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy. Le<strong>di</strong>mostrazioni si baseranno sulla riduzione del problema alle quadrature, cioè al calcolo <strong>di</strong>un integrale definito. Le lezioni sono stata basate su [2, Capitoli 1 e 2].1.1. Aspetti generaliUn’equazione <strong>di</strong>fferenziale or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne n ∈ N ∗ nella funzione incognita x : t ∈ R →x(t) ∈ R è un’equazione nella formaF (t, x, x (1) , . . . , x (n) ) = 0 (1.1)dove F : R × R n+1 → R è una funzione assegnata. Il problema consiste nel determinareuna funzione x : t ∈ J ⊂ R → x(t) ∈ R derivab<strong>il</strong>e n volte nell’intervallo J ⊂ R e tale cheF (t, x(t), x (1) (t), . . . , x (n) (t)) = 0∀t ∈ Jtale funzione è detta integrale o soluzione dell’equazione <strong>di</strong>fferenziale (1.1) nell’intervallo J.Si <strong>di</strong>ce integrale generale della (1.1) nell’intervallo J ⊂ R una funzione x : (c 1 , . . . , c n ; t) ∈R n × J → x(c 1 , . . . , c n ; t) ∈ R tale che <strong>per</strong> ogni soluzione x = x(t) dell’equazione (1.1) inJ esiste una n–upla reale (c 1 , . . . , c n ) ∈ R n tale che x(t) = x(c 1 , . . . , c n ; t) <strong>per</strong> ogni t ∈ J.Esempio 1.1. Si consideri la funzione F : (t, x 1 , x 2 , x 3 ) ∈ R 4 → F (t, x 1 , x 2 , x 3 ) = x 1 +x 3 ∈ R; l’equazione<strong>di</strong>fferenziale F (t, x, ẋ, ẍ) = 0 è l’equazione <strong>di</strong>fferenziale dell’osc<strong>il</strong>latore armonico libero x+ẍ = 0. Per ognicoppia <strong>di</strong> numeri reali a, b la funzione x : t ∈ R → x(t) = a cos t+b sin t ∈ R è una soluzione dell’equazione<strong>di</strong>fferenziale. Per verificare questa affermazione è sufficiente sostituire la funzione x nell’equazione <strong>di</strong>fferenzialee osservare che l’equazione è sod<strong>di</strong>sfatta <strong>per</strong> ogni t reale; infatti<strong>per</strong> ogni t reale.a cos t + b sin t + d2[a cos t + b sin t] = a cos t + b sin t + [−a cos t − b sin t] = 0dt2 Esempio 1.2. Si consideri la funzione F : (t, x 1 , x 2 , x 3 ) ∈ R 4 → F (t, x 1 , x 2 , x 3 ) = − cos(2t) + x 1 + x 3 ∈R; l’equazione <strong>di</strong>fferenziale F (t, x, ẋ, ẍ) = 0 è l’equazione <strong>di</strong>fferenziale dell’osc<strong>il</strong>latore armonico forzato− cos(2t) + x + ẍ = 0. Per ogni coppia <strong>di</strong> numeri reali a, b la funzione x : t ∈ R → x(t) = a cos t +b sin t − (1/3) cos(2t) ∈ R è una soluzione dell’equazione <strong>di</strong>fferenziale. La verifica può essere condottacome nell’Esempio 1.1.Siano t 0 , x 0 , x (1)0 , . . . , x (n−1)0 ∈ R, risolvere <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy associato all’equazione<strong>di</strong>fferenziale (1.1) con dato iniziale x 0 , x (1)0 , . . . , x(n−1) 0 in t 0 vuol <strong>di</strong>re determinare unafismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 1


soluzione x : J → R dell’equazione <strong>di</strong>fferenziale (1.1) in un intorno J <strong>di</strong> t 0 tale chex(t 0 ) = x 0 , x (1) (t 0 ) = x (1)0 , . . . , x (n−1) (t 0 ) = x (n−1)0Uno dei problemi più interessanti della teoria delle equazioni <strong>di</strong>fferenziali è quello relativoall’esistenza e all’unicità della soluzione dei problemi <strong>di</strong> Cauchy.Esempio 1.3. Si consideri l’equazione <strong>di</strong>fferenziale del primo or<strong>di</strong>ne ẋ = t; tale equzione è nella forma(1.1) con n = 1 e F (t, x, ẋ) = −t + ẋ. È imme<strong>di</strong>ato osservare che l’insieme <strong>di</strong> tutte le soluzioni <strong>di</strong> taleequazione è l’insieme <strong>di</strong> tutte le primitive della funzione f(t) = t. Pertanto <strong>il</strong> suo integrale generale èx(c; t) = t 2 /2 + c. Si può ora determinare la soluzione che sod<strong>di</strong>sfa alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Cauchy x(1) = 3;si hax(1) = 3 ⇒ 1 2 + c = 3 ⇒ c = 5 2 ⇒ x(t) = 1 2 t2 + 5 2Un’equazione <strong>di</strong>fferenziale or<strong>di</strong>naria in forma normale <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne n ∈ N ∗ nella funzioneincognita x : t ∈ R → x(t) ∈ R è un’equazione nella formadove f : R × R n → R è una funzione assegnata.x (n) = f(t, x, x (1) , . . . , x (n−1) ) (1.2)Esempio 1.4. Un’equazione <strong>di</strong>fferenziale or<strong>di</strong>naria del primo or<strong>di</strong>ne in forma normale con f(x, t) =g(x)h(t) è detta a variab<strong>il</strong>i separab<strong>il</strong>i; la soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy x(t 0 ) = x 0 ∈ R può esseredeterminata con un’integrazione or<strong>di</strong>naria:∫ t∫1 dx tt 0g(x(s)) ds ds = h(s)ds ⇒t 0∫ x(t)x 0∫dx tg(x) =t 0h(s)ds (1.3)Un’equazione <strong>di</strong>fferenziale or<strong>di</strong>naria autonoma <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne n ∈ N ∗ nella funzione incognitax : t ∈ R → x(t) ∈ R è un’equazione nella formax (n) = f(x, x (1) , . . . , x (n−1) ) (1.4)dove f : R n → R è una funzione assegnata.Se la variab<strong>il</strong>e t viene interpretata come <strong>il</strong> tempo, allora l’equazione (1.4) può esserepensata come un’equazione che descrive l’evoluzione <strong>di</strong> un sistema <strong>il</strong> cui stato è in<strong>di</strong>viduatodalla variab<strong>il</strong>e x. Per questo motivo equazioni del tipo (1.4) sono dette anche equazionievolutive. Il fatto che l’equazione sia autonoma assicura che <strong>il</strong> sistema evolva liberamentesenza risentire dell’effetto <strong>di</strong> agenti esterni.Esempio 1.5. Le equazioni <strong>di</strong>fferenziali considerate negli Esempi 1.1 e 1.2 descrivono rispettivamente leosc<strong>il</strong>lazioni libere <strong>di</strong> un sistema e quelle forzate. La prima equazione è autonoma mentre la seconda nonlo è.<strong>Esercizi</strong>o 1.1. Si risolva <strong>il</strong> problema ẋ = x con dato iniziale x(0) = 1.Soluzione: l’equazione è a variab<strong>il</strong>i separab<strong>il</strong>i con g(x) = x e h(t) = 1. Pertanto∫ dxx = ∫dt ⇒ log |x(t)| = t + cost ⇒ |x(t)| = e cost e t = Ce t con C > 0fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 2


⇒ x(t) = Ce tcon C ∈ RImpondendo x(0) = 1 si ottiene C = 1. E quin<strong>di</strong> x(t) = exp{t}.<strong>Esercizi</strong>o 1.2. Si risolva l’equazione ẋ = (t + x) 2 .Soluzione: la funzione f(x, t) = (t + x) 2 non è nella forma f(x, t) = g(x)h(t), ciononostante con unopportuno cambiamento <strong>di</strong> variab<strong>il</strong>i l’equazione può essere scritta in forma separab<strong>il</strong>e. Si pone y(t) =x(t) + t. Derivando si ottiene ẏ = ẋ + 1. Sostituendo l’equazione <strong>di</strong>venta: ẏ − 1 = y 2 , ovvero ẏ = y 2 + 1che può essere separata scrivendo g(y) = y 2 + 1 e h(t) = 1. Pertanto:∫ ∫dy1 + y 2 = dt ⇒ arctan y = t + cost ⇒ arctan(x + t) = t + cost .1.2. Sistemi <strong>di</strong>namici uni<strong>di</strong>mensionaliSi <strong>di</strong>ce sistema <strong>di</strong>namico uni<strong>di</strong>mensionale un’equazione <strong>di</strong>fferenziale or<strong>di</strong>naria autonoma<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne uno, cioè un’equazione <strong>di</strong>fferenziale nella formaẋ = f(x) (1.5)con f : I ⊂ R → R una funzione assegnata definita sull’intervallo a<strong>per</strong>to I ⊂ R. Lesoluzioni della (1.5) sono dette anche curve integrali. Come si vedrà nel seguito sotto opportuneipotesi <strong>di</strong> regolarità su f la soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy relativo all’equazione(1.5) con dato iniziale x(0) = x 0 ∈ R esiste ed è unica.Esempio 1.6. Riproduzione normale (modello <strong>di</strong> Malthus). Si vuole costruire un modello molto semplice<strong>per</strong> descrivere l’evoluzione <strong>di</strong> una popolazione: <strong>il</strong> numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui all’istante t ∈ R è in<strong>di</strong>cato con x(t).Ipotesi <strong>di</strong> riproduzione normale: si assume che <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio tra gli in<strong>di</strong>vidui che nascono e quelli chemuoiono <strong>per</strong> unità <strong>di</strong> tempo sia tale che nell’intervallo <strong>di</strong> tempo [t, t + ∆t], con ∆t piccolo, la popolazionesi incrementi <strong>di</strong> una quantità proporzionale all’ampiezza dell’intervallo <strong>di</strong> tempo considerato e al numero<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui presenti all’istante t.Equazione evolutiva: sia k > 0, allorax(t + ∆t) − x(t) = kx(t)∆t ⇒Passando al limite ∆t → 0 si ottiene <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicox(t + ∆t) − x(t)∆t= kx(t)ẋ = kx x ≥ 0 (1.6)Il problema <strong>di</strong> Cauchy associato al sistema <strong>di</strong>namico (1.6) con dato iniziale x(0) = x 0 > 0 consiste neldeterminare <strong>il</strong> numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui al generico istante t sapendo che all’istante iniziale t = 0 la popolazioneconsta <strong>di</strong> x 0 elementi. Il problema può essere risolto fac<strong>il</strong>mente <strong>per</strong> separazione delle variab<strong>il</strong>i:ẋ = kx ⇒∫ t0∫1 dx tx ds ds =0ds ⇒ log ∣ x(t) ∣ ∣∣ = kt ⇒ x(t) = x0 e ktdove nell’ultimo passaggio è stato usato x(t), x 0 > 0. Si osserva che sotto l’ipotesi <strong>di</strong> riproduzione normale,la popolazione cresce esponenzialmente. Si osserva, infine, che <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico lineare (1.6) appare innumerosi campi delle scienze applicate; si vedano l’Esempio 1.7 e gli esercizi alla fine del Paragrafo 1.3.x 0Esempio 1.7. Pressione atmosferica. Si suppone che la tem<strong>per</strong>atura dell’atmosfera sia uniforme, chel’aria si comporti come un gas ideale e che ogni sua parte sia in equ<strong>il</strong>ibrio sotto l’effetto dell forze <strong>di</strong>fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 3


pressione e del campo gravitazionale terrestre. Si costruisce un modello <strong>per</strong> la variazione della pressionecon la quota sulla base della conoscenza dei valori p 0 e ϱ 0 della pressione e della densità a livello del mare.Si considera una colonna d’aria che poggia sulla base Σ e un volume <strong>di</strong> questa colonna delimitato dadue sezioni orizzontali a quote z e z + ∆z; si suppone che ∆z sia piccolo. Sapendo che la base <strong>di</strong> questovolume è in equ<strong>il</strong>ibrio si hap(z)Σ = p(z + ∆z)Σ + Nmgdove p(z) è la pressione alla quota z, N è <strong>il</strong> numero <strong>di</strong> particelle d’aria nel volume considerato, m è lamassa <strong>di</strong> ciascuna particella e g è l’accelerazione <strong>di</strong> gravità. Il numero <strong>di</strong> particelle N può essere messoin relazione con la densità dell’atmosfera: Nm = ϱ(z)∆zΣ. Si ha, allora,[p(z + ∆z) − p(z)]Σ = −ϱ(z)∆zΣg ⇒p(z + ∆z) − p(z)∆z= −ϱ(z)gLa pressione, infine, può essere legata alla densità del gas <strong>per</strong> mezzo dell’equazione <strong>di</strong> stato dei gas ideali:p = ϱRT , dove T è la tem<strong>per</strong>atura e R la costante dei gas <strong>per</strong>fetti. Usando l’equazione <strong>di</strong> stato e passandoal limite ∆z → 0 si hadϱdz = − gRT ϱAnche questo problema è stato ridotto allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un’equazione or<strong>di</strong>naria del primo or<strong>di</strong>ne autonomae lineare. Ricordando che p 0 = ϱ 0 RT e integrando l’equazione <strong>di</strong>fferenziale <strong>per</strong> parti si trova{ p0}ϱ(z) = ϱ 0 expϱ 0 g z1.3. Analisi graficaL’equazione evolutiva (1.5) regola <strong>il</strong> “moto” o “evoluzione” <strong>di</strong> un sistema <strong>il</strong> cui stato èin<strong>di</strong>viduato dalla variab<strong>il</strong>e x. Per rappresentare l’evoluzione del sistema è ut<strong>il</strong>e riportareistante <strong>per</strong> istante la sua posizione sul piano xt detto piano (o spazio) delle fasi esteso.Se si prepara <strong>il</strong> sistema in x 0 ∈ I (si ricorda che I è l’intervallo a<strong>per</strong>to su cui è definitala funzione f) all’istante t 0 e se ne segue l’evoluzione sul piano delle fasi esteso si ottieneuna curva uscente dal punto (t 0 , x 0 ), detta linea <strong>di</strong> fase nel piano esteso, che è <strong>il</strong> graficodella soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy associato all’equazione (1.5) con dato inizialex(t 0 ) = x 0 ; si veda <strong>il</strong> grafico a sinistra nella figura 1.1.Se una linea <strong>di</strong> fase passa <strong>per</strong> un punto (t, x) del piano delle fasi, la tangente ad essain quel punto avrà coefficiente angolare f(x); si veda <strong>il</strong> grafico a sinistra nella figura 1.1.In altri termini la funzione f, detta anche campo delle <strong>di</strong>rezioni, assegna in ogni punto(t, x) del piano delle fasi esteso <strong>il</strong> valore della pendenza della retta tangente a una linea<strong>di</strong> fase passante <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto (t, x). Dal momento che f non <strong>di</strong>pende da t, in tutti i puntidel piano delle fasi che giacciono su una rette orizzontale la pendenza della retta tangentealla linea <strong>di</strong> fase è la stessa. Tracciando la <strong>di</strong>rezione della tangente alla linea <strong>di</strong> fase in uncerto numero <strong>di</strong> punti del piano delle fasi si può avere un’idea del comportamento dellelinee <strong>di</strong> fase; si veda <strong>il</strong> grafico al centro nella figura 1.1.Esempio 1.8. Nel caso della riproduzione normale <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni f(x) = kx cresce linearmenteed è nullo <strong>per</strong> x = 0. Il campo delle <strong>di</strong>rezioni è rappresentato nel grafico a destra nella figura 1.1: sivede subito che <strong>per</strong> qualsiasi dato iniziale x(0) = x 0 > 0 la linea <strong>di</strong> fase è monotona crescente, mentrefismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 4


✻x✟✻✟ ✟ ✟ ✟x✻x 0x ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✟ ✟ ✟ ✟ ✟✏ ✏ ✏ ✏ ✏✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ ✁ tt 0t✲✘✘ ✘✘ ✘✘ ✘✘ ✘✘✲t✲Fig. 1.1. A sinistra: linea <strong>di</strong> fase corrispondente al problema <strong>di</strong> Cauchy associato alla (1.5) con datoiniziale x(t 0 ) = x 0 ; è evidenziata la pendenza f(x) della retta tangente alla linea <strong>di</strong> fase nel punto (t, x).Al centro: schema del campo delle <strong>di</strong>rezioni che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> farsi un’idea intuitiva dell’andamento <strong>di</strong> unalinea <strong>di</strong> fase nel piano esteso. A destra: analogo della figura centrale <strong>per</strong> <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni linearef(x) = kx con k > 0.<strong>per</strong> x(0) = 0 la soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy è la funzione costante x(0) = 0; questo risultatoè sicuramente sensato nel caso del sistema descritto dal modello della riproduzione normale: in unapopolazione con zero elementi non nascono in<strong>di</strong>vidui. Queste osservazioni grafiche sono <strong>per</strong>fettamentecoerenti con la soluzione analitica del problema data nell’Esempio 1.6.Per <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico stu<strong>di</strong>ato nell’Esempio 1.8 in corrispondenza del dato inizialenullo, <strong>il</strong> sistema resta “congelato” nella con<strong>di</strong>zione iniziale. Questa osservazione suggeriscela seguente importante definizione: si <strong>di</strong>ce che un punto x e appartenente all’intervallo Isu cui è definito <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni f del sistema <strong>di</strong>namico ẋ = f(x) è un puntocritico (o fisso o <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio) <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico se e solo se f(x e ) = 0.L’in<strong>di</strong>viduazione dei punti fissi nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico è estremamenteimportante, <strong>per</strong>ché le linee <strong>di</strong> fase emergenti dai punti fissi sono costanti, cioè un sistema<strong>di</strong>namico preparato all’istante iniziale t 0 in un punto fisso x e vi rimarrà <strong>per</strong> ogni t > t 0 .Più precisamente vale la seguente proposizione.Proposizione 1.9 Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con f : I → R continuasull’intervallo a<strong>per</strong>to I ⊂ R e sia x e ∈ I tale che f(x e ) = 0. Allora preso t 0 ∈ R, <strong>il</strong>problema <strong>di</strong> Cauchy relativo a (1.5) con dato iniziale x(t 0 ) = x e ammette la soluzionecostante ϕ : t ∈ R → ϕ(t) = x e ∈ R.Dimostrazione. Bisogna verificare che ϕ è soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy. In primoluogo si osserva che ϕ(t 0 ) = x e , cioè la funzione ϕ verifica <strong>il</strong> dato iniziale; in secondo luogo<strong>per</strong> ogni t reale.dϕdt (t) = 0 e f(ϕ(t)) = f(x e) = 0 ⇒ dϕ (t) = f(ϕ(t))dtProposizione 1.9 □fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 5


x✻x✻x 2❄✻x 1✛f(x)✲tFig. 1.2. Costruzione grafica delle linee <strong>di</strong> fase. A sinistra è <strong>di</strong>segnato <strong>il</strong> grafico del campo delle <strong>di</strong>rezioniruotato <strong>di</strong> novanta gra<strong>di</strong> in verso antiorario. A destra è <strong>di</strong>segnato <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase.La conoscenza del campo delle <strong>di</strong>rezioni f <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare, almeno in modoapprossimato, l’andamento delle linee <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico (1.5). L’insieme <strong>di</strong>tutte le linee <strong>di</strong> fase al variare del dato iniziale è detto ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico.Si procede nel modo seguente, i <strong>di</strong>versi passi sono <strong>il</strong>lustrati nella figura 1.2:– si <strong>di</strong>segna <strong>il</strong> grafico della funzione f con assi ruotati <strong>di</strong> novanta gra<strong>di</strong> in versoantiorario;– a destra del grafico <strong>di</strong> f si <strong>di</strong>segna <strong>il</strong> piano delle fasi esteso e sul suo asse verticalesi proiettano gli zeri della funzione f;– in corrispondenza degli zeri <strong>di</strong> f si tracciano sul piano delle fasi le linee <strong>di</strong> fasecostanti che rappresentano i punti fissi;– si in<strong>di</strong>viduano le regioni in cui f è positiva e quelle in cui è negativa e le si in<strong>di</strong>canorispettivamente con una freccia verso l’alto e una verso <strong>il</strong> basso;– si traccia sul piano delle fasi l’andamento qualitativo delle linee <strong>di</strong> fase corrispondentia dati iniziali non critici lasciandosi guidare dal segno <strong>di</strong> f.In figura le linee <strong>di</strong> fase emergenti da dati iniziali non critici sono state <strong>di</strong>segnate inmodo da tendere asintoticamente a un punto fisso senza raggiungerlo in un tempo finito.Questo comportamento è legato alla proprietà <strong>di</strong> unicità della soluzione del problema <strong>di</strong>Cauchy che verrà <strong>di</strong>mostrata nel paragrafo 1.5 sulla base <strong>di</strong> opportune ipotesi <strong>di</strong> regolaritàsulla funzione f. In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà del teorema <strong>di</strong> esistenza e <strong>di</strong> unicità dellasoluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) due linee <strong>di</strong> fase nonpossono intersecarsi, se lo facessero, infatti, <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy corrispondente a (1.5)con dato iniziale <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> intersezione ammetterebbe almeno due soluzioni.Il caso considerato nella figura 1.2 mette in evidenza <strong>il</strong> ruolo <strong>di</strong>verso giocato dai duepunti fissi x 1 e x 2 : se <strong>il</strong> dato iniziale viene scelto vicino a x 1 <strong>il</strong> moto del sistema <strong>di</strong>namicoresta vicino a x 1 , sembra ad<strong>di</strong>rittura che vi tenda in modo asintotico; se <strong>il</strong> dato inizialefismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 6


viene scelto vicino a x 2 <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico se ne allontana inesorab<strong>il</strong>mente. È imme<strong>di</strong>atol’interesse <strong>di</strong> una definizione che <strong>per</strong>metta <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminare tra i due <strong>di</strong>versi comportamentiappena <strong>il</strong>lustrati. Più precisamente si vuole introdurre la nozione <strong>di</strong> punto fisso stab<strong>il</strong>e <strong>per</strong>caratterizzare quei punti fissi che si comportano come x 1 in figura 1.2, cioè <strong>per</strong> in<strong>di</strong>viduarequei punti fissi tali che la soluzione <strong>di</strong> un problema <strong>di</strong> Cauchy con dato iniziale vicino adessi si mantiene vicina durante tutta la sua evoluzione.Si danno le seguenti definizioni: sia x e ∈ I un punto fisso del sistema <strong>di</strong>namico (1.5),si <strong>di</strong>ce che x e è– stab<strong>il</strong>e se e solo se comunque si scelga un numero reale positivo ε > 0 esiste δ =δ(ε) > 0 tale che (x e − δ, x e + δ) ⊂ I e <strong>per</strong> ogni x 0 ∈ (x e − δ, x e + δ) la soluzioneϕ : [t 0 , +∞) ⊂ R → ϕ(t) ∈ R del problema <strong>di</strong> Cauchy associato al sistema <strong>di</strong>namico(1.5) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0 , con t 0 ∈ R arbitrario, è tale che <strong>per</strong> ogni t ∈ J siha ϕ(t) ∈ (x e − ε, x e + ε);– asintoticamente stab<strong>il</strong>e se e solo se è stab<strong>il</strong>e e inoltre esiste un intorno I ′ ⊂ I <strong>di</strong> x etale che <strong>per</strong> ogni x 0 ∈ I ′ la soluzione ϕ : R → R del problema <strong>di</strong> Cauchy associatoal sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0 , con t 0 ∈ R arbitrario, è taleche lim t→∞ ϕ(t) = x e ;– instab<strong>il</strong>e se e solo se non è stab<strong>il</strong>e.Esempio 1.10. Se si considera <strong>il</strong> problema della riproduzione normale, lo stu<strong>di</strong>o grafico, ma anche lasoluzione esplicita, mostra imme<strong>di</strong>atamente che <strong>il</strong> punto 0 è un punto fisso instab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> corrispondentesistema <strong>di</strong>namico.Esempio 1.11. Sia T la tem<strong>per</strong>atura <strong>di</strong> un corpo all’istante t immerso in un fluido (<strong>il</strong> mare) tenuto atem<strong>per</strong>atura costante T e . La legge <strong>di</strong> Newton afferma che la tem<strong>per</strong>atura del corpo varia con <strong>il</strong> tempocon un tasso <strong>di</strong> segno opposto e proporzionale a T (t) − T e .Per scrivere l’equazione evolutiva del modello si osserva che sulla base della legge fenomenologica <strong>di</strong>Newton si haT (t + ∆t) − T (t) = −k[T (t) − T e ]∆t ⇒ dTdt = −k(T − T e) (1.7)dove k è una costante reale positiva. L’evoluzione della tem<strong>per</strong>atura del solido è quin<strong>di</strong> descritta dalsistema <strong>di</strong>namico (1.5) con campo delle <strong>di</strong>rezioni f(T ) = −k(T − T e ) definito <strong>per</strong> T ≥ 0 (conseguenzadella terza legge della termo<strong>di</strong>namica). Stu<strong>di</strong>ando l’equazione algebrica f(T ) = 0 si scopre che l’unicopunto fisso è proprio T e , cioè la tem<strong>per</strong>atura del corpo risulta costante solo se <strong>il</strong> sistema viene preparatocon tem<strong>per</strong>atura uguale a quella del bagno termico. Lo stu<strong>di</strong>o grafico è semplice, si veda la figura 1.3, emostra che <strong>il</strong> punto fisso è asintoticamente stab<strong>il</strong>e. Integrando <strong>per</strong> parti l’equazione evolutiva del sistemasi ottiene la soluzione esplicita T (t) = T e +(T 0 −T e ) exp{−kt}, dove T 0 è la con<strong>di</strong>zione iniziale T (0) = T 0 .Esempio 1.12. Equazione logistica (Verhulst 1836). Il modello logistico si ottiene da quello della riproduzionenormale supponendo che la costante <strong>di</strong> proporzionalità <strong>di</strong>penda dal numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui come1 − x. L’equazione evolutiva è, quin<strong>di</strong>, ẋ = x(1 − x) che è nella forma (1.5) con campo delle <strong>di</strong>rezionif(x) = x(1 − x) definito su I = R + <strong>per</strong>ché <strong>il</strong> modello non ha senso <strong>per</strong> x < 0. Stu<strong>di</strong>ando l’equazionealgebrica f(x) = 0 si scopre che esistono i due punti fissi 0 e 1. Lo stu<strong>di</strong>o grafico è semplice, si vedafismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 7


T✻T✻❄✻T e✛f(T )✲tFig. 1.3. Ritratto <strong>di</strong> fase <strong>per</strong> l’Esempio 1.11 relativo alla legge <strong>di</strong> raffreddamento <strong>di</strong> Newton. A sinistraè <strong>di</strong>segnato <strong>il</strong> grafico del campo delle <strong>di</strong>rezioni ruotato <strong>di</strong> novanta gra<strong>di</strong> in verso antiorario. A destra è<strong>di</strong>segnato <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase.la figura 1.4, e mostra che <strong>il</strong> punto fisso 1 è asintoticamente stab<strong>il</strong>e, mentre 0 è instab<strong>il</strong>e. Nel grafico lelinee <strong>di</strong> fase non critiche tendono asintoticamente al punto fisso stab<strong>il</strong>e, ma non lo raggiungono in tempofinito. Come si è già accennato questo comportamento è un’ovvia conseguenza del teorema <strong>di</strong> unicitàdella soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy che verrà <strong>di</strong>scusso nel paragrafo 1.5. In questo caso semplicequesta proprietà può essere verificata me<strong>di</strong>ante la soluzione esplicita che viene <strong>di</strong>scussa <strong>di</strong> seguito.Integrando <strong>per</strong> parti l’equazione evolutiva del sistema si ottiene la soluzione esplicita x(t) = 1/[1 +((1 − x 0 )/x 0 ) exp{−t}], dove x 0 è la con<strong>di</strong>zione iniziale x(0) = x 0 non critica. Se x 0 tende a uno deipunti fissi si ottiene la soluzione costante, ma si osservi che, a rigore, <strong>il</strong> proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> separazione dellevariab<strong>il</strong>i ha senso soltanto in punti <strong>di</strong>versi dai punti critici.x✻x✻❄✻1✛f(x)0✲tFig. 1.4. Ritratto <strong>di</strong> fase <strong>per</strong> l’Esempio 1.12 relativo all’equazione logistica. A sinistra è <strong>di</strong>segnato <strong>il</strong>grafico del campo delle <strong>di</strong>rezioni ruotato <strong>di</strong> novanta gra<strong>di</strong> in verso antiorario. A destra è <strong>di</strong>segnato <strong>il</strong>ritratto <strong>di</strong> fase.Esempio 1.13. Un generalizzazione semplice e interessante dell’equazione logistica è costituita dal problemadell’evoluzione logistica con quota <strong>di</strong> raccolta proposta nell’<strong>Esercizi</strong>o 1.5. Si veda anche [2, Capitolo1].<strong>Esercizi</strong>o 1.3. Si supponga che <strong>il</strong> tasso <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong> una popolazione sia proporzionale al quadrato delnumero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui. Si scriva l’equazione del modello. Si determinino i punti fissi. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto<strong>di</strong> fase nel piano delle fasi esteso e si stu<strong>di</strong>no euristicamente le proprietà <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi. Sidetermini esplicitamente l’equazione delle linee <strong>di</strong> fase e si mostri che le curve esplodono in un tempofinito.Soluzione: l’equazione è ẋ = kx 2 con k ∈ R.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 8


<strong>Esercizi</strong>o 1.4. Supponendo uniforme la tem<strong>per</strong>atura dell’atmosfera e supponendo che l’aria si comporticome un gas ideale, si costruisca un modello <strong>per</strong> la variazione della pressione con la quota. Sapendo chedensità dell’aria al livello del mare vale 1250 g/m 3 , si determini a quale altezza la pressione si <strong>di</strong>mezza.Soluzione: l’equazione ṗ = −[g/(RT )]p, la quota <strong>di</strong> <strong>di</strong>mezzamento è h = (RT/g) log 2 = 5.54 km.<strong>Esercizi</strong>o 1.5. Si mo<strong>di</strong>fichi l’equazione logistica supponendo che la popolazione venga decimata con tassocostante c. Si scriva l’equazione del modello. Si determinino i punti fissi. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase nelpiano delle fasi esteso al variare <strong>di</strong> c e si stu<strong>di</strong>no euristicamente le proprietà <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi. Sidetermini esplicitamente l’equazione delle linee <strong>di</strong> fase.Soluzione: l’equazione è ẋ = (1 − x)x − c con c ∈ R.<strong>Esercizi</strong>o 1.6. Una variazione sul tema dell’equazione logistica <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are l’evoluzione dellapopolazione degli insetti dell’abete rosso tenendo in conto l’effetto dei predatori. L’equazione si scrivenella formadN(1dt = rN − N )− N 2q 1 + N 2 (1.8)con r, q ≥ 0. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> fase del modello nel piano q–r, ovvero si determinino <strong>il</strong> numero<strong>di</strong> punti fissi al variare dei parametri. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase nelle <strong>di</strong>verse regioni del <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong>fase.<strong>Esercizi</strong>o 1.7. Il numero <strong>di</strong> isotopi ra<strong>di</strong>oattivi decade con tasso proporzionale al numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui.Si scriva l’equazione del modello. Si determinino i punti fissi. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase nel piano dellefasi esteso e si stu<strong>di</strong>no euristicamente le proprietà <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi. Si determini esplicitamentel’equazione delle linee <strong>di</strong> fase.Soluzione: l’equazione è Ṅ = −N/τ con τ ≥ 0.<strong>Esercizi</strong>o 1.8. Il numero <strong>di</strong> isotopi ra<strong>di</strong>oattivi in un reattore decade con tasso proporzionale al numero<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui e ha un termine <strong>di</strong> crescita con tasso costante λ > 0. Si scriva l’equazione del modello. Sideterminino i punti fissi. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase nel piano delle fasi esteso e si stu<strong>di</strong>no euristicamentele proprietà <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi. Si determini esplicitamente l’equazione delle linee <strong>di</strong> fase.Soluzione: l’equazione è Ṅ = λ − N/τ con τ ≥ 0.<strong>Esercizi</strong>o 1.9. Si consideri la catena ra<strong>di</strong>oattiva A −→ B −→ C e si supponga che <strong>il</strong> primo deca<strong>di</strong>mentoabbia tasso 1/α e <strong>il</strong> secondo tasso 1/β. Si scriva l’equazione che regola l’evoluzione della specie B.L’equazione risulta non autonoma; se ne determi la soluzione. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> grafico della soluzione nelacaso della catena23492U −→23090226Th −→ 88 Ra (1.9)sapendo che i rate <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento sono τ U = 2.48 × 10 5 anni e τ T h = 8.0 × 10 3 anni.Soluzione: l’equazione è˙ N B = (N A0 /α) exp{−t/α} − N B /β.<strong>Esercizi</strong>o 1.10. Si determini l’equazione <strong>di</strong>fferenziale che regola l’evoluzione della velocità <strong>di</strong> un corpo incaduta libera in un fluido viscoso. Si determinino i punti fissi. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase nel piano dellefasi esteso e si stu<strong>di</strong>no euristicamente le proprietà <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi. Si determini esplicitamentel’equazione delle linee <strong>di</strong> fase.Soluzione: l’equazione è m ˙v = mg − kv con k, m, g ∈ R.<strong>Esercizi</strong>o 1.11. Un fascio <strong>di</strong> raggi X <strong>di</strong> intensità (energia <strong>per</strong> unità <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> su<strong>per</strong>ficie) I 0 penetrain un metallo. Si suppone che gli elettroni in banda <strong>di</strong> conduzione abbiano densità n e che ciascunelettrone <strong>di</strong>ffonda <strong>il</strong> fascio con sezione d’urto σ (potenzia irra<strong>di</strong>ata <strong>di</strong>viso intensità incidente). Si determin<strong>il</strong>’equazione <strong>di</strong>fferenziale che regola la densità I(x) del fascio che ha <strong>per</strong><strong>corso</strong> la <strong>di</strong>stanza x nel mezzo. Sifismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 9


determinino i punti fissi. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase nel piano delle fasi esteso e si stu<strong>di</strong>no euristicamentele proprietà <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi. Si determini esplicitamente l’equazione delle linee <strong>di</strong> fase.Soluzione: l’equazione è dI/dx = −nσI, la costante nσ è detta coefficiente lineari <strong>di</strong> scattering del gas<strong>di</strong> elettroni.<strong>Esercizi</strong>o 1.12. Una popolazione ha tasso <strong>di</strong> crescita e tasso <strong>di</strong> morte rispettivamente proporzionali alquadrato e al cubo del numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui x ≥ 0. Si <strong>di</strong>mostri che l’evoluzione della popolazione è regolatadall’equazione <strong>di</strong>fferenziale autonomaẋ = ax 2 − bx 3 a, b ∈ R +Si determinino i punti fissi, si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase nel piano delle fasi esteso e si <strong>di</strong>scuta euristicamentela stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi.<strong>Esercizi</strong>o 1.13. Una popolazione ha tasso <strong>di</strong> crescita e tasso <strong>di</strong> morte rispettivamente proporzionali alcubo e al quadrato del numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui x ≥ 0. Si <strong>di</strong>mostri che l’evoluzione della popolazione è regolatadall’equazione <strong>di</strong>fferenziale autonomaẋ = ax 3 − bx 2 a, b ∈ R +Si determinino i punti fissi, si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase nel piano delle fasi esteso e si <strong>di</strong>scuta euristicamentela stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi.1.4. Stima del tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnzaNello stu<strong>di</strong>o dell’equazione logistica si è osservato che tutte le linee <strong>di</strong> fase corrispondentia dati iniziali non critici tendono asintoticamente al punto fisso 1. Questo risultato segueimme<strong>di</strong>atamente dalla soluzione esplicita del problema <strong>di</strong> Cauchy <strong>per</strong> l’equazione logistica,ma è anche un’ovvia conseguenza del teorema <strong>di</strong> unicità della soluzione del problema <strong>di</strong>Cauchy. Questo problema può essere visto sotto una terza prospettiva: l’analisi grafica<strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire che una linea <strong>di</strong> fase ϕ del sistema <strong>di</strong>namico logistico uscente dalpunto (0, x 0 ), con x 0 ∈ (0, 1), raggiunge un qualsiasi punto x 1 ∈ (x 0 , 1); <strong>il</strong> tempo t 1necessario <strong>per</strong> giungere in x 1 è dato da∫ t1∫1 dϕt1∫ x1∫ϕ(s)[1 − ϕ(s)] ds ds = 1x1 [ 1ds ⇒0x 0x(1 − x) dx = t 1 ⇒x 0x + 1 ]dx = t 11 − x0Osservando che <strong>il</strong> secondo integrale <strong>di</strong>verge <strong>per</strong> x 1 → 1 si conclude che la linea <strong>di</strong> fasetende asintoticamente al punto fisso 1, ma non lo raggiunge in tempo finito.Questa tecnica può essere ovviamente applicata a un qualsiasi sistema <strong>di</strong>namico deltipo (1.5). Sia ϕ(t) una linea <strong>di</strong> fase <strong>di</strong> (1.5) passante <strong>per</strong> i due punti (t 0 , x 0 ) e (t 1 , x 1 ); <strong>il</strong>tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza tra i due punti considerati è dato dall’integrale∫ x1x 01f(x) dx = t 1 − t 0 (1.10)Calcolare l’integrale (1.10) ammonta a risolvere <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico <strong>per</strong> separazione dellevariab<strong>il</strong>i, quin<strong>di</strong> sembra che questo modo <strong>di</strong> guardare al problema sia ridondante se nonvuoto.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 10


Questo è parzialmente vero nel caso uni<strong>di</strong>mensionale, ma sicuramente non lo è in<strong>di</strong>mensione maggiore <strong>di</strong> uno. In ogni caso se siamo interessati soltanto al tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnzatra due punti particolari possiamo usare questa chiave <strong>di</strong> lettura e sforzarci <strong>di</strong>calcolare in modo approssimato l’integrale (1.10) cercando delle stime dall’alto e dal basso.Questo è ciò che è stato fatto nel caso dell’equazione logistica <strong>per</strong> <strong>di</strong>mostrare che le linee<strong>di</strong> fase non critiche tendono al punto fisso stab<strong>il</strong>e in modo asintotico.Esempio 1.14. Dallo stu<strong>di</strong>o grafico risulta che la linea <strong>di</strong> fase del sistema logistico uscente dal punto(0, 1/2) giunge nel punto (¯t, 3/4). Il tempo ¯t può essere calcolato esattamente usando la soluzione esplicitadell’equazione logistica:¯t = log( 3/4)− log1/2( 1 − 3/4) ( 3= log − log1 − 1/2 2)( 1/4)= log 3 ≈ 1.09861/2Lo stesso integrale può essere stimato dall’alto riconducendolo a un integrale <strong>di</strong> tipo logaritmo; in questocaso la semplificazione è minima rispetto alla soluzione esatta, ma <strong>per</strong> funzioni f complicate <strong>il</strong> guadagnopuò essere notevole. È sufficiente osservare che la parabola grafico della funzione f(x) = x(1 − x) incorrispondenza dell’intervallo [1/2, 3/4] si trova sopra la corda grafico della funzione g(x) = −x/4 + 3/8.Allora usando che in questo intervallo f(x) ≥ g(x) si ha¯t =∫ 3/41/2∫dx3/4x(1 − x) ≤ dx= 4 log(4/3) ≈ 1.15073−x/4 + 3/81/2La stima potrebbe essere migliorata usando funzioni che approssimino sempre meglio la parabola dalbasso.Si può costruire una stima dal basso del tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza ¯t cercando una funzione semplice daintegrare <strong>il</strong> cui grafico si trovi, nell’intervallo considerato, <strong>di</strong> poco sopra la parabola logistica. Si considerauna funzione costituita da un segmento <strong>di</strong> retta orizzontale tangente alla parabola nel vertice raccordataa un segmento <strong>di</strong> retta tangente alla parabola nel punto <strong>di</strong> ascissa 3/4. Si trova la funzioneh(x) ={ 1/4 1/2 ≤ x ≤ 5/8−x/2 + 9/16 5/8 ≤ x ≤ 3/4Osservato che nell’intervallo [1/2, 3/4] si ha h(x) ≥ f(x), si conclude che¯t =∫ 3/41/2∫dx5/8x(1 − x) ≥1/2∫dx 3/41/4 + 5/8dx= 1/2 + 2 log(4/3) ≈ 1.07536−x/2 + 9/16In conclusione <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza è stimato come 1/2 + 2 log(4/3) ≤ ¯t ≤ 4 log(4/3) e l’errorecommesso nella stima vale 4 log(4/3) − (1/2 + 2 log(4/3)) = 2 log(4/3) − 1/2 ≈ 0.07536.<strong>Esercizi</strong>o 1.14. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico costituito dall’equazione logistica con quota <strong>di</strong> raccoltaproposto nell’Esempio 1.13 e nell’<strong>Esercizi</strong>o 1.5. Si <strong>di</strong>mostri che nel caso c > 1/4 tutte le linee <strong>di</strong> fase condato iniziale x 0 > 0 raggiungono <strong>il</strong> valore x = 0 in un tempo finito.<strong>Esercizi</strong>o 1.15. Si stu<strong>di</strong> graficamente <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico ẋ = x 2 con x ∈ R. Si verifichi che la linea <strong>di</strong>fase emergente dal punto (0, 1) passa <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto (¯t, 2). Si stimi <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza ¯t dall’alto e dlbasso e poi si confrontino i risultati con <strong>il</strong> risultato esatto.<strong>Esercizi</strong>o 1.16. Si stu<strong>di</strong> graficamente <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico ẋ = sin x/(2 + cos x) con x ∈ R. Si verifichiche la linea <strong>di</strong> fase emergente dal punto (0, 1/2) passa <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto (¯t, 3). Si stimi <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza¯t dall’alto e dl basso. Se possib<strong>il</strong>e si confrontino i risultati con <strong>il</strong> risultato esatto.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 11


1.5. Esistenza e unicitàNei paragrafi precedenti è stato già osservato che la costruzione grafica usata <strong>per</strong> stu<strong>di</strong>are<strong>il</strong> comportamento del sistema <strong>di</strong>namico (1.5) si basa su alcune proprietà fondamentalidella soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy che valgono sotto opportune ipotesi <strong>di</strong> regolaritàsul campo delle <strong>di</strong>rezioni. Alla base della teoria vi è la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Lipschitz che verràintrodotta nel seguito. Lo scopo <strong>di</strong> questo paragrafo è quello <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire i risultati fondamentalie <strong>di</strong> mostrare come la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Lipschitz emerga in modo naturale. Le<strong>di</strong>mostrazioni verranno condotte sfruttando la specificità del caso uni<strong>di</strong>mensionale, cioèriconducendo la soluzione delle equazioni <strong>di</strong>fferenziali al calcolo <strong>di</strong> un integrale definito;questa strategia, ovviamente, non ha alcuna possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> successo in <strong>di</strong>mensione maggioreo uguale a due. I risultati fondamentali che <strong>per</strong>mettono la costruzione grafica <strong>di</strong>scussa inprecedenza sono essenzialmente tre:– esistenza della soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy: questa proprietà <strong>per</strong>mette <strong>di</strong>tracciare la linea <strong>di</strong> fase uscente da un punto dello spazio delle fasi esteso. Essaverrà <strong>di</strong>mostrata sulla base della sola ipotesi <strong>di</strong> continuità del campo delle <strong>di</strong>rezionif.– Unicità della soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy: questa proprietà <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> affermarecha da ogni punto dello spazio delle fasi esteso emerge una e una sola linea<strong>di</strong> fase. Essa verrà <strong>di</strong>mostrata sulla base della solo ipotesi <strong>di</strong> continuità del campodelle <strong>di</strong>rezioni f <strong>per</strong> dati iniziali non critici, mentre <strong>per</strong> dati iniziali corrispondentia un punto critico sarà necessario ricorrere a ipotesi più restrittive su f e introdurrela con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Lipschitz.– Continuità della soluzione rispetto alle con<strong>di</strong>zioni iniziali: questa proprietà <strong>per</strong>mette<strong>di</strong> tracciare le linee <strong>di</strong> fase emergenti da punti vicini dello spazio delle fasi abbastanzavicine tra loro almeno <strong>per</strong> piccoli intervalli <strong>di</strong> tempi. Essa non verrà <strong>di</strong>scussa indettaglio in queste note e si rimanda lo studente a testi (veri) sulla teoria delleequazioni <strong>di</strong>fferenziali.Teorema 1.15 Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con f : I → R una funzione continuasull’intervallo a<strong>per</strong>to I ⊂ R e i due numeri reali t 0 ∈ R e x 0 ∈ I. Il problema<strong>di</strong> Cauchy associato a (1.5) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0 ammette almeno una soluzionelocale, cioè esiste un intorno J <strong>di</strong> t 0 e una funzione ϕ : J → R soluzione del problema <strong>di</strong>Cauchy considerato.Dimostrazione. Sia f(x 0 ) = 0, la funzione ϕ : t ∈ R → ϕ(t) = x 0 è una soluzione globaledel problema <strong>di</strong> Cauchy.Sia f(x 0 ) ≠ 0: <strong>per</strong> la continuità <strong>di</strong> f esiste un intorno I ′ ⊂ I <strong>di</strong> x 0 in cui f è <strong>di</strong>versada zero. Allora <strong>per</strong> ogni x ∈ I ′ si può esprimere <strong>il</strong> tempo t impiegato dalla soluzione <strong>per</strong>giungere in x come∫ xdyf(y) = t − t 0x 0fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 12


L’integrale, infatti, ha senso <strong>per</strong>ché in ogni punto dell’intervallo <strong>di</strong> integrazione la funzioneintegranda 1/f è definita e continua. L’integrale precedente definisce la funzioneψ : x ∈ I ′ → ψ(x) := t 0 +∫ xx 0dyf(y)Per costruire la soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy si dovrà semplicemente determinare lafunzione inversa <strong>di</strong> ψ.La continuità <strong>di</strong> f su I ′ e <strong>il</strong> fatto che <strong>per</strong> ogni x ∈ I ′ si abbia f(x) ≠ 0, implica chef ha segno definito in I ′ ; ciò implica, sulla base delle proprietà elementari degli integralidefiniti, che la funzione ψ è monotona in I ′ . Si ha, allora, che ψ è invertib<strong>il</strong>e, cioè dettoJ <strong>il</strong> codominio <strong>di</strong> ψ esiste la funzioneϕ : t ∈ J → ϕ(t) ∈ I ′tale che ψ(ϕ(t)) = tLa funzione ϕ appena definita è una soluzione locale del problema <strong>di</strong> Cauchy, infatti:– dalla definizione <strong>di</strong> ψ si ha imme<strong>di</strong>atamente cheψ(x 0 ) = t 0 +∫ x0e <strong>per</strong> definizione <strong>di</strong> ϕ, ciò implica ϕ(t 0 ) = x 0 ;x 0dyf(y) = t 0– osservato che ψ è derivab<strong>il</strong>e in I ′ e ψ ′ (x) = 1/f(x) <strong>per</strong> ogni x ∈ I ′ , usando leproprietà della derivata della funzione inversa si ha che <strong>per</strong> ogni ¯t ∈ Jdϕ[ dψ] −1 [ 1] −1dt (¯t) =dx (¯x) = = f(¯x) = f(ϕ(¯t))f(¯x)dove ¯x ∈ I ′ è tale che ψ(¯x) = ¯t.Dall’arbitrarietà <strong>di</strong> ¯t in J segue la tesi.Teorema 1.15 □In tutti gli esempi precedenti sono state ricavate soluzioni esplicite dei problemi <strong>di</strong>Cauchy valide su tutto l’asse reale, cioè sono state determinate soluzioni globali. Il teoremaprecedente è un enunciato “molto prudente” che si limita ad asserire l’esistenza dellasoluzione solo localmente, cioè soltanto in un intorno dell’istante t 0 in cui viene assegnato<strong>il</strong> dato iniziale. Come è <strong>il</strong>lustrato nell’esempio seguente questa precauzione è necessaria,<strong>per</strong>ché <strong>per</strong> taluni sistemi <strong>di</strong>namici le soluzioni <strong>di</strong>vergono (esplodono) in tempo finito equin<strong>di</strong> hanno senso soltanto localmente.Esempio 1.16. Si consideri la funzione f : x ∈ R + → f(x) = x α ∈ R con α > 0 e <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchyassociato al sistema <strong>di</strong>namico ẋ = f(x) con dato iniziale x(0) = x 0 > 0.Si osserva che l’unico punto fisso del campo delle <strong>di</strong>rezioni è 0, quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> dato iniziale considerato è noncritico. Si può quin<strong>di</strong> procedere alla soluzione dell’equazione <strong>di</strong>fferenziale con <strong>il</strong> metodo <strong>di</strong> separazionedelle variab<strong>il</strong>i. Nel caso α = 1 si ha l’equazione della riproduzione normale e la soluzione del problema<strong>di</strong> Cauchy è x(t) = x 0 exp{t}; nel caso α ≠ 1 si ha∫ xx 0∫dy ty α = ds ⇒ x 1−α = x0 1−α + (1 − α)tt 0fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 13


Con qualche semplice passaggio algebrico è possib<strong>il</strong>e invertire l’equazione precedente <strong>di</strong>stinguendo i duecasi α < 1 e α > 1. Il risultato può essere sintetizzato nel modo seguente:⎧[x0 ⎪⎨1−α + (1 − α)t] 1/(1−α) α < 1x 0 exp{t} α = 1x(t) = [1] 1/(α−1) (1.11)⎪⎩α > 1x −(α−1)0 − (α − 1)tÈ imme<strong>di</strong>ato osservare che <strong>per</strong> α ≤ 1 la soluzione è definita <strong>per</strong> ogni t, quin<strong>di</strong> è una soluzione globale.Nel caso α > 1, invece, la soluzione <strong>di</strong>verge positivamente <strong>per</strong> t che tende a ¯t = x −(α−1)0 /(α − 1) e quin<strong>di</strong>ha senso soltano fino a ¯t. In conclusione in questo caso la soluzione è locale ed esplode in tempo finito.Sotto l’ipotesi <strong>di</strong> continuità del campo delle <strong>di</strong>rezioni f e <strong>per</strong> dati iniziali non critici èpossib<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> seguente risultato <strong>di</strong> unicità.Teorema 1.17 (primo sull’unicità) Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con f : I →R continua sull’intervallo a<strong>per</strong>to I ⊂ R e i due numeri reali t 0 ∈ R e x 0 ∈ I. Siaf(x 0 ) ≠ 0 e siano ϕ 1 , ϕ 2 : J → R due soluzioni del problema <strong>di</strong> Cauchy associato a(1.5) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0 nell’intorno J <strong>di</strong> t 0 . Detto J ′ <strong>il</strong> più grande intervalloa<strong>per</strong>to sottoinsieme <strong>di</strong> J tale che f(ϕ 1 (t)) ≠ 0 e f(ϕ 2 (t)) ≠ 0 <strong>per</strong> ogni t ∈ J ′ , si ha cheϕ 1 (t) = ϕ 2 (t) <strong>per</strong> ogni t ∈ J ′ .Dimostrazione. Sia J ⊂ R un intorno <strong>di</strong> t 0 e ϕ 1 , ϕ 2 : J → R due soluzioni del problema<strong>di</strong> Cauchy. Per continuità esiste un intorno J ′ ⊂ J sufficientemente piccolo <strong>di</strong> t 0 tale chef(ϕ 1 (t)) ≠ 0 e f(ϕ 2 (t)) ≠ 0 <strong>per</strong> ogni t ∈ J. Sia ¯t ∈ J ′ arbitrario e ¯ϕ i := ϕ i (¯t) <strong>per</strong> i = 1, 2;si haϕ˙i (t) = f(ϕ i (t)) ∀t ∈ J ′ , i = 1, 2 ⇒∫ ¯t1t 0f(ϕ i (t))∫dϕ ¯ϕ1idt dt = ¯t − t 0 ⇒x 0∫dx ¯ϕ2f(x) = dxf(x)Osservato che 1/f ha segno definito nei due intervalli <strong>di</strong> integrazione, si ha che ¯ϕ 1 = ¯ϕ 2 .Dall’arbitrarietà <strong>di</strong> ¯t ∈ J ′ segue l’asserto.Teorema 1.17 □Il teorema precedente afferma che se <strong>il</strong> dato iniziale non è critico, allora comunque siprendano due soluzioni locali del problema <strong>di</strong> Cauchy queste si mantengono coincidentialmeno fino al raggiungimento <strong>di</strong> un punto critico; <strong>per</strong> quanto ne sappiamo, a partiredal punto critico può accadere <strong>di</strong> tutto (questo aspetto del problema verrà <strong>il</strong>lustratonell’Esempio 1.19). In altri termini <strong>il</strong> teorema garantisce l’unicità della soluzione in unintorno sufficientemente piccolo dell’istante iniziale <strong>per</strong> dati iniziali non critici. Se <strong>il</strong>dato iniziale è critico, invece, cioè se f(x 0 ) = 0, allora l’ipotesi <strong>di</strong> continuità su f nonè più sufficiente a garantire l’unicità della soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy. Questaaffermazione viene <strong>il</strong>lustrata nell’esempio che segue.Esempio 1.18. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico stu<strong>di</strong>ato nell’Esempio 1.16. La soluzione (1.11) è statadeterminata in corrispondenza <strong>di</strong> un dato iniziale non critico, si vuole ora esaminare cosa accade se inquesta soluzione si pone x 0 = 0.Nel caso α > 1 si vede subito che la soluzione <strong>per</strong>de <strong>di</strong> significato <strong>per</strong>ché sostituendo 0 a x 0 nellacorrispondente espressione (1.11) si ottiene una funzione mal definita. Questo risultato è <strong>per</strong>fettamentex 0fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 14


sensato, <strong>per</strong>ché si ricorda che le espressioni (1.11) sono state determinate <strong>per</strong> separazione delle variab<strong>il</strong>ie nel caso <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong>namici del tipo (1.5) questa procedura ha senso soltanto fuori dai punti critici.Nel caso α = 1 sostituendo 0 a x 0 si ottiene la soluzione costante x(t) = 0, cioè si ottiene una soluzionedel problema <strong>di</strong> Cauchy considerato coincidente con la linea <strong>di</strong> fase costante uscente dal punto fisso.Nel caso α < 1 sostituendo 0 a x 0 si ottiene la funzione x(t) = [(1 − α)t] 1/(1−α) che è ben definita <strong>per</strong>ogni t ≥ 0. Non è possib<strong>il</strong>e concludere brutalmente che si tratta della soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchycon dato iniziale critico, <strong>per</strong>ché è stata ottenuta con una procedura matematicamente non sensata; d’altrocanto è imme<strong>di</strong>ato verificare che si tratta effettivamente <strong>di</strong> una soluzione del problema, infatti– x(0) = 0;– ẋ = (1/(1 − α))[(1 − α)t] α/(1−α) (1 − α) = [(1 − α)t] α/(1−α) ;– f(x(t)) = [(1 − α)t] α/(1−α) .In conclusione <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico considerato nel caso α < 1 ammette due soluzioni <strong>di</strong>stinte del problema<strong>di</strong> Cauchy con dato iniziale critico x(0) = 0.Esempio 1.19. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico dell’Esempio 1.16 nel caso α = 2/3; specificando lesoluzioni già determinate negli esempi precedenti si ha che le funzioni ϕ 1 (t) = 0 e ϕ 2 (t) = (t/3) 3 sonosoluzioni dell’equazione <strong>di</strong>fferenziale ẋ = x 2/3 su tutto l’asse reale, cioè <strong>per</strong> ogni t ∈ R. Usando questedue funzioni è possib<strong>il</strong>e costruire le due seguenti soluzioni al problema <strong>di</strong> Cauchy associato a ẋ = x 2/3con dato iniziale x(−3) = −1:{ (t/3)3t ∈ [−1, 0]ψ 1 (t) :=0 t ≥ 0e ψ 2 (t) = (t/3) 3 t ∈ [−1, +∞)Il problema <strong>di</strong> Cauchy considerato ha dato iniziale non critico, le due soluzioni determinate sono coincidentifino al raggiungimento del punto fisso 0 e poi si <strong>di</strong>fferenziano.Gli esempi precedenti mostrano che la <strong>per</strong><strong>di</strong>ta <strong>di</strong> unicità <strong>per</strong> dati iniziali critici si ha <strong>per</strong>un campo delle <strong>di</strong>rezioni che tende a zero nel punto fisso più lentamente dell’andamentolineare; questo vuol <strong>di</strong>re che <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni si mantiene abbastanza elevato anchevicino al punto critico e quin<strong>di</strong> esiste una linea <strong>di</strong> fase che congiunge <strong>il</strong> punto critico apunti dello spazio delle fasi esteso non critici. Più precisamente questo andamento delcampo delle <strong>di</strong>rezioni implica che <strong>il</strong> sistema raggiunge un punto fisso in un tempo finito;da questo punto <strong>di</strong> vista tutto <strong>il</strong> problema sta nel fatto che <strong>per</strong> α < 1∫ a0dxx α < ∞dove a > 0 è arbitrario, cioè l’integrale che esprime <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza da un puntonon critico a un punto critico è finito.Sulla base delle osservazioni precedenti appare chiara l’importanza della seguentedefinizione: sia f : I ⊂ R → R continua sull’intervallo a<strong>per</strong>to I ⊂ R. Si <strong>di</strong>ce che fè <strong>di</strong> Lipschitz (o lipschitziana) su I se e solo se esiste un numero reale L tale che|f(x) − f(y)| ≤ L|x − y| (1.12)uniformemente in x, y ∈ I.L’avverbio uniformemente vuol <strong>di</strong>re che la costante L non <strong>di</strong>pende dalla scelta <strong>di</strong> x ey nell’intervallo ma al più <strong>di</strong>pende dall’intervallo I. È interessante osservare che se 0 è unfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 15


punto fisso, allora la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Lipschitz in zero <strong>di</strong> scrive |f(x)| ≤ L|x| e questo spiega<strong>per</strong>ché questa con<strong>di</strong>zione assicura che l’integrale che esprime <strong>il</strong> tempo <strong>per</strong> giungere in unpunto fisso è <strong>di</strong>vergente. Si osserva, infine, che la funzione x α , con α < 1, ha derivatadestra verticale in zero, quin<strong>di</strong> è <strong>di</strong> Lipschitz in ogni intervallo che non contiene 0, mentrenon lo è negli intervalli che contengono 0 <strong>per</strong>ché comunque si scelga un numero reale Mesiste sempre un piccolo intorno destro <strong>di</strong> 0 in cui |x α | > M|x|.Stab<strong>il</strong>ire se una funzione è <strong>di</strong> Lipschitz può essere non banale, quin<strong>di</strong> è ut<strong>il</strong>e un teoremache fornisca una con<strong>di</strong>zione sufficiente.Proposizione 1.20 Sia f : I ⊂ R → R continua sull’intervallo a<strong>per</strong>to I ⊂ R. Sef è derivab<strong>il</strong>e su I con derivata prima limitata, allora f è <strong>di</strong> Lipschitz con costanteL = max x∈I |f ′ (x)|.Dimostrazione. Siano x, y ∈ I arbitrari; in virtù del teorema <strong>di</strong> Lagrange esiste ξ ∈ [x, y]tale che f(x) − f(y) = f ′ (ξ)(x − y). Allora|f(x) − f(y)| = |f ′ (ξ)||x − y| ≤ L|x − y|Proposizione 1.20 □Esempio 1.21. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con campo delle <strong>di</strong>rezioni f(x) = 0 <strong>per</strong> x ≤ 0 ef(x) = x <strong>per</strong> x ≥ 0. Si <strong>di</strong>mostra che f è <strong>di</strong> Lipschitz con costante 1 in ciascun intervallo a<strong>per</strong>to I ⊂ R.Se I ∌ 0 l’affermazione segue imme<strong>di</strong>atamente dalla Proposizione 1.20. Se I ∋ 0 non è possib<strong>il</strong>e usarela proposizione precedente, quin<strong>di</strong> questo esempio costituisce una prova che la con<strong>di</strong>zione contenuta indetta proposizione è sufficiente ma non necessaria. Per <strong>di</strong>mostrare la lipschitzianità anche in questo casosi considerano x, y ∈ I e si <strong>di</strong>stinguono i tre casi seguenti:– x < y ≤ 0: |f(x) − f(y)| = |0 − 0| = 0 ≤ |x − y|;– x ≤ 0 < y: |f(x) − f(y)| = |0 − y| ≤ |x − y|, dove nell’ultimo passaggio si è usato che x è minoreo uguale a zero;– 0 < x < y: |f(x) − f(y)| = |x − y| ≤ |x − y|.Si enuncia, ora, un lemma che, sulla base dell’ipotesi <strong>di</strong> lipschizianità del campo delle<strong>di</strong>rezioni, assicura che una linea <strong>di</strong> fase che emerga da un punto non critico non giungeràmai in un punto critico, al limite vi convergerà in tempo infinito. Sulla base <strong>di</strong> questolemma si potrà poi <strong>di</strong>mostrare <strong>il</strong> teorema <strong>di</strong> unicità della soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy<strong>per</strong> un generico dato iniziale.Lemma 1.22 Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con f : I → R continua e <strong>di</strong> Lipschtizsull’intervallo a<strong>per</strong>to I ⊂ R; siano t 0 ∈ R e x 0 ∈ I tali che f(x 0 ) ≠ 0. Detta ϕ : J → Runa soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy associato a (1.5) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0nell’intorno J <strong>di</strong> t 0 , si ha che f(ϕ(t)) ≠ 0 <strong>per</strong> ogni t ∈ J.Dimostrazione. Per assurdo esiste almeno un punto t ∈ J tale che f(ϕ(t)) = 0. Siat 1 > t 0 l’istante più vicino a t 0 in cui la linea <strong>di</strong> fasse passa <strong>per</strong> un punto critico, cioèt 1 := inf{t ∈ J : f(ϕ(t)) = 0}. L’idea alla base della <strong>di</strong>mostrazione che segue è quella <strong>di</strong>fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 16


<strong>di</strong>mostrare che <strong>il</strong> tempo t 1 − t 0 che <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico impiega <strong>per</strong> giungere nel puntofisso ϕ(t 1 ) è infinito e cioè costituisce un assurdo.Si pone x 1 := ϕ(t 1 ) e, <strong>per</strong> fissare le idee, si suppone x 0 < x 1 ; la <strong>di</strong>mostrazione procederebbein modo analogo nel caso complementare. Si scelga x 2 ∈ (x 0 , x 1 ); dalla derivab<strong>il</strong>ità<strong>di</strong> ϕ e dal fatto che ˙ϕ(t) = f(ϕ(t)) ≠ 0 <strong>per</strong> ogni t ∈ [t 0 , t 1 ), segue che ˙ϕ ha segnocostante in [t 0 , t 1 ) e quin<strong>di</strong> ϕ è invertib<strong>il</strong>e nel medesimo intervallo. Allora esiste un unicot 2 ∈ (t 0 , t 1 ) tale che ϕ(t 2 ) = x 2 . Ora∫ t2˙ϕ(t) = f(ϕ(t)) e f(ϕ(t)) ≠ 0 ∀t ∈ [t 0 , t 1 )⇒Passando al limite <strong>per</strong> t 2 → t 1 si ha∫ ϕ(t2 )t 1 − t 0 = limt 2 →t 1 x 0t 0˙ϕ(t)f(ϕ(t)) dt = ∫ t2∫dxx2f(x) = limx 2 →x 1 x 0∫ ϕ(t2 )dt⇒t 0dxf(x)x 0dxf(x) = t 2 − t 0L’assurdo deriva dal fatto che, sulla base della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Lipschitz, l’ultimo integrale,che rappresenta <strong>il</strong> tempo necessario <strong>per</strong> giungere in un punto fisso a partire da uno nonfisso, è <strong>di</strong>vergente; infatti preso x ∈ [x 0 , x 1 ] si ha|f(x)| = |f(x) − f(x 1 )| ≤ L|x − x 1 | ⇒ f(x) ≤ L(x 1 − x)dove nell’ultimo passaggio si è usato che come conseguenza dell’ipotesi <strong>di</strong> lavoro x 1 > x 0 ,si ha che f(x) è positiva nell’intervallo [x 0 , x 1 ); ovviamente nel caso complementare siragiona in modo analogo. In conclusione∫ x2t 1 − t 0 = limx 2 →x 1 x 0∫dxx2f(x) ≥ limx 2 →x 1 x 0dxL(x 1 − x) = +∞Lemma 1.22 □Teorema 1.23 (secondo sull’unicità) Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con f : I →R continua sull’intervallo a<strong>per</strong>to I ⊂ R e i due numeri reali t 0 ∈ R e x 0 ∈ I. Se f è <strong>di</strong>Lipschitz su I allora <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy associato a (1.5) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0ammette una soluzione locale unica.Dimostrazione. Il teorema segue imme<strong>di</strong>atamente dal Teorema 1.17 e dal Lemma 1.22.Teorema 1.17 □<strong>Esercizi</strong>o 1.17. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con campo delle <strong>di</strong>rezioni f(x) = 0 <strong>per</strong> x ≤ 0 ef(x) = sin x <strong>per</strong> x ≥ 0. Si <strong>di</strong>mostri che f è <strong>di</strong> Lipschitz in ciascun a<strong>per</strong>to sottoinsieme <strong>di</strong> R e si <strong>di</strong>segni<strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong>scutendo la stab<strong>il</strong>ità dei punti critici.<strong>Esercizi</strong>o 1.18. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con campo delle <strong>di</strong>rezioni f(x) = 0 <strong>per</strong> x ≤ 0 ef(x) = x sin x <strong>per</strong> x ≥ 0. Si <strong>di</strong>mostri che f è <strong>di</strong> Lipschitz in ciascun a<strong>per</strong>to sottoinsieme <strong>di</strong> R e si <strong>di</strong>segni<strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong>scutendo la stab<strong>il</strong>ità dei punti critici.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 17


<strong>Esercizi</strong>o 1.19. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con campo delle <strong>di</strong>rezioni f(x) = 0 <strong>per</strong> x ≤ 0 ef(x) = x 2 cos x <strong>per</strong> x ≥ 0. Si <strong>di</strong>mostri che f è <strong>di</strong> Lipschitz in ciascun a<strong>per</strong>to sottoinsieme <strong>di</strong> R e si <strong>di</strong>segni<strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong>scutendo la stab<strong>il</strong>ità dei punti critici.<strong>Esercizi</strong>o 1.20. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con campo delle <strong>di</strong>rezioni f(x) = exp{−x 2 } cos x.Si <strong>di</strong>mostri che f è <strong>di</strong> Lipschitz in ciascun a<strong>per</strong>to sottoinsieme <strong>di</strong> R e si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase delsistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong>scutendo la stab<strong>il</strong>ità dei punti critici.<strong>Esercizi</strong>o 1.21. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (1.5) con campo delle <strong>di</strong>rezioni f(x) = (1−x 2 )/(1+x 2 ).Si <strong>di</strong>mostri che f è <strong>di</strong> Lipschitz in ciascun a<strong>per</strong>to sottoinsieme <strong>di</strong> R e si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase delsistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong>scutendo la stab<strong>il</strong>ità dei punti critici.2. Equazioni <strong>di</strong>fferenziali or<strong>di</strong>narie autonome <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne su<strong>per</strong>iore al primoDopo un breve richiamo delle definizioni e dei risultati fondamentali <strong>per</strong> i sistemi <strong>di</strong>equazioni <strong>di</strong>fferenziali or<strong>di</strong>nari autonomi in <strong>di</strong>mensione qualsiasi, dati senza <strong>di</strong>mostrazione,si <strong>di</strong>scute lo stu<strong>di</strong>o grafico <strong>di</strong> questi sistemi.2.1. Aspetti generali e teoremi fondamentaliSi <strong>di</strong>ce sistema <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong>fferenziali autonomo del primo or<strong>di</strong>ne in <strong>di</strong>mensionen ∈ N ∗ nelle funzioni incognite x 1 , . . . , x n : R → R <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong>fferenziali⎧⎪⎨ ẋ 1 = f 1 (x 1 , . . . , x n )⎪⎩.ẋ n = f n (x 1 , . . . , x n )(2.1)dove le n funzioni f 1 , . . . , f n : R n → R sono assegnate e la loro collezione è detta campodelle <strong>di</strong>rezioni. Il problema consiste nel determinare n funzioni x i : t ∈ J ⊂ R → x i (t) ∈R, dove i = 1, . . . , n e J è un intervallo, tali che si abbia ẋ i (t) = f i (x 1 (t), . . . , x n (t)) <strong>per</strong>ogni t ∈ J e i = 1, . . . , n. L’aggettivo autonomo sta a significare che le funzioni f i non<strong>di</strong>pendono esplicitamente dal tempo. L’oggetto (2.1) è dettto anche sistema <strong>di</strong>namicoin <strong>di</strong>mensione n e si riduce al problema (1.5) nel caso n = 1.Siano t 0 , x 1,0 , . . . , x n,0 ∈ R, risolvere <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy associato al sistema <strong>di</strong>equazioni <strong>di</strong>fferenziali (2.1) con dato iniziale x 1,0 , . . . , x n,0 ∈ R in t 0 vuol <strong>di</strong>re determinareuna soluzione x i : J → R, con i = 1, . . . , n, del sistema (2.1) in un intorno J <strong>di</strong> t 0 tale chex 1 (t 0 ) = x 1,0 , x 2 (t 0 ) = x 1,0 , . . . , x n (t 0 ) = x n,0Il problema (2.1) è ovviamente interessante in sé, ma un aspetto importante è cheuna generica equazione <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne n autonoma e in forma normale può esserericondotta alla stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico nella forma (2.1). Si consideri, infatti, <strong>il</strong>seguente problema <strong>di</strong> Cauchy{ x (n) = f(x, x (1) , . . . , x (n−1) )x(t 0 ) = x 1,0 , x (1) (t 0 ) = x 2,0 , . . . , x (n−1) (t 0 ) = x n,0fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 18


con f : R n → R una funzione assegnata e i t 0 , x 1,0 , . . . , x n,0 numeri reali asssegnati. Siponex 1 = x, x 2 = x (1) , . . . , x n = x (n−1)allora la con<strong>di</strong>zione iniziale <strong>di</strong>ventainoltrex 1 (t 0 ) = x 1,0 , x 2 (t 0 ) = x 2,0 , . . . , x n (t 0 ) = x n,0⎧⎪⎨x (n) = f(x, x (1) , . . . , x (n−1) ) ⇒⎪⎩ẋ 1 = x (1) = x 2ẋ 2 = x (2) = x 3.ẋ n = x (n) = f(x 1 , . . . , x n )In conclusione <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy <strong>per</strong> l’equazione <strong>di</strong>fferenziale autonoma <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne nè stato ridotto a un problema <strong>di</strong> Cauchy <strong>per</strong> un sistema <strong>di</strong>namico nella forma (2.1) conle seguenti funzioni al secondo membro:f 1 (x 1 , . . . , x n ) = x 2 , f 2 (x 1 , . . . , x n ) = x 3 , . . . , f n (x 1 , . . . , x n ) = f(x 1 , x 2 , . . . , x n )Il problema <strong>di</strong> Cauchy <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.1) può essere posto in una formamolto compatta se si introduce la seguente notazione vettoriale. Si pone x : t ∈ R →x(t) = (x 1 (t), . . . , x n (t)) ∈ R n <strong>per</strong> la funzione incognita, x 0 = (x 1,0 , . . . , x n,0 ) ∈ R n <strong>per</strong> <strong>il</strong>dato iniziale ef : (x 1 , . . . , x n ) ∈ R n → f(x 1 , . . . , x n ) = (f(x 1 , . . . , x n ), . . . , f n (x 1 , . . . , x n )) ∈ R n<strong>per</strong> <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni; allora <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.1) siscrive{ ẋ = f(x)x(t 0 ) = x 0(2.2)dove t 0 è un numero reale assegnato. Con questa notazione <strong>il</strong> problema n–<strong>di</strong>mensionaleviene scritto in una forma identica a quella tipica del problema <strong>di</strong> Cauchy <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema<strong>di</strong>namico uni<strong>di</strong>mensionale (1.5); ma ovviamente si tratta soltanto <strong>di</strong> un trucco.Esempio 2.1. Il moto <strong>di</strong> una particella <strong>di</strong> massa m lungo l’asse y sottoposta all’azione <strong>di</strong> una forza g(y)è la soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy <strong>per</strong> l’equazione <strong>di</strong>fferenziale del secondo or<strong>di</strong>ne ÿ = (1/m)g condato iniziale y(0) = y 0 e ẏ(0) = ẏ 0 . Se si pone q = y <strong>per</strong> la posizione e p = mẏ <strong>per</strong> la quantità <strong>di</strong> moto sihaÿ = 1 { ˙q = ẏ = (1/m)pm g ⇒ ⇒ ẋ = f(x)ṗ = mÿ = gdove si è posto x = (q, p) <strong>per</strong> la funzione incognita e f = ((1/m)p, g) <strong>per</strong> <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni. Conquesta notazione la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Cauchy si scrive x(0) = (q(0), p(0)) = (y(0), mẏ(0)) = (y 0 , mẏ 0 ).Lo stu<strong>di</strong>o dei sistemi <strong>di</strong>namici n–<strong>di</strong>mensionali si basa sui fondamentali teoremi <strong>di</strong>esistenza e <strong>di</strong> unicità che in queste note verranno soltanto enunciati. L’esistenza puòessere stab<strong>il</strong>ita sulla base della continuità del campo delle <strong>di</strong>rezioni in un insieme chiuso,fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 19


mentre <strong>per</strong> l’unicità sarà necessario richiedere la lipschizianità del campo delle <strong>di</strong>rezionif.Prima <strong>di</strong> enunciare i teoremi si richiamano alcune nozioni elementari <strong>di</strong> topologia e <strong>di</strong>analisi in R n . Sia x = (x 1 , . . . , x n ) ∈ R n , si definisce norma o modulo <strong>di</strong> x <strong>il</strong> numero realenon negativo |x| := (x 2 1 + · · · + x2 n )1/2 , con questa nozione si da allo spazio R n la struttura<strong>di</strong> spazio metrico rispetto alla <strong>di</strong>stanza euclidea |x − y| = [(x 1 − y 1 ) 2 + · · · + (x n − y n ) 2 ] 1/2 .Dato x ∈ R n e un numero reale positivo ε > 0, si definisce intorno sferico a<strong>per</strong>to (opalla a<strong>per</strong>ta) <strong>di</strong> centro x e raggio ε l’insieme B ε (x) := {y ∈ R n : |y − x| < ε}; si<strong>di</strong>ce, invece, intorno sferico chiuso (o palla chiusa) <strong>di</strong> centro x e raggio ε l’insieme¯B ε (x) := {y ∈ R n : |y − x| ≤ ε}. Sia I ⊂ R n si <strong>di</strong>ce che I è a<strong>per</strong>to se e solo se <strong>per</strong>ogni x ∈ I esiste ε > 0 tale che B ε (x) ⊂ I; si <strong>di</strong>ce che I è chiuso se e solo se R n \ I èa<strong>per</strong>to. Si <strong>di</strong>ce che I ⊂ R n è connesso se e solo se non esistono due sottoinsiemi I 1 , I 2 ⊂ I<strong>di</strong>sgiunti e non vuoti tali che: I 1 ∪ I 2 = I e <strong>per</strong> ogni i = 1, 2 e <strong>per</strong> ogni x ∈ I i esistar i > 0 tale che B ri (x) ∩ I ⊂ I i . Sia f : I ⊂ R n → R n definita sull’a<strong>per</strong>to I: si <strong>di</strong>ce che fè continua in x ∈ I se e solo se <strong>per</strong> ogni ε > 0 esiste δ = δ(ε) > 0 tale se |y − x| < δallora |f(x) − f(y)| < ε; si <strong>di</strong>ce che f è continua su I se e solo se è continua in ognipunto x ∈ I.Teorema 2.2 (Cauchy–Peano) Sia f : R n → R n continua nella palla chiusa ¯B β (x 0 )<strong>di</strong> centro x 0 ∈ R n e raggio β > 0. Allora <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy associato al sistema<strong>di</strong>namico (2.2) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0 , dove t 0 è un numero reale, ammette unasoluzione definita in un intorno chiuso <strong>di</strong> t 0 <strong>di</strong> raggio β/M, dove M := max x∈Bβ (x 0 ) f(x).Il teorema precedente assicura l’esistenza <strong>di</strong> una soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy sullabase della sola continuità del campo delle <strong>di</strong>rezioni. Per avere informazioni sull’unicitàdella soluzione è necessario rafforzare le ipotesi sul campo f introducendo la con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> Lipschitz. Sia f : I ⊂ R n → R n continua sull’a<strong>per</strong>to connesso I ⊂ R. Si <strong>di</strong>ce che f è<strong>di</strong> Lipschitz (o lipschitziana) su I se e solo se esiste un numero reale L tale che|f(x) − f(y)| ≤ L|x − y| (2.3)uniformemente in x, y ∈ I.Si osserva che la costante L non <strong>di</strong>pende dalla scelta <strong>di</strong> x e <strong>di</strong> y nell’a<strong>per</strong>to I ma ingenerale <strong>di</strong>penderà da I. Si noti, anche, che con la notazione adottata <strong>per</strong> la <strong>di</strong>stanzain R n la con<strong>di</strong>zione (2.3) appare identica alla sua controparte uni<strong>di</strong>mensionale (1.12). Inrealtà scrivendo la (2.3) in modo esteso si ottiene[(f 1 (x) − f 1 (y)) 2 + · · · + (f n (x) − f n (y)) 2 ] 1/2 ≤ L[(x 1 − y 1 ) 2 + · · · + (x n − y n ) 2 ] 1/2 (2.4)Teorema 2.3 (Cauchy) Sia f : I ⊂ R n → R n continua nell’a<strong>per</strong>to connesso I ⊂ R. Se fè <strong>di</strong> Lipschtiz su I, allora <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy associato al sistema <strong>di</strong>namico (2.2) condato iniziale x(t 0 ) = x 0 , dove t 0 è un numero reale, ammette una soluzione unica definitain un intorno <strong>di</strong> t 0 sufficientemente piccolo.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 20


Come nel caso uni<strong>di</strong>mensionale verificare la vali<strong>di</strong>tà della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Lipschitz puòrisultare complicato; è ut<strong>il</strong>e la seguente con<strong>di</strong>zione sufficiente.Proposizione 2.4 Sia f : I ⊂ R n → R n continua sull’a<strong>per</strong>to convesso I ⊂ R n . Seesistono limitate le derivate parziali prime <strong>di</strong> f in I, allora f è <strong>di</strong> Lipschitz con costanteL = n maxx∈Imaxi,j=1,...,n∣ ∂f i(x) ∣ (2.5)∂x jDimostrazione. Siano x, y ∈ I arbitrari. Dal momento che I è convesso si ha che <strong>il</strong>segmento <strong>di</strong> estremi x e y è tutto contenuto in I; in virtù del teorema <strong>di</strong> Lagrange <strong>per</strong> lefunzioni <strong>di</strong> più variab<strong>il</strong>i esistono ξ ij appartenenti al segmento congiungente x e y tali chef i (x) = f i (y) +n∑j=1∂f i∂x j(ξ ij )(x j − y j )Allora|f i (x) − f i (y)| ≤∣n∑ ∂f [in∑ ( ∂fi) 2 ] 1/2|x(ξ ij )(x j − y j ) ∣ ≤ (ξ ij ) − y|∂x j ∂x jj=1j=1dove nella maggiorazione è stata usata la <strong>di</strong>suguaglianza <strong>di</strong> Schwarz, si veda <strong>il</strong> Teorema ??in Appen<strong>di</strong>ce ??. La tesi segue fac<strong>il</strong>mente dalla <strong>di</strong>suguaglianza precedente.Proposizione 1.20 □2.2. Descrizione grafica e definizione <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità secondo LiapunovSia f : (x 1 , . . . , x n ) ∈ I ⊂ R n → f(x) = (f 1 (x 1 , . . . , x n ), . . . , f n (x 1 , . . . , x n )) ∈ R n unafunzione vettoriale continua e <strong>di</strong> Lipschitz sull’a<strong>per</strong>to connesso I ⊂ R; si considera <strong>il</strong>sistema <strong>di</strong>namicoẋ = f(x) (2.6)<strong>per</strong> la funzione vettoriale incognita x : t ∈ R → x(t) := (x 1 (t), . . . , x n (t)) ∈ R n .Lo stato del sistema <strong>di</strong>namico all’istante t può essere rappresentato come un puntoappartenente a I ⊂ R n , <strong>per</strong> questo motivo I è detto spazio degli stati (o spazio dellefasi) associato al sistema <strong>di</strong>namico (2.6). Una soluzione ϕ : t ∈ J ⊂ R → ϕ(t) ∈ I ⊂ R ndel problema <strong>di</strong> Cauchy associato a (2.6) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0 ∈ I è una curva nellospazio delle fasi detta curva integrale del problema <strong>di</strong> Cauchy o moto con dato inizialex 0 . L’immagine della curva integrale, ovvero <strong>il</strong> luogo costituito da tutti i punti dello spaziodelle fasi occupati dalla curva integrale, è detta curva o orbita o traiettoria <strong>di</strong> fase,passante <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto x 0 ∈ I. Quin<strong>di</strong> formulare un problema <strong>di</strong> Cauchy associato a (2.6)vuol <strong>di</strong>re preparare <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico in un certo punto dello spazio delle fasi e risolvere<strong>il</strong> problema vuol <strong>di</strong>re determinare l’orbita uscente dal punto iniziale che <strong>il</strong> sistema seguedurante la sua evoluzione. In virtù del Teorema 2.3 <strong>per</strong> ciascun punto dello spazio delle fasipassa una e una sola orbita <strong>di</strong> fase. Dalle proprietà delle curve segue imme<strong>di</strong>atamente che<strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni f è in ogni punto <strong>di</strong> un’orbita <strong>di</strong> fase un vettore tangente all’orbitafismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 21


in quel punto, infatti considerata la curva <strong>di</strong> fase ϕ : t ∈ J ⊂ R → ϕ(t) ∈ I ⊂ R n <strong>il</strong>vettore ¯T tangente alla curva nel punto ϕ(¯t) raggiunto dalla curva all’istante ¯t è dato da¯T := ( ˙ϕ 1 (¯t), . . . , ˙ϕ n (¯t) ) = ( f 1 (ϕ(¯t)), . . . , f n (ϕ n (¯t)) )dove, si ricorda, f i sono le funzioni componenti del campo vettoriale f e dove nell’ultimopassaggio si è usato che ϕ è una soluzione del sistema <strong>di</strong>namico (2.6). L’insieme <strong>di</strong> tuttele possib<strong>il</strong>i orbite <strong>di</strong> fase <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico è detto ritratto <strong>di</strong> fase del sistema<strong>di</strong>namico.Se è nota la curva integrale si sa tutto dell’evoluzione del sistema, in particolare siconoscono i <strong>di</strong>versi punti dello spazio delle fasi visitati durante l’evoluzione, cioè l’orbita<strong>di</strong> fase, e la legge temporale con cui i <strong>di</strong>versi punti sono raggiunti. È importante osservare,<strong>per</strong>ò, che la conoscenza della sola orbita <strong>di</strong> fase fornisce i punti che <strong>il</strong> sistema visita durantela sua evoluzione ma non da alcuna informazione sulla legge temporale. Per esempio se<strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico bi<strong>di</strong>mensionale si sapesse che l’orbita <strong>di</strong> fase uscente dal punto(0, 1) è la circonferenza <strong>di</strong> centro (0, 0) e raggio 1, allora si conoscerebbero tutti i puntivisitati dal sistema durante la sua evoluzione, in particolare si sarebbe a conoscenza delfatto che a un certo istante <strong>il</strong> sistema occupa la posizione (1, 0), ma non si avrebbe alcunaidea dell’istante in cui <strong>il</strong> sistema raggiunge <strong>il</strong> punto (1, 0).In analogia con i risultati <strong>di</strong>scussi nel caso uni<strong>di</strong>mensionale, è evidente che giocano unruolo chiave nello stu<strong>di</strong>o dei sistemi <strong>di</strong>namici quei punti in cui <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezionisi annulla: si <strong>di</strong>ce che x e ∈ I è un punto fisso o <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio o critico <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema<strong>di</strong>namico (2.6) se e solo se f(x e ) = 0. Vale la seguente importante proprietà.Proposizione 2.5 Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.6), sia x e ∈ I tale che f(x e ) = 0.Allora preso t 0 ∈ R, <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy relativo a (2.6) con dato iniziale x(t 0 ) = x eammette l’unica soluzione ϕ : t ∈ R → ϕ(t) = x e ∈ R n .Dimostrazione. Si procede come nel caso della <strong>di</strong>mostrazione del relativo risultato uni<strong>di</strong>menzionale;si veda la Proposizione 1.9.Proposizione 2.5 □In virtù della proposizione precedente se <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico viene preparato in unpunto fisso vi rimarrà durante tutta la sua evoluzione; ma se la con<strong>di</strong>zione iniziale vienescelta non critica ma vicina a un punto fisso, allora <strong>il</strong> sistema può evolvere mantenendosivicino al punto fisso o allontanandosene inesorab<strong>il</strong>mente. Per <strong>di</strong>stinguere tra questi <strong>di</strong>versicomportamenti si introduce la nozione <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità. Si danno le seguenti definizioni: siax e ∈ I un punto fisso del sistema <strong>di</strong>namico (2.6), si <strong>di</strong>ce che x e è– stab<strong>il</strong>e (o stab<strong>il</strong>e secondo Liapunov) se e solo se comunque si scelga un numeroreale positivo ε > 0 esiste δ = δ(ε) > 0 tale che B δ (x e ) ⊂ I e <strong>per</strong> ogni x 0 ∈ B δ (x e )la soluzione ϕ : [t 0 , +∞) ⊂ R → ϕ(t) ∈ R n del problema <strong>di</strong> Cauchy associato alsistema <strong>di</strong>namico (2.6) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0 , con t 0 ∈ R arbitrario, è tale che<strong>per</strong> ogni t ≥ t 0 si ha ϕ(t) ∈ B ε (x e );fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 22


– asintoticamente stab<strong>il</strong>e se e solo se è stab<strong>il</strong>e e inoltre esiste un intorno sfericoI ′ ⊂ I <strong>di</strong> x e tale che <strong>per</strong> ogni x 0 ∈ I ′ la soluzione ϕ : [t 0 , +∞) → R n del problema <strong>di</strong>Cauchy associato al sistema <strong>di</strong>namico (2.6) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0 , con t 0 ∈ Rarbitrario, è tale che lim t→+∞ ϕ(t) = x e ;– instab<strong>il</strong>e se e solo se non è stab<strong>il</strong>e.È ut<strong>il</strong>e osservare che le definizioni appena date sono le stesse del caso uni<strong>di</strong>mensionalea patto <strong>di</strong> sostituire gli intorni a<strong>per</strong>ti con le palle a<strong>per</strong>te. Si definisce, infine, bacinod’attrazione del punto fisso x e asintoticamente stab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> sottoinsieme dello spazio dellefasi costituito da tutti i punti x 0 tali che l’unico moto ϕ : [t 0 , +∞) → R n con dato inizialex 0 tende asintoticamente a x e , cioè lim t→+∞ ϕ(t) = x e .2.3. Sistemi <strong>di</strong>namici planariUn sistema <strong>di</strong>namico planare e un sistema <strong>di</strong>namico nella forma (2.6) nel caso n = 2. Peri sistemi <strong>di</strong>namici planari è possib<strong>il</strong>e dare uno stu<strong>di</strong>o qualitativo molto dettagliato delleorbite che <strong>per</strong>ò richiede molta accortezza e profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> analisi. In questo paragrafo cisi limita a fornire alcuni meto<strong>di</strong> grafici che <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> intuire l’andamento delle linee<strong>di</strong> fase nel piano e a <strong>di</strong>scutere alcuni esempi molto semplici che <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> metterein luce i <strong>di</strong>versi comportamenti che si possono verificare nel piano nelle vicinanze <strong>di</strong> unpunto critico. In particolare si vedrà che i punti fissi nel piano possono essere sud<strong>di</strong>visi inno<strong>di</strong> stab<strong>il</strong>i, no<strong>di</strong> instab<strong>il</strong>i, selle e centri.Esempio 2.6. Siano f : J ⊂ R n → R n e g : H ⊂ R m → R m allora <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico{ ẋ = f(x)ẏ = g(y)nelle funzioni incognite x : R → R n e y : R → R m è detto prodotto <strong>di</strong>retto dei sistemi <strong>di</strong>namiciẋ = f(x) e ẏ = g(y). Un esempio semplice <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong>namico nella forma <strong>di</strong> prodotto <strong>di</strong>retto è <strong>il</strong>(2.7)sistema <strong>di</strong>namico {ẋ1 = x 1ẋ 2 = kx 2(2.8)con k ∈ R e x 1 , x 2 : R → R le due funzioni incognite.Esempio 2.7. Sulla base <strong>di</strong> argomenti euristici si determina <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico (2.8)nel caso k = 0. Il campo delle <strong>di</strong>rezioni è dato da f(x 1 , x 2 ) = (x 1 , 0). Per determinare i punti fissi sidevono determinare i punti in cui <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni è nullo:f(x 1 , x 2 ) = (0, 0) ⇒ (x 1 , 0) = (0, 0) ⇒ x 1 = 0Il sistema <strong>di</strong>namico ha infiniti punti fissi, tutti i punti dell’asse x 2 . Per <strong>di</strong>segnare <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase è ut<strong>il</strong>etracciare <strong>il</strong> vettore tangente alle linee <strong>di</strong> fase in alcuni punti dello spazio delle fasi; si osserva che <strong>il</strong> campof è orizzontale in ogni punto non appartenente all’asse x 2 . Inoltre <strong>il</strong> vettore punta verso destra nei puntidel semipiano x 1 > 0 e verso sinistra nei punti del semipiano x 1 < 0; si veda <strong>il</strong> <strong>di</strong>agramma a sinistranella figura 2.5. Dal ritratto <strong>di</strong> fase emerge che i punti fissi sono tutti instab<strong>il</strong>i e che vi sono due tipi <strong>di</strong>orbite <strong>di</strong> fase: i punti <strong>di</strong> fissi e le semirette orizzontali; le semirette uscenti da punti nel semipiano x 1 > 0puntano verso destra, mentre quelle uscenti da punti nel semipiano x 1 < 0 puntano verso sinistra.In questo caso molto semplice è possib<strong>il</strong>e verificare le conclusioni euristiche sul ritratto <strong>di</strong> fase integrandoesplicitamente <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico. Per separazione delle variab<strong>il</strong>i si ottiene che <strong>il</strong> problemafismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 23


<strong>di</strong> Cauchy con dato iniziale x(0) = x 0 = (x 0,1 , x 0,2 ) ha la soluzione unica x(t) = (x 1 (t), x 2 (t)) =(x 0,1 exp{t}, x 0,2 ). Ai dati iniziali nella forma (0, x 0,2 ) corrispondono i punti fissi; ai dati iniziali nellaforma (x 0,1 , x 0,2 ) con x 0,1 ≠ 0 corrispondono le semirette, più precisamente se x 0,1 > 0 si hanno lesemirette orientate verso destra se x 0,1 < 0 quelle orientate verso sinistra.✛✛✛✛✛✛✛x 2✻✲✲✲✲✲✲✲✲x1✛✛✛✛✛✛✛✻x 2✲✲✲✲✲✲✲✲x 1Fig. 2.5. A sinistra <strong>il</strong> campo vettoriale in alcuni punti dello spazio delle fasi <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicodell’Esempio 2.7, a destra l’andamento qualitativo delle linee <strong>di</strong> fase.Esempio 2.8. Sulla base <strong>di</strong> argomenti euristici si determina <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico (2.8)nel caso k = 1. Il campo delle <strong>di</strong>rezioni è dato da f(x 1 , x 2 ) = (x 1 , x 2 ). Per determinare i punti fissi sidevono determinare i punti in cui <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni è nullo:f(x 1 , x 2 ) = (0, 0) ⇒ (x 1 , x 2 ) = (0, 0) ⇒ x 1 = 0 e x 2 = 0Il sistema <strong>di</strong>namico ha <strong>il</strong> solo punto fisso 0 = (0, 0). Per <strong>di</strong>segnare <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase è ut<strong>il</strong>e tracciare<strong>il</strong> vettore tangente alle linee <strong>di</strong> fase in alcuni punti dello spazio delle fasi; si osserva che <strong>il</strong> campo f èorizzontale nei punti dell’asse x 1 , verticale in quelli dell’asse x 2 e centrale in quelli fuori dagli assi. Intutti i casi <strong>il</strong> campo è uscente dall’origine; si veda <strong>il</strong> <strong>di</strong>agramma a sinistra nella figura 2.6. Dal ritratto<strong>di</strong> fase emerge che <strong>il</strong> punto fisso 0 è instab<strong>il</strong>e e che vi sono due tipi <strong>di</strong> orbite <strong>di</strong> fase: <strong>il</strong> punto fisso e lesemirette uscenti dall’origine. Un punto fisso nelle cui vicinanze <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase abbia la struttura nelgrafico <strong>di</strong> destra in figura 2.6 è detto nodo instab<strong>il</strong>e proprio.In questo caso molto semplice è possib<strong>il</strong>e verificare le conclusioni euristiche sul ritratto <strong>di</strong> fase integrandoesplicitamente <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico. Per separazione delle variab<strong>il</strong>i si ottiene che <strong>il</strong> problema<strong>di</strong> Cauchy con dato iniziale x(0) = x 0 = (x 0,1 , x 0,2 ) ha la soluzione unica x(t) = (x 1 (t), x 2 (t)) =(x 0,1 exp{t}, x 0,2 exp{t}). Al dato iniziale (0, 0) corrisponde <strong>il</strong> punto fisso; ai dati iniziali nella forma(x 0,1 , x 0,2 ) ≠ (0, 0), cioè tali che almeno una delle due coor<strong>di</strong>nate del dato iniziale sia non nulla, corrispondonole semirette uscenti dall’origine.✛ ❅❅■✠x 2✻✻✒✲❅ ❅❘❄✲x 1❅❅■❅✛❅✠x 2✻✻ ✒ ✲ ✲❅❅❅❘ ❅❅❅❄x 1Fig. 2.6. A sinistra <strong>il</strong> campo vettoriale in alcuni punti dello spazio delle fasi <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicodell’Esempio 2.8, a destra l’andamento qualitativo delle linee <strong>di</strong> fase.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 24


Esempio 2.9. Sulla base <strong>di</strong> argomenti euristici si determina <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico (2.8)nel caso k = 2. Il campo delle <strong>di</strong>rezioni è dato da f(x 1 , x 2 ) = (x 1 , 2x 2 ). Procedendo come nell’Esempio 2.8si trova che <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico ha <strong>il</strong> solo punto fisso 0 = (0, 0). Per <strong>di</strong>segnare <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase è ut<strong>il</strong>etracciare <strong>il</strong> vettore tangente alle linee <strong>di</strong> fase in alcuni punti dello spazio delle fasi: si osserva che <strong>il</strong> campof è orizzontale nei punti dell’asse x 1 e verticale in quelli dell’asse x 2 . Nei punti non appartenenti agliassi <strong>il</strong> campo punta in verso opposto all’origine ma non ha la struttura centrale vista nell’Esempio 2.8; siveda <strong>il</strong> <strong>di</strong>agramma a sinistra nella figura 2.7. Dal ritratto <strong>di</strong> fase emerge che <strong>il</strong> punto fisso 0 è instab<strong>il</strong>ee che vi sono tre tipi <strong>di</strong> orbite <strong>di</strong> fase: <strong>il</strong> punto fisso, le semirette uscenti dall’origine e giacenti sugliassi cartesiani, le curve uscenti da punti non appartenenti agli assi. Un punto fisso nelle cui vicinanze <strong>il</strong>ritratto <strong>di</strong> fase abbia la struttura nel grafico <strong>di</strong> destra in figura 2.7 è detto nodo instab<strong>il</strong>e.In questo caso molto semplice è possib<strong>il</strong>e verificare le conclusioni euristiche sul ritratto <strong>di</strong> fase integrandoesplicitamente <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico. Per separazione delle variab<strong>il</strong>i si ottiene che <strong>il</strong> problema<strong>di</strong> Cauchy con dato iniziale x(0) = x 0 = (x 0,1 , x 0,2 ) ha la soluzione unica x(t) = (x 1 (t), x 2 (t)) =(x 0,1 exp{t}, x 0,2 exp{2t}). Al dato iniziale (0, 0) corrisponde <strong>il</strong> punto fisso, ai dati iniziali nella forma(x 0,1 , 0) con x 0,1 ≠ 0 e (0, x 0,2 ) con x 0,2 ≠ 0 corrispondono le semirette giacenti sugli assi cartesiani,ai dati iniziali nella forma (x 0,1 , x 0,2 ) con x 0,1 , x 0,2 > 0 corrisponde <strong>il</strong> ramo <strong>di</strong> parabola <strong>di</strong> equazionealgebrica x 2 = x 0,2 [x 1 /x 0,1 ] 2 giacente nel primo quadrante. In corrispondenza delle altre tre possib<strong>il</strong>escelte dei segni delle coor<strong>di</strong>nate del dato iniziale (x 0,1 > 0 e x 0,2 < 0, x 0,1 < 0 e x 0,2 < 0, x 0,1 < 0 ex 0,2 > 0) si hanno gli archi <strong>di</strong> parabola giacenti negli altri tre quadranti.È importante osservare chel’intera parabola <strong>di</strong> equazione algebrica x 2 = x 0,2 [x 1 /x 0,1 ] 2 , <strong>per</strong> esempio con x 0,2 > 0, non è una linea <strong>di</strong>fase del sistema <strong>di</strong>namico, ma una curva del piano delle fasi su cui giacciono tre linee <strong>di</strong> fase: <strong>il</strong> ramo <strong>di</strong>parabola nel primo quadrante, <strong>il</strong> punto fisso nell’origine e <strong>il</strong> ramo <strong>di</strong> parabola nel secondo quadrante. Èinteressante ripetere lo stu<strong>di</strong>o nel caso k = 1/2, si veda l’<strong>Esercizi</strong>o 2.1.❆❑✛ ❆✁✁☛x 2✻✻✄ ✄✄✗ ✁✕ ✁✒✲❄ ❆ ❆❯✲x 1❆❑✛✁☛x 2✻✻❄✁✕✲❆❯✲x 1Fig. 2.7. A sinistra <strong>il</strong> campo vettoriale in alcuni punti dello spazio delle fasi <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicodell’Esempio 2.9, a destra l’andamento qualitativo delle linee <strong>di</strong> fase.Esempio 2.10. Sulla base <strong>di</strong> argomenti euristici si determina <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico(2.8) nel caso k = −1. Il campo delle <strong>di</strong>rezioni è dato da f(x 1 , x 2 ) = (x 1 , −x 2 ). Procedendo comenell’Esempio 2.8 si trova che <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico ha <strong>il</strong> solo punto fisso 0 = (0, 0). Per <strong>di</strong>segnare <strong>il</strong> ritratto<strong>di</strong> fase è ut<strong>il</strong>e tracciare <strong>il</strong> vettore tangente alle linee <strong>di</strong> fase in alcuni punti dello spazio delle fasi: <strong>il</strong> campof ha l’andamento rappresentato nel <strong>di</strong>agramma a sinistra nella figura 2.8. Dal ritratto <strong>di</strong> fase emerge che<strong>il</strong> punto fisso 0 è instab<strong>il</strong>e e che vi sono quattro tipi <strong>di</strong> orbite <strong>di</strong> fase: <strong>il</strong> punto fisso, le semirette uscentidall’origine e giacenti sull’asse x 1 , le semirette entranti nell’origine e giacenti sull’asse x 2 , le curve uscentida punti non appartenenti agli assi e dall’andamento asintotico. Un punto fisso nelle cui vicinanze <strong>il</strong>ritratto <strong>di</strong> fase abbia la struttura nel grafico <strong>di</strong> destra in figura 2.8 è detto sella. In analogia con quantofismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 25


visto negli Esempi 2.7–2.9 è possib<strong>il</strong>e verificare le conclusioni euristiche sul ritratto <strong>di</strong> fase integrandoesplicitamente <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico; si veda anche l’<strong>Esercizi</strong>o 2.2.x 2✻x 2✻✠✛❅■❄✻❅❘✲✒✲x 1✛✠■❄❘✻✒✲✲x 1Fig. 2.8. A sinistra <strong>il</strong> campo vettoriale in alcuni punti dello spazio delle fasi <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicodell’Esempio 2.10, a destra l’andamento qualitativo delle linee <strong>di</strong> fase.Esempio 2.11. È interessante ripetere lo stu<strong>di</strong>o qualitativo svolto negli Esempi 2.7–2.10 <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema<strong>di</strong>namico {ẋ1 = −x 1ẋ 2 = kx 2(2.9)In particolare va osservato che nel caso k < 0 l’origine risulta un punto fisso con la struttura <strong>di</strong> nodostab<strong>il</strong>e.Esempio 2.12. Si consideri <strong>il</strong> moto <strong>di</strong> una particella <strong>di</strong> massa uno sull’asse y sottoposta all’azione <strong>di</strong>una forza <strong>di</strong> richiamo lineare (osc<strong>il</strong>latore armonico uni<strong>di</strong>mensionale). L’equazione del moto è ÿ + y = 0;procedendo come nell’Esempio 2.1 <strong>il</strong> problema viene ricondotto allo stu<strong>di</strong>o del sitema <strong>di</strong>namico (2.6) conx = (q, p), q = y, p = ẏ e f(x) = f(q, p) = (p, −q)Si vede subito, risolvendo f(q, p) = 0, che l’unico punto fisso è l’origine (q, p) = (0, 0), cioè l’unico punto<strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio <strong>per</strong> l’osc<strong>il</strong>latore armonico è <strong>il</strong> punto corrispondente all’osc<strong>il</strong>latore posto con velocità nulla(p = 0) nel punto in cui la molla è a riposo (q = 0). Per capire la struttura del ritratto <strong>di</strong> fase si provaa <strong>di</strong>segnare in qualche punto <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni, ma come si vede dalla figura 2.9 l’analisi non èconclusiva <strong>per</strong>ché <strong>il</strong> campo <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>segnato nel grafico a sinistra è compatib<strong>il</strong>e con tutti i ritratti <strong>di</strong>fase riportati nei <strong>di</strong>agrammi restanti; anche se un’attenta analisi delle lunghezze dei vettori tangenti tendea far preferire l’ultimo <strong>di</strong>agramma. In questo caso molto semplice è possib<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire la struttura delritratto <strong>di</strong> fase integrando <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico:¨q = ṗ = −q ⇒ ¨q + q = 0 ⇒{ q(t) = A sin(t + φ)p(t) = A cos(t + φ)⇒{ q(t) = q0 cos tp(t) = −q 0 sin tdove nell’ultimo passaggio è stata imposta la con<strong>di</strong>zione iniziale (q(0), p(0)) = (q 0 , 0). Dalla soluzioneesplicita segue che l’orbita <strong>di</strong> fase è una circonferenza <strong>per</strong>corsa in verso orario, quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> faseè costituito dal punto fisso e da una sequenza <strong>di</strong> criconferenze concentriche <strong>per</strong>corse in verso orario, cioècorrisponde al grafico riportato nel <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> destra in figura 2.9. Si può quin<strong>di</strong> concludere che <strong>il</strong>punto fisso è stab<strong>il</strong>e. Punti fissi con ritratto <strong>di</strong> fase <strong>di</strong> questo tipo sono detti centri; nel caso particolarele curve chiuse che circondano <strong>il</strong> punto fisso stab<strong>il</strong>e sono circonferenze, in generale queste curve chiusepossono essere <strong>di</strong> altra natura, in ogni caso <strong>il</strong> punto fisso verrà detto centro.È interessante stu<strong>di</strong>are anche <strong>il</strong> caso in cui la forza lineare agente sulla particella sia repulsiva; si vedal’<strong>Esercizi</strong>o 2.4.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 26


x 2✻✲✻ ✲✛ ✻❄✛ ❄✲x1✻✲x 2✲x 1✲✻x 2✲x 1x 2✻✗✔ ✲✻✻x✖✕ 1x 2✻✬✩✲✓✏ ✲ ✲✒✑ x 1✫✪Fig. 2.9. A sinistra <strong>il</strong> campo vettoriale in alcuni punti dello spazio delle fasi <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicodell’Esempio 2.12, negli altri grafici sono riportati i possib<strong>il</strong>i scenari con <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>segnatoa sinistra.Esempio 2.13. Le equazioni <strong>di</strong> Lotka–Volterra, ovvero <strong>il</strong> sistema preda–predatore. Le equazioni <strong>di</strong>Lotka–Volterra descrivono l’evoluzione <strong>di</strong> un sistema costituito da due specie animali: le prede e i predatori;le equazioni furono introdotte dal matematico Volterra nel 1926 <strong>per</strong> stu<strong>di</strong>are l’evoluzione <strong>di</strong> duespecie <strong>di</strong> pesci nel mare Adriatico. Si denota con x 1 (t) ≥ 0 <strong>il</strong> numero <strong>di</strong> prede e con x 2 (t) ≥ 0 <strong>il</strong> numero<strong>di</strong> predatori all’istante t e si assume che– in assenza <strong>di</strong> predatori la popolazione delle prede evolve secondo la legge <strong>di</strong> Malthus;– le prede costituiscono l’unico alimento dei predatori;– a ogni incontro <strong>il</strong> predatore mangia la preda e <strong>il</strong> numero <strong>di</strong> incontri in un piccolo intervallo <strong>di</strong> tempo[t, t + ∆t] è proporzionale al prodotto x 1 (t)x 2 (t) del numero <strong>di</strong> prede <strong>per</strong> <strong>il</strong> numero <strong>di</strong> predatoriall’istante t e all’ampiezza dell’intervallo ∆t considerato;– in assenza <strong>di</strong> prede i predatori muoiono con tasso lineare.Sulla base <strong>di</strong> queste ipotesi si ha chex 1 (t + ∆t) − x 1 (t) = ax 1 (t)∆t − bx 1 (t)x 2 (t)∆t e x 2 (t + ∆t) − x 2 (t) = cx 1 (t)x 2 (t)∆t − dx 2 (t)∆tdove a, b, c, d sono costanti reali positive. Passando al limite <strong>per</strong> ∆t → 0 e normalizzando opportunamentele costanti si ottiene <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico{ẋ1 = x 1 (1 − x 2 )(2.10)x˙2 = αx 2 (x 1 − 1)dove α > 0. In definitiva <strong>il</strong> sistema preda–predatore è stato scritto come un sistema <strong>di</strong>namico (2.6) conspazio delle fasi <strong>il</strong> quadrante x 1 , x 2 ≥ 0 e campo delle <strong>di</strong>rezioni f(x 1 , x 2 ) = (x 1 (1 − x 2 ), αx 2 (x 1 − 1)).Risolvendo l’equazione f(x 1 , x 2 ) = (0, 0) si ottengono i due punti fissi (0, 0) e (1, 1). Per fare unoschizzo del ritratto <strong>di</strong> fase si procede come al solito e si <strong>di</strong>segna <strong>il</strong> campo vettoriale in qualche puntodel piano delle fasi, si veda la figura 2.10. In questo caso non è possib<strong>il</strong>e intuire <strong>il</strong> comportamento dellelinee <strong>di</strong> fase, <strong>per</strong>ché attorno al punto fisso (1, 1) ci si trova <strong>di</strong> fronte ai quattro possib<strong>il</strong>i comportamentidescritti nella figura 2.9 relativa al problema dell’osc<strong>il</strong>latore armonico. Per quanto riguarda la stab<strong>il</strong>itàdei punti fissi, si può senza dubbio <strong>di</strong>re che (0, 0) è instab<strong>il</strong>e, infatti se <strong>il</strong> sistema viene preparato in unostato iniziale con x 1 = 0 e x 2 > 0, l’evoluzione tenderà a far allontanare <strong>il</strong> sistema dall’origine lungo l’assex 1 (le prede presenti all’inizio si riproducono e la popolazione cresce con legge <strong>di</strong> Malthus). Per quantoriguarda <strong>il</strong> punto fisso (1, 1) non si può <strong>di</strong>re nulla.In conclusione questo esempio mostra che <strong>per</strong> poter determinare <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase <strong>di</strong> un sistema<strong>di</strong>namico in <strong>di</strong>mensione maggiore o uguale a due non è sufficiente lo stu<strong>di</strong>o del campo delle <strong>di</strong>rezionif, come accadeva nel caso uni<strong>di</strong>mensionale, è necessario quin<strong>di</strong> introdurre strumenti più raffinati e piùpotenti; in questo senso sarà <strong>di</strong> grande importanza la nozione <strong>di</strong> integrale primo (si veda <strong>il</strong> paragrafo 2.4).fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 27


x 2✻✛❄❄✲✲✻✲x 1Fig. 2.10. Rappresentazione del campo vettoriale in alcuni punti dello spazio delle fasi <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema<strong>di</strong>namico dell’Esempio 2.13.<strong>Esercizi</strong>o 2.1. Si determini <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico (2.8) nel caso k = 1/2, in particolaresi mostri che l’unico punto fisso ha la struttura <strong>di</strong> nodo instab<strong>il</strong>e e si verifichino le conclusioni ottenutegraficamente determinando la soluzione esplicita del sistema <strong>di</strong>namico.<strong>Esercizi</strong>o 2.2. Si integri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.8) nel caso k = −1 e si verifichino tutte le conclusionirelative al ritratto <strong>di</strong> fase contenute nell’Esempio 2.10.<strong>Esercizi</strong>o 2.3. Si stu<strong>di</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico proposto nell’Esempio 2.11.<strong>Esercizi</strong>o 2.4. Si stu<strong>di</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico, proposto alla fine dell’Esempio 2.12, associato al problemadel moto uni<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> una particella sottoposto all’azione <strong>di</strong> una forza lineare repulsiva. Si mostriche l’unico punto fisso ha la struttura <strong>di</strong> sella con asintoti la prima e la seconda bisettrice.<strong>Esercizi</strong>o 2.5. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> Lotka–Volterra (2.10) e, aiutandosi con la <strong>di</strong>scussionecontenuta nell’Esempio 2.13, si determini la soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy nel caso <strong>di</strong> dati inizialescelti sugli assi cartesiani.2.4. Integrali primiGli integrali primi sono uno strumento molto ut<strong>il</strong>e <strong>per</strong> determinare la struttura del ritratto<strong>di</strong> fase; <strong>il</strong> loro analogo nel contesto dei sistemi meccanici sono le costanti del moto.Si consideri una funzione u : I ⊂ R n → R <strong>di</strong>fferenzialb<strong>il</strong>e sull’a<strong>per</strong>to connesso I ⊂ R n ,v = (v 1 , . . . , v n ) ∈ R n un vettore assegnato e ¯x ∈ I un punto <strong>di</strong> I fissato. Si definisce laderivata <strong>di</strong> u in ¯x lungo la <strong>di</strong>rezione vL v u(¯x) := ∇u(¯x) · v =n∑i=1∂u∂x i(¯x)v i (2.11)Il nome è giustificato dal fatto che presa una qualsiasi curva regolare ϕ : J ⊂ R → I <strong>di</strong>codominio contenuto in I passante <strong>per</strong> ¯x e tangente a v in ¯x, cioè tale che esiste ¯t ∈ Jtale che ϕ(¯t) = ¯x e ˙ϕ(¯t) = v, si had∣dt u(ϕ(t)) =∣∣t=¯td dt u(ϕ ∣1(t), . . . , ϕ n (t))∣t=¯t=n∑i=1∂u∂x i(ϕ(¯t)) dϕ idt (¯t) =n∑i=1∂u∂x i(¯x)v i = L v u(¯x)Esempio 2.14. Si considera u(x 1 , x 2 ) = x 2 1 + x 2 2, <strong>il</strong> paraboloide <strong>di</strong> vertice nell’origine e concavità versol’alto, e <strong>il</strong> vettore v = (cos α, sin α) che forma l’angolo α ∈ [0, 2π) con l’asse x 1 . AlloraL v u(¯x) = ∇u(¯x) · v = 2¯x 1 cos α + 2¯x 2 sin αfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 28


Per esempio nel punto ¯x = (0, 1) si ha L v u(0, 1) = 2 sin α, si vede subito che α = 0 si ha che la derivata<strong>di</strong>rezionale è nulla <strong>per</strong>ché si sta calcolando la derivata lungo una curva <strong>di</strong> livello, <strong>per</strong> α = π/2 si ha chela derivata <strong>di</strong>rezionale è uguale a 2 <strong>per</strong>ché la derivata ammonta a calcolare la derivata della parabola chegenera <strong>il</strong> paraboloide. Si considera, ora, la retta del piano x 1 x 2 passante <strong>per</strong> ¯x e con <strong>di</strong>rezione data da v,cioè si considera una curva passante <strong>per</strong> ¯x e tangente a v in questo punto: ϕ(t) = (¯x 1 +t cos α, ¯x 2 +t sin α)con t ∈ R. Per la proprietà <strong>di</strong>scussa in precedenza la derivata <strong>di</strong>rezionale può essere calcolata anche nelmodo seguente:d∣dt u(ϕ(t)) ∣∣t=0= d dt [(¯x 1 + t cos α) 2 + (¯x 2 + t sin α) 2 ] ∣t=0= [2(¯x 1 + t cos α) cos α + 2(¯x 2 + t sin α) sin α] t=0 = 2¯x 1 cos α + 2¯x 2 sin αdove si è usato che la retta passa <strong>per</strong> ¯x in corrispondenza <strong>di</strong> t = 0.Su supponga, ora, che sull’a<strong>per</strong>to connesso I su cui u è <strong>di</strong>fferenziab<strong>il</strong>e sia definita anchela funzione vettoriale f : I ⊂ R n → R n <strong>di</strong> Lipschitz su I che a ogni punto x ∈ I associa<strong>il</strong> vettore n–<strong>di</strong>mensionale f(x). Si definisce derivata <strong>di</strong> Lie della funzione u relativa alcampo vettoriale f la quantitàL f u(x) := L f(x) u(x) = ∇u(x) · f(x) (2.12)<strong>per</strong> ogni x ∈ I. In altri termini la derivata <strong>di</strong> Lie 1 <strong>di</strong> u rispetto al campo vettoriale fè la derivata <strong>di</strong> u nel punto x calcolata lungo la <strong>di</strong>rezione specificata dal vettore f(x)che <strong>il</strong> campo vettoriale f associa a x. Dalla <strong>di</strong>scussione precedente segue la seguenteimportante interpretazione della derivata <strong>di</strong> Lie: si consideri l’unico moto ϕ : J → Iassociato al sistema <strong>di</strong>namico ẋ = f(x) passante <strong>per</strong> un punto ¯x ∈ I all’istante ¯t e siconsideri la funzione composta U(t) := u(ϕ(t)) con t ∈ J, allora la derivata <strong>di</strong> Lie <strong>di</strong> urispetto a f nel punto ¯x è uguale alla derivata or<strong>di</strong>naria della funzione composta <strong>di</strong> unavariab<strong>il</strong>e U, ottenuta ottenuta calcolando u lungo <strong>il</strong> moto ϕ, calcolata nell’istante in cui<strong>il</strong> moto passa <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto ¯x, in altri termini L f u(¯x) = U ′ (¯t).Si può finalmente dare la definizione <strong>di</strong> integrale primo: si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico(2.6) con f : I → R n <strong>di</strong> Lipschitz sull’a<strong>per</strong>to connesso I ⊂ R n . Si <strong>di</strong>ce che una funzione avalori reali u : I → R <strong>di</strong> classe C 1 (I) è un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico (2.6) see solo se <strong>per</strong> ogni x ∈ I si ha L f u(x) = 0. Dalla <strong>di</strong>scussione precedente sul significato delladerivata <strong>di</strong> Lie segue imme<strong>di</strong>atamente l’importanza degli integrali primi nel contesto dellostu<strong>di</strong>o dei sistemi <strong>di</strong>namici: comunque si prenda un moto ϕ : J → I, se u è un integraleprimo del sistema <strong>di</strong>namico, allora la funzione del tempo U : J → R ottenuta calcolandol’integrale primo lungo <strong>il</strong> moto ha derivata nulla in ogni istante e quin<strong>di</strong> è costante. Inaltri termini un integrale primo è costante lungo un qualsiasi moto del sistema <strong>di</strong>namico.Più precisamente vale la seguente proposizione.Proposizione 2.15 Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.6) con <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezionif : I → R <strong>di</strong> Lipschitz sull’a<strong>per</strong>to connesso I ⊂ R n . Sia u : I → R <strong>di</strong>fferenziab<strong>il</strong>e su I.La funzione u è un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico (2.6) se e solo se <strong>per</strong> ogni motoϕ : J → I si ha U(t) := u(ϕ(t)) costante su J.1 Si noti l’analogia tra la derivata <strong>di</strong> Lie e la derivata sostanziale che si introduce nei problemi <strong>di</strong>fluido<strong>di</strong>namica.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 29


Dimostrazione. L’asserto è conseguenza imme<strong>di</strong>ata del fatto che <strong>per</strong> ogni moto in I si haL f u(ϕ(t)) = U ′ (t) <strong>per</strong> ogni t ∈ J.Proposizione 2.15 □Esempio 2.16. Si consideri un sistema meccanico conservativo uni<strong>di</strong>mensionale, cioè un sistema meccanicocostituito da una particella in moto sull’asse y sulla quale agisce la forza g(y) tale che esiste unafunzione u : R → R tale che g = −du/dy. Come si è visto nell’Esempio 2.6 se la particella ha massaunitaria, questo problema può essere posto nella forma (2.6) ponendo: q = y, p = ẏ, x = (q, p) e f(x) =f(q, p) = (p, g). Si considera l’energia meccanica del sistema h : (q, p) ∈ R 2 → h(q, p) := p 2 /2 + u(q) ∈ R.Usando la definizione si <strong>di</strong>mostra imme<strong>di</strong>atamente che h è un integrale primo del sistema e quin<strong>di</strong> siconserva lungo tutti i moti:L f h(q, p) = ∇h(q, p) · f(q, p) =( dudq , p )· (p, g) = (−g, p) · (p, g) = −gp + pg = 0Come si è accennato all’inizio del paragrafo gli integrali primi sono uno strumentomolto ut<strong>il</strong>e <strong>per</strong> capire la struttura del ritratto <strong>di</strong> fase, soprattutto nel caso <strong>di</strong> sistemi<strong>di</strong>namici bi<strong>di</strong>mensionali. Si supponga, che u : I ⊂ R n → R sia un integrale primo <strong>per</strong> <strong>il</strong>sistema <strong>di</strong>namico (2.6). Si considera la su<strong>per</strong>ficie <strong>di</strong> livello Γ e := {x ∈ R n : u(x) = e}, cone ∈ R una costante reale fissata, e si osserva che in ogni punto x ∈ Γ e si ha che <strong>il</strong> vettore∇u(x) è ortogonale alla su<strong>per</strong>ficie, cioè è ortogonale al piano tangente alla su<strong>per</strong>ficie inx. Essendo u un integrale primo si ha anche che ∇u(x) · f(x) = 0 e quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> ognipunto x appartente alla su<strong>per</strong>ficie <strong>di</strong> livello Γ e si ha che <strong>il</strong> vettore f(x) giace nel pianotangente alla su<strong>per</strong>ficie in x. Questa semplice osservazione <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> concludere chequalora esista un integrale primo, ciascuna linea <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico appartienea una determinata su<strong>per</strong>ficie <strong>di</strong> livello. Nel caso bi<strong>di</strong>mensionale le su<strong>per</strong>fici <strong>di</strong> livello sonocurve <strong>di</strong> livello e quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> vincolo che una linea <strong>di</strong> fase debba appartenere a una su<strong>per</strong>ficie<strong>di</strong> livello è molto forte.Esempio 2.17. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> Lotka–Volterra introdotto nell’Esempio 2.13. Siverifica fac<strong>il</strong>mente che la funzione u(x 1 , x 2 ) := α(x 1 − log x 1 ) + x 2 − log x 2 in x 1 , x 2 > 0 è un integraleprimo del sistema <strong>di</strong>namico, infatti∇u · f =(α − α x 1, 1 − 1 x 2)· (x 1 (1 − x 2 ), αx 2 (x 1 − 1)) = α(x 1 − 1)(1 − x 2 ) + (x 2 − 1)α(x 1 − 1) = 0Per capire come sono fatte li curve <strong>di</strong> livello si deve stu<strong>di</strong>are la funzione <strong>di</strong> due variab<strong>il</strong>i u(x 1 , x 2 ). Inprimo luogo si osserva cheu x1 = α − α , u x2 = 1 − 1 , u x1xx 1 x1= α2 x 2 , u x2x 2= 11 x 2 , u x1x 2= 02Segue che l’unico punto <strong>di</strong> stazionarietà <strong>di</strong> u è (1, 1) e che si tratta <strong>di</strong> un minimo relativo proprio. Osservatoche u <strong>di</strong>verge positivamente quando ci si avvicina agli assi, si ha che <strong>il</strong> grafico <strong>di</strong> u ha grossomodo lastruttura <strong>di</strong> un paraboloide che si schiaccia nei pressi degli assi cartesiani. Determinare la su<strong>per</strong>ficie d<strong>il</strong>ivello Γ e := {(x 1 , x 2 ) ∈ R ∗ + × R ∗ + : u(x 1 , x 2 ) = e vuol <strong>di</strong>re tagliare <strong>il</strong> grafico della funzione u con unpiano parallelo al piano x 1 x 2 alla quota e. Si ha, allora, che Γ e = ∅ se e < u(1, 1) = α + 1, Γ e = {(1, 1)}se e < u(1, 1), Γ e è una curva chiusa nel cui interno cade (1, 1) se e > u(1, 1); si veda la figura 2.11. Leorbite <strong>di</strong> fase con dato iniziale esterno agli assi e <strong>di</strong>verso dal punto fisso (1, 1) evolvono su una curva <strong>di</strong>fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 30


livello chiusa, questa osservazione <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> concludere che <strong>il</strong> punto fisso (1, 1) è stab<strong>il</strong>e e che si tratta<strong>di</strong> un centro. È abbastanza ragionevole attendersi che una linea <strong>di</strong> fase con dato iniziale su una curva<strong>di</strong> livello chiusa <strong>per</strong>corra l’intera curva <strong>di</strong> livello in tempo finito, infatti la curva <strong>di</strong> livello non passa <strong>per</strong>punti critici; quin<strong>di</strong> i moti che giacciono sulle curve <strong>di</strong> livello chiuse sono <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci. Nel caso <strong>di</strong> Lotka–Volterra la stima del tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza non è molto fac<strong>il</strong>e <strong>per</strong>ché non è possib<strong>il</strong>e risolvere l’equazioneche definisce le curve <strong>di</strong> livello rispetto a una delle due variab<strong>il</strong>i; quando ciò è possib<strong>il</strong>e allora i tempi<strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza lungo archi <strong>di</strong> linea <strong>di</strong> fase possono essere ricondotti al calcolo <strong>di</strong> un integrale definito (siveda l’Esempio 2.19).x 2✻x 2✻✛❄❄✲✲✻✲x 1❄✲✲x 1Fig. 2.11. A sinistra: <strong>il</strong> campo vettoriale in alcuni punti dello spazio delle fasi <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicodell’Esempio 2.13. A destra: <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase con le linee <strong>di</strong> fase chiuse <strong>per</strong>corse in verso antiorario.Nell’Esempio 2.17 è stata usato l’integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> Lotka–Volterra <strong>per</strong> determinare la struttura del ritratto <strong>di</strong> fase; ci si è limitati a verificare cheuna funzione u, indovinata chissa come, fosse un integrale primo. Sarebbe ut<strong>il</strong>e sv<strong>il</strong>uppareun metodo che <strong>per</strong>mettesse <strong>di</strong> costruire gli integrali primi a partire dalla conoscenza delcampo vettoriale del sistema <strong>di</strong>namico. Questo problema è tutt’altro che banale. Ricordandola definizione <strong>di</strong> integrale primo si ha che u è un integrale primo <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema<strong>di</strong>namico ẋ = f(x) se e solo se in ogni punto x dell’a<strong>per</strong>to connesso I in cui <strong>il</strong> campo delle<strong>di</strong>rezioni è <strong>di</strong> Lipschitz si ha ∇u(x) · f(x) = 0, ovverof 1 (x 1 , . . . , x n ) ∂u∂x 1(x 1 , . . . , x n ) + · · · + f n (x 1 , . . . , x n ) ∂u∂x n(x 1 , . . . , x n ) = 0 (2.13)In altri termini <strong>per</strong> determinare un integrale primo si deve risolvere un’equazione <strong>di</strong>fferenzialedel primo or<strong>di</strong>ne alle derivate parziali in <strong>di</strong>mensione n.In <strong>di</strong>mensione n arbitraria <strong>il</strong> problema è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e, ma in <strong>di</strong>mensione due, cioè nel casodei sistemi <strong>di</strong>namici planari, <strong>il</strong> problema può essere affrontato in modo sistematico. Ilvettore normale alla curva <strong>di</strong> livello ∇u(x 1 , x 2 ) è ortogonale in ogni punto al vettoref(x 1 , x 2 ), quin<strong>di</strong> esiste una funzione incognita µ : (x 1 , x 2 ) ∈ I → µ(x 1 , x 2 ) ∈ R definitasu tutto l’a<strong>per</strong>to I tale che <strong>per</strong> ogni (x 1 , x 2 ) ∈ I si abbia ∇u(x 1 , x 2 ) = µ(x 1 , x 2 ) ν(x 1 , x 2 )dove ν(x 1 , x 2 ) = (f 2 (x 1 , x 2 ), −f 1 (x 1 , x 2 )) è un campo vettoriale in ogni punto ortogonaleal campo delle <strong>di</strong>rezioni f; in modo più esplicito si ha∂u∂x 1(x 1 , x 2 ) = µ(x 1 , x 2 )ν 1 (x 1 , x 2 )e∂u∂x 2(x 1 , x 2 ) = µ(x 1 , x 2 )ν 2 (x 1 , x 2 ) (2.14)In conclusione al fine <strong>di</strong> determinare un integrale primo <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico planareci si deve chiedere se esiste una funzione µ : (x 1 , x 2 ) ∈ I → µ(x 1 , x 2 ) ∈ R, detta fattorefismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 31


integrante, tale che <strong>il</strong> campo vettoriale (µν 1 , µν 2 ) è un <strong>di</strong>fferenziale esatto, dove ν è <strong>il</strong>campo vettoriale continuo ortogonale in ogni punto a f. Per fare ciò è sufficiente trovareuna qualsiasi funzione µ a valori reali <strong>per</strong> la quale sia sod<strong>di</strong>sfatta la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> chiusura∂∂x 1(µ(x 1 , x 2 )ν 2 (x 1 , x 2 )) =∂∂x 2(µ(x 1 , x 2 )ν 1 (x 1 , x 2 )) (2.15)È ut<strong>il</strong>e sottolineare che µ non è un campo vettoriale ma una funzione definita sull’a<strong>per</strong>toI e a valori reali, cioè è una funzione scalare. Una volta determinata µ si risolvono leequazioni (2.14) e si determina l’integrale primo u. Se <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico ammette unintegrale primo che sod<strong>di</strong>sfa alle (2.14) con µ = 1, allora si <strong>di</strong>ce che <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicoè ham<strong>il</strong>toniano e l’integrale primo u sod<strong>di</strong>sfacente le (2.14) viene detto ham<strong>il</strong>tonianadel sistema.Nell’esempio seguente viene <strong>di</strong>scusso in modo dettagliato un sistema <strong>di</strong>namico planarefacendo ri<strong>corso</strong> a tutti gli strumenti introdotti fino a questo punto. In particolare emergeràl’ut<strong>il</strong>ità enorme degli integrali primi nello stu<strong>di</strong>o qualitativo del ritratto <strong>di</strong> fase. Come si ègià osservato in precedenza <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase non fornisce alcuna informazione sui tempi <strong>di</strong><strong>per</strong>correnza lungo le <strong>di</strong>verse orbite; nell’esempio che segue si vedrà che se l’integrale primoè abbastanza semplice, cioè se l’equazione che definisce le curve <strong>di</strong> livello può essere risoltarispetto ad almeno una delle due variab<strong>il</strong>i, allora i tempi <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza possono esserericondotti al calcolo <strong>di</strong> un integrale definito. Nello stu<strong>di</strong>o dei sistemi <strong>di</strong>namici planari sipreferirà spesso la notazione (x, y), in sostituzione <strong>di</strong> (x 1 , x 2 ), <strong>per</strong> <strong>il</strong> generico punto <strong>di</strong> R 2che rappresenta lo stato del sistema.Esempio 2.18. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare{ ẋ = e x y 2ẏ = −e x xy(2.16)Il sistema <strong>di</strong>namico è nella forma (2.6) con campo delle f(x, y) = (exp{x}y 2 , − exp{x}xy). Punti fissi:f = 0 ⇒ (e x y 2 , −e x xy) = (0, 0) ⇒ y = 0 e x arbitrarioSono punti fissi tutti e soli i punti dell’asse x. L’andamento qualitativo del campo delle <strong>di</strong>rezioni f è riportatonel <strong>di</strong>agramma a sinistra nella figura 2.12. Per capire più a fondo la struttura del ritratto <strong>di</strong> fase sicerca un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico: si considera <strong>il</strong> campo ν(x, y) = (− exp{x}xy, − exp{x}y 2 )ortogonale in ogni punto al campo delle <strong>di</strong>rezioni e, ricordando che l’integrale primo deve avere gra<strong>di</strong>enteparallelo a ν in ogni punto, deve esistere una funzione µ : R 2 → R tale che ∇u(x, y) = µ(x, y)ν(x, y),ovvero∂u∂x = −ex xyµ(x, y)e∂u∂y = −ex y 2 µ(x, y) (2.17)Si deve determinare µ in modo che <strong>il</strong> campo <strong>di</strong>fferenziale costituito dalle due funzioni al secondo membrodelle equazioni precedenti sia chiuso:∂∂y [−ex xyµ(x, y)] = ∂∂x [−ex y 2 µ(x, y)] ⇒ ∂∂y [x] = ∂∂x [y] ⇒ 0 = 0dove si è scelto µ(x, y) = −1/(y exp{x}); allora l’integrale primo è soluzione delle equazioni (2.17) conquesta scelta <strong>di</strong> µ. Integrando le (2.17) seguendo la procedura adottata nell’Esempio 2.19 si ha u(x, y) =fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 32


(x 2 + y 2 )/2. Si può verificare che i calcoli eseguiti sono corretti verificando che la derivata <strong>di</strong> Lie dellafunzione u rispetto al campo f è nulla:∇u · f = (x, y) · (e x y 2 , −e x xy) = e x xy 2 − e x xy 2 = 0Le curve <strong>di</strong> livello sono le curve <strong>di</strong> equazione u(x, y) = a con a ∈ R reale; si vede subito che hannosenso solo <strong>per</strong> a ≥ 0: <strong>per</strong> a = 0 si ottiene l’origine e <strong>per</strong> a > 0 la circonferenza <strong>di</strong> centro nell’origine eraggio (2a) 1/2 . Per a = 0 la curva <strong>di</strong> livello coincide con un punto fisso, mentre <strong>per</strong> a > 0 su ciascunacurva <strong>di</strong> livello giacciono quattro linee <strong>di</strong> fase: due punti fissi e due semicirconferenze a<strong>per</strong>te. Il ritratto<strong>di</strong> fase è riportato nel grafico a destra in figura 2.12. Natura dei punti fissi: applicando la definizione <strong>di</strong>stab<strong>il</strong>ità si ha che i punti fissi (¯x, 0) con ¯x < 0 sono instab<strong>il</strong>i, mentre quelli con ¯x ≥ 0 sono stab<strong>il</strong>i. Perquanto riguarda l’origine, <strong>per</strong> ogni ε > 0 tutti i moti con dato iniziale nella palla a<strong>per</strong>ta <strong>di</strong> centro (0, 0)e raggio δ(ε) = ε giacciono completamente nella palla <strong>di</strong> centro B ε (0, 0); quin<strong>di</strong> la definizione <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>itàè verificata con δ(ε) = ε. Per i punti fissi ¯x > 0 è necessario prendere un δ(ε) così piccolo che tutte lecirconferenze <strong>di</strong> centro nell’origine passanti <strong>per</strong> B δ (¯x, 0) intersecano <strong>il</strong> semiasse positivo delle x in puntiche giacciono in B ε (¯x, 0). A proposito della natura dei punti fissi è interessante osservare che tutti i puntifissi stab<strong>il</strong>i non sono asintoticamente stab<strong>il</strong>i, si veda a tal proposito anche <strong>il</strong> Teorema 2.21.Le curve <strong>di</strong> livello u(x, y) = a sono equazioni algebriche <strong>di</strong> secondo grado che possono essere risolterispetto a entrambe le variab<strong>il</strong>i; <strong>per</strong> esempio <strong>il</strong> ramo positivo della curva <strong>di</strong> livello corrispondente ad aha equazione y = √ 2a − x 2 . Questa proprietà <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> esprimere come integrale definito <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong><strong>per</strong>correnza lungo l’orbita <strong>di</strong> fase, <strong>per</strong> esempio <strong>il</strong> tempo T (b) che <strong>il</strong> sistema preparato in (0, √ 2a) impiega<strong>per</strong> giungere in (b, √ 2a − b 2 ), con b ∈ (0, √ 2a) può essere scritto come segue:ẋ = e x y 2 ⇒ ẋ = e x (2a − x 2 ) ⇒∫ b0∫dxT (b)e x (2a − x 2 = dt ⇒ T (b) =0∫ b0dxe x (2a − x 2 )Il tempo T (b) può essere stimato son i meto<strong>di</strong> introdotti nel paragrafo 1.4; si osservi che T (b) <strong>di</strong>vergepositivamente <strong>per</strong> b → √ 2a e ciò è consistente con <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong> sistema si avvicina a un punto fissostab<strong>il</strong>e.y✻y✲✻✒ ❅❘ ✲ x ✲ x❅❘✒✲Fig. 2.12. A sinistra: <strong>il</strong> campo vettoriale in alcuni punti dello spazio delle fasi <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicodell’Esempio 2.18. A destra: <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase; i versi sono in<strong>di</strong>cati su due sole linee <strong>di</strong> fase, gli altripossono essere determinati <strong>per</strong> continuità del campo f.Esempio 2.19. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare{ ẋ = 2yẏ = 4x(x 2 − 1)(2.18)Il sistema <strong>di</strong>namico è nella forma (2.6) con campo delle <strong>di</strong>rezioni f(x, y) = (2y, 4x(x 2 − 1)). Punti fissi:f = 0 ⇒ (2y, 4x(x 2 − 1)) = (0, 0) ⇒ y = 0 e x = 0, −1, +1Quin<strong>di</strong> esistono i tre punti fissi P 1 = (−1, 0), P 2 = (0, 0) e P 3 = (+1, 0). L’andamento qualitativo delcampo delle <strong>di</strong>rezioni f è riportato nel <strong>di</strong>agramma a sinistra nella figura 2.13. Per capire più a fondofismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 33


la struttura del ritratto <strong>di</strong> fase si cerca un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico: si considera <strong>il</strong> campoν(x, y) = (4x(x 2 − 1), −2y) ortogonale in ogni punto al campo delle <strong>di</strong>rezioni e, ricordando che l’integraleprimo deve avere gra<strong>di</strong>ente parallelo a ν in ogni punto, deve esistere una funzione µ : R 2 → R tale che∇u(x, y) = µ(x, y)ν(x, y), ovvero∂u∂x = 4x(x2 − 1)µ(x, y)e∂u∂y= −2yµ(x, y) (2.19)Si deve determinare µ in modo che <strong>il</strong> campo <strong>di</strong>fferenziale costituito dalle due funzioni al secondo memebrodelle equazioni precedenti sia chiuso:∂∂y [4x(x2 − 1)µ(x, y)] = ∂∂x [−2yµ(x, y)] ⇒ [4x(x2 − 1)] ∂µ∂y = [−2y]∂µ ∂xL’equazione precedente è sod<strong>di</strong>sfatta se si sceglie µ(x, y) = 1; allora l’integrale primo è soluzione delleequazioni (2.19) con µ = 1. Integrando la prima si ha u(x, y) = x 4 − 2x 2 + Φ(y), dove Φ è una funzionearbitraria della sola variab<strong>il</strong>e y, sostituendo questa espressione nella seconda delle (2.19) si trovaΦ ′ (y) = −2y ⇒ Φ(y) = −y 2 + costante ⇒ u(x, y) = x 4 − 2x 2 − y 2 + 1 = (x 2 − 1) 2 − y 2dove la costante è stata scelta uguale a uno <strong>per</strong> porre u in una forma compatta. Si può verificare che icalcoli eseguiti sono corretti verificando che la derivata <strong>di</strong> Lie della funzione u rispetto al campo vettorialef è nulla in ongi punto:∇u · f = (4x 3 − 4x, −2y) · (2y, 4x 3 − 4x) = 8x 3 y − 8xy − 8x 3 y + 8xy = 0Per <strong>di</strong>segnare le curve <strong>di</strong> livello u(x, y) = a, con a ∈ R fissato, è conveniente iniziare con quelle passanti<strong>per</strong> i punti critici: u(−1, 0) = u(1, 0) = 0 e u(0, 0) = 1. Si considera dapprima la curva <strong>di</strong> livello a = 0,cioè (x 2 − 1) 2 − y 2 = 0, che fornisce le due parabole y = x 2 − 1 e y = −(x 2 − 1); quin<strong>di</strong> in corrispondenzadel valore a = 0 si hanno le due parabole passanti <strong>per</strong> i punti fissi P 1 e P 3 <strong>di</strong>segnate nel grafico <strong>di</strong> destradella figura 2.13. Si considera, ora, la curva <strong>di</strong> livello a = 1, cioè (x 2 − 1) 2 − 1 = y 2 , che fornisce <strong>il</strong>punto fisso nell’origine e le curve <strong>di</strong> equazione y = ± √ (x 2 − 1) 2 − 1 = ± √ x 2 (x 2 − 2). Queste curve sonodefinite nella regione x < √ 2 e x > √ 2, negli estremi degli intervalli <strong>di</strong> definizione intersecano l’asse y ein questo punto hanno derivata verticale, <strong>per</strong> esempio <strong>per</strong> <strong>il</strong> ramo positivod √x2 (xdx2 1− 2) =2 √ x 2 (x 2 − 2) (4x3 − 4x) = 2x(x2 − 1)√x2 (x 2 − 2)L’espressione della derivata appena calcolata mostra anche che l’arco <strong>di</strong> curva <strong>di</strong> livello considerato èdecrescente nella regione x < √ 2 e crescente nella regione x > √ 2. Tutte queste osservazioni <strong>per</strong>mettono<strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare la curva <strong>di</strong> livello a = 1; si veda la figura 2.13.Tutte le altre curve <strong>di</strong> livello possono essere <strong>di</strong>segnate <strong>per</strong> continuità e <strong>il</strong> verso <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza puòessere stab<strong>il</strong>ito sulla base del campo delle <strong>di</strong>rezioni sui punti della curva, si veda <strong>il</strong> grafico a destra nellafigura 2.13. Sulla base del ritratto <strong>di</strong> fase in figura si può concludere, anche se a rigore non si tratta <strong>di</strong><strong>di</strong>mostrazioni cristalline <strong>per</strong>ché le linee <strong>di</strong> fase sono state dedotte con argomenti non del tutto rigorosi,che <strong>il</strong> punto fisso P 2 è stab<strong>il</strong>e, mentre gli altri due punti fissi sono instab<strong>il</strong>i. La curva <strong>di</strong> livello passante<strong>per</strong> i punti fissi instab<strong>il</strong>i, cioè la curva <strong>di</strong> livello u(x, y) = 0, è detta separatrice e in questo caso ècostitutita da due parabole.Per quanto riguarda i valori <strong>di</strong> a nelle <strong>di</strong>verse regioni in cui è sud<strong>di</strong>viso <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase è sufficientecalcolare u(x, y) in qualche punto opportuno e poi ricordare che u è una funzione continua:– <strong>per</strong> a = 0, la curva <strong>di</strong> livello è la separatrice, cioè passa <strong>per</strong> i due punti fissi instab<strong>il</strong>i, ed è costituitadall’unione dei due grafici delle parabole <strong>di</strong> equazione y = ±(x 2 − 1). Sulla separatrice giaccionootto linee <strong>di</strong> fase, due delle quali corrispondono ai punti fissi.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 34


– Per a = 1, la curva <strong>di</strong> livello passa <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto fisso stab<strong>il</strong>e e consta <strong>di</strong> tre componenti conesse:una degenere e coicidente con l’origine e le altre due costituite dall’unione dei grafici delle funzioniy = ± √ x 2 (x 2 − 1) rispettivamente <strong>per</strong> x ≤ − √ 2 e x ≥ √ 2. Su ciascuna componente connessagiace una sola linea <strong>di</strong> fase, <strong>per</strong>tanto sulla curva <strong>di</strong> livello corrispondente ad a = 1 giacciono trelinee <strong>di</strong> fase.– Per a < 0, si hanno le curve <strong>di</strong> livello nella regione al <strong>di</strong> sopra delle separatrici e in quella al <strong>di</strong>sotto delle separatrici; più precisamente ciascuna curva è costituita da due componenti connessele quali giacciono rispettivamente nelle regioni del piano delle fasiA a x 2 −1) o (−1 ≤ x ≤ 1 e y > 1−x 2 ) o (x ≥ 1 e y > x 2 −1)}eA a √ 2 e − √ x 2 (x 2 − 1) < y < √ x 2 (x 2 − 1)}A a>1,− := {(x, y) ∈ R 2 : x < − √ 2 e − √ x 2 (x 2 − 1) < y < √ x 2 (x 2 − 1)}Si noti che A a>1,− è ottenuta da A a>1,+ <strong>per</strong> simmetria rispetto all’asse y. Su ciascuna componenteconnessa <strong>di</strong> ciascuna curva <strong>di</strong> livello giace una sola linea <strong>di</strong> fase. Quin<strong>di</strong> su ciascuna curva <strong>di</strong> livellogiacciono due linee <strong>di</strong> fase.Le curve <strong>di</strong> livello u(x, y) = a sono equazioni algebriche <strong>di</strong> quarto grado che possono essere risolterispetto alla variab<strong>il</strong>e y; <strong>per</strong> esempio <strong>il</strong> ramo positivo della curva <strong>di</strong> livello corrispondente ad a = 1 haequazione y = √ (x 2 − 1) 2 − 1. Questa proprietà <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> esprimere come integrale definito <strong>il</strong> tempo<strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza lungo l’orbita <strong>di</strong> fase, <strong>per</strong> esempio <strong>il</strong> tempo T che <strong>il</strong> sistema preparato nel punto ( √ 2, 0)impiega <strong>per</strong> giungere nel punto (2, 2 √ 2) si scrive come segue:ẋ = 2y ⇒ ẋ = 2 √ (x 2 − 1) 2 − 1 ⇒∫ 2√2∫dxT√(x2 − 1) 2 − 1 = 20dt ⇒ T = 1 2∫ 2√2dx√(x2 − 1) 2 − 1Questo integrale può essere calcolato numericamente o stimato con i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>scussi nel paragrafo 1.4.Come secondo esempio si considera la separatrice y = −(x 2 − 1) e si suppone <strong>di</strong> preparare <strong>il</strong> sistemain (0, 1); sia T (b) <strong>il</strong> tempo impiegato <strong>per</strong> giungere in (b, 1 − b 2 ) con 0 < b < 1, procedendo come prima sihaẋ = 2(1 − x 2 ) ⇒∫ b0∫dxT (b)1 − x 2 = 2 dt ⇒ T (b) = 1 20∫ b0dx1 − x 2 ⇒ T (b) = 1 4∫ b0[11 − x + 1 ]dx1 + xfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 35


❅❘y✻✒ ❅❘ ✒ ❯✠❅■✠❅■✲ x☛✛y✻✲✕ ✲ x❑Fig. 2.13. A sinistra: <strong>il</strong> campo vettoriale in alcuni punti dello spazio delle fasi <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicodell’Esempio 2.19. A destra: <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase; i versi <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza sono in<strong>di</strong>cati esplicitamente solosulla separatrice, sulle altre linee <strong>di</strong> fase possono essere dedotti <strong>per</strong> continuità del campo f.Da cui si ha T (b) = (1/4) log[(1 + b)/(1 − b)]; si osservi che <strong>il</strong> tempo <strong>di</strong>verge positivamente <strong>per</strong> b → 1 eciò è consistente con <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong> sistema si avvicina a un punto fisso instab<strong>il</strong>e.In generale non è fac<strong>il</strong>e seguire la procedura proposta nelle pagine precedenti <strong>per</strong>determinare l’integrale primo <strong>per</strong>ché non si riesce a determinare la funzione incognitaµ che rende esatta la forma <strong>di</strong>fferenziale (2.14). Un metodo a volte ut<strong>il</strong>e è quello <strong>di</strong>separazione delle variab<strong>il</strong>i; segue un esempio <strong>di</strong> applicazione <strong>di</strong> questo metodo.Esempio 2.20. Si determina l’integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> Lotka–Volterra (2.10) già introdottonell’Esempio 2.17 usando la procedura spiegata nel testo <strong>per</strong> i sistemi <strong>di</strong>namici bi<strong>di</strong>mensionali;si vedano le equazioni (2.14) e (2.15). Si usa la notazione (x, y) <strong>per</strong> (x 1 , x 2 ).nel <strong>di</strong>agramma a sinistra nella figura 2.13. Per capire più a fondo la struttura del ritratto <strong>di</strong> fase sicerca un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico: si considera <strong>il</strong> campo ν(x, y) = (αy(x − 1), −x(1 − y))ortogonale in ogni punto al campo delle <strong>di</strong>rezioni e, ricordando che l’integrale primo deve avere gra<strong>di</strong>enteparallelo a ν in ogni punto, deve esistere una funzione µ : R 2 → R tale che ∇u(x, y) = µ(x, y)ν(x, y),ovvero∂u∂x = αy(x − 1)µ(x, y) e ∂u= −x(1 − y)µ(x, y) (2.20)∂ySi deve determinare µ in modo che <strong>il</strong> campo <strong>di</strong>fferenziale costituito dalle due funzioni al secondo memebrodelle equazioni precedenti sia chiuso:∂∂[αy(x − 1)µ(x, y)] = −∂y ∂x [x(1 − y)µ(x, y)] ⇒ α(x − 1) ∂ ∂[yµ(x, y)] = (1 − y) [xµ(x, y)]∂y ∂xLe variab<strong>il</strong>i sono separate quin<strong>di</strong> ha senso cercare µ nella forma µ(x, y) = X(x)Y (y), si vede subito cheuna scelta possib<strong>il</strong>e è µ(x, y) = (1/x)(1/y). Allora l’integrale primo è soluzione delle equazioni (2.20) conla funzione µ = 1/(xy). Integrando la prima si ha u(x, y) = α(x − log x) + Φ(y), dove Φ è una funzionearbitraria della sola variab<strong>il</strong>e y, sostituendo questa espressione nella seconda delle (2.20) si trovaΦ ′ (y) = 1 − 1 y⇒ Φ(y) = y − log y + costante ⇒ u(x, y) = α(x − log x) + y − log ydove la costante è stata scelta uguale a zero.Negli esempi precedenti si è visto che gli integrali primi sono uno strumento moltovalido nell’analisi qualitativa dei sistemi <strong>di</strong>namici planari. In particolare si è visto che<strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> tracciare con notevole precisione <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase e sulla base della strutturadelle linee <strong>di</strong> fase spesso è possib<strong>il</strong>e anche <strong>di</strong>scutere la stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi. Aquesto proposito è possib<strong>il</strong>e enunciare due risultati molto interessanti che sono stati giàusati in modo non esplicito nelle analisi grafiche <strong>di</strong>scusse in alcuni degli esempi precedenti.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 36


Teorema 2.21 Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico ẋ = f(x) con f : I ⊂ R n → R n <strong>di</strong>Lipschitz sull’a<strong>per</strong>to connesso I ⊂ R n . Se <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico ammette un integrale primonon identicamente costante su alcun sottoinsieme a<strong>per</strong>to <strong>di</strong> I allora <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namiconon ha punti fissi asintoticamente stab<strong>il</strong>i.Dimostrazione. Per assurdo sia x e ∈ I un punto fisso asintoticamente stab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema<strong>di</strong>namico. Allora esiste un intorno sferico (a<strong>per</strong>to) I ′ ⊂ I <strong>di</strong> x e tale che <strong>per</strong> ogni x 0 ∈ I ′ ,detta ϕ x0 : [0, +∞) → I l’unica soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy associato al sistema<strong>di</strong>namico con dato iniziale x(0) = x 0 , si ha lim t→+∞ ϕ x0 (t) = x e . Sia u : I → R l’integraleprimo che esiste <strong>per</strong> ipotesi, alloralimt→+∞ ϕ x 0(t) = x e∀x 0 ∈ I ′ ⇒ limt→+∞ u(ϕ x 0(t)) = u(x e ) ∀x 0 ∈ I ′Ricordando che u è costante lungo ogni moto e che ϕ x0 (0) = x 0 , si ha u(x 0 ) = u(x e ) ∀x 0 ∈I ′ . In conclusione abbiamo <strong>di</strong>mostrato che u è costante nell’a<strong>per</strong>to I ′ e ciò è assurdo <strong>per</strong>ipotesi.Teorema 2.21 □Teorema 2.22 Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare ẋ = f(x) con f : I ⊂ R 2 → R 2<strong>di</strong> Lipschitz sull’a<strong>per</strong>to connesso I ⊂ R 2 . Si supponga che <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico ammetteun integrale primo u : I → R non identicamente costante su alcun sottoinsieme a<strong>per</strong>to <strong>di</strong>I e che esista un a<strong>per</strong>to I ′ ⊂ I tale che sia vera una delle due seguenti affermazioni:– I ′ è la regione compresa tra due componenti connesse <strong>di</strong> una curva <strong>di</strong> livello chiusa<strong>di</strong> u e non contiene punti fissi;– I ′ è la regione delimitata da una curva <strong>di</strong> livello chiusa <strong>di</strong> u, esiste un unico puntofisso x e appartenente a I ′ e tale punto fisso è stab<strong>il</strong>e.Allora, tutte le curve integrali del sistema <strong>di</strong>namico corrispondenti a dati iniziali del problema<strong>di</strong> Cauchy appartenenti a I ′ \ {x e } sono <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che e, nel secondo caso, si svolgonoattorno al punto fisso x e .Dimostrazione. La <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> questo risultato va oltre gli scopi <strong>di</strong> queste note; sirimanda a [4, Capitolo 5, Paragrafo 20].Teorema 2.22 □<strong>Esercizi</strong>o 2.6. Si determini un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico (2.8) stu<strong>di</strong>ato negli Esempi 2.7–2.10e si verifichi che le linee <strong>di</strong> fase determinate negli esempi giacciono sulle curve <strong>di</strong> livello.<strong>Esercizi</strong>o 2.7. Si determini un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico (2.9) stu<strong>di</strong>ato nell’Esempio 2.11 esi verifichi che le linee <strong>di</strong> fase determinate negli esempi giacciono sulle curve <strong>di</strong> livello.<strong>Esercizi</strong>o 2.8. Si determinino i punti fissi e un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico planare ẋ = f(x)con x = (x 1 , x 2 ) e f(x 1 , x 2 ) = (x 2 , x 1 ). Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 37


<strong>Esercizi</strong>o 2.9. Dati due campi vettoriali f e g continui sull’a<strong>per</strong>to connesso I ⊂ R n esiste un terzo campovettoriale continuo h tale che L f L g − L g L f = L h ; dove l’uguaglianza va intesa in senso o<strong>per</strong>atoriale, cioèè vera qualunque sia la funzione scalare cui si applicano gli o<strong>per</strong>atori <strong>di</strong>fferenziali al primo e al secondomembro. Posto h := [f, g], si <strong>di</strong>mostrino le seguenti tre proprietà– [f, g + λh] = [f, g] + λ[f, h] <strong>per</strong> ogni λ ∈ R;– [f, g] + [g, f] = 0;– [[f, g], h] + [[g, h], f] + [[h, f], g] = 0 (identità <strong>di</strong> Jacobi).<strong>Esercizi</strong>o 2.10. Uno spazio vettoriale sul quale sia definita un’o<strong>per</strong>azione binaria che gode delle proprietàenunciate nell’<strong>Esercizi</strong>o 2.9 costituisce un’algebra <strong>di</strong> Lie. Si <strong>di</strong>mostri che lo spazio vettorialetri<strong>di</strong>mensionale è un’algebra <strong>di</strong> Lie rispetto all’o<strong>per</strong>azione <strong>di</strong> prodotto vettoriale.Si <strong>di</strong>mostri che lospazio delle matrici quadrate <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne n è un’algebra <strong>di</strong> Lie rispetto all’o<strong>per</strong>azione <strong>di</strong> commutazione[A, B] = AB − BA.<strong>Esercizi</strong>o 2.11. Si <strong>di</strong>mostri, costruendo opportuni esempi, che la derivata <strong>di</strong> Lie rispetto a campi vettoriali<strong>di</strong>versi non è commutativa, cioè che in generale L f L g u − L g L f u ≠ 0 dove u : I ⊂ R n → R è<strong>di</strong>fferenziab<strong>il</strong>e sull’a<strong>per</strong>to connesso I e f, g : I ⊂ R n → R n sono due generici campi vettoriali continui suI.Soluzione: <strong>per</strong> esempio nel caso n = 1 se si considera f(x) = 1 e g(x) = x, si ha L f L g u = u + xu ′′ eL g L f u = xu ′′ .2.5. Stab<strong>il</strong>ità dei punti fissiNei paragrafi precedenti si è <strong>di</strong>scussa l’importanza della nozione <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità e si sono vistianche molti esempi nei quali è stato possib<strong>il</strong>e stu<strong>di</strong>are la stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi sullabase del ritratto <strong>di</strong> fase. Ovviamente questo approccio porta a buoni risultati soltanto nelcaso bi<strong>di</strong>mensionale, dove, soprattuto se si ha a <strong>di</strong>sposizione un integrale primo, si riescea <strong>di</strong>segnare in modo molto dettagliato <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase. Per lo stu<strong>di</strong>o della stab<strong>il</strong>ità inproblemi in <strong>di</strong>mensione maggiore <strong>di</strong> due è evidente l’importanza <strong>di</strong> teoremi che <strong>per</strong>mettano<strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> comportamento delle orbite nelle vicinanze <strong>di</strong> un punto critico del sistema<strong>di</strong>namico (2.6) sulla base <strong>di</strong> proprietà analitiche del campo delle <strong>di</strong>rezioni f.In questo paragrafo verranno <strong>di</strong>scussi due <strong>di</strong>versi approcci: quello basato sullo stu<strong>di</strong>o<strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico lineare ottenuto approssimando <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> partenzain un intorno <strong>di</strong> un punto fisso e quello basato sulla teoria <strong>di</strong> Liapunov.Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.6) e si supponga che <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni f :I ⊂ R n → R n sia <strong>di</strong> classe C 1 (I). Sia x e un punto fisso <strong>di</strong> (2.6) e si consideri la matricejacobiana A <strong>di</strong> tipo n × n e <strong>di</strong> elementi A i,j := ∂f i /∂f j (x e ) <strong>per</strong> ogni i, j = 1, . . . , n. Si <strong>di</strong>cesistema linearizzato associato al sistema <strong>di</strong>namico (2.6) nell’intorno del punto fisso x e<strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico lineareẋ = A(x − x e ) (2.21)dove <strong>il</strong> prodotto al secondo membro va inteso come <strong>il</strong> prodotto righe <strong>per</strong> colonne dellamatrice A <strong>per</strong> <strong>il</strong> vettore colonna x − x e . Poiché f è <strong>di</strong> classe C 1 (I) si ha|f(x) − A(x − x e )|lim= 0x→x e |x − x e |fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 38


ciò fa intuire che in qualche senso le orbite <strong>di</strong> fase <strong>di</strong> (2.6) vicine al punto fisso x e sonoben approssimate dalle orbite del sistema linearizzato (2.21). Ovviamente queste sonoparole vuote (si veda l’Esempio 2.29), sta <strong>di</strong> fatto che sulla base dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> (2.21) èpossib<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire le importanti proprietà relative alla stab<strong>il</strong>ità del punto fisso x e riassuntenel seguente teorema, detto anche principio <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità lineare.Teorema 2.23 Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.6) con f : I ⊂ R n → R n <strong>di</strong> classeC 1 (I). Sia x e un suo punto fisso; si consideri <strong>il</strong> sistema linearizzato (2.21) associato a(2.6) nell’intorno <strong>di</strong> x e . Siano λ 1 , . . . , λ n ∈ C gli n autovalori della matrice A, allora– se Re λ i < 0 <strong>per</strong> ogni i = 1, . . . , n allora <strong>il</strong> punto fisso x e è asintoticamente stab<strong>il</strong>e;– se esiste i ∈ {1, . . . , n} tale che Re λ i > 0 allora <strong>il</strong> punto fisso x e è instab<strong>il</strong>e.Dimostrazione. La <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> questo risultato va oltre gli scopi <strong>di</strong> queste note; sirimanda a [4, Capitolo 4, Paragrafo 17].Teorema 2.23 □Questo teorema è molto potente, ma prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>scuterne le applicazioni si esaminanoi suoi limiti: sulla base del teorema precedente non si potrà mai in<strong>di</strong>viduare un puntofisso stab<strong>il</strong>e che non sia anche asintoticamente stab<strong>il</strong>e. Più precisamente <strong>il</strong> teorema non<strong>per</strong>mette <strong>di</strong> concludere nulla sulla stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> x e nel caso in cui gli autovalori hanno tuttiparte reale minore o uguale a zero, ma ve ne è almeno uno con parte reale nulla.Esempio 2.24. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> Lotka–Volterra (2.10) e si calcolano le derivate parziali primedel campo delle <strong>di</strong>rezioni:∂f 1∂x 1= 1 − x 2 ,∂f 1∂x 2= −x 1 ,∂f 2∂x 1= αx 2 ,∂f 2∂x 2= α(x 1 − 1)Stu<strong>di</strong>o del punto fisso (0, 0):( ) 1 0A =⇒ det(A − λ1I) = −(1 − λ)(α + λ) = 0 ⇒ λ 1 = −α < 0 < λ 2 = 10 −αl’esistenza <strong>di</strong> un autovalore con parte reale positiva implica che <strong>il</strong> punto fisso (0, 0) è instab<strong>il</strong>e. Stu<strong>di</strong>o delpunto fisso (1, 1):( ) 0 −1A =⇒ det(A − λ1I) = λ 2 + α = 0 ⇒ λ 1,2 = ±i √ αα 0dove si è usato che α > 0. Tutti gli autovalori hanno parte reale nulla, quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> teorema precedente non<strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire nulla sulla stab<strong>il</strong>ità del punto fisso (1, 1).Esempio 2.25. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.16) stu<strong>di</strong>ato nell’Esempio 2.18 e si calcolano le derivateparziali prime del campo delle <strong>di</strong>rezioni:∂f 1∂x = ex y 2 ,∂f 1∂y = 2yex ,∂f 2∂x = −y(ex x + e x ),∂f 2∂y = −ex xStu<strong>di</strong>o del punto fisso (¯x, 0) con ¯x ∈ R:( )0 0A =⇒ det(A − λ1I) = λ(λ + xe x ) = 0 ⇒ λ 1 = 00 −e¯x¯xe λ 2 = −¯xe¯xfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 39


Per ¯x < 0 si può concludere che <strong>il</strong> punto fisso è instab<strong>il</strong>e, <strong>per</strong>ché esiste un autovalore con parte realepositiva, mentre <strong>per</strong> ¯x ≥ 0 non si può <strong>di</strong>re nulla.Esempio 2.26. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.18) stu<strong>di</strong>ato nell’Esempio 2.19 e si calcolano le derivateparziali prime del campo delle <strong>di</strong>rezioni:∂f 1∂x = 0, ∂f 1∂y = 2, ∂f 2∂x = 12x2 − 4,∂f 2∂y = 0Stu<strong>di</strong>o del punto fisso (−1, 0):( ) 0 2A =⇒ det(A − λ1I) = λ 2 − 16 = 0 ⇒ λ 1 = −4 < 0 < λ 2 = 48 0Il punto fisso (−1, 0) è instab<strong>il</strong>e; lo stu<strong>di</strong>o del punto fisso (1, 0) è analogo. Stu<strong>di</strong>o del punto fisso (0, 0):( ) 0 2A =⇒ det(A − λ1I) = λ 2 + 8 = 0 ⇒ λ 1,2 = ±2i √ 2−4 0Non si può <strong>di</strong>re nulla <strong>per</strong>ché entrambi gli autovalori hanno parte reale nulla.Negli Esempi 2.24–2.26 si sono presentati punti fissi la cui stab<strong>il</strong>ità non può esserestu<strong>di</strong>ata <strong>per</strong> mezzo del Teorema 2.23 a causa della presenza <strong>di</strong> almeno un autovalore conparte reale nulla tra gli autovalori della matrice del sistema linearizzato associato. Intutti i casi <strong>di</strong>scussi, <strong>per</strong>ò, sulla base del ritratto <strong>di</strong> fase è possib<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire che i punti fissiin questione sono stab<strong>il</strong>i. Si <strong>di</strong>scute, ora, un esempio che mette in luce come si possanoverificare casi in cui <strong>il</strong> principio <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità lineare, ovvero <strong>il</strong> Teorema 2.23, non <strong>per</strong>mette<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are la stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> punti fissi instab<strong>il</strong>i.Esempio 2.27. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare{ ẋ = −xẏ = y 3 (2.22)L’origine è l’unico punto fisso e da una semplice analisi grafica del campo delle <strong>di</strong>rezioni si deduce cheè instab<strong>il</strong>e. Questo risultato può essere <strong>di</strong>mostrato anche determinando <strong>per</strong> separazione delle variab<strong>il</strong><strong>il</strong>a soluzione esplicita del problema <strong>di</strong> Cauchy associato a (2.22) con dato iniziale (x(0), y(0)) = (0, y 0 )con y 0 > 0; si ottiene x(t) = 0 e y(t) = 1/ √ (1/y 0 ) 2 − 2t che <strong>di</strong>verge <strong>per</strong> t → 1/(2y0). 2 Si stu<strong>di</strong>a, ora, <strong>il</strong>sistema linearizzato nell’intorno dell’origine:( ) −1 0A =⇒ det(A − λ1I) = λ(λ + 1) = 0 ⇒ λ 1 = −1 < λ 2 = 00 0Sulla base del solo Teorema 2.23 non si può <strong>di</strong>re nulla <strong>per</strong>ché un autovalore è nullo e l’altro è negativo.Come si è osservato in precedenza <strong>il</strong> Teorema 2.23 lascia dei casi sco<strong>per</strong>ti, cioè non<strong>per</strong>mette sempre <strong>di</strong> determinare la stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un punto fisso sulla base dell’analisi degliautovalori della matrice del sistema linearizzato associato al punto fisso. Gli Esempi 2.24–2.27 appena <strong>di</strong>scussi mostrano come nei casi in cui <strong>il</strong> Teorema 2.23 non fornisce alcunainformazione ut<strong>il</strong>e <strong>il</strong> punto fisso può essere sia stab<strong>il</strong>e sia instab<strong>il</strong>e. Questa lacunositàdel principio <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità lineare è da contrapporre alla completezza della sua versione<strong>per</strong> i sistemi <strong>di</strong>namici lineari a coefficienti costanti; in questo caso, infatti, stu<strong>di</strong>ando gliautovalori della matrice del sistema è sempre possib<strong>il</strong>e determinare la stab<strong>il</strong>ità del puntofisso.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 40


Teorema 2.28 (Stab<strong>il</strong>ità dei sistemi <strong>di</strong>namici lineari) Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicolineare a coefficienti costantiẋ = A(x − x e ) (2.23)dove A è una matrice quadrata n × n <strong>di</strong> numeri reali, x e ∈ R n è fissato e <strong>il</strong> prodotto alsecondo membro va inteso come prodotto riga <strong>per</strong> colonna. Il punto x e è un suo puntofisso del sistema <strong>di</strong>namico (2.23). Siano λ 1 , . . . , λ n ∈ C gli n autovalori della matrice A,allora– se Re λ i < 0 <strong>per</strong> ogni i = 1, . . . , n allora <strong>il</strong> punto fisso x e è asintoticamente stab<strong>il</strong>e;– se esiste i ∈ {1, . . . , n} tale che Re λ i > 0 allora <strong>il</strong> punto fisso x e è instab<strong>il</strong>e;– se Re λ i ≤ 0 <strong>per</strong> ogni i = 1, . . . , n e esiste almeno un j ∈ {1, . . . , n} tale cheRe λ j = 0, allora x e è stab<strong>il</strong>e se ciascun autovalore immaginario puro ha molteplicitàgeometrica uguale alla molteplicità algebrica, altrimenti è instab<strong>il</strong>e.Dimostrazione. La <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> questo risultato va oltre gli scopi <strong>di</strong> queste note; sirimanda a [6, Paragrafo 4.2, Theorem 4.1].Teorema 2.23 □Riassumendo la <strong>di</strong>scussione precedente si può concludere che l’analisi degli autovaloridella matrice del sistema lineare <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> riconoscere sempre <strong>il</strong> comportamento stab<strong>il</strong>edei punti fissi del sistema lineare, mentre a volte lo stu<strong>di</strong>o della matrice A del sistemalinearizzato non fornisce alcuna informazione sulla stab<strong>il</strong>ità del punto fisso attorno al qualeè stato linearizzato <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (non lineare) <strong>di</strong> partenza. Tutto ciò può essereinterpretato <strong>di</strong>cendo che in alcuni casi <strong>il</strong> sistema linearizzato attorno a un punto fisso nonapprossima bene <strong>il</strong> comportamento delle traiettorie del sistema <strong>di</strong> partenza vicine al puntofisso; l’esempio che segue <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> chiarire a fondo questo concetto.Esempio 2.29. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare stu<strong>di</strong>ato nell’Esempio 2.27. Come si è vistol’origine è l’unico punto fisso ed è instab<strong>il</strong>e, ma questo risultato non può essere riconosciuto sulla basedello stu<strong>di</strong>o degli autovalori del sistema linearizzato. D’altro canto <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema linearizzato l’origine èun punto fisso stab<strong>il</strong>e, infatti, ricordando la matrice A determinata nell’Esempio 2.27, si ha che <strong>il</strong> sistemalinearizzato è{ ẋ = −xẏ = 0e <strong>il</strong> corrispondente problema <strong>di</strong> Cauchy con dato iniziale (x(0), y(0)) = (x 0 , y 0 ) ha l’unica soluzionex(t) = x 0 exp{−t} e y(t) = y 0 .La soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy con medesimo dato iniziale <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> partenza(2.22), che è evidentemente non lineare, è completamente <strong>di</strong>versa; si trova fac<strong>il</strong>mente x(t) = x 0 exp{−t}e y(t) = a(y 0 )/ √ (1/y 0 ) 2 − 2t, dove a(y 0 ) = +1 se y 0 > 0, a(y 0 ) = 0 se y 0 − 0 e a(y 0 ) = −1 se y 0 < 0, Ledue soluzioni sono rappresentate in figura 2.14: dai grafici si ede imme<strong>di</strong>atamente che l’origine è stab<strong>il</strong>e<strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema linearizzato, mentre è instab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> quello originario. Il comportamento qualitativo delleorbite dei due sistemi <strong>di</strong>namici risulta, quin<strong>di</strong>, completamente <strong>di</strong>verso.Un approccio <strong>di</strong>verso alla stab<strong>il</strong>ità è costituito dalla teoria <strong>di</strong> Liapunov; piuttosto chestu<strong>di</strong>are <strong>il</strong> comportamento delle orbite in un intorno piccolo del punto fisso approssimandofismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 41


y✻✲ ✻ ✛❄✲ x✲✲✲✲✲y✻✛✛✛✛✛✲ xFig. 2.14. A sinistra: ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico (2.22); <strong>il</strong> punto fisso ha la natura <strong>di</strong> una sella.A destra: ritratto <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico ottenuto linearizzanto (2.22) attorno all’origine.<strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico con un sistema lineare, si cerca <strong>di</strong> dedurre <strong>il</strong> comportamento delsistema esibendo delle funzioni definite sullo spazio delle fasi che abbiano comportamentipeculiari lungo ciascuna traiettoria <strong>di</strong> fase, si pensi, <strong>per</strong> esempio, agli integrali primi chesono costanti lungo le linee <strong>di</strong> fase. La teoria <strong>di</strong> Liapunov <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are i punti fissi<strong>per</strong> i quali non è possib<strong>il</strong>e applicare <strong>il</strong> teorema sulla stab<strong>il</strong>ità lineare, <strong>per</strong> esempio i puntifissi stab<strong>il</strong>i <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong>namici che hanno un integrale primo o i punti fissi asintoticamentestab<strong>il</strong>i <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong>namici ottenuti aggiungendo un termine <strong>di</strong>ssipativo al campo delle<strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico che ammette una costante del moto.Teorema 2.30 (Liapunov sulla stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi) Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico(2.6) con campo delle <strong>di</strong>rezioni f : I ⊂ R n → R n continuo e <strong>di</strong> Lipschitz su I e sia x eun suo punto fisso. Si supponga che esiste una funzione w : I ′ ⊂ I → R <strong>di</strong> classe C 1sull’intorno sferico (a<strong>per</strong>to) I ′ <strong>di</strong> x e tale che– w(x e ) = 0 e w(x) > 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ I ′ \ {x e };– L f w(x) ≤ 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ I ′ ;allora <strong>il</strong> punto fisso x e è stab<strong>il</strong>e. Se, inoltre, la funzione w è tale che– L f w(x) < 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ I ′ \ {x e }allora <strong>il</strong> punto fisso x e è asintoticamente stab<strong>il</strong>e.Dimostrazione. Si <strong>di</strong>mostra dapprima la prima parte del teorema. Sia ε > 0 tale chela palla <strong>di</strong> centro x e e raggio ε sia tutta contenuta nell’a<strong>per</strong>to I ′ , cioè B ε (x e ) ⊂ I ′ . Ilproblema sta nel determinare un numero reale e positivo δ tale che <strong>il</strong> moto emergente daun qualunque dato iniziale nella palla <strong>di</strong> raggio δ centrata nel punto fisso resta confinatonella palla B ε (x e ).Si considera la frontiera ∂B ε (x e ), che è un insieme chiuso e limitato, e <strong>il</strong> minimo m > 0che la funzione w assume su ∂B ε (x e ); tale minimo esiste <strong>per</strong> la continuità <strong>di</strong> w. Dalmomento che <strong>per</strong> ipotesi w(x e ) = 0 < m si ha che l’insieme A := {x ∈ I ′ : w(x) < m/2}contiene x e ; inoltre dalla continuità <strong>di</strong> w segue che A è un insieme a<strong>per</strong>to. Allora esisteun numero reale δ > 0 tale che la palla <strong>di</strong> raggio δ centrata in x e è tutta contenuta in A,cioè B δ (x e ) ⊂ A.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 42


La palla B δ (x e ) è proprio quella che fa al nostro gioco; l’idea alla base del seguito della<strong>di</strong>mostrazione è la seguente: se <strong>il</strong> sistema parte da un punto <strong>di</strong> B δ (x e ) parte da un puntoin cui la funzione w vale meno <strong>di</strong> m; <strong>per</strong> uscire da B ε (x e ) deve deve giungere sulla suafrontiera e quin<strong>di</strong> toccare punti in cui w vale m, cioè <strong>il</strong> valore <strong>di</strong> w deve aumentare durante<strong>il</strong> moto e cio è in contrad<strong>di</strong>zione con la seconda ipotesi del teorema. Più precisamente:<strong>per</strong> assurdo esiste un moto ϕ : J → R n con dato iniziale ϕ(0) = x 0 ∈ B δ (x e ) tale che <strong>per</strong>¯t ∈ J finito giunge sulla frontiera <strong>di</strong> B ε (x e ), cioè ϕ(¯t) ∈ ∂B ε (x e ). Allora∫ ¯t0L f w(ϕ(t)) dt =∫ ¯t0ddt w(ϕ(t)) dt = w(ϕ(¯t)) − w(ϕ(0)) > m 2che è in palese contrad<strong>di</strong>zione con la seconda ipotesi del teorema. Quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> moto è definitosu [t 0 , +∞) e <strong>il</strong> punto fisso è stab<strong>il</strong>e.Si <strong>di</strong>mostra, ora, la seconda parte del teorema. Si sceglie ε > 0 come in precedenzae <strong>per</strong> la stab<strong>il</strong>ità appena <strong>di</strong>mostrata esiste δ > 0 tale che <strong>per</strong> ogni x 0 ∈ B δ (x e ) <strong>il</strong> motoϕ : [t 0 , +∞) → R con dato iniziale ϕ(0) = x 0 resta nella palla B ε (x e ) <strong>per</strong> ogni t ≥ 0.Per assurdo esiste un numero reale λ > 0 tale che <strong>il</strong> moto non entra mai nella pallaB λ (x e ); allora <strong>per</strong> ogni t ≥ t 0 si ha ϕ(t) ∈ B ε (x e ) \ B λ (x e ). Postoα :=max L f w(x) < 0x∈ ¯B ε(x e)\B λ (x e)dove si è usata la terza ipotesi del teorema, si ha che <strong>per</strong> ogni t ≥ t 0w(ϕ(t)) − w(ϕ(t 0 )) =∫ tt 0∫dtds w(ϕ(s)) ds =t 0L f w(ϕ(s)) ds ≤ α(t − t 0 )Da cui si deduce che, <strong>per</strong> t abbastanza grande, w(ϕ(t)) è minore <strong>di</strong> zero e ciò è assurdo<strong>per</strong>ché <strong>per</strong> ipotesi w è definita positiva in I ′ .Teorema 2.30 □Teorema 2.31 (Liapunov sulla instab<strong>il</strong>ità) Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.6) concampo delle <strong>di</strong>rezioni f : I ⊂ R n → R n continuo e <strong>di</strong> Lipschitz su I e sia x e un suo puntofisso. Si supponga che esiste una funzione w : I ′ ⊂ I → R <strong>di</strong> classe C 1 sull’intorno sferico(a<strong>per</strong>to) I ′ <strong>di</strong> x e tale che– w(x e ) = 0 e w(x) > 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ I ′ \ {x e };– L f w(x e ) ≥ 0 e L f w(x) > 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ I ′ \ {x e };allora <strong>il</strong> punto fisso x e è instab<strong>il</strong>e.Dimostrazione. Si può costruire una <strong>di</strong>mostrazione in analogia con quanto fatto <strong>per</strong> <strong>il</strong>Teorema 2.30, ma in realtà è sufficiente osservare che se si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicoottenuto cambiando <strong>il</strong> segno alla variab<strong>il</strong>e temporale, τ = −t, si hadxdτ = dx dtdt dτ = −dx dt = −f(x)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 43


Per <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico così ottenuto valgono le tre ipotesi del Teorema 2.30 e quin<strong>di</strong><strong>il</strong> punto fisso x e è asintoticamente stab<strong>il</strong>e. Se x e è asintoticamente stab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> dx/dτ =−f(x), allora sarà instab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> partenza.Teorema 2.31 □Una funzione che sod<strong>di</strong>sfi ai primi due requisiti nell’enunciato del teorema precedenteè detta <strong>di</strong> Liapunov <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto fisso x e , se sod<strong>di</strong>sfa anche all’ulteriore terzo requisito èdetta <strong>di</strong> Liapunov in senso stretto. È imme<strong>di</strong>ato che <strong>il</strong> teorema precedente <strong>per</strong>mette <strong>di</strong><strong>di</strong>mostrare la stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> un punto fisso che sia un minimo relativo proprio <strong>di</strong> un integraleprimo u, infatti l’essere minimo relativo proprio implica che u sod<strong>di</strong>sfa alla prima ipotesidel teorema, <strong>il</strong> fatto che u è un integrale primo implica che è sod<strong>di</strong>sfatta anche la secondaipotesi.Esempio 2.32. Si <strong>di</strong>scutono alcuni sistemi <strong>di</strong>namici stu<strong>di</strong>ati negli esempi precedenti alla luce del teorema<strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> Liapunov. È fac<strong>il</strong>e <strong>di</strong>mostrare che (1, 1) è punto fisso stab<strong>il</strong>e del sistema <strong>di</strong> Lotka–Volterra(2.10): l’integrale primo ha un minimo realtivo proprio in (0, 0), ma u(0, 0) ≠ 0; ciò non è grave, èsufficiente considerare w(x, y) = u(x, y) − u(0, 0) = α(x − log x) + y − log y − α − 1. Ovviamente w ha unminimo relativo proprio in (1, 1), in tale punto assume valore 0 e inoltre L f w(x, y) = 0 <strong>per</strong>ché anche w èun integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> Lotka–volterra; in conclusione w è una funzione <strong>di</strong> Liapunove quin<strong>di</strong> (1, 1) è un punto critico stab<strong>il</strong>e.È imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong>mostrare che (0, 0) è punto fisso stab<strong>il</strong>e del sistema <strong>di</strong>namico (2.16) usando l’integraleprimo come funzione <strong>di</strong> Liapunov. Per quanto riguarda i punti fissi del tipo (¯x, 0), con ¯x > 0, si può usarecome funzione <strong>di</strong> Liapunov <strong>il</strong> paraboloide centrato nel punto fisso w(x, y) := (x − ¯x) 2 + y 2 ; si verificafac<strong>il</strong>mente che le ipotesi del Teorema 2.30 sono sod<strong>di</strong>sfatte, in particolareL f w(x, y) = ∇w(x, y) · f(x, y) = 2(x − ¯x)e x y 2 − 2ye x xy = −2¯xy 2 e x ≤ 0∀x, y ∈ Rdove si è usato che ¯x è positivo; è un ut<strong>il</strong>e esercizio tentare <strong>di</strong> capire <strong>per</strong> quale motivo la derivata <strong>di</strong> Liedel paraboloide rispetto al campo f del sistema <strong>di</strong>namico (2.16) risulta minore o uguale a zero, si ricor<strong>di</strong>che le orbite <strong>di</strong> fase del sistema <strong>di</strong>namico sono archi <strong>di</strong> circonferenza che tendono all’asse x da sotto e dasopra l’asse.Si considera, ora, <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.18) stu<strong>di</strong>ato in dettaglio nell’Esempio 2.19; l’origine (0, 0) èun punto fisso del sistema <strong>di</strong>namico, ma l’integrale primo u(x, y) = (x 2 − 1) 2 − 1 ha un punto <strong>di</strong> massimorelativo proprio in (0, 0) e u(0, 0) = 1, quin<strong>di</strong> non è una funzione <strong>di</strong> Liapunov. Si osserva, <strong>per</strong>ò, che seu è integrale primo allora sarà integrale primo anche w(x, y) := −[u(x, y) − 1], cioè L f w(x, y) = 0, dovef è <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni del sistema <strong>di</strong>namico in questione. D’altro canto w ha un minimo relativoproprio in (0, 0) e w(0, 0) = 0; in coclusione w è una funzione <strong>di</strong> Liapunov e quin<strong>di</strong> (0, 0) è stab<strong>il</strong>e.Esempio 2.33. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare{ ẋ = −x 3 + xyẏ = −y 3 − x 2 (2.24)Il sistema <strong>di</strong>namico è nella forma (2.6) con campo delle <strong>di</strong>rezioni f(x, y) = (−x 3 + xy, −y 3 − x 2 ). Sideterminano i punti fissi e se ne stu<strong>di</strong>a la stab<strong>il</strong>ità. Punti fissi:{ x(−x 2 + y) = 0f(x, y) = 0 ⇒y 3 + x 2 ⇒ x = 0 e y = 0= 0Quin<strong>di</strong> l’origine è l’unico punto fisso. Per stu<strong>di</strong>arne la stab<strong>il</strong>ità si considera dapprima sistema linearizzatonell’intorno dell’origine; si calcolano le derivate del campo delle <strong>di</strong>rezioni∂f 1∂x = −3x2 + y,∂f 1∂y = x, ∂f 2∂x = −2x2 ,∂f 2∂y = 3y2fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 44


e si stu<strong>di</strong>a la matrice associata al sistema linearizzato( ) 0 0A =⇒ det(A − λ1I) = λ 2 = 0 ⇒ λ 1 = λ 2 = 00 0Il Teorema 2.23 non <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> trarre conclusioni a proposito della stab<strong>il</strong>ità dell’origine.Si cerca, allora, una funzione <strong>di</strong> Liapunov; tipicamente conviene provare con funzioni <strong>di</strong> secondogrado contenenti solo le potenze <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne 2 (paraboloide), cioè w(x, y) = ax 2 + by 2 , con a, b > 0; conquesta scelta, infatti, si è sicuri che l’origine sia un punto <strong>di</strong> minimo relativo proprio <strong>per</strong> w. AlloraL f w(x, y) = (2ax, 2by) · (−x 3 + xy, −y 3 − x 2 ) = −2ax 4 + 2ax 2 y − 2by 4 − 2bx 2 yIn questo caso se si sceglie a = b > 0 <strong>il</strong> gioco è fatto, infatti:L f w(x, y) = −2ax 4 + 2ax 2 y − 2ay 4 − 2ax 2 y = −2a(x 4 + y 4 )È imme<strong>di</strong>ato osservare che w è una funzione <strong>di</strong> Liapunov in senso stretto <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto fisso (0, 0) e quin<strong>di</strong>,in virtù del Teorema 2.30, (0, 0) è un punto fisso asintoticamente stab<strong>il</strong>e.Esempio 2.34. Moto armonico semplice. Si considera l’equazione <strong>di</strong>fferenziale lineare del secondo or<strong>di</strong>neche descrive <strong>il</strong> moto armonico semplice <strong>di</strong> una palla <strong>di</strong> massa m sottoposta all’azione <strong>di</strong> una molla <strong>di</strong>costante elastica κ:m¨z + κz = 0 (2.25)con m, κ ∈ R + .In primo lujogo si osserva che l’equazione (2.25) può essere scritta nella forma (2.6) introducendo ledue nuove variab<strong>il</strong>i q = z e p = mż, rispettivamente la posizione e l’impulso della palla. Infatti{ q = zp = mż⇒ { ˙q = żṗ = m¨z = −κz⇒{ ˙q = p/mṗ = −κq(2.26)Il sistema (2.26) è un sistema <strong>di</strong>namico nella forma (2.6) con x = (q, p) ∈ R 2 e campo delle <strong>di</strong>rezionif(q, p) = (p/m, −κq).Si scrive ora l’energia meccanica totale che, come è stato già <strong>di</strong>mostrato nell’Esempio 2.16, è unintegrale primo. Si osserva che detta u(q) = κq 2 /2, si ha du/dq = κq, allora l’energia meccanica totale èh(q, p) = 12m p2 + 1 2 κq2 (2.27)I punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio sod<strong>di</strong>sfano <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> equazioni f(q, p) = 0, ovvero{ {f1 (q, p) = 0 p/m = 0f 2 (q, p) = 0 ⇒ ⇒ P = (0, 0)−κq = 0è l’unico punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio.Per stu<strong>di</strong>are la stab<strong>il</strong>ità del punto fisso si linearizza <strong>il</strong> sistema in un intorno dell’origine. In realtà <strong>il</strong>sistema (2.26) è lineare e può essere scritto nella forma ẋ = Ax con A la matrice 2 × 2 reale( )0 1/mA =−κ 0Si scrive, quin<strong>di</strong>, l’equazione secolare e si determinano gli autovalori della matrice A:( )−λ 1/mdet(A − λ1I) = det= λ 2 + κ √ κ−κ −λm = 0 ⇒ λ 1,2 = ±imGli autovalori <strong>di</strong> A sono complessi coniugati con parte reale nulla. Il Teorema 2.23 non <strong>per</strong>mette <strong>di</strong>concludere nulla sulla stab<strong>il</strong>ità dell’origine, ma, ricordando che <strong>il</strong> sistema sotto esame è un sistema lineare,fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 45


e 3e 2e 1p✻✲✲✲✛ P✛✛✲qFig. 2.15. Curve <strong>di</strong> livello <strong>per</strong> <strong>il</strong> moto armonico semplice; P = (0, 0) è un punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e;h(P ) = 0 e e 3 > e 2 > e 1 > 0.si può invocare <strong>il</strong> Teorema 2.28 e concludere che (0, 0) è un punto fisso stab<strong>il</strong>e ma non asintoticamentestab<strong>il</strong>e.A titolo <strong>di</strong> esercizio si mostra come <strong>il</strong> problema possa essere affrontato con la teoria <strong>di</strong> Liapunov.Il punto P è estremale <strong>per</strong> la funzione h(q, p). Per stu<strong>di</strong>arne le proprietà si scrive la matrice hessianaH(q, p)<strong>per</strong>tanto∂ 2 h∂q 2 = κ∂ 2 h∂p 2 = 1 mH(q, p) =∂ 2 h∂q∂q = ∂2 h∂p∂q = 0( κ 00 1/mInoltre det (H(0, 0)) = κ/m > 0 e H 1,1 (0, 0) = κ > 0 implicano che P è un punto <strong>di</strong> minimo <strong>per</strong> lafunzione h(q, p). Si <strong>di</strong>mostra che la funzione w(q, p) = h(q, p)−h(0, 0) è una funzione <strong>di</strong> Liapunov, quin<strong>di</strong>usando <strong>il</strong> Teorema 2.30 si conclude che P è un punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e.In primo luogo si osserva che h(0, 0) = 0. Fissato un numero reale e > 0 la curva <strong>di</strong> livello con energiae ha equazione12m p2 + 1 2 κq2 = e (2.28)Per ogni e > 0 la curva <strong>di</strong> livello è un’ellisse centrata nell’origine (si veda la figura 2.15). Per e < 0 nonsi hanno curve <strong>di</strong> livello. Per e = 0 la curva <strong>di</strong> livello coincide con <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e. Orbite<strong>per</strong>io<strong>di</strong>che: <strong>per</strong> ogni valore <strong>di</strong> e > 0 la corrispondente curva <strong>di</strong> livello è una curva chiusa e regolare. Su<strong>di</strong> essa giace un’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca. Pertanto l’insieme dei dati iniziali che danno luogo a orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>cheè Π = R \ {P }.Si consideri e > 0. Lungo l’orbita con energia e si ha p = ± √ m(2e − κq 2 ). Per ragioni <strong>di</strong> simmetria <strong>il</strong><strong>per</strong>iodo T è dato dal doppio del tempo impiegato a <strong>per</strong>correre l’arco su<strong>per</strong>iore della traiettoria <strong>di</strong> equazionep = √ m(2e − κq 2 ). Il punto iniziale è (− √ 2e/κ, 0), mentre quello finale è ( √ 2e/κ, 0). Usando la primadelle (2.26) si hadqdt = 1 √2e − κqm p = 2⇒m∫ T/20∫ √ 2e/κdt =− √ 2e/κEseguendo la sostituzione q = √ 2e/κ sin θ si ottiene)∫ √ 2e/κdq√(2e − κq2 )/m = 20dq√(2e − κq2 )/mT2 = √4mκSi osservi che <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo è in<strong>di</strong>pendente da e.∫ π/20√ mdθ ⇒ T = 2πκEsempio 2.35. Pendolo semplice. Si considera <strong>il</strong> pendolo semplice <strong>di</strong> lunghezza l e massa m; detto θl’angolo tra la <strong>di</strong>rezione del pendolo e la verticale <strong>di</strong>scendente si ha che <strong>il</strong> moto è regolato dall’equazione ¨θ =fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 46


−ω 2 sin θ, dove ω = √ g/l è la pulsazione e g l’accelerazione <strong>di</strong> gravità. Procedendo come nell’Esempio 2.1<strong>il</strong> problema può essere ricondotto allo stu<strong>di</strong>o del sistema <strong>di</strong>namico planare{ ˙q = pṗ = −ω 2 (2.29)sin qdove si è posto q = θ e p = ˙θ. Lo stu<strong>di</strong>o dettagliato <strong>di</strong> problemi meccanici uni<strong>di</strong>mensionali verrà affrontatonel paragrafo 3, in questo esempio ci si limita a stu<strong>di</strong>are la stab<strong>il</strong>ità dell’origine.In primo luogo si osserva che l’origine dello spazio delle fasi, ovvero <strong>il</strong> punto q = 0 e p = 0, è un puntofisso del sistema <strong>di</strong>namico, infatti posto f(q, p) = (p, −ω 2 sin q) <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni, si ha f(0, 0) = 0.Per stu<strong>di</strong>are la stab<strong>il</strong>ità dell’origine si può usare l’approccio <strong>di</strong> Liapunov. Si osserva dapprima che lafunzione h(q, p) = p 2 /2 − ω 2 cos q è un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico, infattiL f h(q, p) = ∇h(q, p) · f(q, p) = (ω 2 sin q)p + p(−ω 2 sin q) = 0Si considera, poi, la funzione w = h − h(0, 0) = h + ω 2 e si <strong>di</strong>mostra che è una funzione <strong>di</strong> Liapunov. Inprimo luogo w(0, 0) = h(0, 0) − h(0, 0) = 0; in secondo luogo∂ 2 w∂q 2 = ω2 cos q,∂ 2 w∂p 2 = 1, ∂ 2 w∂q∂p = 0allora <strong>il</strong> determinante hessiano calcolato nell;origine vale ω 2 , quin<strong>di</strong> è positivo. In conclusione l’origine èun punto <strong>di</strong> minimo relativo proprio <strong>per</strong> la funzione w, quin<strong>di</strong> w è una funzione <strong>di</strong> Liapunov <strong>per</strong> l’origineche, a sua volta, è un punto fisso stab<strong>il</strong>e.Si considera, ora, <strong>il</strong> pendolo semplice sottoposto all’azione <strong>di</strong> una forza <strong>di</strong>ssipativa proporzionale a ˙θme<strong>di</strong>ante un coefficiente positivo b > 0. In questo caso la descrizione in termini <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong>namico èanaloga con l’unica (fondamentale) <strong>di</strong>fferenza che <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni è f(q, p) = (p, −ω 2 sin q − bp).In questo caso la funzione w non è più un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico, ma resta una funzione<strong>di</strong> Liapunov <strong>per</strong> l’origine, infattiL f w(q, p) = ∇w(q, p) · f(q, p) = (ω 2 sin q)p + p(−ω 2 sin q − bp) = −bp 2 ≤ 0In virtù del Teorema 2.30, allora, si conclude che l’origine è un punto fisso stab<strong>il</strong>e. In questo caso cisi aspetta che l’origine sia anche asintoticamente stab<strong>il</strong>e, purtroppo non è possib<strong>il</strong>e riconoscere questaproprietà sulla base del Teorema 2.30 <strong>per</strong>ché la terza ipotesi sulla funzione w non è sod<strong>di</strong>sfatta, piùprecisamente L f w è uguale a zero sui punti dell’asse q, quin<strong>di</strong> w è una funzione <strong>di</strong> Liapunov <strong>per</strong> l’originema non è <strong>di</strong> Liapunov in senso stretto. Questa incapacità del teorema <strong>di</strong> Liapunov a trattare i puntiasintoticamente stab<strong>il</strong>i del pendolo <strong>di</strong>ssipativo è in realtà comune a tutti i sistemi meccanici <strong>di</strong>ssipativi;nel seguito si vedrà come <strong>il</strong> problema possa essere risolto <strong>per</strong> mezzo del Teorema 2.36 <strong>di</strong> Barbasin.Al fine <strong>di</strong> enunciare <strong>il</strong> teorema <strong>di</strong> Barbasin si introduce <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> insieme positivamenteinvariante Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.6) con f <strong>di</strong> Lipschitz su I ⊂ R n ,si <strong>di</strong>ce che I ′ ⊂ I è positivamente invariante sotto l’evoluzione del sistema <strong>di</strong>namico(2.6) se e solo <strong>per</strong> ogni x 0 ∈ I ′ l’unica soluzione ϕ : [t 0 , +∞) → R del problema <strong>di</strong> Cauchyassociato a (2.6) con dato iniziale x(t 0 ) = x 0 è definita globalmente su [t 0 , +∞) e inoltreϕ(t) ∈ I ′ <strong>per</strong> ogni t ≥ t 0 . Ciascuna componente connessa <strong>di</strong> una su<strong>per</strong>ficie <strong>di</strong> livello è uninsieme positivamente invariante.Teorema 2.36 (Barbasin–Krasovskij) Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.6) con campodelle <strong>di</strong>rezioni f : I ⊂ R n → R n continuo e <strong>di</strong> Lipschitz su I e sia x e un suo puntofisso. Si supponga che esiste una funzione w : I ′ ⊂ I → R <strong>di</strong> classe C 1 sull’intornofismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 47


sferico (a<strong>per</strong>to) I ′ <strong>di</strong> x e <strong>di</strong> Liapunov <strong>per</strong> x e . Si suppone, inoltre, che esiste un insiemecompatto C ⊂ I ′ tale che x e ∈ C, C è positivamente invariante e in C \ {x e } non esistonotraiettorie lungo cui w è costante a eccezione del punto critico x e . Allora <strong>il</strong> punto fisso x eè asintoticamente stab<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> suo bacino d’attrazione contiene C.Prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare <strong>il</strong> teorema <strong>di</strong> Barbasin è ut<strong>il</strong>e <strong>di</strong>scutere in modo molto sinteticol’applicazione al problema del pendolo <strong>di</strong>ssipativo introdotto nell’Esempio 2.35; <strong>per</strong> una<strong>di</strong>scussione più dettagliata si rimanda all’<strong>Esercizi</strong>o 2.13. Si considera le funzione <strong>di</strong> Liapunovw(q, p) = p 2 /2−ω 2 cos q+ω 2 ; è fac<strong>il</strong>e vedere che la sua curva <strong>di</strong> livello w(q, p) = 2ω 2è chiusa e contiene l’origine. Inoltre in ogni suo punto <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni f puntaverso l’interno della regione C delimitata dalla curva <strong>di</strong> livello stessa. Se si osserva, infine,che gli unici punti <strong>di</strong> C in cui si abbia L f w = 0 sono quelli che giacciono sull’asse q eche in tali punti <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni è parallelo all’asse p, si conclude, in virtù delTeorema 2.36 che l’origine è un punto fisso asintoticamente stab<strong>il</strong>e e che la regione C ècontenuta nel bacino d’attrazione, quin<strong>di</strong> ne costituisce una stima.Prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare <strong>il</strong> Teorema 2.36 è necessario introdurre <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> insiemelimite. Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.6) con f <strong>di</strong> Lipschitz su I ⊂ R n , sia x ∈ I esia ϕ : R → R n l’unica soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy associato al sistema <strong>di</strong>namico(2.6) con dato iniziale ϕ(t 0 ) = x. Si <strong>di</strong>ce insieme ω–limite <strong>di</strong> x l’insieme ω(x) ⊂ R ncostituito da tutti i punti y ∈ R n tali che esiste una succesione monotona crescentet 0 ≤ t 1 ≤ · · · ≤ t k ≤ · · · <strong>di</strong>vergente positivamente tale che lim k→+∞ |ϕ(t k ) − y| = 0.Si <strong>di</strong>ce insieme α–limite <strong>di</strong> x l’insieme α(x) ⊂ R n costituito da tutti i punti y ∈ R ntali che esiste una succesione monotona decrescente t 0 ≥ t 1 ≥ · · · ≥ t k ≥ · · · <strong>di</strong>vergentenegativamente tale che lim k→+∞ |ϕ(t k ) − y| = 0.È imme<strong>di</strong>ato osservare che un punto fisso asintoticamente stab<strong>il</strong>e è l’insieme ω–limite<strong>di</strong> ciascun punto del suo bacino d’attrazione; se si considera, invece, una linea <strong>di</strong> faselungo cui si svolge un moto <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co passante <strong>per</strong> un punto x ∈ R n , allora l’insieme ω(x)è costituito dall’intera linea <strong>di</strong> fase. Per ulteriori esempi meno ovvi <strong>di</strong> insiemi limite sirimanda al paragrafo ??.Dimostrazione del Teorema 2.36. Sia x ∈ C e sia ϕ : [t 0 , +∞) → R n la soluzione delproblema <strong>di</strong> Cauchy associato al sistema <strong>di</strong>namico (2.6) con dato iniziale ϕ(t 0 ) = x.In primo luogo si <strong>di</strong>mostra che l’insieme ω–limite <strong>di</strong> x è non vuoto ed è contenuto inC. Dal momento che C è positivamente invariante, si ha che ϕ(t) ∈ C <strong>per</strong> ogni t ≥ t 0 ;allora data una successione monotona crescente {t k } <strong>di</strong>vergente positivamente si ha cheϕ(t k ) ∈ C <strong>per</strong> ogni k ∈ N. Ricordando che C è compatto si conclude che esiste unasottosuccessione t ks estratta da t k tale che ϕ(t ks ) converge a un punto <strong>di</strong> C. Si può quin<strong>di</strong>conludere cheω(x) ≠ ∅ e ω(x) ⊂ C (2.30)Si osserva, ora, che ϕ(t) ∈ C <strong>per</strong> ogni t ≥ t 0 e L f w(y) ≤ 0 <strong>per</strong> ogni y ∈ C si ha chew(ϕ(t)) è una funzione monotona del tempo e quin<strong>di</strong> esiste <strong>il</strong> limitew x := lim w(ϕ(t)) (2.31)t→+∞fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 48


Da questa proprietà segue che w è costante su ω(x): sia, infatti, y ∈ ω(x), <strong>per</strong> definizione<strong>di</strong> insieme limite esiste una successione monotona t k <strong>di</strong>vergente positivamente tale cheϕ(t k ) → y <strong>per</strong> k → +∞; allora, ricordando che w è continua,w(y) = w( lim ϕ(t k)) = lim w(ϕ(t k)) = w xk→+∞ k→+∞In conclusione w è costante su ω(x) e w(y) = w x <strong>per</strong> ogni y ∈ ω(x).Si suppone, infine, <strong>per</strong> assurdo che l’insieme limite ω(x) contenga un punto z ∈ C<strong>di</strong>verso da x e ; si raggiungerà una contrad<strong>di</strong>zione e <strong>per</strong> eliminare l’assurdo si dovrà dedurreche ω(x) non può contenere punti <strong>di</strong>versi da x e , ma dal momento che ω(x) ≠ ∅ si dovràconcludere ω(x) = {x e }. Da ciò seguirà imme<strong>di</strong>atamente la tesi. Per ottenere l’assurdo siconsidera l’unica orbita ψ del sistema <strong>di</strong>namico con dato iniziale ψ(t 0 ) = z; dal momentoche ψ(t 0 ) = z ∈ ω(x) e dall’invarianza degli insiemi limite, si veda 2 [4, Proprietà 16.19],si ha che ψ(t) ∈ ω(x) <strong>per</strong> ogni t ≥ t 0 . In conclusioneψ(t) ∈ ω(x) ∀t ≥ t 0 ⇒ w(ψ(t)) = w x ∀t ≥ t 0cioè w è costante lungo l’orbita uscente da z; ciò è in contrad<strong>di</strong>zione con le ipotesi delteorema.Teorema 2.36 □<strong>Esercizi</strong>o 2.12. Si consideri l’equazione <strong>di</strong>fferenziale lineare del secondo or<strong>di</strong>ne che descrive <strong>il</strong> moto <strong>di</strong> unapalla <strong>di</strong> massa m sottoposta all’azione <strong>di</strong> una forza derivante dal potenziale quartico u(x) = −az 2 + bz 4 ,con a, b > 0. Il moto è descritto dall’equazione <strong>di</strong> Newton:m¨z + dudz = 0 (2.32)Si risponda ai seguenti quesiti: 1. si riconduca la (2.32) a un sistema <strong>di</strong>namico planare. 2. Si determiniuna costante del moto. 3. Si determino i punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio e 4. se ne stu<strong>di</strong> la loro stab<strong>il</strong>ità. 5. Si <strong>di</strong>segninole curve <strong>di</strong> livello e si determini l’insieme Π dei dati iniziali che danno luogo a orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che. 6. Siscriva come integrale definito <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo dell’orbita con dato iniziale ( √ a/4b, 0).Soluzione: 1. L’equazione (2.32) può essere scritta nella forma (2.6) introducendo le due nuove variab<strong>il</strong>iq = z e p = mż, rispettivamente la posizione e l’impulso della palla. Infatti{ { { q = z ˙q = ż˙q = p/mp = mż⇒ ṗ = m¨z = − du⇒dz= +2az − 4bz3 ṗ = +2aq − 4bq 3 (2.33)Il sistema (2.33) è un sistema <strong>di</strong>namico nella forma (2.6) con x = (q, p) ∈ R 2 e campo delle <strong>di</strong>rezionif(q, p) = (p/m, 2aq − 4bq 3 ).2. Si può scrivere <strong>di</strong>rettamente l’energia meccanica del sistema oppure si usano le (2.14) con µ unafunzione costante. Per esempio si cerca h soluzione del sistema∂h∂q (q, p) = −f 2(q, p) = −2aq + 4bq 3e∂h∂p (q, p) = f 1(q, p) = p/mDalla prima si ottiene h(q, p) = −aq 2 + bq 4 + ψ(p) con ψ(p) una funzione incognita nella sola variab<strong>il</strong>e p.Sostituendo nella seconda si ha∂ψ∂p = 1 m p ⇒ ψ(p) = 12m p2 + cost2 Questa proprietà è una conseguenza abbastanza semplice del teorema sulla <strong>di</strong>pendenza continua daldato iniziale, cui si è fatto cenno nel capitolo 1, che non è viene <strong>di</strong>scusso in queste note.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 49


dove cost è una costante reale arbitraria. Scegliendo cost = 0 si ottiene proprio l’energia meccanicah(q, p) = 12m p2 − aq 2 + bq 4 (2.34)3. I punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio sod<strong>di</strong>sfano <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> equazioni f(q, p) = 0, ovvero{ { (√ )f1 (q, p) = 0 p/m = 0af 2 (q, p) = 0 ⇒ 2aq − 4bq 3 = 0 ⇒ P 1 = (0, 0), P 2 =2b , 0 e P 3 =( √ ) a−2b , 0sono i tre punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibirio.4. Si stu<strong>di</strong>a la stab<strong>il</strong>ità considerando <strong>il</strong> sistema linearizzato attorno ai punti critici; la matrice jacobiananel generico punto fisso ¯x = (¯q, ¯p) è(A(¯q, ¯p) =0 1/m2a − 12b¯q 2 0Si scrive, ora, l’equazione secolare e si determinano gli autovalori della matrice A(¯x):() √−λ 1/mdet(A(¯x) − λ1I) = det2a − 12b¯q 2 = λ 2 2a − 12b¯q22a − 12b¯q2− = 0 ⇒ λ 1,2 (¯x) = ±−λmmA questo punto si può stu<strong>di</strong>are la stab<strong>il</strong>ità dei tre punti critici P 1 , P 2 e P 3 : λ 1,2 (P 1 ) = ± √ 2a/m, esistealmeno un autovalore reale e positivo, quin<strong>di</strong> P 1 è un punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e; λ 1,2 (P 2 ) = ±2i √ a/m,gli autovalori hanno parte reale zero, quin<strong>di</strong> non si può <strong>di</strong>re nulla sulla stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> P 2 ; λ 1,2 (P 3 ) =±2i √ a/m, gli autovalori hanno parte reale zero, quin<strong>di</strong> non si può <strong>di</strong>re nulla sulla stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> P 3 .Stu<strong>di</strong>o della stab<strong>il</strong>ità sulla base della teoria <strong>di</strong> Liapunov. I punti P i , con i = 1, 2, 3, sono estremali<strong>per</strong> la funzione h(q, p); si scrive la matrice hessiana:e quin<strong>di</strong>∂ 2 h∂q 2 = −∂f 2∂= −2a + 12bq2∂qH(q, p) =( −2a + 12bq200 1/m2 h∂p 2 = ∂f 1∂p = 1 m)e)∂ 2 h∂q∂q = ∂2 h∂p∂q = 0det (H(q, p)) = 12bq2 − 2amPoiché det (H(P 2,3 )) = 4a/m > 0 e H 1,1 (P 2,3 ) = 4a > 0, P 2,3 sono punti <strong>di</strong> minimo <strong>per</strong> la funzioneh(q, p). Si <strong>di</strong>mostra che la funzione w(q, p) = h(q, p) − h(P 2,3 ) è una funzione <strong>di</strong> Liapunov <strong>per</strong> P 2 e <strong>per</strong>P 3 , quin<strong>di</strong> usando <strong>il</strong> Teorema 2.30 si conclude che P 2,3 sono punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e.5. In primo luogo si osserva che h(q, p) è funzione pari sia in q sia in p, quin<strong>di</strong> ci si limita a stu<strong>di</strong>arnele curve <strong>di</strong> livello nel quadrante q, p ≥ 0 (I quadrante); negli altri quadranti le curve verranno ottenute<strong>per</strong> simmetria. Si osserva, inoltre, che P 1 è punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e e che h 1 := h(P 1 ) = 0: le curve<strong>di</strong> livello più interessanti sono quelle passanti <strong>per</strong> i punti critici instab<strong>il</strong>i quin<strong>di</strong>– considero la curva <strong>di</strong> livello Γ h1 := {(q, p) ∈ R 2 : h(q, p) = h 1 }. Nel quadrante q, p ≥ 0 l’equazione<strong>di</strong> tale curva è p = q √ 2m(a − bq 2 ). La curva interseca l’asse p = 0 in q = 0 e q = √ a/b, non èdefinita all’esterno dell’intervallo [0, √ a/b] e è regolare in (0, √ a/b) (si veda la figura 2.16). SuΓ h1 giacciono tre orbite: due asintotiche a P 1 e una coincidente con <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>ex(t) = (0, 0).– Osservo che h(q, p) è nulla su Γ h1 e che h(P 2 ) = h(P 3 ) = −a 2 /4b < 0, quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> la continuitàdella costante del moto h(q, p) le curve <strong>di</strong> livello relative a energie negative si troveranno tutteall’interno <strong>di</strong> Γ h1 , mentre quelle relative a energie positive si troveranno tutte all’esterno.– Considero e ∈ R tale che −a 2 /4b < e < 0: le regioni contenute all’interno <strong>di</strong> Γ h1 contengonociascuna un solo punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e, quin<strong>di</strong> le curve <strong>di</strong> livello relative a valori negatividell’energia sono curve chiuse, regolari che ruotano attorno al relativo punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e,si veda <strong>il</strong> Teorema 2.22. Su ciascuna componente connessa <strong>di</strong> ogni curva <strong>di</strong> livello giace un’orbita<strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca attorno al relativo punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 50


✲✲✛✛P 3p✻✲✲✛✛P 2✲qFig. 2.16. Curve <strong>di</strong> livello <strong>per</strong> <strong>il</strong> potenziale quartico.– Sia e > 0: le curve <strong>di</strong> livello h(q, p) = e le <strong>di</strong>segno <strong>per</strong> continuità.– I versi sulle curve <strong>di</strong> livello vengono determinati osservando che ˙q = p/m è positivo nel semipianop > 0 e negativo in quello p < 0.Dalla <strong>di</strong>scussione precedente si ha che l’insieme dei dati iniziali che generano orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che è tuttolo spazio delle fasi a eccezione dei punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio e dei punti della curva <strong>di</strong> livello con energia zero;ovvero Π = R 2 \ (Γ h1 ∪ {P 2 , P 3 }).6. Si consideri l’orbita generata dal dato iniziale x 0 = ( √ a/4b, 0). Poiché √ a/4b < √ a/2b < √ a/b<strong>il</strong> punto x 0 = ( √ a/4b, 0) si trova all’interno della regione delimitata dalla curva <strong>di</strong> livello passante<strong>per</strong> l’origine, quin<strong>di</strong> esso origina un’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca. Alternativamente si può osservare che h(x 0 ) =−3a 2 /16b > h(P 2 ) = −a 2 /4b implica x 0 ∈ Π. Determino i punti <strong>di</strong> inversione dell’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>carisolvendo l’equazione h(q, 0) = −3a 2 /16b. Oltre all’ovvia soluzione q 0 = √ a/4b si trova q 1 = √ 3a/4b.Pertanto, osservato che h(q, p) = −3a 2 /16b implica p = √ 2m[−bq 4 + aq 2 − 3a 2 /16b] si ha√dqdt = 1 []m p = 2m −bq 4 + aq 2 − 3a2 ⇒16b∫ T/20∫ √ 3a/4bdqdt = √ √a/4b 2m [ ]−bq 4 + aq 2 − 3a216be quin<strong>di</strong>∫ √ 3a/4bT = 2 √a/4b√dq2m [ ]−bq 4 + aq 2 − 3a216b<strong>Esercizi</strong>o 2.13. Si consideri <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> un pendolo <strong>di</strong> massa m = 1 e lunghezza l = 1 osc<strong>il</strong>lante inun piano vincolato a ruotare con velocità angolare costante ω > 0 attorno a un asse. Il moto è descrittodall’equazione <strong>di</strong> Newton:¨θ = ω 2 sin θ cos θ − g sin θ (2.35)ove θ è l’angolo tra <strong>il</strong> pendolo e l’asse <strong>di</strong> rotazione. Si risponda ai seguenti quesiti: 1. si riconduca la(2.35) a un sistema <strong>di</strong>namico planare. 2. Si determini una costante del moto. 3. Si determino i punti<strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio e 4. se ne stu<strong>di</strong> la loro stab<strong>il</strong>ità. 5. Si <strong>di</strong>segnino le curve <strong>di</strong> livello e si determini l’insiemedei dati iniziali che danno luogo a orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che. 6. Si stu<strong>di</strong> <strong>il</strong> caso in cui venga introdotto una forzaresistiva −α ˙θ con α > 0. In particolare si determinino eventuali punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio asintoticamente stab<strong>il</strong>ie se ne stimi <strong>il</strong> bacino d’attrazione.Soluzione: stu<strong>di</strong>o <strong>il</strong> problema nell’intervallo θ ∈ [0, π]. Per θ < 0 si ottengono gli stessi risultati <strong>per</strong>chél’equazione del moto è simmetrica nello scambio θ → −θ.1. L’equazione (2.35) può essere scritta nella forma (2.6) introducendo le due nuove variab<strong>il</strong>i q = θ ep = ˙θ; infatti{ { { q = θ ˙q =p = ˙θ ⇒ ˙θ˙q = pṗ = ¨θ = ω 2 sin θ cos θ − g sin θ⇒ ṗ = ω 2 (2.36)sin q cos q − g sin qfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 51


Il sistema (2.36) è un sistema <strong>di</strong>namico nella forma (2.6) con x = (q, p) ∈ R 2 e f(q, p) = (p, ω 2 sin q cos q −g sin q).2. Si usano le (2.14) con µ = 1, cioè si cerca h(q, p) soluzione del sistema∂h∂q (q, p) = −f 2(q, p) = −ω 2 sin q cos q + g sin qe∂h∂p (q, p) = f 1(q, p) = pDalla prima si ottiene h(q, p) = −g cos q + (ω 2 /4) cos 2q + ψ(p) con ψ(p) una funzione incognita nella solavariab<strong>il</strong>e p. Sostituendo nella seconda si ha∂ψ∂p = p ⇒ ψ(p) = 1 2 p2 + costdove cost è una costante reale arbitraria. Scegliendo cost = 0 si ottieneh(q, p) = 12m p2 − g cos q + ω2cos 2q (2.37)4si noti che h(q, p) è l’energia totale della particella.3. I punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio sod<strong>di</strong>sfano <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> equazioni f(q, p) = 0, ovvero{ {f1 (q, p) = 0 p = 0f 2 (q, p) = 0 ⇒ ω 2 sin q cos q − g sin q = 0Per risolvere <strong>il</strong> sistema precedente bisogna <strong>di</strong>stinguere due casi: definisco ρ := g/ω 2 e osservo che nel casoρ > 1 (piccola forza centrifuga) esistono due soli punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio: P 1 = (0, 0) e P 2 = (π, 0). Nel casoρ < 1 (grande forza centrifuga) esiste un ulteriore punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio P 3 = (arcsin ρ, 0).4. Si stu<strong>di</strong>a la stab<strong>il</strong>ità considerando <strong>il</strong> sistema linearizzato attorno ai punti critici; la matrice jacobiananel generico punto fisso ¯x = (¯q, ¯p) èA(¯q, ¯p) =⎛⎜⎝∂f 1∂q (¯q, ¯p) ⎞∂f 1∂p(¯q, ¯p)∂f 2∂q (¯q, ¯p) ∂f 2∂p (¯q, ¯p)(⎟⎠ =0 1ω 2 (cos 2¯q − ρ cos ¯q) 0Si scrive l’equazione secolare e si determinano gli autovalori della matrice A(¯x):()−λ 1det(A(¯x) − λ1I) = detω 2 = λ 2 − ω 2 (cos 2¯q − ρ cos ¯q) = 0(cos 2¯q − ρ cos ¯q) −λ⇒ λ 1,2 (¯x) = ± √ ω 2 (cos 2¯q − ρ cos ¯q) = ±ω √ cos 2¯q − ρ cos ¯qA questo punto si può stu<strong>di</strong>are la stab<strong>il</strong>ità dei punti critici: in primo luogoλ 1,2 (P 1 ) = ±ω √ 1 − ρ, λ 1,2 (P 2 ) = ±ω √ 1 + ρ e λ 1,2 (P 3 ) = ±iω √ 1 − ρ 2con l’ultimo autovalore che ha senso soltanto nel caso ρ < 1. Quin<strong>di</strong>– se 0 < ρ < 1 allora P 1 e P 2 sono instab<strong>il</strong>i, mentre su P 3 non si può <strong>di</strong>re nulla;– se ρ ≥ 1 allora P 2 è instab<strong>il</strong>e, mentre su P 1 non si può <strong>di</strong>re nulla.Stu<strong>di</strong>o della stab<strong>il</strong>ità sulla base della teoria <strong>di</strong> Liapunov. I punti P i , con i = 1, 2, 3, sono estremali<strong>per</strong> la funzione h(q, p). Per stu<strong>di</strong>arne le proprietà si scrive la matrice hessiana:)<strong>per</strong>tanto∂ 2 h∂q 2 = −∂f 2∂q = −ω2 (cos 2q − ρ cos q)H(q, p) =( −ω 2 (cos 2q − ρ cos q) 00 1)∂ 2 h∂p 2 = ∂f 1∂p = 1∂ 2 h∂q∂q = ∂2 h∂p∂q = 0e det (H(q, p)) = −ω 2 (cos 2q − ρ cos q)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 52


−πp✲✻✲✲ ✲✛0 π q✛✛Fig. 2.17. Curve <strong>di</strong> livello <strong>per</strong> <strong>il</strong> pendolo rotante nel caso ρ ≥ 1. I versi non in<strong>di</strong>cati in figura si ottengono<strong>per</strong> continuità.Osservo che nel caso ρ < 1 si ha det (H(P 3 )) = H 1,1 (P 3 ) = ω 2 (1 − ρ 2 ) > 0, allora P 3 è punto <strong>di</strong> minimo<strong>per</strong> la funzione h(q, p). Si <strong>di</strong>mostra che la funzione w(q, p) = h(q, p) − h(P 3 ) è una funzione <strong>di</strong> Liapunov<strong>per</strong> P 3 , quin<strong>di</strong> usando <strong>il</strong> Teorema 2.30 si conclude che P 3 è punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e nel caso ρ < 1.Inoltre osservo che det (H(P 1 )) = H 1,1 (P 1 ) = ω 2 (ρ − 1), quin<strong>di</strong> si può concludere che nel caso ρ > 1 <strong>il</strong>punto P 1 è stab<strong>il</strong>e. Nel caso ρ = 1 non si può <strong>di</strong>re nulla <strong>per</strong>ché det (H(P 1 )) = H 1,1 (P 1 ) = 0, ma questocaso può essere <strong>di</strong>scusso in modo <strong>di</strong>retto, infatti osservo che h(q, p) = p 2 /2 + (ω 2 /4)(2 cos 2 q − 4 cos q − 1)e h(P 1 ) = −3ω 2 /4. Quin<strong>di</strong>,h(q, p) − h(P 1 ) = 1 2 p2 + 1 2 ω2 (2 cos q − 1) 2 > 0 ∀(q, p) ≠ (0, 0)Allora P 1 è un punto <strong>di</strong> minimo <strong>per</strong> h(q, p) è quin<strong>di</strong> è un punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e. Si riassumono, infine,i risultati relativi alla stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi:– ρ < 1: P 1 e P 2 instab<strong>il</strong>i, P 3 stab<strong>il</strong>e.– ρ ≥ 1: P 1 stab<strong>il</strong>e, P 2 instab<strong>il</strong>e.5. Stu<strong>di</strong>o delle curve <strong>di</strong> livello nel caso ρ = 1. Nel caso ρ > 1 si ottengono risultati analoghi. Il puntoP 2 è punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e e h 2 := h(P 2 ) = 5ω 2 /4: le curve <strong>di</strong> livello più interessanti sono quellepassanti <strong>per</strong> i punti critici instab<strong>il</strong>i.– Si considera la separatrice Γ h2 := {(q, p) ∈ [−π, π] × R : h(q, p) = h 2 }. Nel semipiano p > 0l’equazione <strong>di</strong> tale curva è p = ω √ 4 − (cos q − 1) 2 . Per <strong>di</strong>segnare la curva è sufficiente osservareche in [0, π] la funzione 4 − (cos q − 1) 2 decresce da 4 a 0: risulta, quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> grafico in figura 2.17con le intersezioni con l’asse q = 0 nei punti ±2ω. Su Γ h2 giacciono tre orbite: due asintotiche aP 2 ≡ −P 2 e una coincidente con <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e P 2 ≡ −P 2 .– Osservo che h(P 2 ) = 5ω 2 /4 > h(P 1 ) = −3ω 2 /4 =: h 1 ; quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> la continuità della costante delmoto h(q, p) le curve <strong>di</strong> livello relative a energie comprese tra h 1 e h 2 si troveranno tutte all’interno<strong>di</strong> Γ h2 , mentre quelle relative a energie maggiori <strong>di</strong> h 2 si troveranno tutte all’esterno.– Considero un’energia h 1 < e < h 2 : la regione contenuta all’interno <strong>di</strong> Γ h2 conteniene un solo punto<strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e P 1 , quin<strong>di</strong> le curve <strong>di</strong> livello sono curve chiuse e regolari che ruotano attorno aP 1 , si veda <strong>il</strong> Teorema 2.22. Su ciascuna curva <strong>di</strong> livello giace un’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca attorno al punto<strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e.– Sia e > h 2 : le curve <strong>di</strong> livello h(q, p) = e le <strong>di</strong>segno <strong>per</strong> continuità.– I versi sulle curve <strong>di</strong> livello vengono determinati osservando che ˙q = p/m è positivo nel semipianop > 0 e negativo in quello p < 0.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 53


−πp✻✲✲✲✲−P 3 P 3✛0 ✛✛✛ ✲π qFig. 2.18. Curve <strong>di</strong> livello <strong>per</strong> <strong>il</strong> pendolo rotante nel caso ρ < 1. I versi non in<strong>di</strong>cati in figura si ottengono<strong>per</strong> continuità.Dalla <strong>di</strong>scussione precedente si ha che l’insieme dei dati iniziali che generano orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che è tutto lospazio delle fasi a eccezione dei punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio e dei punti della curva <strong>di</strong> livello con energia h 2 ; ovveroΠ = [−π, π] × R \ (Γ h2 ∪ {P 1 , P 2 }).Nel caso ρ < 1 lo stu<strong>di</strong>o delle curve <strong>di</strong> livello procede in modo analogo. Una maggiore complicazionenei calcoli è dovuta al fatto che ci sono due punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>i con energia <strong>di</strong>versa, infattih(P 1 ) = ω 2 (1/4 − ρ) < ω 2 (1/4 + ρ) = h(P 2 ). Quin<strong>di</strong> in questo caso è necessario <strong>di</strong>segnare due <strong>di</strong>versecurve separatrici. I risultati sono in figura 2.18. Dalla figura 2.18 si evince che l’insieme dei dati inizialiche generano orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che è tutto lo spazio delle fasi a eccezione dei punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio e dei puntidelle due separatrici, ovvero Π = [−π, π] × R \ (Γ h1 ∪ Γ h2 ).6. Con l’introduzione del termine <strong>di</strong>ssipativo l’equazione del moto <strong>di</strong>venta ¨θ = ω 2 sin θ cos θ −g sin θ −α ˙θ con α > 0. Con la stessa sostituzione introdotta al punto 1 si ottiene <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico{ ˙q = pṗ = ω 2 sin q cos q − g sin q − αpIl sistema <strong>di</strong>namico è nella forma ( ˙q, ṗ) = f ′ (q, p) con f ′ (q, p) = f(q, p) + (0, −αp). Voglio stu<strong>di</strong>are lastab<strong>il</strong>ità dei punti critici <strong>di</strong> questo nuovo sistema nel caso ρ < 1: in primo luogo osservo che la funzioneh(q, p) non è una costante del moto <strong>per</strong> <strong>il</strong> nuovo problema:L f ′h(q, p) = ∂h∂q (q, p)f ′ 1(q, p) + ∂h∂p (q, p)f ′ 2(q, p) = −αp 2che non è identicamente uguale a zero. Si vede fac<strong>il</strong>mente che i punti critici sono P 1 , P 2 e P 3 e linearizzandoattorno a P 1 e P 2 si vede che si tratta <strong>di</strong> punti instab<strong>il</strong>i. Si <strong>di</strong>scute, ora, in dettaglio <strong>il</strong> punto P 3 : lamatrice <strong>di</strong> linearizzazione si scrive(A ′ (P 3 ) =0 1ω 2 (ρ 2 − 1) −αGli autovalori λ sono le soluzioni dell’equazione secolare λ 2 + αλ + ω 2 (1 − ρ 2 ) = 0. Si ottiene, quin<strong>di</strong>,λ 1,2 = [−α ± √ α 2 − 4ω 2 (1 − ρ 2 )]/2; si verifica fac<strong>il</strong>mente che Re(λ 1 ), Re(λ 2 ) < 0, quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> punto P 3 èasintoticamente stab<strong>il</strong>e.Stima del bacino d’attrazione <strong>di</strong> P 3 : lo scopo è determinare un dominio chiuso D ⊂ [−π, π] × R taleche <strong>per</strong> ogni x 0 ∈ D la traiettoria ϕ(t) con dato iniziale ϕ(0) = x 0 tenda asintoticamente a P 3 , ovverolim t→+∞ ϕ(t) = P 3 . Volendo stu<strong>di</strong>are l’asintotica stab<strong>il</strong>ità con la teoria <strong>di</strong> Liapunov una can<strong>di</strong>datanaturale <strong>per</strong> la funzione <strong>di</strong> Liapunov sarebbew(q, p) := h(q, p) − h(P 3 ) = 1 [ ]12 p2 + ω 2 2 (cos2 q + ρ 2 ) − ρ cos qIl punto P 3 è un minimo <strong>per</strong> la funzione w(q, p) e w(P 3 ) = 0, quin<strong>di</strong> è possib<strong>il</strong>e trovare un ε > 0abbastanza piccolo tale che la prima ipotesi del Teorema 2.30 è sod<strong>di</strong>sfatta. Anche la seconda ipotesi)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 54


è sod<strong>di</strong>sfatta, <strong>per</strong>ché L f ′w(q, p) = −αp 2 ≤ 0 in B P3 (ε); ma sulla terza ipotesi la funzione scelta fallisce<strong>per</strong>ché sul segmento ottenuto intersecando la palla a<strong>per</strong>ta B P3 (ε) con l’asse p = 0 si ha che L f ′w(q, p) siannulla. Più precisamente, L f ′w(x) = 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ I P3 (ε) := {(q, p) ∈ [−π, π] × R : p = 0}.È abbastanza naturale ossservare che l’insieme su cui la funzione w fallisce non è un insieme “moltointeressante” <strong>per</strong> <strong>il</strong> moto del nostro sistema, nel senso che non è possib<strong>il</strong>e trovare delle traiettorie costituiteunicamente da punti <strong>di</strong> I P3 (ε). Infatti, <strong>per</strong> assurdo sia (q(t), p(t)) una traiettoria che giace interamentesu I P3 (ε), allora p(t) = 0 <strong>per</strong> ogni t e quin<strong>di</strong>ṗ(t) = 0 ⇒ 0 = f ′ 2(q(t), p(t)) = f ′ 2(q(t), 0) = f 2 (q(t), 0) ⇒ q(t) = arcsin ρAllora l’unica traiettoria tutta contenuta in I P3 (ε) è <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio P 3 . A questo punto è ovvio che<strong>per</strong> stimare <strong>il</strong> bacino d’attrazione si può usare <strong>il</strong> teorema <strong>di</strong> Barbasin, si veda <strong>il</strong> Teorema 2.36.Si è già visto che la funzione w(q, p) sod<strong>di</strong>sfa le prime due ipotesi del Teorema 2.30 <strong>di</strong> Liapunov.Definisco D come l’insieme compatto costituito da tutti i punti <strong>di</strong> [0, π] × R (seleziono <strong>il</strong> semipiano q ≥ 0)contenuti all’interno <strong>di</strong> una curva <strong>di</strong> livello con energia h = h(P 1 ) − δ e δ > 0 piccolo, nel senso cheδ < h(P 0 ) − h(P 3 ) = ω 2 (1 − ρ) 2 /2. Il domino D contiene <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio e in esso, come si è appenavisto, non vi sono traiettorie su cui w è costante. Quin<strong>di</strong> resta da <strong>di</strong>mostrare che D è positivamenteinvariante: <strong>per</strong> fare ciò è sufficiente osservare che sui punti della frontiera <strong>di</strong> D, ovvero sui punti <strong>di</strong> Γ h<strong>il</strong> campo f ′ punta verso l’interno, ovvero f ′ · ˆn < 0, con ˆn <strong>il</strong> versore normale a Γ h in un suo punto. Èovviamente possib<strong>il</strong>e calcolare in modo esplicito <strong>il</strong> prodotto scalare f ′ · ˆn, ma è anche sufficiente osservareche f è tangente a Γ h , <strong>per</strong>ché h è una costante del moto <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema (2.36), e quin<strong>di</strong> f ′ punta versol’interno <strong>di</strong> D <strong>per</strong>ché f ′ = f + (0, −αp) e −αp è positivo <strong>per</strong> p < 0 e negativo <strong>per</strong> p > 0.<strong>Esercizi</strong>o 2.14. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare{ ẋ = 2y − (x 2 − 1) 2 − 1ẏ = 4x(x 2 − 1)(y − 1)(2.38)Si risponda ai seguenti quesiti: 1. si determini una costante del moto. 2. Si determino i punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrioe 3. se ne stu<strong>di</strong> la loro stab<strong>il</strong>ità. 4. Si <strong>di</strong>segnino le curve <strong>di</strong> livello e si determini l’insieme Π dei dati inizialiche danno luogo a orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che. 5. Si <strong>di</strong>mostri che l’orbita generata dal dato iniziale (x 0 , y 0 ) = (1, 3/4)è <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca e se ne scriva <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo in forma <strong>di</strong> integrale definito. 6. Si trovi esplicitamente la soluzionecon dato iniziale (x 0 , y 0 ) = (1, 1) e se ne <strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> comportamento asintotico.Soluzione: 1. Cerco una funzione µ che renda integrab<strong>il</strong>e <strong>il</strong> seguente sistema∂u∂x (x, y) = −4µ(x, y)x(x2 − 1)(y − 1)Affinché <strong>il</strong> sistema abbina una soluzione la funzione µ deve essere tale chee∂u∂y (x, y) = µ(x, y)[2y − (x2 − 1) 2 − 1]∂∂y [−4µx(x2 − 1)(y − 1)] = ∂∂x [µ(2y − (x2 − 1) 2 − 1)] ⇒ −4x(x 2 − 1) = −4x(x 2 − 1)dove si è scelto µ(x, y) = 1. Integrando rispetto a y la seconda delle equazioni che definiscono u su hau(x, y) = y 2 − [(x 2 − 1) 2 + 1]y + φ(x) con φ(x) una funzione incognita nella sola variab<strong>il</strong>e x. Sostituendonella prima si ha∂φ∂x = 4x(x2 − 1)(y − y + 1) = 4x 3 − 4x ⇒ ψ(x) = x 4 − 2x 2 + costanteScegliendo uguale a zero la costante arbitraria si ha u(x, y) = y 2 − [(x 2 − 1) 2 + 1]y + x 2 (x 2 − 2).2. Per determinare i punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio si deve risolvere <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong> equazioni algebriche f(x, y) = 0;si procede nel modo seguente:{ 2y − (x 2 − 1) 2 − 1 = 0f(x, y) = 0 ⇒4x(x 2 − 1)(y − 1) = 0fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 55


⇒ P 1 = (0, 1), P 2 = (1, 1/2), P 3 = (−1, 1/2), P 4 = ( √ 2, 1), P 5 = (− √ 2, 1)3. Linearizzazione attorno ai punti critici: si considera la matrice jacobiana calcolata nel genericopunto fisso (¯x, ȳ), si ha⎛∂f 1∂x (¯x, ȳ) ∂f⎞1(¯x, ȳ)∂y (A(¯x, ȳ) = ⎜⎟⎝∂f 2∂x (¯x, ȳ) ∂f⎠ = −4(¯x 2 )− 1)¯x 24(ȳ − 1)(3¯x 2 − 1) 4¯x(¯x 2 − 1)2∂y (¯x, ȳ)Scrivo l’equazione secolare e determino gli autovalori della matrice A(ẑ):det[A(¯x, ȳ) − λ1I] = −16¯x 2 (¯x 2 − 1) 2 + λ 2 − 8(ȳ − 1)(3¯x 2 − 1) = 0⇒ λ 1,2 (¯x, ȳ) = ± √ 16¯x 2 (¯x 2 − 1) 2 + 8(ȳ − 1)(3¯x 2 − 1)A questo punto è possib<strong>il</strong>e stu<strong>di</strong>are la stab<strong>il</strong>ità dei punti critici: λ 1,2 (P 1 ) = 0, gli autovalori sono nulli,quin<strong>di</strong> non si può <strong>di</strong>re nulla sulla stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> P 1 ; λ 1,2 (P 2,3 ) = ±2i √ 2, gli autovalori hanno parte realezero, quin<strong>di</strong> non si può <strong>di</strong>re nulla sulla stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> P 2 e <strong>di</strong> P 3 ; λ 1,2 (P 4,5 ) = ±4 √ 2, gli autovalori sono realie <strong>di</strong>stinti; ne esiste uno positivo, quin<strong>di</strong> P 4 e P 5 sono punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e.Metodo <strong>di</strong> Liapunov: i punti P i , con i = 1, . . . , 5, sono estremali <strong>per</strong> la funzione u(x, y). Per stu<strong>di</strong>arne leproprietà è necessario scrivere la matrice hessiana H(x, y)e quin<strong>di</strong>H(x, y) =∂ 2 u∂x 2 = −∂f 2∂x = −4(y − 1)(3x2 − 1)( −4(y − 1)(3x 2 − 1) −4x(x 2 − 1)−4x(x 2 − 1) 2∂ 2 u∂y 2 = ∂f 1∂y = 2)∂ 2 u∂x∂y = ∂2 u∂y∂x = −4x(x2 − 1)e det (H(x, y)) = −8(y−1)(3x 2 −1)−16x 2 (x 2 −1) 2Poiché det (H(P 2,3 )) = 8 > 0 e H 1,1 (P 2,3 ) = 4 > 0 si ha che i punti P 2 e P 3 sono <strong>di</strong> minimo relativoproprio <strong>per</strong> la funzione u(x, y). Segue che la funzione w(x, y) := u(x, y) − u(P 2 ) = u(x, y) − u(P 2 ) è unafunzione <strong>di</strong> Liapunov <strong>per</strong> P 2 e <strong>per</strong> P 3 , quin<strong>di</strong> in virtù del Teorema 2.30 si conclude che i punti fissi P 2 eP 3 sono punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e. Sul punto P 1 non si può, invece, <strong>di</strong>re nulla <strong>per</strong>ché det (H(P 1 )) = 0,ma dallo stu<strong>di</strong>o delle curve <strong>di</strong> livello emergerà che si tratta <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e.4. Si considerano le curve <strong>di</strong> livello u(x, y) = a, con a ∈ R. In primo luogo si osserva che u(x, y) è unafunzione pari nella variab<strong>il</strong>e x, quin<strong>di</strong> le curve <strong>di</strong> livello avranno l’asse y <strong>per</strong> asse <strong>di</strong> simmetria. Inoltreu(P 1 ) = u(P 4 ) = u(P 5 ) = −1, P 4 e P 5 sono punti instab<strong>il</strong>i, le curve <strong>di</strong> livello più interessanti sono propriole separatrici, cioè quelle passanti <strong>per</strong> i punti critici instab<strong>il</strong>i. Si stu<strong>di</strong>a, ora, la struttura delle curve d<strong>il</strong>ivello al variare del parametro a:– <strong>per</strong> a = −1, la forma implicita dell’equazione algebrica della curva <strong>di</strong> livello èy 2 − [ (x 2 − 1) 2 + 1 ] y + x 2 (x 2 − 2) + 1 = 0 ⇒ y 2 − y − (x 2 − 1) 2 y + (x 2 − 1) 2 = 0⇒ y(y − 1) − (y − 1)(x 2 − 1) 2 = 0 ⇒ (y − 1) [ y − (x 2 − 1) 2] = 0quin<strong>di</strong> la separatrice è costituita dalle due curve <strong>di</strong> equazione y = 1 e y = (x 2 − 1) 2 , si veda lafigura 2.19. Su tale curva <strong>di</strong> livello giacciono un<strong>di</strong>ci orbite: otto orbite asintotiche ai punti <strong>di</strong>equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>i e tre punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>i.Si osserva che la separatrice <strong>di</strong>vide lo spazio delle fasi in sette regioni connesse; <strong>per</strong> capire dovesi collocheranno le curve <strong>di</strong> livello al variare del parametro a è sufficiente calcolare <strong>il</strong> valore <strong>di</strong>u in un solo punto <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong> queste regioni e poi usare la continuità della funzione u. Siha u(P 2 ) = u(P 3 ) = −5/2 < −1, u(0, 2) = 0, u(2, 2) = −8 e u(0, 0) = 0. Quin<strong>di</strong> le curve d<strong>il</strong>ivello giacenti nelle due regioni interne alla separatrice corrispondo a valori <strong>di</strong> a nell’intervallo−5/2 < a < −1; quelle sovrastanti e sottostanti la separatrice corrispondono ad a > −1; quellenelle due regioni restanti corrispondono ad a < −5/2.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 56


y✻✛− √ 2✲✲ ✲✲✛−1 +1+ √ 2✛✲xFig. 2.19. Curve <strong>di</strong> livello <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico (2.38). I versi non in<strong>di</strong>cati si deducono <strong>per</strong> continuità.– Per −5/2 < a < −1, le curve <strong>di</strong> livello sono costituite da quattro componenti connesse, giacentirispettivamente nelle regioni A 2 := {(x, y) ∈ R 2 : 0 < x < √ 2, (x 2 −1) 2 < y < 1}, A 3 := {(x, y) ∈R 2 : − √ 2 < x < 0, (x 2 − 1) 2 < y < 1}, A 5 := {(x, y) ∈ R 2 : x < − √ 2, 1 < y < (x 2 − 1) 2 } eA 4 := {(x, y) ∈ R 2 : x > + √ 2, 1 < y < (x 2 − 1) 2 }. I due insiemi A 2 e A 3 contengono ciascunoun solo punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e, quin<strong>di</strong> le curve <strong>di</strong> livello ivi giacenti sono curve chiuse, regolariche ruotano attorno al relativo punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e, si veda <strong>il</strong> Teorema 2.22. Su ciascunacomponente connessa <strong>di</strong> ogni curva <strong>di</strong> livello giace un’orbita, le orbite con dato iniziale nelle regioniA 2 e A 3 sono <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che attorno al relativo punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e, si veda la figura 2.19.– Per a > −1 le curve <strong>di</strong> livello u(x, y) = a sono quelle <strong>di</strong>segnate <strong>per</strong> continuità in figura e giavccionorispettivamente in A 1,− := {(x, y) ∈ R 2 : x < − √ 2 e y < 1, − √ 2 < x < √ 2 e y < (x 2 − 1) 2 , x >+ √ 2 e y < 1} e A 1,+ := {(x, y) ∈ R 2 : x < − √ 2 e y > (x 2 − 1) 2 , − √ 2 < x < √ 2 e y > 1, x >+ √ 2 e y > (x 2 − 1) 2 }. Ogni curva è costituita da due componenti connesse a<strong>per</strong>te su ciascunadelle quali giace una sola linea <strong>di</strong> fase.– Per a < −5/2 le curve <strong>di</strong> livello u(x, y) = a sono quelle <strong>di</strong>segnate <strong>per</strong> continuità in figura egiacciono rispettivamente in A 4 e A 5 . Ogni curva è costituita da due componenti connesse a<strong>per</strong>tesu ciascuna delle quali giace una sola linea <strong>di</strong> fase.I versi sulla separatrice vengono determinati ricordando che su un tratto <strong>di</strong> curva <strong>di</strong> livello che noninterseca alcun punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio <strong>il</strong> verso non cambia e osservando che f 1 (1, 1) = 1 > 0, f 1 (1, 0) = −1 0. Sulle altre curve <strong>di</strong> livello i versi possono essere trovati <strong>per</strong>continuità. Dalla <strong>di</strong>scussione precedente si ha che l’insieme dei dati iniziali che generano orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>cheè Π = D 2 ∪ D 3 .5. Si consideri l’orbita generata dal dato iniziale (x 0 , y 0 ) = (1, 3/4). Poiché (x 0 , y 0 ) ∈ D 2 si ha chel’orbita uscente è <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca. Per poter scrivere <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo dell’orbita è necessario scrivere l’equazionedella curva <strong>di</strong> livello in forma esplicita, cioè si deve ricavare y in funzione <strong>di</strong> x o viceversa; ponendou(x, y) = u(x 0 , y 0 ) si trovay 2 − [ (x 2 − 1) 2 + 1 ] y + x 2 (x 2 − 1) = − 1916 ⇒ y2 − [ (x 2 − 1) 2 + 1 ] y + x 2 (x 2 − 1) + 1 = − 3 16 ⇒(y − 1) [ y − (x 2 − 1) 2] = − 3 16 ⇒ (x2 − 1) 2 = y +316(y − 1)Dalla precedente si può ricavare la variab<strong>il</strong>e x in funzione della variab<strong>il</strong>e y semplicemente eseguendo dellera<strong>di</strong>ci quadrate. Bisogna, <strong>per</strong>ò controllare che i ra<strong>di</strong>can<strong>di</strong> siano positivi: <strong>il</strong> secondo membro è positivo see solo se 16y 2 − 16y + 3 ≤ 0, ovvero se 1/4 ≤ y ≤ 3/4. Da questa osservazione si deduce che l’orbita ècompresa tra le due rette y = 1/4 e y = 3/4 e le tocca nei punti (x 0 , y 0 ) = (1, 3/4) e (x 1 , y 1 ) = (1, 1/4).Quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> i valori <strong>di</strong> y <strong>per</strong>messi si ha:x 2 − 1 = ±√y +316(y − 1)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 57


La scelta del segno va fatta osservado che x può essere maggiore o minore <strong>di</strong> 1. Nel primo caso va scelto<strong>il</strong> segno + mentre nel secondo va scelto <strong>il</strong> segno −, <strong>per</strong>ché <strong>il</strong> primo membro è rispettivamente positivo enegativo nei due casi. Quin<strong>di</strong> l’equazione della traiettoria <strong>di</strong>venta:⎧⎪⎨1 +x 2 =⎪⎩√y +316(y−1)se x > 1√31 − y +16(y−1)se x < 1Infine, dopo aver osservato che nelle due espressioni precedenti <strong>il</strong> membro <strong>di</strong> destra è positivo e che l’orbitagiace nel semipiano x > 0, si può scrivere l’equazione dell’orbita in forma esplicita:⎧ √ √31 + y + ⎪⎨16(y−1)se x > 1x(y) =√(2.39)√⎪⎩31 − y +16(y−1)se x < 1Il <strong>per</strong>iodo dell’orbita può essere calcolato osservando che dalle equazioni (2.38) si hadydt = f dy2(x, y) ⇒4x(y)(x 2 (y) − 1)(y − 1) = dtove x = x(y) è l’equazione (2.39). Per integrare la precedente si definisce t 1 l’istante in cui l’orbitaraggiunge (x 1 , y 1 ) e si osserva che in t 1 l’espressione esplicita della funzione x(y) cambia. Quin<strong>di</strong>T =⇒ T =∫ T0∫ 1/43/4dt =√4 1 +∫ t10∫ T ∫ 1/4dt + dt =t 1 3/4dy√y +316(y−1)∫dy3/44x(y)(x 2 (y) − 1)(y − 1) +√y +316(y−1) (y − 1) −∫ 3/41/4√4 1 −1/4dy4x(y)(x 2 (y) − 1)(y − 1)dy√y +316(y−1)√3y +16(y−1)(y − 1)6. Il punto (x 0 , y 0 ) = (1, 1) si trova sul tratto y = 1 della separatrice, allora l’orbita sarà tale chey(t) = 1. Sostituendo nel sistema <strong>di</strong>namico <strong>di</strong> partenza si ottiene ẋ = 1 − (x 2 − 1) 2 che può essereintegrata e fornisce la legge oraria. Infattidxdt = 1 − (x2 − 1) 2 ⇒ dt =⇒ t =∫ x(t)1∫dxtx 2 ( √ 2 − x)( √ 2 + x) ⇒ dt ′ =0∫ x(t){ }1dx2x 2 + 14 √ 2( √ 2 − x) + 14 √ 2( √ 2 + x)⇒ t = 1 2 + 1√2 − 14 √ 2 log √ − 12 + 1 2x(t) + + 1√2 + x(t)4 √ 2 log √2 − x(t)1dxx 2 ( √ 2 − x)( √ 2 + x)Pur non sapendo invertire la legge oraria è possib<strong>il</strong>e controllare <strong>il</strong> comportamente all’infinito: bastaosservare che <strong>per</strong> x → √ 2 <strong>il</strong> tempo t tende a +∞, mentre <strong>per</strong> x → 0 si ha t → −∞.<strong>Esercizi</strong>o 2.15. Per i seguenti sistemi <strong>di</strong>namici planari si determinino i punti fissi e se ne stu<strong>di</strong> la stab<strong>il</strong>ità,si determini un integrale primo e si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase:{ ẋ = 2y(x 2 − 1)(a)ẏ = 2x(2x 2 − y 2 ){ ẋ = −2x − y2(b)ẏ = −y − x 2{ ẋ = 2xy(c)ẏ = −y 2 − 3x 2 + 1Sistema (c): si determinino i dati iniziali che danno origine a orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che e si esprima come integraledefinito <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo dell’orbita con dato iniziale (1/2, 0).fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 58


<strong>Esercizi</strong>o 2.16. Per i seguenti sistemi <strong>di</strong>namici planari si determinino i punti fissi e se ne stu<strong>di</strong> la stab<strong>il</strong>ità,si determini un integrale primo e si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase:(a){ ẋ = 4y(y 2 − 1)ẏ = 4x(x 2 − 1){ ẋ = 4y(1 − y 2 )(b)ẏ = −2x{ ẋ = x 2 − 1 + 4y 3(c)ẏ = −2xySistema (a): si determinino i dati iniziali che danno origine a orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che; si aggiunga al campodelle <strong>di</strong>rezioni <strong>il</strong> termine (−αx, −αy) e si determini <strong>il</strong> valore minimo <strong>di</strong> α <strong>per</strong> cui l’origine è un punto fissoasintoticamente stab<strong>il</strong>e. Sistema (b): si determini esplicitamente la traiettoria con dato iniziale (3, 2).<strong>Esercizi</strong>o 2.17. Per i seguenti sistemi <strong>di</strong>namici planari si determinino i punti fissi e se ne stu<strong>di</strong> la stab<strong>il</strong>ità,si determini un integrale primo e si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase:(a){ ẋ = 2y − sin xẏ = y cos x{ ẋ = 4y − 4y3(b)ẏ = 10x − 4x 3{ ẋ = 2y − 2x(x(c)2 − 1)ẏ = 2y(3x 2 − 1)Sistema (a): <strong>di</strong>mostrare che l’orbita uscente da (π/2, 1/3) è <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca. Sistema (b): determinare l’insiemedei dati iniziali che danno luogo a orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che. Sistema (c): determinare esplicitamente la soluzionecon dato iniziale ( √ 2, 2 √ 2) e stu<strong>di</strong>arne <strong>il</strong> comportamento asintotico.<strong>Esercizi</strong>o 2.18. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare{ ẋ = 2y(x 2 − 2)ẏ = −2x(y 2 − 2)e si risponda alle seguenti domande: si mostri che la funzione u(x, y) = x 2 y 2 −2x 2 −2y 2 +4 è un integraleprimo; si determinino i punti critici e se ne stu<strong>di</strong> la stab<strong>il</strong>ità; si <strong>di</strong>segni e si <strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase,in particolare si determini l’insieme dei dati iniziali che danno origine a orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che; si stab<strong>il</strong>isca<strong>il</strong> comportamento asintotico, cioè <strong>il</strong> limite <strong>per</strong> t → ±∞, delle linee <strong>di</strong> fase emergenti dai punti iniziali(0, √ 2), ( √ 2, √ 2) e ( √ 2, 2), in particolare si determini esplicitamente la linea <strong>di</strong> fase con dato iniziale(0, √ 2).<strong>Esercizi</strong>o 2.19. Si consideri <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare{ ẋ = 4y 3 + 2x 2 y − 10yẏ = 2x − 2xy 2e si risponda alle seguenti domande: si mostri che la funzione u(x, y) = y 4 + x 2 y 2 − x 2 − 5y 2 + 4 è unintegrale primo; si determinino i punti critici e se ne stu<strong>di</strong> la stab<strong>il</strong>ità; si <strong>di</strong>segni e si <strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> ritratto<strong>di</strong> fase descrivendo <strong>il</strong> comportamento delle orbite <strong>per</strong> valori fissati dell’integrale primo, in particolare sidetermini l’insieme dei dati iniziali che danno origine a orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che; si descrivano qualitativamentele linee <strong>di</strong> fase con dati iniziali (0, 1), (0, 2), (0, 3) e (0, √ 5/2) e si determini esplicitamente la linea <strong>di</strong>fase con dato iniziale (0, 1).2.6. Moti alla Poinsot: stab<strong>il</strong>ità delle rotazioni <strong>per</strong>manentiSi supponga <strong>di</strong> lanciare in aria un solido a forma <strong>di</strong> parallelepipedo a base rettangolarecon i tre spigoli <strong>di</strong>suguali, si pensi a un libro legato con un elastico o a un contenitore <strong>di</strong>un <strong>di</strong>sco DVD, ponendolo in rotazione attorno a uno dei suoi lati. Se <strong>il</strong> corpo viene postoin rotazione attorno al lato più corto o attorno a quello più lungo, durante <strong>il</strong> volo l’asse<strong>di</strong> rotazione devierà im<strong>per</strong>cettib<strong>il</strong>mente; se invece <strong>il</strong> lato prescelto è quello <strong>di</strong> lunghezzainterme<strong>di</strong>a, si osserverà che in<strong>di</strong>pendentemente da quanta accortezza si usi al momentofismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 59


del lancio, <strong>il</strong> moto risultante sarà comunque <strong>di</strong>verso dalla s<strong>per</strong>ata rotazione. In questoparagrafo questo fenomeno viene spiegato sulla base del concetto <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità dei puntifissi <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico.Uno dei risultati più eleganti della meccanica razionale è costituito dalle equazioni <strong>di</strong>Eulero <strong>per</strong> lo stu<strong>di</strong>o del moto <strong>di</strong> un corpo rigido con un punto fisso. Le stesse equazioniregolano anche <strong>il</strong> cosiddetto moto relativo al centro <strong>di</strong> massa <strong>di</strong> un corpo rigido libero,cioè regolano <strong>il</strong> moto rispetto a una terna con origine nel centro <strong>di</strong> massa del corpo rigidoe assi paralleli agli assi del riferimento fisso rispetto al quale si stu<strong>di</strong>a <strong>il</strong> moto. Per avereun’idea <strong>di</strong> ciò che si sta stu<strong>di</strong>ando si immagini <strong>di</strong> lanciare in aria un corpo rigido e <strong>di</strong> volerdescrivere <strong>il</strong> moto che esso compie rispetto a un osservatore seduto sul baricentro ma conassi costantemente orientati come quelli del riferimento fisso (le pareti del laboratorio).Detta ω la velocità angolare <strong>di</strong> questo moto, si in<strong>di</strong>cano con Ω 1 , Ω 2 e Ω 3 le sue componentirispetto alla base ε 1 , ε 2 , ε 3 , in<strong>di</strong>viduata dagli assi centrali d’inerzia del corpo rigido e quin<strong>di</strong>solidale al corpo. Proiettando la seconda equazione car<strong>di</strong>nale dei moti rigi<strong>di</strong> sulla ternacentrale d’inerzia si ottengono le equazioni <strong>di</strong> Eulero⎧⎨⎩I 1 ˙Ω1 − (I 2 − I 3 )Ω 2 Ω 3 = M 1I 2 ˙Ω2 − (I 3 − I 1 )Ω 3 Ω 1 = M 2I 3 ˙Ω3 − (I 1 − I 2 )Ω 1 Ω 2 = M 3(2.40)dove I 3 > I 2 > I 1 > 0 sono i momenti centrali d’inerzia e M 1 , M 2 e M 3 sono le trecomponenti rispetto alla base centrale d’inerzia del momento totale della sollecitazioneagente sul corpo calcolato rispetto al baricentro. Se <strong>il</strong> momento totale della sollecitazioneagente sul corpo rigido rispetto al baricentro è nullo, allora <strong>il</strong> moto è detto alla Poinsote le equazioni <strong>di</strong> Eulero si riducono al sistema˙Ω 1 = I 2 − I 3I 1Ω 2 Ω 3 , ˙Ω2 = I 3 − I 1I 2Ω 3 Ω 1 , ˙Ω3 = I 1 − I 2I 3Ω 1 Ω 2 (2.41)si ricorda che si sta stu<strong>di</strong>ando <strong>il</strong> caso I i ≠ 0 <strong>per</strong> ogni i = 1, 2, 3.Il sistema <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong>fferenziali (2.41) è un sistema <strong>di</strong>namico tri<strong>di</strong>mensionale nonlineare, quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> suo comportamento può essere stu<strong>di</strong>ato con i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>scussi nei paragrafiprecedenti; è anche possib<strong>il</strong>e ricondurre la soluzione del sistema (2.41) al calcolo <strong>di</strong> integraliellittici, si veda [11, Capitolo VI, § 37]. Lo spazio delle fasi è R 3 e sui suoi assi sonoriportati i valori delle componenti Ω i della velocità angolare. In particolare è interessantein<strong>di</strong>viduarne i punti fissi e stu<strong>di</strong>arne la stab<strong>il</strong>ità. Il campo delle <strong>di</strong>rezioni è la funzionef : R 3 → R 3 definita comef(Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) :=( I2 − I 3I 1Ω 2 Ω 3 , I 3 − I 1I 2Ω 3 Ω 1 , I 1 − I 2I 3Ω 1 Ω 2)<strong>per</strong> ogni (Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) ∈ R 3 . Il sistema algebrico f(Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) = 0 che definisce i puntifissi ha infinito alla tre soluzioni costituite da tutte le terne in cui almeno due delletre componenti sono uguali a zero, cioè i punti fissi sono nella forma (a, 0, 0), (0, b, 0)e (0, 0, c) con a, b, c ∈ R arbitrario; in altre parole i punti fissi sono tutti e soli i puntifismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 60


degli assi cartesiani dello spazio delle fasi. Dal punto <strong>di</strong> vista fisico ciascun punto fisso èuna rotazione <strong>per</strong>manente, cioè una rotazione del corpo rigido attorno a uno dei suoi assicentrali.Ω 3✻✒✲ ⊙ ⊗ ❅❘✻ ✲⊗ ⊙ ❄❅■✛ ✠Ω 2Ω 3✻❅■ ✛ ✠⊗✻⊙✲⊙ ⊗ ❄✒✲❅❘Ω 1Fig. 2.20. A sinistra: <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni delle equazioni <strong>di</strong> Eulero (2.41) su un piano che intersecaortogonalmente l’asse Ω 1 in un punto in cui Ω 1 > 0; i simboli ⊙ e ⊗ in<strong>di</strong>cano rispettivamente campouscente ed entrante. A destra: <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni delle equazioni <strong>di</strong> Eulero (2.41) su un piano cheinterseca ortogonalmente l’asse Ω 2 in un punto in cui Ω 2 > 0.Al fine <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are la stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi è ut<strong>il</strong>e tracciare <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioniin un intorno dei punti fissi. Nel grafico a sinistra in figura 2.20 è <strong>di</strong>segnato <strong>il</strong> camponei punti che giacciono in un piano che interseca ortogonalmente l’asse Ω 1 in un puntoin cui Ω 1 > 0. La struttura del campo delle <strong>di</strong>rezioni suggerisce che i punti fissi giacentisull’asse Ω 1 siano stab<strong>il</strong>i; risultati analoghi si ottengono se si stu<strong>di</strong>a <strong>il</strong> campo f in unintorno dei punti fissi giacenti sull’asse Ω 3 . Nel grafico a destra è riportato <strong>il</strong> campo delle<strong>di</strong>rezioni in punti <strong>di</strong> un piano che interseca ortogonalmente l’asse Ω 2 in un punto in cuiΩ 2 > 0. La struttura del campo delle <strong>di</strong>rezioni suggerisce che i punti fissi giacenti sull’asseΩ 2 siano instab<strong>il</strong>i. In conclusione queste prime osservazioni suggeriscono che le rotazioni<strong>per</strong>manenti attorno all’asse principale con momento d’inerzia interme<strong>di</strong>o sono instab<strong>il</strong>i,mentre le altre sono stab<strong>il</strong>i.Per ottenere risultati rigorosi si prova a usare <strong>il</strong> metodo della linearizzazione. Sidevono calcolare le derivate parziali delle componenti del campo delle <strong>di</strong>rezioni rispettoalle componenti della velocità angolare; così facendo nel generico punto (Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) siottiene la matrice jacobiana⎛A(Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) = ⎝0 Ω 3 (I 2 − I 3 )/I 1 Ω 2 (I 2 − I 3 )/I 1Ω 3 (I 3 − I 1 )/I 2 0 Ω 1 (I 3 − I 1 )/I 2Ω 2 (I 1 − I 2 )/I 3 Ω 1 (I 1 − I 2 )/I 3 0Rotazione <strong>per</strong>manente attorno all’asse ε 1 : determino gli autovalori della matrice associataal sistema linearizzato in un intorno del punto fisso⎛A(a, 0, 0) = ⎝0 0 00 0 a(I 3 − I 1 )/I 20 a(I 1 − I 2 )/I 3 0⎞[⎠ ⇒ λ⎞⎠λ 2 − a 2 I 1 − I 2 I 3 − I]1I 3 I 2Dal momento che I 1 − I 2 < 0 e I 3 − I 1 > 0 si ha che i tre autovalori hanno tutti partereale nulla e quin<strong>di</strong> non si può concludere nulla sulla stab<strong>il</strong>ità del punto fisso sulla base= 0fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 61


del principio <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità lineare. In altri termini <strong>il</strong> sistema linearizzato non <strong>per</strong>mette<strong>di</strong> capire la stab<strong>il</strong>ità della rotazione <strong>per</strong>manente relativa all’asse centrale con momentod’inerzia minimo. Un risultato analogo si trova anche <strong>per</strong> le rotazioni <strong>per</strong>manenti attornoall’asse ε 3 corrispondente al momento centrale d’inerzia massimo.Rotazione <strong>per</strong>manente attorno all’asse ε 2 : determino gli autovalori della matrice associataal sistema linearizzato in un intorno del punto fisso⎛⎞0 0 b(I 2 − I 3 )/I 1 [A(0, b, 0) = ⎝ 0 0 0 ⎠ ⇒ λ λ 2 − b 2 I 1 − I 2 I 2 − I]3= 0I 3 I 1b(I 1 − I 2 )/I 3 0 0Dal momento che I 1 − I 2 < 0 e I 2 − I 3 < 0 si ha che esiste un autovalore con parte realepositiva e quin<strong>di</strong>, in virtù del Teorema 2.23, <strong>il</strong> punto fisso è instab<strong>il</strong>e. In altri termini<strong>il</strong> sistema linearizzato <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire che la rotazione <strong>per</strong>manente relativa all’assecentrale con momento d’inerzia interme<strong>di</strong>o è instab<strong>il</strong>e.In conclusione usando <strong>il</strong> teorema sulla stab<strong>il</strong>ità lineare è stato possib<strong>il</strong>e <strong>di</strong>mostrare chele rotazioni <strong>per</strong>manenti attorno all’asse con momento d’inerzia interme<strong>di</strong>o sono instab<strong>il</strong>i.Per <strong>di</strong>mostrare la stab<strong>il</strong>ità delle rotazioni attorno agli assi principali ε 1 e ε 3 si deve ricorrerea uno stu<strong>di</strong>o più dettagliato; si segue l’argomento sv<strong>il</strong>uppato in [10]. Dalle proprietà fisichedel moto si ha che sussistono le leggi <strong>di</strong> conservazione dell’energia cinetica e del moduloquadro del momento della quantità <strong>di</strong> moto, più precisamente sono integrali primi 3 delmoto le due funzioniv(Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) := I 2 1 Ω2 1 + I2 2 Ω2 2 + I2 3 Ω2 3 e u(Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) := I 1 Ω 2 1 + I 2Ω 2 2 + I 3Ω 2 3 (2.42)Questa affermazione può essere verificata fac<strong>il</strong>mente calcolando la derivata <strong>di</strong> Lie rispettoal campo delle <strong>di</strong>rezioni, infattiL f u = 2I 1 Ω 1 (I 2 − I 3 )Ω 2 Ω 3 + 2I 2 Ω 2 (I 3 − I 1 )Ω 3 Ω 1 + 2I 3 Ω 3 (I 1 − I 2 )Ω 1 Ω 2 = 0e analogamente <strong>per</strong> la funzione v. Le due leggi <strong>di</strong> conservazione associate ai due integraliprimi si scrivonov(Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) = K 2 e u(Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) = 2T (2.43)dove K 2 è <strong>il</strong> modulo quadro del momento totale della quantità <strong>di</strong> moto e T è l’energiacinetica.Si considera, ora, <strong>il</strong> moto associato al punto fisso (a, 0, 0); <strong>per</strong> tale moto si ha K 2 = I 2 1 a2e 2T = I 1 a 2 . Un moto associato a con<strong>di</strong>zioni inizali molto vicine avrà momento totaledella quantità <strong>di</strong> moto K 2 = I 2 1a 2 + µ ed energia cinetica 2T = I 1 a 2 + ν, con µ, ν ∈ Rmolto piccoli. Eliminando Ω 1 dalle due leggi <strong>di</strong> conservazione (2.43) si ottieneI 2 (I 2 − I 1 )Ω 2 2 + I 3 (I 3 − I 1 )Ω 2 3 = I 2 1a 2 + µ − (I 2 1a 2 + I 1 ν) = µ − I 1 ν3 È possib<strong>il</strong>e ricavare <strong>di</strong>rettamente gli integrali primi a partire dalle equazioni <strong>di</strong>fferenziali (2.41) senzafar ri<strong>corso</strong> alle citate proprietà fisiche. Moltiplicando le tre equazioni rispettivamente <strong>per</strong> I 1 Ω 1 , I 2 Ω 2 eI 3 Ω 3 e integrando si ottiene l’integrale primo dell’energia cinetica, mentre moltiplicando le tre equazionirispettivamente <strong>per</strong> I 2 1 Ω 1 , I 2 2 Ω 2 e I 2 3 Ω 3 e integrando si ottiene l’integrale primo del quadrato del modulodella quantità <strong>di</strong> moto totale.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 62


Dal momento che I 1 < I 2 < I 3 si ha anche µ − I 1 ν > 0; quin<strong>di</strong> l’equazione precedentedefinisce un’ellisse i cui semiassi sono molto piccoli. In definitiva durante <strong>il</strong> moto lecoor<strong>di</strong>nate Ω 2 (t) e Ω 3 (t) si mantengono molto piccole. Usando, infine, una delle due leggi<strong>di</strong> conservazione, <strong>per</strong> esempio quella dell’energia cinetica, <strong>per</strong> esprimere Ω 1 in funzione <strong>di</strong>Ω 2 e <strong>di</strong> Ω 3 si haΩ 2 1 = a 2 + ν/I 1 − (I 2 Ω 2 2 + I 3 Ω 2 3)/I 1Essendo ν piccolo, Ω 2 e Ω 3 vicini a zero durante tutto <strong>il</strong> moto si ha che Ω 1 si mantieneprossimo ad a. Si può quin<strong>di</strong> concludere che <strong>il</strong> punto fisso (a, 0, 0) è stab<strong>il</strong>e. In mododel tutto analogo si può riconoscere anche la stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi (0, 0, c), con c ∈ R,giacenti sull’asse Ω 3 .Lo stu<strong>di</strong>o precedente è stato condotto sotto l’ipotesi <strong>di</strong> non degenerazione dei momentid’inerzia, cioè I 1 < I 2 < I 3 ; si stu<strong>di</strong>ano, ora, le rotazioni <strong>per</strong>manenti in presenza <strong>di</strong>degenerazione. Il caso a simmetria sferica, cioè <strong>il</strong> caso in cui i tre momenti sono tuttiuguali, è molto semplice: <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni è uniformemente nullo e quin<strong>di</strong> tutti ipunti dello spazio delle fasi sono <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio e, <strong>di</strong> conseguenza, sono tutti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibriostab<strong>il</strong>e. Dal punto <strong>di</strong> vista fisico ciò significa che le rotazioni sono <strong>per</strong>manenti e stab<strong>il</strong>iattorno a tutti gli assi passanti <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto fisso. Se la degenerazione è <strong>di</strong> tipo c<strong>il</strong>indrico,cioè se esistono due soli momenti d’inerzia coincidenti, <strong>per</strong> esempio I 1 = I 2 ≠ I 3 , <strong>il</strong>corpo rigido è detto giroscopio. In questo caso le equazioni <strong>di</strong> Eulero si semplificanonotevolmente:˙Ω 1 = (1 − α) Ω 2 Ω 3 , ˙Ω2 = (α − 1) Ω 3 Ω 1 , ˙Ω3 = 0 (2.44)ove si è posto α := I 3 /I. Il campo delle <strong>di</strong>rezioni è allora dato dalla funzione vettorialef(Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) := ( (1 − α)Ω 2 Ω 3 , (α − 1)Ω 3 Ω 1 , 0). Risolvendo <strong>il</strong> sistema algebricof(Ω 1 , Ω 2 , Ω 3 ) = 0 si trova che i punti fissi sono tutti e soli i punti del piano Ω 1 Ω 2 edell’asse Ω 3 , ovvero i punti del piano delle fasi del tipo (a, b, 0) e (0, 0, c), con a, b, c ∈ R.In altri termini <strong>il</strong> solido esibisce una rotazione <strong>per</strong>manente se viene posto in rotazioneattorno all’asse principale con momento d’inerzia non degenere oppure attorno a un qualsiasiasse passante <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto fisso e giacente nel piano in<strong>di</strong>viduato dai due assi principalicon momenti d’inerzia degeneri, detto piano equatoriale.Dal momento che la terza componente del campo delle <strong>di</strong>rezioni è nulla segue che tuttele linee <strong>di</strong> fase giacciono in piani ortogonali all’asse Ω 3 , in altri termini lungo tutte le linee<strong>di</strong> fase la variab<strong>il</strong>e Ω 3 si mantiene costante. L’equazione che esprime la conservazionedell’energia in questo caso <strong>di</strong>ventaI 1 Ω 2 1 + I 2Ω 2 2 + I 3Ω 2 3 = 2T ⇒ Ω2 1 + Ω2 2 = 2T/I 1 − α¯Ω 2 3dove ¯Ω 3 è <strong>il</strong> valore costante della variab<strong>il</strong>e Ω 3 lungo <strong>il</strong> moto preso in cosiderazione e, siricorda, T è l’energia cinetica del solido. In conclusione le linee <strong>di</strong> fase appartengonoa circonferenze giacenti su piani ortogonali all’asse Ω 3 e con centro sul medesimo asse.Usando questa osservazione, e procedendo come si è fatto nel caso non degenere, si vedesubito che i punti fissi del tipo (0, 0, c) sono stab<strong>il</strong>i.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 63


La <strong>di</strong>scussione delle proprietà <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi (a, b, 0) del piano Ω 1 Ω 2 è unpo’ più complicata. Si vede subito che lo stu<strong>di</strong>o del sistema linearizzato non <strong>per</strong>mette<strong>di</strong> concludere alcunché <strong>per</strong>ché gli autovalori della matrice associata al sistema linearizzatorisultano tutti con parte reale nulla. Ciò accade <strong>per</strong>ché la natura del campo delle<strong>di</strong>rezioni è abbastanza peculiare: <strong>il</strong> campo è nullo sul piano Ω 1 Ω 2 , mentre in qualsiasialtro piano ortogonale all’asse Ω 3 è circolare attorno all’asse Ω 3 . Ciò lascia intuire chei punti fissi del tipo (a, b, 0) sono instab<strong>il</strong>i: se si <strong>per</strong>turba <strong>di</strong> poco <strong>il</strong> punto fisso (a, b, 0)restando nel piano Ω 1 Ω 2 si ottiene ancora un punto fisso, quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> moto risultante restavicino a quello non <strong>per</strong>turbato; ma se si <strong>per</strong>turba <strong>di</strong> poco <strong>il</strong> punto fisso introducendo unapiccola componente lungo l’asse Ω 3 , cioè se si considera un dato iniziale del tipo (a, b, µ)con µ ∈ R piccolo quanto si voglia, <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico, sospinto dal campo circolare, effettueràun moto circolare attorno all’asse Ω 3 lungo la curva <strong>di</strong> livello dell’integrale primodell’energia. Ciò lascia intuire che i punti fissi del tipo (a, b, 0) sono instab<strong>il</strong>i. Questo argomento,<strong>per</strong>ò, pur essendo estremamente convincente, non costituisce una <strong>di</strong>mostrazionerigorosa dell’instab<strong>il</strong>ità dei punti fissi del piano equatoriale <strong>per</strong>ché, essendo <strong>il</strong> problematri<strong>di</strong>mensionale, non è possib<strong>il</strong>e usare <strong>il</strong> Teorema 2.22, e quin<strong>di</strong> non si può affermare concertezza come si evolve <strong>il</strong> moto lungo la linea <strong>di</strong> livello dell’integrale primo dell’energia.Tutti i dubbi restanti possono essere spazzati via risolvendo in modo esplicito <strong>il</strong> sistema<strong>di</strong>namico. Si osserva, infatti, che nel caso giroscopico non è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e risolvere le equazioni <strong>di</strong>Eulero, si veda [12, Capitolo XII] <strong>per</strong> i dettagli, con dato iniziale Ω 1 (0) = ¯Ω 1 , Ω 2 (0) = ¯Ω 2e Ω 3 (0) = ¯Ω 3 . Osservato che la funzione Ω 3 (t) = ¯Ω 3 sod<strong>di</strong>sfa alla terza equazione (2.44)e al dato iniziale, si ha che le ulteriori due equazioni si riducono a˙Ω 1 = (1 − α) Ω 2 ¯Ω3 e ˙Ω2 = (α − 1) ¯Ω 3 Ω 1Derivando la prima delle equazioni precedenti e sostituendo la seconda nell’equazione cosìottenuta si ottiene l’equazione del moto armonico semplice ¨Ω 1 + (1 − α) 2 ¯Ω2 3 Ω 1 = 0. Consemplici passaggi si <strong>per</strong>viene, nel caso α < 1, alla soluzioneΩ 1 (t) =√¯Ω2 1 + ¯Ω 2 2 sin ( (1 − α)¯Ω 3 t + ψ ) e Ω 2 (t) =√¯Ω2 1 + ¯Ω 2 2 cos ( (1 − α)¯Ω 3 t + ψ )dove ψ è tale che sin ψ = ¯Ω 1 / √¯Ω2 1 + ¯Ω 2 2 e cos ψ = ¯Ω 2 / √¯Ω2 1 + ¯Ω 2 2; è interessante osservareche <strong>per</strong> ¯Ω 3 = 0 la soluzione si riduce al punto fisso, cioè alla rotazione <strong>per</strong>manente. Lasoluzione esplicita conferma in modo puntuale i risultati relativi alla stab<strong>il</strong>ità dei puntifissi ottenuti sulla base dello stu<strong>di</strong>o dell’integrale primo dell’energia.3. Sistemi meccanici conservativi uni<strong>di</strong>mensionaliSi consideri un sistema meccanico uni<strong>di</strong>mensionale costituito da una palla <strong>di</strong> massa unitariasottoposta all’azione della forza g(x) <strong>di</strong> classe C 1 su R, con x la posizione dellaparticella. Il moto è descritto dall’equazione <strong>di</strong> Newtonẍ = g(x) (3.1)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 64


Il problema (3.1) può essere ricondotto allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>namico (2.6) <strong>per</strong> mezzodelle nuove variab<strong>il</strong>i q = x e p = ẋ, si veda l’Esempio 2.1, e stu<strong>di</strong>ato in modo graficocon i meto<strong>di</strong> visti nei paragrafi precedenti, si vedano gli Esempi 2.34 e 2.35. Lo stu<strong>di</strong>oqualitativo <strong>di</strong>venta particolarmente completo nel caso in cui <strong>il</strong> sistema meccanico èconservativo, cioè se esiste una funzione u : R → R <strong>di</strong> classe C 2 su R, detta energiapotenziale, tale che g = −du/dx. In questo caso, si veda l’Esempio 2.16, la funzioneh : (q, p) ∈ R 2 → h(q, p) := p 2 /2 + u(q) ∈ R, detta energia meccanica, è un integraleprimo del sistema <strong>di</strong>namico, ovvero una costante del moto.Nel <strong>corso</strong> <strong>di</strong> questo capitolo verranno dapprima <strong>di</strong>scussi i teoremi relativi alla stab<strong>il</strong>itàdei punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio, si veda <strong>il</strong> paragrafo 3.1, e in secondo luogo verrà mostrato comepossa essere condotto uno stu<strong>di</strong>o grafico molto dettagliato dei moti dei sistema meccaniciconservativi uni<strong>di</strong>mensionali, si veda <strong>il</strong> paragrafo 3.2. Il paragrafo 3.5 è de<strong>di</strong>catoall’applicazione dei meto<strong>di</strong> grafici allo stu<strong>di</strong>o dei moti centrali.3.1. Teoremi <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>itàSulla base dei risultati <strong>di</strong>mostrati nel paragrafo 2.5 a proposito della stab<strong>il</strong>tà dei punti fissidei sistemi <strong>di</strong>namici, è possib<strong>il</strong>e ricavare risultati molto significativi relativi alla stab<strong>il</strong>itàdei punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio <strong>di</strong> un sistema meccanico conservativo. In primo luogo si ricordache un punto x e ∈ R è <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema meccanico (3.1) se e solo se g(x e ) = 0,cioè se e solo se la forza che agisce sulla particelle in quel punto è nulla. È imme<strong>di</strong>atoverificare che <strong>il</strong> punto x e è <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema meccanico (3.1) se e solo se <strong>il</strong> puntodello spazio delle fasi (x e , 0) è <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico ˙q = p e ṗ = g(q), doveq = x e p = ẋ, equivalente al sistema meccanico considerato.Si ricorda, inoltre, che <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio x e del sistema meccanico (3.1) è <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>irbiostab<strong>il</strong>e se e solo se comunque si prendano ε 1 , ε 2 > 0 esistono δ 1 , δ 2 > 0 tali che <strong>per</strong>ogni x 0 , v 0 ∈ R si ha che se |x 0 − x e | ≤ δ 1 e |v 0 | ≤ δ 2 allora l’unico moto con dato inizialex(0) = x 0 e ẋ(0) = v 0 è tale che |x(t) − x e | ≤ ε 1 e |ẋ(t)| ≤ ε 2 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0. È imme<strong>di</strong>atoverificare che <strong>il</strong> punto x e è <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema meccanico (3.1) se e solose <strong>il</strong> punto dello spazio delle fasi (x e , 0) è <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicoequivalente.Teorema 3.1 (Dirichelet) Si consideri <strong>il</strong> sistema meccanico uni<strong>di</strong>mensionale (3.1); sisupponga che <strong>il</strong> sistema sia conservativo e che la sua energia potenziale sia u ∈ C 1 (R).Sia x e ∈ R; se x e è un punto <strong>di</strong> minimo relativo proprio <strong>per</strong> la funzione energia potenzialeu, allora x e è un punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e.Dimostrazione. Essendo x e un minimo relativo proprio <strong>di</strong> u ed essendo u <strong>di</strong> classe C 1 suR, si ha che u ′ (x e ) = 0, allora g(x e ) = 0 e quin<strong>di</strong> x e è <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema meccanico(3.1) e quin<strong>di</strong> (x e , 0) lo è <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico equivalente ˙q = p e ṗ = g(q) ottenutoponendo q = x e p = ẋ.Si considera, ora, la funzione w(q, p) = p 2 /2+u(q)−u(x e ) e si osserva che w(x e , 0) = 0;inoltre, essendo x e <strong>di</strong> minimo relativo proprio <strong>per</strong> u, esiste un a<strong>per</strong>to I ⊂ R 2 tale chefismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 65


u(q, p) > 0 <strong>per</strong> ogni (q, p) ∈ I \ {(x e , 0)}. Considerato, infine, <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezionif(q, p) = (p, g(q)), si ha che L f w(q, p) = u ′ p + pg = −gp + pg = 0, come è ovvio <strong>per</strong>chéh è un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico equivalente. In conclusione la funzione h è<strong>di</strong> Liapunov <strong>per</strong> <strong>il</strong> punto fisso (x e , 0); <strong>di</strong> conseguenza, in virtù del Teorema 2.30, <strong>il</strong> punto(x e , 0) è stab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico e quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> punto x e è <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong>sistema meccanico (3.1).Teorema 3.1 □Dalla <strong>di</strong>mostrazione emerge che <strong>il</strong> Teorema 3.1 <strong>di</strong> Dirichelet, relativo ai sistemi meccaniciconservativi, è una conseguenza imme<strong>di</strong>ata del Teorema <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> Liapunov <strong>per</strong>i sistemi <strong>di</strong>namici. Dallo stu<strong>di</strong>o dei corsi <strong>di</strong> fisica elementare è noto anche un enunciatocomplementare a quello <strong>di</strong> Dirichelet: ciascun punto <strong>di</strong> massimo <strong>per</strong> l’energia potenziale è<strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e. Questa formulazione è troppo semplicistica; d’altro canto è vero cheun teorema <strong>di</strong> questo tipo può essere enunciato sotto ipotesi un po’ più forti e <strong>di</strong>mostratosulla base del Teorema 2.23 <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità lineare stu<strong>di</strong>ato a proposito dei sistemi <strong>di</strong>namici.Teorema 3.2 Si consideri <strong>il</strong> sistema meccanico uni<strong>di</strong>mensionale (3.1); si supponga che<strong>il</strong> sistema sia conservativo e che la sua energia potenziale sia u ∈ C 2 (R). Sia x e ∈ R; sex e è un punto <strong>di</strong> massimo relativo proprio <strong>per</strong> la funzione energia potenziale u e inoltreu ′′ (x e ) < 0, allora x e è un punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e.Dimostrazione. Procedendo come nella <strong>di</strong>mostrazione del Teorema 3.1 si mostra che x eè <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema meccanico (3.1) e quin<strong>di</strong> (x e , 0) lo è <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namicoequivalente ˙q = p e ṗ = g(q) ottenuto ponendo q = x e p = ẋ.Si considera, ora, la matrice A del sistema <strong>di</strong>namico ottenuto linearizzando <strong>il</strong> sistemaequivalente in un intorno del punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio (x e , 0) e se ne determinano gli autovalori:(A =0 1−u ′′ (x e ) 0)⇒ det(A − λ1I) = λ 2 + u ′′ (x e ) = 0 ⇒ λ 1,2 = ± √ −u ′′ (x e )dove si è usato che <strong>per</strong> ipotesi u ′′ (x e ) < 0. Un autovalore è reale e positivo, allora <strong>il</strong>punto fisso è instab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico equivalente al sistema meccanico (3.1) e <strong>di</strong>conseguenza <strong>il</strong> punto x e è <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema meccanico (3.1).Teorema 3.2 □3.2. Analisi grafica: ritratto <strong>di</strong> faseÈ possib<strong>il</strong>e stu<strong>di</strong>are in modo generale le proprietà del moto sulla base <strong>di</strong> opportune ipotesi<strong>di</strong> regolarità sull’energia potenziale; in questo paragrafo si preferisce stu<strong>di</strong>are in dettaglioun esempio significativi che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> descrivere i <strong>di</strong>versi problemi che emergono nellostu<strong>di</strong>o dei sistemi meccanici uni<strong>di</strong>mensionale conservativi.I calcoli e gli argomenti verranno svolti, quando possib<strong>il</strong>e, senza usare l’espressioneesplicita della funzione energia potenziale considerata, in modo da essere delle vere eproprie <strong>di</strong>mostrazioni generali; <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> chiarezza si preferisce <strong>di</strong>scutere i <strong>di</strong>versi aspettifismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 66


dell’analisi avendo come riferimeno un modello concreto. Si considera <strong>il</strong> sistema meccanicouni<strong>di</strong>mensionaleẍ + du (x) = 0 (3.2)dxcon x ∈ R e l’energia potenziale data da u(x) = (x 2 − 1)(x + 2) 2 , che descrive <strong>il</strong> moto<strong>di</strong> una palla <strong>di</strong> massa m = 1 sottoposta all’azione della forza g(x) = −du(x)/dx =−2(x + 2)(2x 2 + 2x − 1). Si considera <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare equivalente, ˙q = p eṗ = −u ′ (q), ottenuto introducendo le variab<strong>il</strong>i q = x e p = ẋ. Il problema viene affrontatodal punto <strong>di</strong> vista dell’analisi grafica <strong>il</strong> cui obiettivo principe è la determinazione delritratto <strong>di</strong> fase.Dalla conservazione dell’energia meccanica si ha che la funzione h(q, p) := p 2 /2+u(q) =p 2 /2 + (q 2 − 1)(q + 2) 2 è un integrale primo, cioè una costante del moto. Nell’analisigrafica dei moti dei sistemi meccanici conservativi uni<strong>di</strong>mensionali un ruolo chiave vienegiocato dalle curve <strong>di</strong> livello dell’energia nello spazio delle fasi qp, cioè dalle curve Γ e :={(q, p) ∈ R 2 : h(q, p) = e}, ove e ∈ R è una valore fissato dell’energia. In particolare, invirtù della forma particolare, dell’integrale primo dell’energia si ha che a fissato e i puntiaccessib<strong>il</strong>i al moto sono tutti e soli i punti nell’insieme I e := {q ∈ R : e − u(q) ≥ 0}.In primo luogo è ut<strong>il</strong>e stu<strong>di</strong>are la funzione energia potenziale in modo da determinarei punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio e da stab<strong>il</strong>irne le loro proprietà <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità. Insieme <strong>di</strong> definizione: lafunzione u(q) è definita su tutto R. Zeri della funzione: q 1 = −2, q 2 = −1 e q 3 = +1. Segnodella funzione: u(q) ≥ 0 se e solo se q ≤ q 2 e q ≥ q 3 . Derivata: u ′ (q) = 2(q+2)(2q 2 +2q−1).Punti estremali: q 1 = −2, q 4 = −(1 + √ 3)/2 e q 5 = −(1 − √ 3)/2; q 1 e q 5 sono punti <strong>di</strong>minimo, mentre q 4 è un punto <strong>di</strong> massimo. Si osserva che q 1 < q 4 < q 2 < q 5 < q 3 . Valoreassunto dalla funzione negli estremali:√3u(q 1 ) = 0 u 4 := u(q 4 ) =8 (3 − √ √33) 2 u 5 := u(q 5 ) = −8 (3 + √ 3) 2Infine osservo che la funzione <strong>di</strong>verge positivamente quando q → ±∞. Si ottiene quin<strong>di</strong><strong>il</strong> grafico in figura 3.21. Si osserva che q 1 e q 5 sono punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e, mentre q 4 èun punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e.È ora possib<strong>il</strong>e <strong>di</strong>scutere qualitativamente le soluzioni della (3.2) al variare dell’energiadel sistema. Si considerano i seguenti intervalli <strong>di</strong> energia:– e < u 5 : u 5 è <strong>il</strong> minimo assoluto della funzione u(q), quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> ogni q ∈ R si hae − u(q) < 0. Non esiste moto, I e = ∅.– e = u 5 : <strong>il</strong> punto q 5 è l’unico punto tale che e−u(q) ≥ 0, allora I e = {q 5 }. La curva d<strong>il</strong>ivello è costituita da un solo punto: Γ e = {(q, p) ∈ R 2 : q = (−1 + √ 3)/2, p = 0}.L’unica possib<strong>il</strong>e soluzione <strong>di</strong> (3.2) è <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e q(t) = q 5 .– u 5 < e < 0: denoto con q1 e < qe 2 le due soluzioni dell’equazione e − u(q) = 0.L’insieme dei punti accessib<strong>il</strong>i al moto è l’intervallo I e = [q1 e, qe 2 ]. La curva <strong>di</strong> livelloΓ e = {(q, p) ∈ R 2 : q1 e ≤ q ≤ q2, e p = ± √ 2(e − u(q)} è una curva chiusa e regolareattorno a (q 5 , 0). Poiché la curva <strong>di</strong> livello non passa <strong>per</strong> nessun punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibirio,fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 67


u(q)✻u 4q 1 q 4q 2 q 5 q 3✲ qu 5p✻✲✲✲✲ ✛✛✛✛✲ qFig. 3.21. Grafico dell’energia potenziale e curve <strong>di</strong> livello.allora esiste una sola orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca coincidente con la curva <strong>di</strong> livello stessa. Ipunti q1 e e q2 e sono i punti <strong>di</strong> inversione del moto <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co. Dalla struttura delcampo delle <strong>di</strong>rezioni, si ricorda che f(q, p) = (p, −u ′ (q)), segue che la linea <strong>di</strong> faseinterseca l’asse orizzontale <strong>per</strong>pen<strong>di</strong>colarmente; <strong>per</strong> esempio nell’estremo sinistrodell’intervallo f(q1 e, 0) = (0, −u′ (q1 e )) con la seconda componente che è non nulla<strong>per</strong>ché la derivata dell’energia potenziale non si annulla in q1 e . In modo alternativosi considera <strong>il</strong> ramo positivo p = √ 2(e − u(q)) della curva <strong>di</strong> livello e, calcolandonela derivata prima, si trovadpdq = 1√ (−2u ′ u ′ (q)(q)) = −√ 2(e − u(q)) 2(e − u(q))Osservato che <strong>per</strong> ogni valore <strong>di</strong> e nell’intervallo considerato i punti <strong>di</strong> inversioneq e 1 e q e 2 non sono estremali <strong>di</strong> u, cioè u ′ (q e 1) ≠ 0 e u ′ (q e 2) ≠ 0, e <strong>per</strong> definizioneu(q e 1 ) = u′ (q e 2 ) = e, si ha che la derivata <strong>di</strong>verge quando q tende agli estremi qe 1 e qe 2dell’intervallo.– e = 0: le soluzioni dell’equazione e−u(q) = 0, ovvero u(q) = 0 sono i tre punti q 1 , q 2e q 3 . L’insieme dei punti accessib<strong>il</strong>i al moto è I e = [q 2 , q 3 ] ∪ {q 1 }. La curva <strong>di</strong> livello,Γ e = {(q, p) ∈ R 2 : q 2 ≤ q ≤ q 3 , p = ± √ 2(e − u(q)} ∪ {(q 1 , 0)}, consta <strong>di</strong> dueparti: una curva chiusa e regolare attorno a (q 5 , 0) e <strong>il</strong> punto isolato (q 1 , 0). Sullacurva Γ e giacciono due orbite: <strong>il</strong> punto fisso stab<strong>il</strong>e q(t) = q 1 e un moto <strong>per</strong>io<strong>di</strong>cocon punti <strong>di</strong> inversione q 2 e q 3 .– 0 < e < u 4 : denoto con q1 e < q2 e < q3 e < q4 e le quattro soluzioni dell’equazionee − u(q) = 0; si ha q1 e < q 1 < q2 e < qe 3 < q 5 < q4 e . L’insieme dei punti accessib<strong>il</strong>i almoto è l’unione <strong>di</strong> due intervalli <strong>di</strong>sgiunti: I e = [q1 e, qe 2 ] ∪ [qe 3 , qe 4 ]. La curva <strong>di</strong> livello,fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 68


Γ e = {(q, p) ∈ R 2 : q e 1 ≤ q ≤ q e 2, p = ± √ 2(e − u(q)} ∪ {(q, p) ∈ R 2 : q e 3 ≤ q ≤q e 4 , p = ±√ 2(e − u(q)}, consta <strong>di</strong> due curve chiuse e regolari, <strong>di</strong>sgiunte e contenentinel loro interno rispettivamente i punti (q 1 , 0) e (q 5 , 0). Su ognuna delle componenticonnesse <strong>di</strong> Γ e giace un’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca. L’orbita che ruota attorno a (q 1 , 0) ha q e 1e q e 2 come punti <strong>di</strong> inversione. L’orbita che ruota attorno a (q 5, 0) ha q e 3 e qe 4 comepunti <strong>di</strong> inversione.– e = u 4 : denoto con q1 e < q 4 < q2 e le tre soluzioni dell’equazione e − u(q) = 0(u(q) = u 4 ). L’insieme dei punti accessib<strong>il</strong>i al moto è l’intervallo: I e = [q1, e q2]. e Ilpunto q 4 è un minimo del potenziale, quin<strong>di</strong> è un punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e. Lacurva <strong>di</strong> livello è la separatrice e consta <strong>di</strong> tre parti: Γ e = Γ 1 e ∪ Γ2 e ∪ Γ3 e ove Γ1 e ={(q, p) ∈ R 2 : q1 e ≤ q < q 4, p = ± √ 2(e − u(q)}, Γ 2 e = {(q 4, 0)} e Γ 3 e = {(q, p) ∈R 2 : q 4 < q ≤ q2 e, p = ±√ 2(e − u(q)}. Su Γ 1 e e Γ3 e giacciono due orbite asintoticheomocline, mentre su Γ 2 e giace l’orbita corrispondente al punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>eq(t) = q 4 . È interessante stu<strong>di</strong>are <strong>il</strong> comportamento asintotico della separatriceattorno al punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e q 4 , si veda anche l’<strong>Esercizi</strong>o 3.3 <strong>per</strong> unostu<strong>di</strong>o più generale; in questo caso <strong>il</strong> campo delle <strong>di</strong>rezioni f non <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>irela pendenza della tangente in (q 4 , 0) <strong>per</strong>ché tale punto è fisso e quin<strong>di</strong> f(q 4 , 0) =(0, 0). Considero, allora, l’arco <strong>di</strong> equazione p = √ 2[u 4 − u(q)], con q ≥ q 4 , pongoP (q) := u 4 − u(q) = u 4 − (q 2 − 1)(q + 2) 2 e sv<strong>il</strong>uppo in serie <strong>di</strong> Taylor in unintorno <strong>di</strong> q 4 . Dal momento che P (q 4 ) = u 4 − u(q 4 ) = 0, P ′ (q 4 ) = −u ′ (q 4 ) = 0 eP ′′ (q 4 ) = −6(2q4 2 + 4q 4 + 1) = 6( √ 3 − 1), si haP (q) = 1 2! 6(√ 3 − 1)(q − q 4 ) 2 + O((q − q 4 ) 3 ) = 3( √ 3 − 1)(q − q 4 ) 2 + O((q − q 4 ) 3 )L’equazione dell’arco <strong>di</strong> separatrice <strong>di</strong>ventap =√6( √ []3 − 1)(q − q 4 ) 2 1 + O((q−q 4) 3 )3( √ 3−1)(q−q 4 ) 2=√6( √ 3 − 1)(q − q 4 ) √ √1 + O(q − q 4 ) = 6( √ 3 − 1)(q − q 4 )[1 + O(q − q 4 )]dove nell’ultima √ uguaglianza si è usato q ≥ q 4 ; <strong>il</strong> termine dominante è lineare e hapendenza 6( √ 3 − 1).– e > u 4 : denoto con q1 e < qe 2 le due soluzioni dell’equazione e − u(q) = 0. L’insiemedei punti accessib<strong>il</strong>i al moto è l’intervallo I e = [q1 e, qe 2 ]. La curva <strong>di</strong> livello Γ e ={(q, p) ∈ R 2 : q1 e ≤ q ≤ qe 2 , p = ±√ 2(e − u(q)} è una curva chiusa e regolareattorno a (q 1 , 0) e (q 5 , 0). Poiché la curva <strong>di</strong> livello non passa <strong>per</strong> nessun punto <strong>di</strong>equ<strong>il</strong>ibrio, allora esiste una sola orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca coincidente con la curva <strong>di</strong> livellostessa. I punti q1 e e q2 e sono i punti <strong>di</strong> inversione del moto <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co.L’analisi precedente <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire quale sia l’insieme dei dati iniziali che generanoorbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che: si vede imme<strong>di</strong>atamente che tale insieme è costituito dal sottoinsiemedel piano delle fasi Π = R 2 \ (Γ u4 ∪ {(q 5 , 0)}).fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 69


3.3. Analisi grafica: tempi <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnzaIl ritratto <strong>di</strong> fase non fornisce, a prima vista, informazioni sull’andamento temporale delleorbite, ma in alcuni casi è possib<strong>il</strong>e scoprire qualcosa. Per esempio si può <strong>di</strong>mostrareche lungo la separatrice <strong>il</strong> moto è asintotico al punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio instab<strong>il</strong>e. Considerol’arco <strong>di</strong> traiettoria su Γ 1 u 4con punto iniziale q u 41 . L’equazione della curva <strong>di</strong> livello èp = √ 2(u 4 − u(q)), quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> tempo impiegato a raggiungere <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> ascissa q 4 − ε,con ε > 0 piccolo, è∫ q4 −εdqT q4 −ε = √2(u4 − u(q))q u 41Il punto q 4 è uno zero almeno doppio del polinomio P (q) := u 4 − u(q), poiché P (q 4 ) = 0e u ′ (q 4 ) = 0. Pertanto posso scrivere u 4 − u(q) = (q − q 4 ) 2 (aq 2 + bq + c) con opportunia, b, c ∈ R. Si ha aq 2 + bq + c ≥ 0 <strong>per</strong> q ∈ [q u 41 , q 4 ] e inoltre è, ovviamente, limitatonello stesso intervallo chiuso e limitato; quin<strong>di</strong> esiste un numero reale e positivo k tale cheaq 2 + bq + c ≤ k <strong>per</strong> q ∈ [q u 41 , q 4 ]. In conclusionee quin<strong>di</strong>T q4 −ε =T q4 −ε ≥∫ q4 −εq u 41∫ q4 −εq u 41∫dqq4 −ε√2(u4 − u(q)) ≥q u 41∫dqq4 −ε√k|q − q4 | =q u 41dq√k(q − q4 ) 2dq√k(q4 − q)da cui si ha T q4 −ε → ∞ quando ε → 0; da cui si ha T q4 −ε → ∞ quando ε → 0; dunque <strong>il</strong>moto su Γ 1 u 4 è asintotico. Nella stima precedente è stata usata la forma polinomiale dellafunzione energia potenziale u; lo stesso risultato può essere ottenuto in modo più generaleusando soltanto <strong>il</strong> fatto che u ′′ (q 4 ) < 0. Infatti, ricordando che P (q 4 ) = P ′ (q 4 ) = 0e P ′′ (q 4 ) = −u ′′ (q 4 ) > 0, preso δ > 0 piccolo si ha che la funzione P può essere scrittame<strong>di</strong>ante la seguente formula <strong>di</strong> Taylor arrestata al secondo or<strong>di</strong>ne: <strong>per</strong> ogni q ∈ [q 4 −δ, q 4 ]P (q) = − 1 2 u′′ (q 4 )(q − q 4 ) 2 + ω(q) = − 1 2 u′′ (q 4 )(q − q 4 ) 2 [1 +ω(q)]−u ′′ (q 4 )(q − q 4 ) 2 /2con lim q→q4 ω(q)/(q − q 4 ) 2 = 0. La formula precedente <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stimare dall’alto lafunzione P , infatti si può scegliere δ così piccolo che <strong>per</strong> ogni q ∈ [q 4 − δ, q 4 ] si abbiaω(q)/(−u ′′ (q 4 )(q − q 4 ) 2 /2) < 1/2, allora P (q) < −(3/4)u ′′ (q 4 )(q − q 4 ) 2 . Usando questastima si può, infine, <strong>di</strong>mostrare che <strong>il</strong> moto lungo la separatrice è asintotico: detto T q4 <strong>il</strong>tempo impiegato dal sistema <strong>di</strong>namico <strong>per</strong> giungere in q 4 a partire da q u 44 si haT q4 ≥∫ q4q 4 −δdq√2P (q)>∫ q4q 4 −δdq√−(3/4)u′′(q 4 )(q − q 4 ) 2 = ∫ q4q 4 −δ2 dq√−3u′′(q 4 )(q 4 − q) = +∞Si considera, ora, l’orbita con energia e = 0, in particolare si <strong>di</strong>mostra che esiste unmoto <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co, se ne stima <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo e lo si calcola esattamente. In corrispondenza <strong>di</strong> e =0 esiste un’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca con punti <strong>di</strong> inversione q 2 = −1 e q 3 = +1, giacente sulla curva<strong>di</strong> livello <strong>di</strong> equazione p = ± √ 2[0 − u(q)] = ± √ 2(1 − q 2 )(q + 2) 2 = ±(q + 2) √ 2(1 − q 2 ).fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 70


Osservato che dall’equazione della curva <strong>di</strong> livello si ha dt = dq/[(q + 2) √ 2(1 − q 2 )], <strong>il</strong><strong>per</strong>iodo T dell’orbita è dato dal seguente integrale definito:∫ T/20dt =∫ +1−1dq(q + 2) √ 2(1 − q 2 ) ⇒ T = √ 2∫ +1−1dq(q + 2) √ 1 − q 2 (3.3)L’integrale (3.3) può essere calcolato esattamente <strong>per</strong> mezzo <strong>di</strong> una della due sostituzioneq = sin ϕ oppure √ 1 − q 2 = (1−q)y. Si ottiene T = π √ 6/3 ≃ 0.81π. Alternativamente alcalcolo <strong>di</strong>retto, è possib<strong>il</strong>e dare una stima <strong>di</strong> T riconducendo <strong>il</strong> calcolo a integrali semplici.Osservo che nell’intervallo [−1, +1] si ha 1 ≤ q + 2 ≤ 3, allora√1 − q2 ≤ (q + 2) √ 1 − q 2 ≤ 3 √ 1 − q 2 ⇒e quin<strong>di</strong>T − := √ ∫ +12−1dq3 √ 1 − q ≤ T ≤ √ ∫ +122 −113 √ 1 − q 2 ≤ 1(q + 2) √ 1 − q 2 ≤ 1√1 − q2dq√1 − q2 =: T +In modo elementare, sfruttando le proprietà della funzione arcsin, si ha che∫ +1−1dq√1 − q2 = π<strong>per</strong>tanto T − = √ 2π/3 ≃ 0.47π e T + = √ 2π ≃ 1.41π. È possib<strong>il</strong>e migliorare notevolmentele stime sud<strong>di</strong>videndo l’integrale e stimando meglio in ogni intervallo la funzioneintegranda. Per esempio posto g(q) := (q + 2) √ 1 − q 2 si può spezzare l’integrale comeT( ∫ − √ 3/2∫√− 2/2∫ −1/2∫ 0∫ 1/2∫ √ 2/2∫ √ 3/2∫ +1 ) dq√ = + + + + + + +2 −1− √ 3/2 − √ √ √2/2 −1/2 0 1/22/2 3/2 g(q)A questo punto si osserva che q + 2 ≤ 2 − √ 3/2 se −1 ≤ q ≤ − √ 3/2, q + 2 ≤ 2 − √ 2/2 se− √ 3/2 ≤ q ≤ − √ 2/2, q + 2 ≤ 2 − 1/2 se − √ 2/2 ≤ q ≤ −1/2, q + 2 ≤ 2 se −1/2 ≤ q ≤ 0,q + 2 ≤ 2 + 1/2 se 0 ≤ q ≤ 1/2, q + 2 ≤ 2 + √ 2/2 se 1/2 ≤ q ≤ √ 2/2, q + 2 ≤ 2 + √ 3/2se √ 2/2 ≤ q ≤ √ 3/2, q + 2 ≤ 3 se √ 3/2 ≤ q ≤ 1. Usando la decomposizione precedentedell’integrale definito che fornisce <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo si ottieneT ≥ √ {1[22 − √ − π 3/2 3 + π ]1[+2 2 − √ − π 2/2 4 + π ]1[+ − π 3 2 − 1/2 6 + π ]4+ 1 [0 + π ]1[ π]+2 6 2 + 1/2 6 − 0 1[ π+2 + √ 2/2 4 − π ]1[ π+6 2 + √ 3/2 3 − π ]+41[ π3 2 − π ] }= √ [ 472π3 180 + 2 21 + 12 + √ 3]=: T −′ 78Si trova T − ′ ≃ 0.75π; quin<strong>di</strong> la stima dal basso è stata notevolmente migliorata. Analogamentesi può procedere <strong>per</strong> la stima dall’alto; mi limito a <strong>di</strong>videre l’integrale in due solipezzi:T = √ [ ∫ 0∫dq +12−1 g(q) + dq]g(q)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 710


e osservo che q + 2 ≥ 1 se −1 ≤ q ≤ 0, mentre q + 2 ≥ 2 se 0 ≤ q ≤ +1. Allora si haT ≤ √ [ ∫ 02−1∫dq+1√ + 1 − q200dq]2 √ = √ { [2 0 + π ]+ 1 [ π] }1 − q 2 2 2 2 − 0 = 3 2π =: T′4√+che migliora la stima dall’alto, infatti T + ′ ≃ 1.06π.Si considera, ora, una situazione analoga a quella appena <strong>di</strong>scussa: <strong>per</strong> un moto conenergia u 5 < e < u 4 si esprime <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo <strong>per</strong> mezzo <strong>di</strong> un integrale definito e in particolaresi <strong>di</strong>mostra che è finito. Sia e tale che u 5 < e < u 4 . Dalla <strong>di</strong>scussione precedente si hache esiste almeno un’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca. Scelgo l’orbita che ruota attorno a q 5 e denoto cona < b i due punti <strong>di</strong> inversione: a, b <strong>di</strong>pendono da e, ma <strong>per</strong> semplicità ometto questa<strong>di</strong>pendenza nella notazione. Osservo che b > 0 mentre a può essere sia positivo chenegativo. Dall’equazione dq/dt = √ 2[e − u(q)] si ottiene∫ T/2 ∫ bdqdt = √ ⇒ T = √ ∫ bdq2 √ (3.4)a 2[e − u(q)] a P (q)ove si è definito P (q) := e − u(q). Dimostro che l’integrale (3.4) è convergente e quin<strong>di</strong>che <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo è finito: si osserva che a e b sono zeri del polinomio P (q) e che P (q) ≠ 0 <strong>per</strong>ogni q ∈ (a, b). Allora <strong>per</strong> <strong>di</strong>mostrare la convergenza dell’integrale è sufficiente verificareche l’integrando <strong>di</strong>verga abbastanza lentamente agli estremi dell’intervallo <strong>di</strong> integrazione.Dal momento che P ′ (a) ≠ 0 e P ′ (b) ≠ 0 i punti a e b sono due zeri semplici del polinomio,allora si può scrivereP (q) = (q − a)(b − q)(a 1 q 2 + a 2 q + a 3 )con opportuni numeri reali a 1 , a 2 e a 3 . Inoltre <strong>il</strong> trinomio a 1 q 2 + a 2 q + a 3 è strettamentepositivo nell’intervallo [a, b]. In conclusione la funzione √ P (q) è un infinitesimo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne1/2 in a e in b, quin<strong>di</strong> l’integrale (3.4) è convergente. Nella <strong>di</strong>scussione precedente è statausata la forma polinomiale della funzione energia potenziale u; lo stesso risultato puòessere ottenuto in modo più generale usando soltanto <strong>il</strong> fatto che u ′ (a) < 0 e u ′ (b) > 0.Si stu<strong>di</strong>a la convergenza dell’integrale in b, <strong>per</strong> a si ragiona in modo analogo. Ricordandoche P (b) = 0, preso δ > 0 piccolo si ha che la funzione P può scritta me<strong>di</strong>ante la seguenteformula <strong>di</strong> Taylor arrestata al primo or<strong>di</strong>ne: <strong>per</strong> ogni q ∈ [b − δ, b][P (q) = −u ′ (b)(q − b) + ω(q) = u ′ (b)(b − q) + ω(q) = u ′ ω(q)](b)(b − q) 1 +u ′ (b)(b − q)con lim q→q4 ω(q)/(q − b) = 0. La formula precedente <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> concludere che P (q)è un infinitesimo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne uno in b e quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> denominatore dell’integrando al secondomembro <strong>di</strong> (3.4) è un infinitesimo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne 1/2 in b. Si <strong>di</strong>mostra un risultato analogo ina e si conclude che l’integrale che esprime <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo dell’orbita è convergente.3.4. Analisi grafica: <strong>per</strong>iodo delle piccole osc<strong>il</strong>lazioniSi considerano i moti <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci attorno a q 1 con energia 0 < e < u 4 . In particolare si vuoledeterminare <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo delle osc<strong>il</strong>lazioni nel caso in cui l’energia sia molto vicina al valorefismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 72


assunto nel minimo, cioè a zero. Il problema verrà risolto usando due <strong>di</strong>verse strategie:la prima sarà uno calcolo molto grossolano e <strong>per</strong> nulla rigoroso che farà uso della formaesplicita <strong>di</strong> u, <strong>il</strong> secondo approccio, invece, sarà un risultato generale e rigoroso contenutonel Teorema 3.3.Sia ε > 0 piccolo, in particolare sia ε < u 4 , <strong>per</strong> determinare i punti <strong>di</strong> inversione delmoto <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co attorno al punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio q 1 = −2 si cerca una soluzione dell’equazioneu(q) = ε nella forma q = −2 + δ:√ εu(−2 + δ) = ε ⇒ [(−2 + δ) 2 − 1](−2 + δ + 2) 2 = ε ⇒ δ 4 − 4δ 3 + 3δ 2 = ε ⇒ δ = ±3dove sono stati trascurati brutalmente tutti gli or<strong>di</strong>ni su<strong>per</strong>iori al secondo in δ. Allora<strong>per</strong> determinare <strong>il</strong> semi<strong>per</strong>iodo dell’orbita si deve integrare tra −2 − √ ε/3 e −2 + √ ε/3,quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo è dato da∫ −2+√ε/3T = 2 √ −2− ε/3∫√dq−2+ ε/3√2[ε − (q2 − 1)(q + 2) 2 ] ≈ 2−2− √ ε/3dq√2[ε − 3(q + 2)2 ]dove l’energia potenziale è stata sv<strong>il</strong>uppata al secondo or<strong>di</strong>ne in serie <strong>di</strong> Taylor; si notiche u(−2) = u ′ (−2) = 0 e u ′′ (−2) = 6. Eseguendo la sostituzione r = (q + 2)/ √ ε/3 siottiene∫ +1T ≈ 2−1√ε/3 dr√2(ε − εr2 ) = 2 √6∫ +1−1dr√1 − r2 = 2∣√ arcsin r6∣ +1−1= 2π √6È interessante osservare che <strong>per</strong> piccoli valori <strong>di</strong> ε <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo risulta in<strong>di</strong>pendente da ε euguale a 2π/ √ u ′′ (−2). Questo risultato, che appare abbastanza casuale, nasconde inveceuna verità generale.Teorema 3.3 Si consideri <strong>il</strong> sistema meccanico uni<strong>di</strong>mensionale (3.1); si supponga che<strong>il</strong> sistema sia conservativo e che la sua energia potenziale sia u ∈ C 2 (R). Sia x e ∈ R;se x e è un punto <strong>di</strong> minimo relativo proprio <strong>per</strong> la funzione energia potenziale u e inoltreu ′′ (x e ) > 0, allora esiste ε 0 > 0 tale che <strong>per</strong> ogni ε ∈ (0, ε 0 ) in corrispondenza dell’energiau(x e ) + ε esiste un moto <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co attorno al punto fisso e, detto T (ε) <strong>il</strong> suo <strong>per</strong>iodo, sihalim T (ε) =ε→0+2π√u′′(x e )(3.5)Il valore limite <strong>di</strong> T (ε) è detto <strong>per</strong>iodo delle piccole osc<strong>il</strong>lazioni attorno al punto <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibriostab<strong>il</strong>e x e .Dimostrazione. Si segue l’argomento proposto in [12] che usa soltanto due stime, unadall’alto e una dal basso del <strong>per</strong>iodo del moto, e <strong>il</strong> cosiddetto teorema dei carabinieri.Senza <strong>per</strong><strong>di</strong>ta <strong>di</strong> generalità si può supporre x e = 0 e u(x e ) = 0. Per ε > 0 sufficientementepiccolo esistono due punti x − (ε) < 0 < x + (ε) tali che u(x − (ε)) = u(x + (ε)) = 0 (qualora vifismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 73


fossero più punti si scelgono quelli a <strong>di</strong>stanza minima dall’origine). L’analisi qualitativa<strong>per</strong>mette subito <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che in corrispondenza del valore ε dell’energia esiste unmoto <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co attorno all’origine con punti <strong>di</strong> inversione x − e x + ; <strong>il</strong> semi<strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> talemoto è dato dall’integraleS(ε) =∫ x+ (ε)x − (ε)dx√ = 1 ∫ x+ (ε)dx√ √2[ε − u(x)] 2 ε − u(x)Detti S − (ε) e S + (ε) i tempi che <strong>il</strong> sistema impiega rispettivamente <strong>per</strong> andare da x − (ε) a0 e da 0 a x + (ε), si ha S(ε) = S − (ε) + S + (ε), doveS − (ε) = 1 √2∫ 0x − (ε)x − (ε)dx√ e S + (ε) = 1 ∫ x+ (ε)dx√ √ε − u(x) 2 ε − u(x)Per stimare dall’alto e dal basso <strong>il</strong> secondo tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza si considerano dueparabole che approssimano da sopra e da sotto <strong>il</strong> grafico della funzione energia potenzialenell’intervallo [0, x + (ε)]; si suppone che ε sia così piccolo che la funzione u(x) non abbiaflessi in [0, x + (ε)], allora dettiA :=infx∈[0,x + (ε)] u′′ (x) e A := sup u ′′ (x)x∈[0,x + (ε)]si ha che 0 < A ≤= u ′′ (0) ≤ A. Si considerano, ora, le due parabole che intersecano<strong>il</strong> grafico <strong>di</strong> u nel punto x + (ε) con concavità date rispettivamente da A e A, ovvero siconsiderano le due funzioni0u(x) = 1 2 Ax2 + ε − 1 2 Ax2 + e u(x) = 1 2 Ax2 + ε − 1 2 Ax2 +È fac<strong>il</strong>e convincersi che u(x) ≤ u(x) ≤ u(x) <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, x + (ε)]; è sufficiente immaginare<strong>di</strong> tracciare le curve riportate nel grafico <strong>di</strong> sinistra della figura 3.22 procedendoda destra verso sinistra a partire dal punto <strong>di</strong> intersezione. Il grafico della funzione u èquello più in alto <strong>per</strong>ché in ogni punto la concavità è minore <strong>di</strong> qualle <strong>di</strong> u; <strong>per</strong> ragionianaloghe <strong>il</strong> grafico <strong>di</strong> u si trova sotto quello <strong>di</strong> u. Per un argomento rigoroso si rimandaall’osservazione in calce alla <strong>di</strong>mostrazione. Osservato, allora, che nello stesso intervallosi ha ε − u(x) ≤ ε − u(x) ≤ ε − u(x), segue che∫1x+ (ε)dx√ √ ≤ S + (ε) ≤2 ε − u(x)01 √2∫ x+ (ε)0dx√ε − u(x)⇒π2 √ A ≤ S +(ε) ≤ π2 √ ARipetendo lo stesso argomento nell’intervallo [x − (ε), 0] <strong>per</strong> <strong>il</strong> tempo S − (ε) si <strong>per</strong>viene allastima complessiva <strong>per</strong> <strong>il</strong> tempo totale S(ε)dove si è postoB :=π√B≤ S(ε) ≤π √ Binfx∈[x − (ε),x + (ε)] u′′ (x) e B := sup u ′′ (x)x∈[x − (ε),x + (ε)]fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 74


La tesi, allora, segue in virtù del cosiddetto teorema dei carabinieri quando si considera<strong>il</strong> limite <strong>per</strong> ε → 0 e si osserva che <strong>per</strong> la continuità <strong>di</strong> u ′′ si ha che in detto limite B e Btendono a u ′′ (0).Teorema 3.3 □u ≤ u ≤ uε✻v ≤ u ≤ vε✻✲x + (ε) x✲x + (ε) xFig. 3.22. A sinistra: grafico delle funzioni u(x) ≤ u(x) ≤ u(x). A destra: grafico delle funzioni v(x) ≤u(x) ≤ v(x).Si <strong>di</strong>mostra che u(x) ≤ u(x) ≤ u(x). In primo luogo si ricorda che ε è stato scelto cosìpiccolo che nell’intervallo [0, x + (ε)] la funzione u non ha flessi. Da ciò, dalla continuità<strong>di</strong> u ′′ e dal fatto che u ′′ (0) > 0 segue che u ′′ (x) > 0 in [0, x + (ε)]; <strong>di</strong> conseguenza, in virtùdelle proprietà elementari degli integrali definiti, si ha che 0 ≤ A ≤ u ′′ (s) ≤ A <strong>per</strong> ognis ∈ [0, x + (ε)] implica∫ r ∫ r ∫ rA ds ≤ u ′′ (s) ds ≤ A ds ∀r ∈ [0, x + (ε)]Quin<strong>di</strong>, ricordando che u ′ (0) = 0, si ha000 ≤ Ar ≤ u ′ (r) ≤ Ar ∀r ∈ [0, x + (ε)]Integrando, ora, tra 0 e x ∈ [0, x + (ε)] si <strong>per</strong>viene alla seguente <strong>di</strong>suguaglianza, si vedaanche <strong>il</strong> grafico a destra in figura 3.22,0v(x) := 1 2 Ax2 ≤ u(x) ≤ 1 2 Ax2 =: v(x)∀x ∈ [0, x + (ε)]In particolare, ricordando che u(x + (ε)) = ε, dalle <strong>di</strong>suguaglianze precedenti segue cheε − 1 2 Ax2 + ≤ 0 ≤ ε − 1 2 Ax2 +Si osserva, ora, che la funzione u viene ottenuta traslando verso <strong>il</strong> basso “rigidamente”la funzione v della quantità positiva Ax 2 +/2 − ε, quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> <strong>di</strong>mostrare che u(x) ≤ u(x)in [0, x + (ε)] è sufficiente provare che v(x) − u(x) ≤ Ax 2 + /2 − ε nello stesso intervallo; <strong>per</strong>riconoscere che u(x) ≤ u(x) in [0, x + (ε)] si procede in modo analogo. Si considera, allora,la funzione h(x) = v(x) − u(x) e si osserva che h ′ (x) = v ′ (x) − u ′ (x) ≥ 0 implica che h ècrescente nell’intervallo [0, x + (ε)], allorah(x) ≤ h(x + (ε)) = v(x + (ε)) − u(x + (ε)) = 1 2 Ax2 + − εfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 75


<strong>Esercizi</strong>o 3.1. Si consideri <strong>il</strong> sistema meccanico uni<strong>di</strong>mensionaleẍ + dudx (x) = 0 con u(x) = 1 x 6 − 1 x 4 (3.6)x ∈ R e <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare equivalente ottenuto introducendo le variab<strong>il</strong>i q = x e p = ẋ. Sirisponda ai seguenti quesiti: 1. si scriva <strong>il</strong> principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia. 2. Si stu<strong>di</strong> la funzioneenergia potenziale e si determino i punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e e instab<strong>il</strong>e. 3. Si <strong>di</strong>scutano qualitativamentele soluzioni della (3.6) al variare dell’energia totale del sistema. 4. Si determini l’insieme Π dei dati inizialiche generano orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che. 5. Si <strong>di</strong>mostri che <strong>il</strong> dato iniziale P 0 = ( √ 2, 0) genera un’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca.Si scriva <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> tale orbita come integrale definito.Soluzione: l’equazione (3.6) descrive <strong>il</strong> moto <strong>di</strong> una palla <strong>di</strong> massa m = 1 sottoposta all’azione della forzaf(x) = −du(x)/dx = −(4x 2 − 6)/x 7 .1. Sia e ∈ R <strong>il</strong> principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia si scriveh(q, p) := 1 2 p2 + 1 q 6 − 1 q 4 = e (3.7)2. La funzione u(q) è definita su R \ {0} ed è pari (simmetrica nello scambio q → −q). Zeri dellafunzione: q 1 = −1 e q 2 = +1. Segno della funzione: u(q) ≥ 0 se e solo se −1 ≤ q ≤ +1 e q ≠ 0. Derivata:u ′ (q) = (4q 2 −6)/q 7 . Punti estremali: q 3 = − √ 3/2 e q 4 = √ 3/2; q 1 e q 5 sono punti <strong>di</strong> minimo. Si osservache q 3 < q 1 < q 2 < q 4 . Valore assunto dalla funzione negli estremali: u 0 := u(q 3 ) = u(q 4 ) = −4/27.Infine osservo che lim q→±∞ u(q) = 0. Si ottiene quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> grafico in figura 3.23. Si osserva che q 3 e q 4sono punti <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e.3. Descrizione qualitativa delle soluzioni della (3.6). Considero i seguenti intervalli <strong>di</strong> energia.– e < u 0 : u 0 è <strong>il</strong> minimo assoluto della funzione u(q), quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> ogni q ∈ R si ha e − u(q) < 0. Nonesiste moto, I e = ∅.– e = u 0 : i punti q 3 e q 4 sono gli unici punti tali che e − u(q) ≥ 0, allora I e = {q 3 , q 4 }. La curva d<strong>il</strong>ivello è costituita da due punti: Γ e = {(q 3 , 0), (q 4 , 0)}. Le uniche soluzioni <strong>di</strong> (3.6) sono i punti <strong>di</strong>equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e q(t) = q 3 e q(t) = q 4 .– u 0 < e < 0: denoto con q1 e < q2 e < q3 e < q4 e le quattro soluzioni dell’equazione e − u(q) = 0.L’insieme dei punti accessib<strong>il</strong>i al moto è I e = [q1 e, qe 2 ] ∪ [qe 3 , qe 4 ]. La curva <strong>di</strong> livello, Γ e = {(q, p) ∈R 2 : q1 e ≤ q ≤ q2, e p = ± √ 2(e − u(q)} ∪ {(q, p) ∈ R 2 : q3 e ≤ q ≤ q4, e p = ± √ 2(e − u(q)}, consta <strong>di</strong>due curve chiuse e regolari, <strong>di</strong>sgiunte e contenenti nel loro interno rispettivamente i punti (q 3 , 0) e(q 4 , 0). Su ognuna delle componenti connesse <strong>di</strong> Γ e giace un’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca. L’orbita che ruotaattorno a (q 3 , 0) ha q1 e e qe 2 come punti <strong>di</strong> inversione. L’orbita che ruota attorno a (q 4, 0) ha q3 e eq4 e come punti <strong>di</strong> inversione.– e = 0: q 1 = −1 e q 2 = +1 sono le due soluzioni dell’equazione e−u(q) = 0 (u(q) = 0). L’insieme deipunti accessib<strong>il</strong>i al moto è I e = (−∞, q 1 ] ∪ [q 2 , ∞). La curva <strong>di</strong> livello consta <strong>di</strong> due componentia<strong>per</strong>te e <strong>di</strong>sgiunte: Γ e = Γ 1 e ∪ Γ2 e ove Γ1 e = {(q, p) ∈ R2 : q < q 1 , p = ± √ 2(e − u(q)} eΓ 2 e = {(q, p) ∈ R 2 : q ≥ q 2 , p = ± √ 2(e − u(q)}. Su Γ 1 e e Γ 3 e giacciono due orbite asintoticheomocline rispettivamente a (−∞, 0) e (+∞, 0). Si osserva che le particelle si avvicinano all’infinitocon velocità nulla, infatti p = ± √ 2[e − u(q)] = ± √ −2u(q) → 0 nel limite q → ±∞. In altritermini: le curve <strong>di</strong> livello si avvicinano asintoticamente a zero.– e > 0: denoto con q1 e e q2 e le due soluzioni dell’equazione e − u(q) = 0. L’insieme dei puntiaccessib<strong>il</strong>i al moto è I e = (−∞, q1 e] ∪ [qe 2 , ∞). La curva <strong>di</strong> livello consta <strong>di</strong> due componentia<strong>per</strong>te e <strong>di</strong>sgiunte: Γ e = Γ 1 e ∪ Γ 2 e ove Γ 1 e = {(q, p) ∈ R 2 : q < q1, e p = ± √ 2(e − u(q)} eΓ 2 e = {(q, p) ∈ R2 : q ≥ q2 e, p = ±√ 2(e − u(q)}. Su Γ 1 e e Γ2 e giacciono due orbite asintoticherispettivamente a +∞ e −∞. Si osserva che le particelle si avvicinano all’infinito con velocitàfinita, infatti p = ± √ 2[e − u(q)] → ± √ 2e nel limite q → ±∞. In altri termini: le curve <strong>di</strong> livellohanno un asintoto orizzontale.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 76


u(q)✻q 3 q 4 q 1 q 2✲ qu 0p✻✲✛✲✛✲ qFig. 3.23. Grafico dell’energia potenziale e curve <strong>di</strong> livello. I versi <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza sono gli stessi su tuttele curve <strong>di</strong> livello.4. L’insieme dei dati iniziali che generano orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che èΠ = {(q 0 , p 0 ) ∈ R 2 : u 0 < h(q 0 , p 0 ) = 1 2 (p 0) 2 + u(q 0 ) < 0}5. Considero <strong>il</strong> punto P 0 = ( √ 2, 0) e osservo che h(P 0 ) = 0 2 /2+u( √ 2) = −1/8. Pertanto i risultati delpunto precedente e l’osservazione u 0 < −1/8 < 0 implicano che <strong>il</strong> punto P 0 origina un’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca.Risolvendo l’equazione u(q) = −1/8 si ottengono i punti <strong>di</strong> inversione del moto ˆq 1 = √ √5 − 1 < ˆq2 = √ 2.Infatti, u(q) = −1/8 è equivalente a q 6 − 8q 2 + 8 = 0; da quest’ultima si ottiene (q − 2) 2 (q 4 + 2q 2 − 4) = 0ut<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong> metodo <strong>di</strong> Ruffini oppure osservando cheq 6 − 8q 2 + 8 = q 6 − 8q 2 + 16 − 8 = q 6 − 8 − 8(q 2 − 2) = (q 2 − 2)(q 4 + 2q 2 + 4) − 8(q 2 − 2)= (q 2 − 2)(q 4 + 2q 2 + 4 − 8) = (q 2 − 2)(q 4 + 2q 2 − 4)Infine si ottengono le soluzioni ˆq 1 e ˆq 2 . Dall’equazione dq/dt = √ 2[e − u(q)] si ottiene∫ T/20dt =∫ √ 2√ √5−1√ [2dq1q 4 − 1q 6 − 1 8] ⇒ T = 4 ∫ √ 2√ √5−1q 3 dq√−q6 + 8q 2 − 8<strong>Esercizi</strong>o 3.2. Si consideri <strong>il</strong> sistema meccanico uni<strong>di</strong>mensionaleẍ + dudx (x) = 0 con u(x) = 1 − cos x e − π 2 ≤ x ≤ π 2Si <strong>di</strong>mostra che se la particella ha energia totale e = 1 allora esiste un’orbita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca con punti <strong>di</strong>inversione x 1 = −π/2 e x 2 = π/2: se ne scriva <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo come integrale definito e se ne <strong>di</strong>a una stima.Soluzione: dal principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia si ottiene ẋ = ± √ 2[e − u(x)]. Pertanto, lungol’orbita con energia e = 1, si ha ẋ = ± √ 2 cos x. Integrando la precedente si ottiene∫ T/20dt =∫ π/2−π/2dx√ ⇒ T 2 cos x 2 = √ 1 ∫ π/22−π/2dx√ ⇒ T = 2 √ ∫ π/22cos x 0dx√ cos x(3.8)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 77


ove nell’ultima implicazione si è ut<strong>il</strong>izzata la parità della funzione coseno. Per stimare l’integrale possiamoriscriverlo ut<strong>il</strong>izzando le formule parametriche cos x = (1 − tan 2 (x/2))/(1 + tan 2 (x/2)):T = 2 √ ∫ π/2dx2 √ = 2 √ ∫√π/21 + tan 2 ∫(x/2)12 dx0 cos x 0 1 − tan 2 (x/2) = 4√ ds2 √0 (1 + s2 )(1 − s 2 )con l’ultimo integrale ottenuto <strong>per</strong> mezzo della sostituzione s = tan(x/2). A questo punto si può osservareche nell’intervallo 0 ≤ s ≤ 1 si ha 1 ≤ 1 + s 2 ≤ 2, quin<strong>di</strong> si ottengono le stimeT − := 4 √ 2∫ 10ds√2(1 − s2 ) ≤ T ≤ 4√ 2∫ 10ds√1 − s 2 =: T +e quin<strong>di</strong> T − = 2π e T + = 2 √ 2π. Infine, posto T M := (T − + T + )/2 = π(1 + √ 2) e ∆T := T + − T − =2π( √ 2 − 1) si ha l’errore relativo:∆TT M= 2π(√ 2 − 1)π( √ 2 + 1) = 0.343È possib<strong>il</strong>e stimare dall’alto <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo in modo alternativo agendo sull’integrale <strong>di</strong> partenza: nell’intervallo0 ≤ x ≤ π/2 si ha cos x ≥ 1 − 2x/π. Si ottiene la nuova stimaT ′ + = 2 √ 2∫ π/20dx√ = 2 π √∫ 1ds 2 √ = 2π √ 21 − 2x/π 2 0 1 − sSi ha T ′ + = √ 2T + , la nuova stima è decisamente peggiore della precedente.<strong>Esercizi</strong>o 3.3. Si consideri <strong>il</strong> sistema meccanico uni<strong>di</strong>mensionale ẍ + du/dx = 0 con u(x) <strong>di</strong> classe C 1su R e <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico equivalente ottenuto me<strong>di</strong>ante l’introduzione della variab<strong>il</strong>i q = x e p = ẋ.1. Sia q 0 ∈ R tale che la curva <strong>di</strong> livello con energia u 0 := u(q 0 ) è chiusa, regolare e definita in [q 0 , q 1 ]<strong>per</strong> q 1 > q 0 opportuno. Si stu<strong>di</strong> <strong>il</strong> comportamento della curva <strong>di</strong> livello in un intorno <strong>di</strong> q 0 . 2. Sia q 0 unpunto <strong>di</strong> massimo relativo <strong>per</strong> u(q). Si stu<strong>di</strong> <strong>il</strong> comportamento della separatrice in un intorno <strong>di</strong> q 0 (siveda anche la <strong>di</strong>scussione del sistema (3.2)).Soluzione: 1. dal principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia si ha che l’equazione dell’arco <strong>di</strong> curva <strong>di</strong> livellonel semipiano p ≥ 0 è p = √ 2[u 0 − u(q)]. Pongo P (q) = 2[u 0 − u(q)] e osservo che– P ′ (q) = −2u ′ (q).- ] P (q 0 ) = 0 e P ′ (q 0 ) ≠ 0,infatti u(q 0 ) = u 0 e q 0 non è un punto estremale <strong>di</strong> u(q). Scrivo lo sv<strong>il</strong>uppo in serie <strong>di</strong> Taylor <strong>di</strong> P (q) inun intorno destro <strong>di</strong> q 0 :P (q) = P (q 0 ) + P ′ (q 0 )(q − q 0 ) + 1 2! P ′′ (q 0 )(q − q 0 ) 2 + O((q − q 0 ) 3 ) (3.9)Poiché la derivata prima della funzione P (q) non si annulla in q 0 posso arrestare lo sv<strong>il</strong>uppo al primoor<strong>di</strong>ne e scrivere[P (q) = P ′ (q 0 )(q − q 0 ) + O((q − q 0 ) 2 ) = P ′ (q 0 )(q − q 0 ) 1 + O((q − q 0) 2 ])P ′ (q 0 )(q − q 0 )Quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> la curva <strong>di</strong> livello ottengo:= P ′ (q 0 )(q − q 0 ) [1 + O(q − q 0 )]p = √ P (q) = √ P ′ (q 0 )(q − q 0 ) [1 + O(q − q 0 )] = √ P ′ (q 0 )(q − q 0 ) 1/2 [1 + O(q − q 0 )]Conclusione: la curva <strong>di</strong> livello in un intorno piccolo <strong>di</strong> q 0 è ben approssimata dalla ra<strong>di</strong>ce quadrata <strong>di</strong>q − q 0 (si veda la Fig 3.24(a)), in particolare ha tangente verticale.2. Lo stu<strong>di</strong>o procede come al punto precedente, ma in questo caso P ′ (q 0 ) = 0 <strong>per</strong>ché q 0 è un punto<strong>di</strong> massimo <strong>per</strong> <strong>il</strong> potenziale u(q). Allora non ha senso arrestare lo sv<strong>il</strong>uppo (3.9) al primo or<strong>di</strong>ne, devoconsiderare le derivate successive. Alcuni casi:fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 78


p✻q0(q − q 0 ) 1/2 p (q − q 0 )✻(q − q 0 ) 3/2✲ q✆ ✆✆q0(q − q 0 ) 2✲ q(a)(b)Fig. 3.24. Comportamento asintotico <strong>di</strong> una curva <strong>di</strong> livello (a) e <strong>di</strong> una separatrice (b).– se P ′′ (q 0 ) ≠ 0, allora arresto lo sv<strong>il</strong>uppo al secondo or<strong>di</strong>ne e ottengoP (q) = 1 2! P ′′ (q 0 )(q − q 0 ) 2 [1 + O(q − q 0 )] ⇒ p =√12! P ′′ (q 0 )(q − q 0 ) [1 + O(q − q 0 )]La separatrice è ben approssimata da una retta <strong>di</strong> pendenza √ P ′′ (q 0 )/2! in un intorno piccolo <strong>di</strong>q 0 (si veda la figura 3.24(b)).– Se P ′′ (q 0 ) = 0 e P ′′′ (q 0 ) ≠ 0, allora arresto lo sv<strong>il</strong>uppo al terzo or<strong>di</strong>ne e ottengoP (q) = 1 3! P ′′′ (q 0 )(q − q 0 ) 3 [1 + O(q − q 0 )] ⇒ p =√13! P ′′′ (q 0 )(q − q 0 ) 3/2 [1 + O(q − q 0 )]La separatrice è ben approssimata dalla curva √ P ′′′ (q 0 )/3!(q − q 0 ) 3/2 in un intorno piccolo <strong>di</strong> q 0 .La separatrice ha tangente orizzontale (si veda la figura 3.24(b)).– Se P ′′ (q 0 ) = P ′′′ (q 0 ) = 0 e P ′′′′ (q 0 ) ≠ 0, allora arresto lo sv<strong>il</strong>uppo al quarto or<strong>di</strong>ne e ottengoP (q) = 1 4! P ′′′′ (q 0 )(q − q 0 ) 4 [1 + O(q − q 0 )] ⇒ p =√14! P ′′′′ (q 0 )(q − q 0 ) 2 [1 + O(q − q 0 )]La separatrice è ben approssimata dalla parabola √ P ′′′′ (q 0 )/4!(q − q 0 ) 2 in un intorno piccolo <strong>di</strong>q 0 . La separatrice ha tangente orizzontale (si veda la figura 3.24(b)).<strong>Esercizi</strong>o 3.4. Una particella <strong>di</strong> massa m = 1 si muove lungo la semiretta x ≥ 0 ed è sottoposta all’azionedella forza elastica −k 3 x e della repulsione elettrostatica a 3 /x 2 , con k, a ∈ R + . L’equazione del motorisultante èẍ = −k 3 x + a3x 2Si scriva <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>namico planare che descrive <strong>il</strong> moto della particella, si determinino i punti fissi, sidetermini l’energia meccanica totale e si <strong>di</strong>mostri che è un integrale primo del sistema <strong>di</strong>namico; si <strong>di</strong>segni<strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase e si <strong>di</strong>scuta la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> moti <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci.<strong>Esercizi</strong>o 3.5. Si consideri <strong>il</strong> sistema meccanico conservativo ẍ = −u ′ (x) con la funzione energia potenzialedata da(a) u(x) = x 3 − x 2 (b) u(x) = x 6 /18 − x 4 /3 + x 2 /2(c) u(x) = x 2 (1 − x)(3 − x) (d) u(x) = x 4 − λx 2 λ ∈ R(e) u(x) = x 3 e −x2(f) u(x) = x 4 e −x2Si determinino i punti fissi, se ne stu<strong>di</strong> la stab<strong>il</strong>ità e si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase. Si risponda, inoltre, alleseguenti domande. (a) Si verifichi che sulla curva <strong>di</strong> livello corrispondente al valore e = 1/8 dell’energiasi svolge un moto <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co; se ne stimi <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo. Si trovi la legge oriaria del moto con dato inizialex(0) = 1 e ẋ(0) = 0. (b) Si <strong>di</strong>mostri che se al sistema meccanico si aggiunge la forza −x allora l’originerisulta un punto d’equ<strong>il</strong>ibrio asintoticamente stab<strong>il</strong>e; si <strong>di</strong>a una stima del suo bacino d’attrazione. (c) Sifismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 79


verifichi che la traiettoria con dato iniziale x(0) = 1 e ẋ(0) = 0 è <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca e se ne stimi <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo. (d)Si determini <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase al variare del parametro λ.<strong>Esercizi</strong>o 3.6. Una particella <strong>di</strong> massa uno è vincolata a muoversi lungo l’asse x ed è sottoposta alleforzef 1 (x) = 2xe −x2 e f 2 (x) = −kxcon k > 0, entrambe hanno centro nell’origine, f 1 è repulsiva e f 2 attrattiva. Si determinino i punti <strong>di</strong>equ<strong>il</strong>ibrio al variare del parametro k > 0 e se ne stu<strong>di</strong> la stab<strong>il</strong>ità. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase <strong>per</strong> k = 1/2e si <strong>di</strong>ca in corrispondenza <strong>di</strong> quali dati iniziali, se esistono, <strong>il</strong> sistema esibisce orbite non <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che.<strong>Esercizi</strong>o 3.7. Un elettrone <strong>di</strong> massa uno si muove in un cristallo <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co sotto l’effetto <strong>di</strong> una forza<strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca conservativa <strong>di</strong> energia potenziale u(x) = sin 2 x.Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> fase del sistema esi <strong>di</strong>ca <strong>per</strong> quali valori dell’energia esistono orbite <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che. Si determinino i punti fissi e se ne stud<strong>il</strong>a stab<strong>il</strong>ità.Si descriva <strong>il</strong> moto dell’elettrone in corrispondenza delle seguenti tre con<strong>di</strong>zioni iniziali:posizione iniziale x 0 = 3π/4 e velocità iniziale v 0 = 0, 1, 2. Nel caso x 0 = 3π/4 e v 0 = 0 si esprima <strong>il</strong><strong>per</strong>iodo delle osc<strong>il</strong>lazioni come integrale definito e si stimi nel modo più semplice possib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo delleosc<strong>il</strong>lazioni.3.5. Moti centraliSi consideri una particella <strong>di</strong> massa µ che si muove in R 3 sottoposta all’azione <strong>di</strong> unaforza conservativa ⃗ f(⃗r), con ⃗r = (x, y, z) ∈ R 3 , derivante da un potenziale centrale u(r),con r = |⃗r|. L’equazione del moto si scrive:µ d2 ⃗rdt = f(r) ⃗ ove ⃗df(r) = −∇u(r) = − u(r) (3.10)2 drSi <strong>di</strong>mostra che <strong>il</strong> momento angolare della particella ⃗ L := µ⃗r × ˙⃗r è una costante del moto.Il moto è quin<strong>di</strong> planare e si svolge in un piano ortogonale a ⃗ L e passante <strong>per</strong> l’origine.Se su questo piano si definiscono le coor<strong>di</strong>nate polari ρ e θ, allora si ha che le equazionidel moto assumono la formaµ¨ρ = − d dρ u eff(ρ) e ˙θ =Lµρ 2 (3.11)ove L ∈ R è la componente del momento angolare lungo l’asse ortogonale al piano su cuisi svolge <strong>il</strong> moto e u eff è <strong>il</strong> potenziale efficaceAlcuni commenti:u eff (ρ) := u(ρ) +L22µρ 2 (3.12)– <strong>il</strong> moto ra<strong>di</strong>ale della particella è stato ricondotto al moto uni<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> unaparticella <strong>di</strong> massa µ sottoposta all’azione <strong>di</strong> una forza derivante dal potenziale u eff .– Il moto angolare è integrab<strong>il</strong>e se è nota la soluzione dell’equazione ra<strong>di</strong>ale; formalmente∫ tLθ(t) = θ(0) + dsµρ 2 (s)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 800


Si può osservare che ˙θ ha segno definito e uguale a quello <strong>di</strong> L, quin<strong>di</strong> la particellaruota attorno all’origine sempre nello stesso verso.– Se L ≠ 0, l’equazione dell’orbita ρ = ρ(θ) è soluzione delle due seguenti equazioni<strong>di</strong>fferenziali, note rispettivamente come prima e seconda forma dell’orbita:√dρ2dθ = ±µρ2 L µ [e − u d 2 ueff(ρ)] edθ = − µ [ ( )]d 1u 2 L 2 eff (3.13)du uove u = 1/ρ.<strong>Esercizi</strong>o 3.8. Si consideri una particella <strong>di</strong> massa µ sottoposta all’azione <strong>di</strong> una forza centrale <strong>di</strong>potenzialeu(r) = 1 2 r2 − 1 6 r6 (3.14)1. Si scrivano le equazioni del moto e <strong>il</strong> principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia. 2. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> grafico delpotenziale efficace. 3. Si <strong>di</strong>scuta qualitativamente <strong>il</strong> moto della particella e si <strong>di</strong>mostri che se <strong>il</strong> momentoangolare L è abbastanza piccolo allora esistono due moti circolari uniformi. Se ne determinino i <strong>per</strong>io<strong>di</strong>T 1 e T 2 < T 1 . 4. Sia ρ 1 <strong>il</strong> raggio dell’orbita con <strong>per</strong>iodo T 1 . Si stu<strong>di</strong> <strong>il</strong> moto della particella con momentoangolare L posta in ρ(0) = ρ 1 con velocità ra<strong>di</strong>ale iniziale ṙ(0) = √ 2ε/µ, con ε > 0 piccolo. 5. Si pongae si stu<strong>di</strong> <strong>il</strong> problema analogo al caso 4 <strong>per</strong> l’orbita <strong>di</strong> <strong>per</strong>iodo T 2 .Soluzione: 1. <strong>il</strong> moto su un piano ortogonale a ⃗ L viene descritto in termini delle coor<strong>di</strong>nate polari ρ e θ.Si considera <strong>il</strong> potenziale efficaceu eff (ρ) = u(ρ) +Usando (3.11) si ottengono le equazioni del moto:L22µρ 2 = 1 2 ρ2 − 1 6 ρ6 + L22µρ 2 (3.15)µ¨ρ = −ρ + ρ 5 + L2µρ 3 e ˙θ =Lµρ 2 (3.16)Sia e ∈ R, <strong>il</strong> principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia si scrive come segue:e = 12µ ˙ρ2 + u eff = 12µ ˙ρ2 + 1 2 ρ2 − 1 6 ρ6 + L22µρ 2 (3.17)2. Stu<strong>di</strong>o la funzione potenziale efficace: osservo che lim ρ→∞ u eff (ρ) = −∞ e lim ρ→0 u eff (ρ) = +∞.Calcolo la derivata prima: u ′ eff = ρ−ρ5 −L 2 /µρ 3 . L’equazione u ′ eff = 0 non ha soluzioni reali se L2 > µ/4,mentre ne ha due <strong>di</strong>stinte√ √√√ √√ √√√ √10 < ρ 1 = 4 2 − 14 − L2µ < ρ 12 = 4 2 + 14 − L2µnel caso L 2 < µ/4. Il caso L 2 > µ/4 è semplice, stu<strong>di</strong>o in dettaglio <strong>il</strong> caso interessante L 2 < µ/4. Ipunti estremali ρ 1 e ρ 2 sono rispettivamente un punto <strong>di</strong> minimo e <strong>di</strong> massimo. Si pone u 1 := u eff (ρ 1 ),u 2 := u eff (ρ 2 ) e si trova0 < u 1 = 1 [6µρ 2 µ + 4L 2 − √ ]µ(µ − 4L 2 ) < u 2 = 1 [16µρ 2 µ + 4L 2 + √ ]µ(µ − 4L 2 )1Il grafico del potenziale efficace è rappresentato in figura 3.25.3. Descrizione qualitativa delle soluzioni delle equazioni (3.16). Stu<strong>di</strong>o l’equazione ra<strong>di</strong>ale e ottengoinformazioni sul moto della palla µ. Considero i seguenti intervalli <strong>di</strong> energia:fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 81


✻u effρ 1 ρ 2u 2u 1✲ ρFig. 3.25. Grafico del potenziale efficace.– e < u 1 : denoto con ρ e la sola soluzione dell’equazione e − u eff (ρ) = 0. Il moto è ammissib<strong>il</strong>e nellaregione ρ ≥ ρ e . Esiste un’orbita <strong>il</strong>limitata.– e = u 1 : le due soluzioni dell’equazione e − u eff (ρ) = 0 sono ρ 1 e ρ e > ρ 1 . Il moto è ammissib<strong>il</strong>enella regione {ρ 1 } ∪ [ρ e , +∞). Esiste un’orbita <strong>il</strong>limitata e un’orbita a <strong>di</strong>stanza fissa dall’origine:ρ(t) = ρ 1 . Quin<strong>di</strong> esiste un moto circolare. Per <strong>il</strong> moto circolare posso scrivere l’equazione ra<strong>di</strong>ale:˙θ = L/(µρ 2 (t)) = L/(µρ 2 1). Quin<strong>di</strong> la velocità angolare è costante: <strong>il</strong> moto è circolare uniforme.Infine, <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo del moto è T 1 = 2π/ ˙θ = 2πµρ 2 1 /L.– u 1 < e < u 2 : denoto con ρ e 1 < ρ e 2 < ρ e 3 le tre soluzioni dell’equazione e − u eff (ρ) = 0. Il moto èammissib<strong>il</strong>e nella regione [ρ e 1 , ρe 2 ] ∪ [ρe 3 , +∞)]. Esiste un’orbita <strong>il</strong>limitata che si svolge nella regioneρ ≥ ρ e 3 e un’orbita limitata che si svolge nella corona circolare <strong>di</strong> raggio interno ρe 1 e raggio esternoρ e 2.– e = u 2 : le due soluzioni dell’equazione e − u eff (ρ) = 0 sono ρ 2 e ρ e < ρ 2 . Il moto è ammissib<strong>il</strong>enella regione [ρ e , +∞). Esistono due orbite <strong>il</strong>limitate e asintotiche a ρ 2 , un’orbita limitata chesi svolge nella corona circolare <strong>di</strong> raggi ρ e e ρ 2 e che è asintotica a ρ 2 . Infine esiste un’orbita a<strong>di</strong>stanza fissa dall’origine: ρ(t) = ρ 2 . Quin<strong>di</strong> esiste un moto circolare. Per <strong>il</strong> moto circolare possoscrivere l’equazione ra<strong>di</strong>ale: ˙θ = L/(µρ 2 (t)) = L/(µρ 2 2 ). Quin<strong>di</strong> la velocità angolare è costante: <strong>il</strong>moto è circolare uniforme. Infine, <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo del moto è T 2 = 2π/ ˙θ = 2πµρ 2 2/L.– e > u 2 : denoto con ρ e la sola soluzione dell’equazione e − u eff (ρ) = 0. Il moto è ammissib<strong>il</strong>e nellaregione ρ ≥ ρ e . Esiste un’orbita <strong>il</strong>limitata.4. Fissato <strong>il</strong> momento angolare L della particella, l’orbita circolare uniforme ρ(t) = ρ 1 è ottenuta conuna con<strong>di</strong>zione iniziale ρ(0) = ρ 1 , ˙ρ(0) = 0, ˙θ(0) = L/(µρ21 ) e θ(0) arbitrario (<strong>per</strong> esempio θ(0) = 0).In altri termini la particella viene posta a <strong>di</strong>stanza ρ 1 dall’origine e viene lanciata con velocità angolare˙θ(0) = L/(µρ 2 1 ) tangenzialmente alla circonferenza <strong>di</strong> raggio ρ 1 centrata nell’origine (figura 3.26a).Ora si considera la medesima con<strong>di</strong>zione iniziale, ma con una piccola velocità ra<strong>di</strong>ale ˙ρ(0) = √ 2ε/µ(figura 3.26b). Osservo che l’energia ra<strong>di</strong>ale della particella èe = 1 2 µ ˙ρ2 (0) + u eff (ρ 1 ) = u 1 + ε > u 1quin<strong>di</strong> l’orbita non è circolare, ma si sv<strong>il</strong>uppa all’interno <strong>di</strong> una corona circolare <strong>di</strong> raggi ρ 1 (ε) < ρ 2 (ε).Mi pongo <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> descrivere l’orbita della particella <strong>per</strong> piccoli valori <strong>di</strong> ε (al primo or<strong>di</strong>ne in ε).In primo luogo determino i due raggi ρ 1 (ε) < ρ 2 (ε): devo risolvere l’equazione e − u eff (ρ) = 0. Pongoρ = ρ 1 + δ con δ ∈ R piccolo e risolvo l’equazione sv<strong>il</strong>uppandola al secondo or<strong>di</strong>ne in δ.e − u eff (ρ 1 + δ) = 0 ⇒ u 1 + ε − 1 2 (ρ 1 + δ) 2 + 1 6 (ρ 1 + δ) 6 −L 22µρ 2 2δ1 (1 +ρ 1+ δ2 ) = 0ρ 2 2 1fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 82


Troncando lo sv<strong>il</strong>uppo delle potenze dei binomi e della serie geometrica al secondo or<strong>di</strong>ne in δ si ha:[u 1 + ε − 1 2 (ρ2 1 + 2δρ 1) + 1 ( ) ( ) 2]6 (ρ6 1 + 6δρ5 1 ) −L2 2δ2µρ 2 1 − + δ2 2δ1 ρ 1 ρ 2 + + δ21 ρ 1 ρ 2 = 01Arrestando lo sv<strong>il</strong>uppo del termine in parentesi quadre al secondo or<strong>di</strong>ne in δ si ha:u 1 + ε − 1 2 (ρ2 1 + 2δρ 1) + 1 [6 (ρ6 1 + 6δρ5 1 ) −L22µρ 2 1 − 2δ ]+ 3δ21 ρ 1 ρ 2 = 01A questo punto si osserva che i termini non <strong>di</strong>pendenti da δ ricostruiscono −u eff (ρ 1 ) = −u 1 e i coefficientidei termini lineari in δ ricostruiscono −u ′ eff (ρ 1) = 0, quin<strong>di</strong> l’equazione si semplifica notevolmente e siottieneε − 12µρ 4 δ 2 ( √µρ 4 1 − 5µρ 8 1 + 3L 2) ε= 0 ⇒ δ = ±1Aove si è posto A = (µρ 4 1 − 5µρ8 1 + 3L2 )/2µρ 4 1 > 0. In conclusione se la particella con energia u 1 + ε vieneposta all’istante iniziale in ρ(0) = ρ 1 , allora essa avrà un’orbita limitata che si svolge all’interno dellacorona circolare <strong>di</strong> raggi√ √ ε ερ 1 (ε) = ρ 1 −A < ρ 2(ε) = ρ 1 +ADeterminazione della legge oraria ra<strong>di</strong>ale al primo or<strong>di</strong>ne in ε: devo integrare l’equazione che si ottienedal principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia e = µ ˙ρ 2 /2 + u eff (ρ). Poiché ρ 1 (ε) < ρ < ρ 2 (ε) sv<strong>il</strong>upparel’equazione precedente al primo or<strong>di</strong>ne in ε vuol <strong>di</strong>re arrestare lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> u eff (ρ) in ρ − ρ 1 al secondoor<strong>di</strong>ne. Quin<strong>di</strong>u eff (ρ) = u eff (ρ 1 ) + u ′ eff (ρ)(ρ − ρ 1) + 1 2 u′′ eff (ρ 1)(ρ − ρ 1 ) 2 + O((ρ − ρ 1 ) 3 ) = u 1 + A(ρ − ρ 1 ) 2 + O((ρ − ρ 1 ) 3 )Sostituendo nel principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia si ottiene l’equazione <strong>di</strong>fferenziale˙ρ 2 = 2 µ[ε − A(ρ − ρ1 ) 2]che può essere integrata con con<strong>di</strong>zione iniziale ρ(0) = ρ 1 <strong>per</strong> ottenere√ (√ )ερ(t) = ρ 1 +A sin 2Aµ tPertanto durante la rivoluzione attorno all’origine, la particella compie ra<strong>di</strong>almente osc<strong>il</strong>lazioni <strong>di</strong> <strong>per</strong>iodoT osc = 2π √ µ/2A e ampiezza √ ε/A. È interessante osservare che se <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> rivoluzione vieneapprossimato con T 1 alloraT oscT riv≃√L 2µρ 4 1 − 5µρ8 1 + 3L2che è una funzione strettamente crescente da 1/2 a +∞ nell’intervallo 0 ≤ L < √ µ/4. quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong>osc<strong>il</strong>lazione è la metà <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> rivoluzione <strong>per</strong> L → 0, mentre è molto maggior <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> rivoluzione<strong>per</strong> L grande. In altri termini: la nuova con<strong>di</strong>zione iniziale <strong>per</strong>turba poco <strong>il</strong> moto circolare uniforme seL è grande, mentre lo <strong>per</strong>turba pesantemente se L è piccolo.5. Fissato <strong>il</strong> momento angolare L ≠ 0 considero la con<strong>di</strong>zione iniziale ρ(0) = ρ 2 , ˙θ(0) = L/µρ22 e˙ρ(0) = √ 2ε/µ. Si verifica fac<strong>il</strong>mente che l’energia totale ra<strong>di</strong>ale è e = u 2 + ε. Allora l’orbita dellaparticella è <strong>il</strong>limitata e la particella si allontana indefinitamente da ρ(0) = ρ 1 . È possib<strong>il</strong>e stimare inmodo molto “rozzo” la legge oraria ra<strong>di</strong>ale:e = 1 2 µ ˙ρ2 + u eff (ρ) ⇒ ˙ρ 2 = 2 µ [e − u eff(ρ)] = 2 µ [u 2 + ε − u eff (ρ)] ≥ 2 µ [u 2 + ε − u eff (ρ 2 )] = 2εµ ,fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 83


y✻✩✻ ✲ xy✻✩✄ ✄✗✲ x(a)(b)Fig. 3.26. Con<strong>di</strong>zioni iniziali: (a) <strong>per</strong> l’orbita circolare; (b) <strong>per</strong> una piccola deviazione dall’orbita circolare.da cui si ottiene ρ(t) ≥ ρ 1 + √ 2ε/µt.<strong>Esercizi</strong>o 3.9. Si consideri una particella <strong>di</strong> massa µ sottoposta all’azione <strong>di</strong> una forza centrale <strong>di</strong>potenzialeu(r) = κr 2 + α r 2 (3.18)con κ > 0. 1. Si scrivano le equazioni del moto e <strong>il</strong> principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia. 2. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong>grafico del potenziale efficace nel caso γ := 1 + 2µα/L 2 > 0. 3. Si <strong>di</strong>scuta qualitativamente <strong>il</strong> moto dellaparticella e si <strong>di</strong>mostri che esiste un moto circolare uniforme <strong>di</strong> raggio ρ 0 . Se ne determinini <strong>il</strong> <strong>per</strong>iodoT 0 . 4. Sia u 0 = u eff (ρ 0 ): si scriva l’equazione dell’orbita <strong>per</strong> moti con energia e > u 0 . 5. Si <strong>di</strong>ca <strong>per</strong> qualivalori <strong>di</strong> α l’orbita determinata al punto 4 è chiusa.Soluzione: si veda la soluzione <strong>di</strong> [4] <strong>per</strong> <strong>il</strong> moto armonico in tre <strong>di</strong>mensioni.4. Introduzione alle equazioni alle derivate parzialiDallo stu<strong>di</strong>o della meccanica dei sistemi è noto che <strong>il</strong> modello che descrive <strong>il</strong> comportamentofisico <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> molte particelle viene definito introducendo un numero<strong>di</strong> variab<strong>il</strong>i uguale al numero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà del sistema. Queste variab<strong>il</strong>i sono dettecoor<strong>di</strong>nate lagrangiane e <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare in modo univoco la posizione <strong>di</strong> tuttele particelle che costituiscono <strong>il</strong> sistema rispetto al riferimento relativamente al quale sistu<strong>di</strong>a <strong>il</strong> moto. Le coor<strong>di</strong>nate lagrangiane vengono pensate come funzioni del tempo ela conoscenza <strong>di</strong> tali funzioni <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> seguire <strong>il</strong> sistema durante <strong>il</strong> suo moto istante<strong>per</strong> istante, cioè <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ire a ogni istante la posizione <strong>di</strong> ciascuna particella,la sua velocità e, più in generale, <strong>il</strong> valore <strong>di</strong> una qualsiasi osservab<strong>il</strong>e fisica associata alsistema. Dal punto <strong>di</strong> vista fisico un’osservab<strong>il</strong>e è una grandezza caratteristica del sistemache può essere misurata s<strong>per</strong>imentalmente, nel modello matematico che descrive <strong>il</strong> sistemaun’osservab<strong>il</strong>e è una qualsiasi funzione delle coor<strong>di</strong>nate lagrangiane; ovviamente sarà ut<strong>il</strong>estu<strong>di</strong>are l’andamento <strong>di</strong> quelle osservab<strong>il</strong>i che hanno un’interessante interpretazione fisica.Nel contesto della meccanica dei sistemi <strong>di</strong>screti le variab<strong>il</strong>i <strong>di</strong> posizione, ovvero le coor<strong>di</strong>natelagrangiane, e la variab<strong>il</strong>e temporale giocano ruoli <strong>di</strong>versi; le une vengono semprepensate come funzione dell’altra. Più precisamente dette q i le coor<strong>di</strong>nate lagrangiane edetta t la variab<strong>il</strong>e temporale <strong>il</strong> problema consiste nel determinare le funzioni q i (t) soluzionidelle equazioni del moto e sod<strong>di</strong>sfacenti opportune con<strong>di</strong>zioni iniziali. Vi sono problemifisici, d’altro canto, che non possono essere schematizzati con un modello <strong>di</strong> questo tipo;si pensi, <strong>per</strong> esempio, al problema dell’elettromagnetimo. In questo contesto si immagina<strong>di</strong> avere una <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> carica e <strong>di</strong> corrente assegnata in tutto lo spazio e nota inogni istante; in altri termini si pensa alla variab<strong>il</strong>e spaziale q ∈ R 3 come a un’etichettache, assieme alla variab<strong>il</strong>e temporale t ∈ R, in<strong>di</strong>vidua una posizione e un istante in cui sifismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 84


deve specificare <strong>il</strong> valore della carica e quello della corrente. In questo caso la posizione e <strong>il</strong>tempo giocano lo stesso ruolo, in<strong>di</strong>viduano un punto dello spazio–tempo R 3 ×R in cui va assegnato<strong>il</strong> valore <strong>di</strong> una funzione <strong>di</strong> quattro variab<strong>il</strong>i. Più precisamente si suppongono notela funzione densità <strong>di</strong> carica ϱ : (q, t) ∈ R 3 × R → ϱ(q, t) ∈ R e la funzione densità <strong>di</strong> correntej : (q, t) ∈ R 3 ×R → j(q, t) ∈ R 3 e si scrivono le equazioni che descrivono l’evoluzionedelle osservab<strong>il</strong>i fisiche, cioè del campo elettrico E : (q, t) ∈ R 3 × R → E(q, t) ∈ R 3 e delcampo magnetico B : (q, t) ∈ R 3 × R → B(q, t) ∈ R 3 . Le equazioni del modello elettromagneticosono le celebri equazioni <strong>di</strong> Maxwell<strong>di</strong>v E = ϱ , rot E = − ∂Bε 0 ∂t , <strong>di</strong>v B = 0 e rot B = −µ ∂E0j + ε 0 µ 0∂t(4.1)note rispettivamente come legge <strong>di</strong> Gauss <strong>per</strong> <strong>il</strong> campo elettrico, legge <strong>di</strong> Farady–Henry,legge <strong>di</strong> Gauss <strong>per</strong> <strong>il</strong> campo magnetico e legge <strong>di</strong> Ampère–Maxwell.Le equazioni precedenti definiscono <strong>il</strong> modello matematico dell’elettromagnetismo edescrivono l’evoluzione dei campi E e B. Essendo equazioni <strong>di</strong>fferenziali <strong>per</strong> funzioni <strong>di</strong>più variab<strong>il</strong>i devono necessariamente essere espresse in termini delle derivate parziali deicampi. Per esempio scrivendo in modo esplicito la legge <strong>di</strong> Gauss <strong>per</strong> <strong>il</strong> campo elettricosi trova∂E x∂x (q, t) + ∂E y∂y (q, t) + ∂E z∂z (q, t) = 1 ϱ(q, t)ε 0dove si è posto E = (E x , E y , E z ) e q = (x, y, z). In generale un’equazione <strong>di</strong>fferenzialealle derivate parziali (PDE) <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne k <strong>per</strong> la funzione u : R n → R è un’equazionedella formaF ( x; ∂u∂x 1, . . . , ∂u∂x n; ∂2 u∂ 2 x 1,∂ 2 u, . . . , ∂2 u; ∂k u,∂x 1 ∂x 2 ∂ 2 x n ∂ k x 1∂ k u, . . . , ∂k u )= 0 (4.2)∂ k−1 x 1 ∂x 2 ∂ k x ndove si è posto x = (x 1 , . . . , x n ); si noti la presenza <strong>di</strong> tutte le derivate miste. In questocapitolo si <strong>di</strong>scutono alcuni problemi fisici <strong>per</strong> i quali si può costruire un modello matematicoin termini <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali.4.1. Equazione <strong>di</strong> continuità <strong>per</strong> un fluidoUn fluido occupa <strong>il</strong> volume contenuto all’interno della regione G ⊂ R 3 ; si in<strong>di</strong>ca con u(q, t)la densità <strong>di</strong> massa del fluido nel punto q = (x, y, z) ∈ G all’istante t ∈ R. Sulla base delsolo principio <strong>di</strong> conservazione della massa è possib<strong>il</strong>e mostrare che la funzione u sod<strong>di</strong>sfaall’equazione <strong>di</strong> continuità∂u(q, t) + <strong>di</strong>v[u(q, t)v(q, t)] = 0 (4.3)∂tdove la funzione vettoriale v : (q, t) ∈ R 3 × R → v(q, t) ∈ R 3 , detta campo delle velocità,rappresenta la velocità all’istante t del volumetto infinitesimo <strong>di</strong> fluido centrato in q.Sia Ω ⊂ G una regione chiusa e limitata la cui frontiera ∂Ω è una su<strong>per</strong>ficie regolare;sia dσ una porzione infinitesima <strong>di</strong> ∂Ω centrata in q ∈ ∂Ω, la massa che attraversa l’areafismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 85


dσ <strong>per</strong> unità <strong>di</strong> tempo nel verso specificato dalla normale esterna ν(q) a ∂Ω in q è parialla massa contenuta nel c<strong>il</strong>indretto <strong>di</strong> base dσ interno a Ω e <strong>di</strong> altezza v(q, t) · ν(q).massa che attraversa l’area dσ <strong>per</strong> unità<strong>di</strong> tempo nel verso <strong>di</strong> ν(q)}= u(q, t)v(q, t) · ν(q)si noti al secondo membro la presenza del prodotto scalare, si ricorda, infatti, che sia v siaν sono vettori tri<strong>di</strong>mensionali. Osservato che la massa totale contenuta in Ω all’istante t èuguale all’integrale della densità u(q, t) esteso al volume Ω, dal principio <strong>di</strong> conservazionedella massa segue che∫∫du(q, t) dq = − u(q, t)v(q, t) · ν(q) dσdt Ω∂Ωdove, si osserva, <strong>il</strong> primo è un integrale triplo e <strong>il</strong> secondo un integrale su<strong>per</strong>ficiale. Ilsegno meno è legato al fatto che come verso della normale alla su<strong>per</strong>ficie ∂Ω è stato sceltoquello esterno alla su<strong>per</strong>ficie. Applicando <strong>il</strong> teorema della <strong>di</strong>vergenza al secondo membrosi ottiene∫∂uΩ ∂t∫Ω(q, t) dq = − u(q, t)v(q, t) · ν(q) dqe dall’arbitrarietà della regione Ω ⊂ G segue l’equazione <strong>di</strong> continuità (4.3).L’equazione (4.3) non è nella forma (4.2) <strong>per</strong>ché in essa compaiono due funzioni: <strong>il</strong>campo scalare u e <strong>il</strong> campo vettoriale v. Se si suppone, <strong>per</strong>ò, <strong>di</strong> conoscere <strong>il</strong> campo dellevelocità, allora l’equazione <strong>di</strong> continuità <strong>di</strong>venta un’equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivateparziali del primo or<strong>di</strong>ne nella funzione incognita u. In particolare nel caso <strong>di</strong> un fluidoin un tubo uni<strong>di</strong>mensionale parallelo all’asse x l’equazione si riduce a∂u ∂(x, t) + [u(x, t)v(x, t)] = 0 (4.4)∂t ∂xdove v è un campo scalare assegnato.È lecito aspettarsi che le equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali, così come quelleor<strong>di</strong>narie, ammettano più <strong>di</strong> una soluzione, <strong>per</strong> esempio è imme<strong>di</strong>ato verificare che la (4.4)ammette le infinito alla uno soluzioni costanti u(q, t) = costante. Dal punto <strong>di</strong> vista fisicoè importante capire quali siano le con<strong>di</strong>zioni che bisogna imporre alla soluzione affinché<strong>il</strong> problema ammetta una soluzione unica; nel caso delle equazioni or<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne nsi deve considerare un problema <strong>di</strong> Cauchy fissando <strong>il</strong> valore della soluzione e delle sueprime n − 1 derivate in un istante. Nel caso dell’equazione <strong>di</strong> continuità uni<strong>di</strong>mensionaleè s<strong>per</strong>ab<strong>il</strong>e che l’equazione ammetta una soluzione unica una volta assegnato <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o <strong>di</strong>densità all’istante iniziale; in altri termini si vorrebbe <strong>di</strong>mostrare un teorema che assicur<strong>il</strong>’esistenza e l’unicità della soluzione dell’equazione <strong>di</strong> continuità (4.4) sod<strong>di</strong>sfacente allacon<strong>di</strong>zione iniziale u(x, 0) = u 0 (x), <strong>per</strong> ogni x ∈ R, dove u 0 è una funzione reale assegnatache rappresenta la <strong>di</strong>stribuzione della massa nel tubo all’istante iniziale.Il problema può essere letto in un modo <strong>di</strong>verso e molto istruttivo: si vuole determinarela funzione u soluzione dell’equazione <strong>di</strong>fferenziale (4.3) nel piano qt avendo assegnato <strong>il</strong>fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 86


valore della soluzione sull’asse t, cioè su una curva regolare del piano. È ovvio che l’asse tha un valore particolare nel contesto specifico dell’equazione <strong>di</strong> continuità, ma in generalequesto tipo <strong>di</strong> problema può essere posto assegnando <strong>il</strong> dato iniziale su una curva regolarequalsiasi del piano. Più precisamente, considerata l’equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivateparziali del primo or<strong>di</strong>ne(F x, y, u, ∂u∂x , ∂u )= 0 (4.5)∂ydove F : R 5 → R è una funzione assegnata abbastanza regolare, considerata una curvaregolare ϕ = (ϕ 1 (s), ϕ 2 (s)), con s ∈ I e I ⊂ R intervallo, considerata una funzione f : I →R, si <strong>di</strong>ce che u : D ⊂ R 2 → R è soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy associato a (4.5)con dato iniziale f assegnato sulla curva regolare ϕ se e solo se u sod<strong>di</strong>sfa (4.5) nell’a<strong>per</strong>toconnesso D contenente <strong>il</strong> supporto della curva ϕ e inoltre u(ϕ 1 (s), ϕ 2 (s)) = f(s) <strong>per</strong> ognis ∈ I.4.2. Equazione del caloreUn solido occupa <strong>il</strong> volume G ⊂ R 3 ; si in<strong>di</strong>ca con u(q, t) la tem<strong>per</strong>atura del corpo nel puntoq = (x, y, z) ∈ G all’istante t ∈ R. Sulla base del principio <strong>di</strong> conservazione dell’energiaè possib<strong>il</strong>e mostrare che la funzione u sod<strong>di</strong>sfa all’equazione del calorek∂u∆u(q, t) = (q, t) (4.6)cϱ ∂tdove k è la conduttività del corpo, c <strong>il</strong> suo calore specifico e ϱ la sua densità <strong>di</strong> massa chesi suppone costante. L’equazione (4.6) è un’equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivate parzialidel secondo or<strong>di</strong>ne.In primo luogo si mostra che sulla base del principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia èpossib<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire una sorta <strong>di</strong> equazione <strong>di</strong> b<strong>il</strong>ancio energetico sim<strong>il</strong>e all’equazione <strong>di</strong>continuità <strong>per</strong> la densità <strong>di</strong> massa. Si in<strong>di</strong>ca con ε(q, t) la densità <strong>di</strong> energia del corpoin q ∈ G all’istante t e con j(q, t) <strong>il</strong> flusso <strong>di</strong> calore in q all’istante t, ovvero presa unasu<strong>per</strong>ficie infinitesima dσ centrata in q ∈ Ω, l’energia che la attraversa <strong>per</strong> unità <strong>di</strong> temponel verso specificato dalla normale ν dσ a dσ è uguale a j(q, t) · ν dσ . Sia Ω ⊂ G unaregione chiusa e limitata la cui frontiera ∂Ω è una su<strong>per</strong>ficie regolare; sia dσ una porzioneinfinitesima <strong>di</strong> ∂Ω centrata in q ∈ ∂Ω, l’energia che attraversa l’area dσ <strong>per</strong> unità <strong>di</strong> temponel verso specificato dalla normale esterna ν(q) a ∂Ω in q è pari a j(q, t) · ν(q). Osservatoche l’energia totale contenuta in Ω all’istante t è uguale all’integrale della densità ε(q, t)esteso al volume Ω, dal principio <strong>di</strong> conservazione dell’energia segue cheddt∫Ω∫ε(q, t) dq = −∂Ωj(q, t) · ν(q) dσApplicando <strong>il</strong> teorema della <strong>di</strong>vergenza al secondo membro si ottiene∫∂ε∂t∫Ω(q, t) dq = − j(q, t) · ν(q) dqΩfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 87


e dall’arbitrarietà della regione Ω ⊂ G segue l’equazione <strong>di</strong> continuità <strong>per</strong> l’energia termica:∂ε(q, t) + <strong>di</strong>v j(q, t) = 0 (4.7)∂tL’equazione precedente non costituisce un problema chiuso <strong>per</strong>ché vi compaiono duefunzioni incognite, <strong>il</strong> campo scalare ε e <strong>il</strong> campo vettoriale j. È possib<strong>il</strong>e, <strong>per</strong>ò, ricondurre<strong>il</strong> problema all’equazione (4.6) nella sola funzione incognita u, la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>tem<strong>per</strong>atura, usando la relazione termo<strong>di</strong>namica ε(q, t) = cϱu(q, t), con c e ϱ <strong>il</strong> calorespecifico e la densità <strong>di</strong> massa del corpo, e la legge <strong>di</strong> Fourier <strong>per</strong> la conduzione del calorej(q, t) = −k∇u(q, t), dove k è la conducib<strong>il</strong>ità termica del solido. Si ha, infatti,∂ε(q, t) + <strong>di</strong>v j(q, t) = 0 ⇒ cϱ∂u(q, t) − k <strong>di</strong>v[∇u(q, t)] = 0∂t ∂tda cui si ottiene l’equazione del calore (4.6) ricordando che <strong>per</strong> quasiasi funzione scalaref sufficientemente regolare si ha <strong>di</strong>v[∇f] = ∆f.Come si è già visto nel paragrafo 4.1 dal punto <strong>di</strong> vista fisico è importante capirequali siano le con<strong>di</strong>zioni che bisogna imporre alla soluzione affinché <strong>il</strong> problema ammettauna soluzione unica. Nel caso dell’equazione del calore (4.6) è s<strong>per</strong>ab<strong>il</strong>e che l’equazioneammetta una soluzione unica una volta assegnata in ogni istante t ≥ 0 la tem<strong>per</strong>atura sullasu<strong>per</strong>ficie del solido e la tem<strong>per</strong>atura iniziale, cioè a t = 0, in ogni punto del solido. In altritermini si vorrebbe l’esistenza e l’unicità della soluzione dell’equazione (4.6) sod<strong>di</strong>sfacentealla con<strong>di</strong>zione iniziale u(q, 0) = u 0 (q) <strong>per</strong> ogni q ∈ G, dove u 0 è una funzione realeassegnata che rappresenta la <strong>di</strong>stribuzione della tem<strong>per</strong>atura all’istante iniziale, e allacon<strong>di</strong>zione al bordo u(q, t) = u 1 (q, t) <strong>per</strong> ogni q ∈ ∂G e <strong>per</strong> ogni t ≥ 0, dove u 1 è unafunzione reale assegnata.Nel caso <strong>di</strong> una sbarra <strong>il</strong> problema <strong>di</strong>venta uni<strong>di</strong>mensionale nella variab<strong>il</strong>e spazialex ∈ R e la regione G occupata dal corpo <strong>di</strong>venta un intervallo I = [a, b] dell’asse x. Allora<strong>il</strong> problema si riduce alla determinazione della soluzione dell’equazionek ∂u ∂u(x, t) = (x, t) (4.8)cϱ ∂x ∂tnella regione D := {(x, t) ∈ R 2 : a ≤ x ≤ b e t ≥ 0} tale che u(x, 0) = u 0 (x) <strong>per</strong> ognix ∈ [a, b], u(a, t) = u 1,a (t) <strong>per</strong> ogni t ≥ 0 e u(b, t) = u 1,b (t) <strong>per</strong> ogni t ≥ 0, dove le funzionireali u 0 , u 1,a e u 1,b sono assegnate.Visto sotto questa luce <strong>il</strong> problema è quello della determinazione della soluzione <strong>di</strong>una equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivate parziali in una regione chiusa D del piano noto <strong>il</strong>valore che la funzione assume sulla frontiera <strong>di</strong> D; questo tipo <strong>di</strong> problema è noto comeproblema <strong>di</strong> Dirichelet. Dal punto <strong>di</strong> vista fisico è naturale anche chiedersi se esisteuna soluzione unica assegnando la tem<strong>per</strong>atura iniziale in G e sul bordo <strong>il</strong> valore in ogniistante della derivata calcolata lungo la <strong>di</strong>rezione ortogonale al bordo stesso; questo tipo<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione al bordo è nota come con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Neumann. In questo caso <strong>per</strong> <strong>il</strong>prblema della sbarra si dovrebbe determinare la soluzione dell’equazione del calore neldominio D := {(x, t) ∈ R 2 : a ≤ x ≤ b e t ≥ 0} tale che u(x, 0) = u 0 (x) <strong>per</strong> ognifismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 88


x ∈ [a, b], u x (a, t) = u 1,a (t) <strong>per</strong> ogni t ≥ 0 e u x (b, t) = u 1,b (t) <strong>per</strong> ogni t ≥ 0, con lefunzioni reali u 0 , u 1,a e u 1,b assegnate; <strong>il</strong> problema risultante è quin<strong>di</strong> un problema <strong>di</strong> tipomisto con con<strong>di</strong>zione al bordo <strong>di</strong> Dirichelet sulla porzione <strong>di</strong> ∂D giacente sull’asse t econ<strong>di</strong>zioni al bordo <strong>di</strong> tipo Neumann sulla parte rimanente della frontiera <strong>di</strong> D.4.3. Equazione <strong>di</strong> Laplace: <strong>di</strong>stribuzione stazionaria della tem<strong>per</strong>aturaUn solido occupa <strong>il</strong> volume G ⊂ R 3 ; la tem<strong>per</strong>atura u(q, t) del corpo nel punto q =(x, y, z) ∈ G all’istante t ∈ R sod<strong>di</strong>sfa all’equazione del calore (4.6). Ci si chiede seesistono soluzioni stazionarie, cioè in<strong>di</strong>pendenti dal tempo; queste eventuali soluzionirappresenterebbero la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> tem<strong>per</strong>atura nel solido a tempo infinito, ovverola <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio. Imponendo che u(q) sia soluzione <strong>di</strong> (4.6) si trova∆u(q) = 0 (4.9)che è nota come equazione <strong>di</strong> Laplace.L’equazione (4.9) è un’equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivate parziali del secondo or<strong>di</strong>ne<strong>per</strong> la quale ci si aspetta <strong>di</strong> avere unicità della soluzione sotto con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> tipo Dirichelet,cioè assegnado <strong>il</strong> valore della tem<strong>per</strong>atura sulla su<strong>per</strong>ficie del solido, oppure con co<strong>di</strong>zioni<strong>di</strong> tipo Neumann, cioè assegnado <strong>il</strong> tasso al quale varia la tem<strong>per</strong>atura su<strong>per</strong>ficiale delsolido in <strong>di</strong>rezione normale alla su<strong>per</strong>ficie stessa.Nel caso <strong>di</strong> una lamina rettangolare <strong>il</strong> problema <strong>di</strong>venta bi<strong>di</strong>mensionale, cioè si cercala soluzione dell’equazione∂ 2 u∂x (x, y) + ∂2 u(x, y) = 0 (4.10)2 ∂y2 nella regione D := {(x, y) ∈ R 2 : a ≤ x ≤ b e c ≤ y ≤ d} con con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Diricheletu(a, y) = u 1 (y) <strong>per</strong> ogni y ∈ [c, d], u(b, y) = u 2 (y) <strong>per</strong> ogni y ∈ [c, d], u(x, c) = u 3 (x) <strong>per</strong>ogni x ∈ [a, b] e u(x, d) = u 4 (x) <strong>per</strong> ogni x ∈ [a, b], con u 1 , u 2 , u 3 e u 4 funzioni assegnate.In modo del tutto analogo si può porre <strong>il</strong> problema con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Neumann al bordo.4.4. Equazione <strong>di</strong> Laplace: potenziale elettrostatico nel vuotoSia G una regione dello spazio R 3 occupata dalla <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> carica elettrica ϱ(q)stazionaria, ossia in<strong>di</strong>pendente dal tempo, con q ∈ G. Il campo elettrostatico in Gprodotto dalla carica ϱ obbe<strong>di</strong>sce alle due equazioni <strong>di</strong> Maxwell, si vedano anche le (4.1),<strong>di</strong>v E(q) = 1 ε 0ϱ(q) e rot E(q) = 0 (4.11)dove ε 0 è la costante <strong>di</strong>elettrica nel vuoto. La seconda equazione assicura che <strong>il</strong> campoelettrostatico è conservativo, quin<strong>di</strong> esiste una funzione scalare v : q ∈ G → v(q) ∈ R,detta potenziale elettrostatico, tale che <strong>per</strong> ogni q ∈ G si ha E(q) = −∇v(q). Sostituendoquesta equazione nella prima delle (4.11) e ricordando che <strong>di</strong>v ∇ = ∆, si ottiene∆v = − 1 ε 0ϱ(q) (4.12)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 89


che è nota come equazione <strong>di</strong> Poisson <strong>per</strong> <strong>il</strong> potenziale elettrostatico. Nel caso in cui sivoglia determinare <strong>il</strong> potenziale v nel vuoto, cioè nel caso in cui ϱ = 0, l’equazione (4.12)si riduce all’equazione <strong>di</strong> Laplace ∆v = 0.Anche nel caso elettrostatico i tipici problemi al contorno da affrontare sono quelli <strong>di</strong>tipo Dirichelet e <strong>di</strong> tipo Neumann, in particolare quello <strong>di</strong> Dirichelet consiste nel determinare<strong>il</strong> potenziale elettrostatico in una regione G nota la <strong>di</strong>stribuzione stazionaria dellacarica in G e <strong>il</strong> valore del potenziale sul bordo ∂G.4.5. Equazione delle onde <strong>per</strong> <strong>il</strong> campo elettromagneticoSi considera <strong>il</strong> problema della propagazione del campo elettromagnetico nel vuoto cioè inuna regione dello spazio in cui la carica e la corrente è nulla; <strong>il</strong> fenomeno è regolato dalleequazioni <strong>di</strong> Maxwell (4.1) con ϱ = 0 e j = 0, ovvero<strong>di</strong>v E = 0, rot E = − ∂B∂t , <strong>di</strong>v B = 0 e rot B = ε ∂E0µ 0∂t(4.13)Usando le equazioni precedenti <strong>il</strong> rotore del rotore del campo elettrico può essere espressonei due mo<strong>di</strong> seguenti:o anche(rot(rot E) = rot− ∂B )= − ∂ ∂t ∂t rot B = −ε ∂ 2 E0µ 0∂t 2rot(rot E) = ∇(<strong>di</strong>v E) − ∆E = ∇0 − ∆E = −∆ECombinando queste due relazioni si ha che la propagazione del campo elettrico è regolatadall’equazione∂ 2 E−∆E(q, t) = −ε 0 µ 0∂t (q, t) ⇒ ∆E(q, t) − 1 ∂ 2 E(q, t) = 0 (4.14)2 c 2 ∂t2 detta equazione delle onde con velocità <strong>di</strong> fase c = 1 √ ε 0 µ 0 ; la costante c è dettavelocità della luce nel vuoto. Procedendo in modo analogo si <strong>di</strong>mostra che anchela propagazione del campo magnetico nel vuoto è regolata dall’equazione delle onde;riassumendo si ha∆E(q, t) − 1 ∂ 2 Ec 2 ∂t (q, t) = 0 e ∆B(q, t) − 1 ∂ 2 B(q, t) = 0 (4.15)2 c 2 ∂t2 Nella <strong>di</strong>mostrazione precedente è stato introdotto <strong>il</strong> concetto <strong>di</strong> laplaciano <strong>di</strong> un campovettoriale, che, in analogia con <strong>il</strong> laplaciano <strong>di</strong> un campo scalare, è definito come segue:sia v : q ∈ R 3 → v(q) = (v x (q), v y (q), v z (q)) ∈ R 3 un campo vettoriale <strong>di</strong> classe C 2 (R 3 ), sipone∆v := ( ∆v x , ∆v y , ∆v z)=( ∂ 2 v x∂x 2+ ∂2 v x∂y 2+ ∂2 v x∂z , ∂2 v y2 ∂x 2+ ∂2 v y∂y 2+ ∂2 v y∂z , ∂2 v z2 ∂x 2+ ∂2 v z∂y 2+ ∂2 v z∂z 2 ) (4.16)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 90


Inoltre si è usata l’identità notevole∆v = ∇(<strong>di</strong>v v) − rot(rot v) (4.17)valida <strong>per</strong> un qualunque campo vettoriale v : R 3 → R 3 <strong>di</strong> classe C 2 (R 3 ). Per <strong>di</strong>mostrarela (4.17) ci si limita a calcolare la prima componente del secondo e mostrare che è ugualealla prima componente del campo vettoriale ∆v definito dalla (4.16). Detta {e x , e y , e z } labase canonica <strong>di</strong> R 3 si hae x · ∇(<strong>di</strong>v v) = ∂ ( ∂vx∂x ∂x + ∂v y∂y + ∂v )z= ∂2 v x∂z ∂x + ∂2 v y2 ∂x∂y + ∂2 v z∂x∂zD’altro canto, dette rot x v, rot y v e rot z v le componenti del vettore rot v, si ha chee x · rot(rot v) = ∂ ∂y rot z v − ∂ ∂z rot y v = ∂2 v y∂y∂x − ∂2 v x∂y + ∂2 v z2 ∂z∂x − ∂2 v x∂z 2Dalle due espressioni precedenti e dal teorema <strong>di</strong> Schwartz sull’inversione dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>derivazione, si ottiene la tesi.4.6. Equazione <strong>di</strong> d’Alambert <strong>per</strong> le onde elettromagnetiche pianeIn<strong>di</strong>cato con q = (x, y, z) ∈ R 3 si considera una soluzione E(q, t) e B(q, t) delle equazioni<strong>di</strong> Maxwell nel vuoto; nel paragrafo precedente si è <strong>di</strong>mostrato che i campi elettrico emagnetico sod<strong>di</strong>sfano all’equazione delle onde (4.15). Si <strong>di</strong>ce che un’onda elettromagneticaè piana o linearmente polarizzata se e solo se la sua propagazione avvienelungo una retta e <strong>il</strong> campo elettrico giace lungo un asse fisso ortogonale alla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>propagazione. Scegliendo opportunamente gli assi un’onda elettromagnetica polarizzatapuò essere scritta nella forma E = E z (x, t)e z ; si noti che <strong>il</strong> campo elettrico ha componentenon nulla soltanto lungo l’asse z e che tale componente <strong>di</strong>pende soltanto dalla variab<strong>il</strong>espaziale x misurata lungo la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> propagazione. È imme<strong>di</strong>ato osservare, sostituendoquesta espressione del campo elettrico nella corrispondente equazione (4.15) che<strong>il</strong> campo scalare E z sod<strong>di</strong>sfa all’equazione delle onde uni<strong>di</strong>mensionale, nota anchecome equazione <strong>di</strong> d’Alambert,∂ 2 E z∂x 2− 1 c 2 ∂ 2 E z∂t 2 = 0dove c è la velocità della luce nel vuoto.Per capire <strong>il</strong> corrispondente comportamento del campo magnetico B(q, t) si devonousare le equazioni <strong>di</strong> Maxwell (4.13). Si verifica fac<strong>il</strong>mente che la legge <strong>di</strong> Gauss <strong>per</strong><strong>il</strong> campo elettrico è sod<strong>di</strong>sfatta banalmente dal campo E = E z (x, t)e z . Dalla legge <strong>di</strong>Faraday–Henry si ha, ricordando che con la notazione adottata B rappresenta un campovettoriale,∂E z∂y e x − ∂E z∂x e y = ∂B∂t ⇒ ∂B∂t = ∂E z∂x e yfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 91


L’equazione precedente implica che le componenti B x e B z del campo magnetico sonocostanti rispetto al tempo, quin<strong>di</strong> con un’opportuna scelta delle con<strong>di</strong>zioni iniziali possonoessere considerate nulle. In altri termini si haB = B y (q, t)e ye∂B y∂t= ∂E z∂x(4.18)Il vettore campo magnetico è parallelo all’asse y, quin<strong>di</strong> è sempre ortogonale al campoelettrico; <strong>per</strong> questo motivo si <strong>di</strong>ce che le onde elettromagnetiche sono trasversali. Sinoti, <strong>per</strong>ò, che <strong>il</strong> campo scalare B y in generale <strong>di</strong>pende da x, da y e da z; la <strong>di</strong>scussioneseguente mostra che le equazioni <strong>di</strong> Maxwell implicano che B y <strong>di</strong>pende solo da x. Infattidalla legge <strong>di</strong> Gauss <strong>per</strong> <strong>il</strong> campo magnetico si hae dalla legge <strong>di</strong> Ampère–Maxwell segue∂B y∂y = 0 ⇒ B = B y(x, z, t)e y− ∂B y∂z e x + ∂B y∂x e z = ε 0 µ 0∂E z∂t e z ⇒ B = B y (x, t)e ye∂B y∂x = ε ∂E z0µ 0∂t(4.19)Combinando le due equazioni (4.18) e (4.19), oppure usando l’equazione (4.15) <strong>per</strong> <strong>il</strong>campo magnetico, si <strong>di</strong>mostra che anche <strong>il</strong> campo magnetico B = B y (x, t)e y sod<strong>di</strong>sfaall’equazione <strong>di</strong> d’Alambert.4.7. Equazione <strong>di</strong> d’Alambert <strong>per</strong> la corda sott<strong>il</strong>eSi consideri una corda sott<strong>il</strong>e e tesa <strong>di</strong> lunghezza L e massa M; si vuole stu<strong>di</strong>are <strong>il</strong> problemadelle piccole osc<strong>il</strong>lazioni piane <strong>di</strong> questo sistema. Sia x l’asse su cui giace la corda, [0, L]l’intervallo occupato dalla corda a riposo e xz <strong>il</strong> piano in cui avvengono le osc<strong>il</strong>lazioni.Nell’ipotesi <strong>di</strong> piccole deviazioni dalla posizione <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio si può immaginare che <strong>il</strong>generico elemento della corda <strong>di</strong> ascissa a riposo x compia un moto rett<strong>il</strong>ineo lungo laretta parallela all’asse z a <strong>di</strong>stanza x da questo; allora <strong>per</strong> specificare la posizione <strong>di</strong> tuttigli elementi della corda al generico istante t è sufficiente assegnare la quota u(x, t) relativaall’asse z, ovvero la deviazione dalla posizione <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio, <strong>di</strong> ciascun elemento dellacorda in<strong>di</strong>viduato dal valore della sua ascissa a riposo x. In questo contesto <strong>il</strong> problemanon consiste nello stab<strong>il</strong>ire le equazioni del moto che forniscano la variab<strong>il</strong>e spaziale x infunzione del tempo t, ma nel derivare un’equazione <strong>di</strong>fferenziale che descriva l’evoluzionedel campo u(x, t) definito in ogni punto dello spazio–tempo xt.Si mostra che l’evoluzione è descritta dall’equazione delle onde uni<strong>di</strong>mensionale, ovverodall’equazione <strong>di</strong> d’Alambert,∂ 2 u∂x (x, t) − 1 ∂ 2 u(x, t) = 0 (4.20)2 c 2 ∂t2 dove c è detta velocità <strong>di</strong> propagazione ed è legata ai parametri fisici del sistema dallarelazione c = √ τ/ϱ, ove τ è la tensione della corda e ϱ = M/L la sua densità lineare <strong>di</strong>massa. L’equazione (4.20) è la versione uni<strong>di</strong>mensionale dell’equazione delle onde∆u(q, t) − 1 ∂ 2 u(q, t) = 0c 2 ∂t2 fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 92


con q = (x, y, z) ∈ R 3 , t ∈ R e u un campo scalare o vettoriale, si veda <strong>il</strong> paragrafo 4.5.Si mostra come l’equazione (4.20) <strong>per</strong> la corda sott<strong>il</strong>e possa essere dedotta come limitecontinuo <strong>di</strong> un problema <strong>di</strong>screto con numero finito <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà. L’argomentoche sarà sv<strong>il</strong>uppato è dovuto a Lagrange (1759), si veda anche [5]; pur non essendo unaderivazione rigorosa ha <strong>il</strong> pregio <strong>di</strong> mettere in luce come alcune grandezze del modello<strong>di</strong>screto possano essere interpretate quando si lascia <strong>di</strong>vergere <strong>il</strong> numero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà.Si immagina <strong>di</strong> approssimare la corda sott<strong>il</strong>e con un sistema <strong>di</strong> n + 1 osc<strong>il</strong>latori mutuamenteinteragenti <strong>di</strong> massa m := M/(n + 1); un’osc<strong>il</strong>latore è fisso nell’origine del sistema<strong>di</strong> riferimento cartesiano xz e un secondo osc<strong>il</strong>latore è fisso nel punto <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate (L, 0).Per ogni j = 1, . . . , n − 1 la particella in<strong>di</strong>viduata da j si muove lungo una retta parallelaall’asse z a <strong>di</strong>stanza x j := jl dall’asse z, ove l := L/n. La particella j, con j ≠ 0, n,interagisce con le sue due particelle prime vicine, cioè con la j − 1 e la j + 1; la particellanell’origine interagisce con la sola particella j = 1 e la particella j = n interagosce con lasola particella j = n − 1. L’interazione è <strong>di</strong> tipo elastico con medesima costante <strong>per</strong> tuttele coppie <strong>di</strong> particelle pari a k := τ/l.È fac<strong>il</strong>e convincersi che <strong>il</strong> sistema è in equ<strong>il</strong>ibrio se tutte le particelle vengono postesull’asse x con velocità nulla. Il sistema ha n − 1 gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà e come coor<strong>di</strong>natelagrangiane si possono scegliere gli n − 1 numeri reali u j , con j = 1, . . . , n − 1 che rappresentanola quota della particella j misurata lungo l’asse z, ovvero la deviazione dallarelativa posizione <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio.Per determinare le equazioni del moto si segue la strategia lagrangiana, quin<strong>di</strong> siscrivono dapprima l’energia cinetica T e l’energia potenziale U del sistemaT = 1 n−12 m ∑j=1˙u 2 j e U = 1 n−12 k ∑[l 2 + (u j+1 − u j ) 2 ] + cost = 1 n−12 k ∑(u j+1 − u j ) 2 (4.21)j=0dove la costante arbitraria è stata scelta in modo opportuno e si è posto u 0 = u n = 0. Siconsidera ora la lagrangiana L := T − U si calcolano le derivate∂L∂ ˙u i= m ˙u iej=0∂L∂u i= −k[(u i − u i−1 ) − (u i+1 − u i )]<strong>per</strong> ogni i = 1, . . . , n − 1, dove nel calcolo della seconda derivata si è usato che <strong>il</strong> termineu i compare nell’espressione dell’energia potenziale in corrispondenza <strong>di</strong> due valori <strong>di</strong> j,più precisamente <strong>per</strong> j = i−1 e <strong>per</strong> j = i. Usando le due espressioni precedenti si possonoscrivere fac<strong>il</strong>mente le equazioni <strong>di</strong> lagranged ∂L− ∂L = 0 ⇒ mü i − k[(u i+1 − u i ) − (u i − u i−1 )] = 0 (4.22)dt ∂ ˙u i ∂u i<strong>per</strong> ogni i = 1, . . . , n − 1.Lo stu<strong>di</strong>o appena condotto del modello <strong>di</strong>screto è del tutto rigoroso e le (4.22) sonole equazione del moto <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>screto costituito dagli n + 1 osc<strong>il</strong>latori armoniciaccoppiati; è evidente che si tratta dell’equazione del moto <strong>di</strong> Newton scritta <strong>per</strong> ciascunadelle n−1 particelle la cui posizione non è stata fissata. A questo punto si vuole “intuire”fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 93


cosa accade se si considera <strong>il</strong> limite <strong>di</strong> infiniti gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà, cioè se si lascia crescre<strong>il</strong> parametro n. Ciò dovrà essere fatto tenendo costanti i parametri fisici del sistemacontinuo, cioè la massa M, la tensione τ e la lunghezza L; allora <strong>per</strong> n → ∞ si hal = L n → 0, m = Mn + 1 → 0 e k = τ l = τ L n → ∞Si osservi che <strong>il</strong> passo reticolare l tende a zero, <strong>per</strong> questa ragione questa proceduraè nota come limite del continuo. Il numero <strong>di</strong> particelle <strong>di</strong>verge e ciascuna <strong>di</strong> esse dovràessere in<strong>di</strong>viduata dalla variab<strong>il</strong>e continua x ∈ [0, L]; a ogni particella si associerà laquantità u(x, t) che ne rappresenta la deviazione dalla sua posizione <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio sull’assex misurata lungo l’asse z. Il problema può essere visto sotto una luce leggermente <strong>di</strong>versa,cioè si può pensare al campo continuo u(x, t) come a una funzione <strong>il</strong> cui andamentotemporale approssima <strong>il</strong> comportamento della variab<strong>il</strong>e <strong>di</strong>screta u j (t) = u(jl, t), con j =0, . . . , n, <strong>per</strong> piccoli valori del passo reticolare l.A questo punto si deve cercare <strong>di</strong> dedurre un’equazione <strong>per</strong> <strong>il</strong> campo scalare u a partiredalle equazioni del moto (4.22). Visto <strong>il</strong> comportamento limite dei parametri l, k e m èut<strong>il</strong>e riscrivere le equazioni del moto del sistema <strong>di</strong>screto nel modo seguente:ml üi − kl 1 [u i+1 − u <strong>il</strong> l− u i − u i−1]= 0lQuesta espressione <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> interpretare in modo agevole <strong>il</strong> significato <strong>di</strong> ciascunodei suoi termini nel limite del continuo. Per quanto riguarda i fattori costanti presentinell’equazione precedente si ha che kl = τ e m/l → M/L = ϱ <strong>per</strong> n → ∞; mentre <strong>il</strong>limite dei termini contenenti u i può essere interpretato come segueü j = ∂2 u∂t 2 (x i, t)e1[u i+1 − u <strong>il</strong> l− u i − u i−1] ∂ 2 u →l ∂x (x j−1, t)2Dalle osservazioni precedenti si deduce che le equazioni del moto del sistema <strong>di</strong>screto nellimite del continuo si riducono all’equazione <strong>di</strong> d’Alambert (4.20) con c = √ τ/ϱ.4.8. Osc<strong>il</strong>lazioni non lineari ed equazione <strong>di</strong> BurgerNel paragrafo 4.7 sono state stu<strong>di</strong>ate le osc<strong>il</strong>lazioni trasversali <strong>di</strong> una catena <strong>di</strong> osc<strong>il</strong>latoriarmonici e si è visto come nel limite del continuo si ottenga l’equazione <strong>di</strong> d’Alambert.Lo stesso risultato può essere ottenuto <strong>per</strong> lo stu<strong>di</strong>o delle osc<strong>il</strong>lazioni longitu<strong>di</strong>nali <strong>di</strong>una sbarra elastica, in questo caso l’etichetta j in<strong>di</strong>viduerà l’elemento della sbarra la cuiposizione <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio è x j = jl e u j (t) misurerà <strong>di</strong> quanto, all’istante t, l’elemento risultaspostato rispetto alla sua posizione <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio. In caso <strong>di</strong> accoppiamento elastico <strong>di</strong>costante k > 0 tra elementi primi vicini si ottiene l’energia potenzialeU = 1 n−12 k ∑(u j+1 − u j ) 2 (4.23)Procedendo come nel paragrafo 4.7 si ottengono le equazioni del moto (4.22).j=0fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 94


Le equazioni del moto possono essere risolte in termini dei mo<strong>di</strong> normali, cioè <strong>per</strong> mezzodella rappresentazione <strong>di</strong> Fourier delle funzioni u j (t); ciascun modo può essere eccitatoin<strong>di</strong>pendentemente e se l’energia viene assegnata all’istante iniziale a un solo modo, essarimarrà concentrata su questo modo durante tutta l’evoluzione del sistema. Alla base dellaMeccanica Statistica c’è l’idea che i sistemi sufficientemente complessi sono caratterizzatida uno stato <strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio in cui l’energia si ri<strong>di</strong>stribuisce uniformemente tra tutti i mo<strong>di</strong>normali in<strong>di</strong>pendentemente da come sia stata introdotta nel sistema all’istante iniziale.In [3] Fermi, Pasta e Ulam si posero <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are l’equipartizione dell’energianel contesto della catena <strong>di</strong> osc<strong>il</strong>latori supponendo che l’interazione tra i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertàprimi vicini sia non lineare, <strong>per</strong> esempio con energia potenzialeU = 1 n−12 k ∑(u j+1 − u j ) 2 + 1 n−13 α ∑(u j+1 − u j ) 3 + 1 n−14 β ∑(u j+1 − u j ) 4 (4.24)j=0j=0con α, β > 0. Sorprendentemente l’analisi numerica del problema mostrò che eccitando<strong>il</strong> solo primo modo <strong>di</strong> osc<strong>il</strong>lazione, dopo una sorta <strong>di</strong> equipartizione a tempi piccolidell’energia tra i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> normali, a tempi sufficientemente gran<strong>di</strong> l’energia cominciavaa fluire verso <strong>il</strong> primo modo fino al ripristinarsi quasi integrale della con<strong>di</strong>zioneiniziale.Il problema FPU è stato ampiamente stu<strong>di</strong>ato negli ultimi anni, ed è ancora oggetto<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> molto interessanti, un’aspetto molto importante è quello del comportamento delsistema nel limite del continuo [9]. È naturale chiedersi quale sia l’equazione che sostituiscequella <strong>di</strong> d’Alambert quando si considera la catena <strong>di</strong> osc<strong>il</strong>latori con interazione descrittadalla (4.24). Si considera <strong>il</strong> caso α > 0 e β = 0, procedendo come nel paragrafo 4.7 siottengono le equazioni del motomü i = k[(u i+1 − u i ) − (u i − u i−1 )] + α[(u i+1 − u i ) 2 − (u i − u i−1 ) 2 ] (4.25)<strong>per</strong> ogni i = 1, . . . , n − 1. Per passare al limite del continuo è ut<strong>il</strong>e riscrivere l’ultimotermine della forma seguente:[(u i+1 − u i ) 2 − (u i − u i−1 ) 2 ] = [(u i+1 − u i ) + (u i − u i−1 )][(u i+1 − u i ) − (u i − u i−1 )]Allora è lecita l’interpretazionej=01l [(u 3 i+1 − u i ) 2 − (u i − u i−1 ) 2 ] → 2 ∂u∂x (x, ut)∂2 (x, t)∂x2 e quin<strong>di</strong> <strong>il</strong> limite continuo <strong>di</strong> (4.25) è dato dall’equazione alle derivate parzialiϱ ∂2 u∂t 2 = [τ + α ′ ∂u∂x] ∂ 2 u∂x 2 ⇒ 1 c 2 ∂ 2 u∂t − ∂2 u ∂u ∂ 2 u= 2 α′′ (4.26)∂x2 ∂x ∂x 2dove i parametri del modello <strong>di</strong>screto sono stati riscalati come ϱ = m/l, τ = kl e α ′ =2αl 2 , e dove si è posto c = √ τ/ϱ e α ′′ = α ′ /τ. In conclusione si è ottenuto un’equazionedel tipo <strong>di</strong> d’Alambert con l’aggiunta <strong>di</strong> un termine non lineare.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 95


L’equazione precedente, nonostante sia evidentemente abbastanza complessa, può esserescritta in una forma più semplice che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are in modo approssimato<strong>il</strong> comportamento <strong>di</strong> una classe <strong>di</strong> possib<strong>il</strong>i soluzioni. In primo luogo si osserva chel’o<strong>per</strong>atore al primo membro è quello <strong>di</strong> d’Alambert <strong>per</strong> <strong>il</strong> quale, si veda l’Esmpio 5.1,possono essere determinate due famiglie <strong>di</strong> curve caratteristiche cui corrispondono le ondeche si propagano in avanti con velocità c e quelle che si propagano all’in<strong>di</strong>etro con velocità−c. Fissandosi come obiettivo lo stu<strong>di</strong>o delle soluzioni <strong>di</strong> (4.26) corrispondentia onde propagantesi in avanti è ut<strong>il</strong>e riscrivere l’equazione usando coor<strong>di</strong>nate misuratelungo le caratteristiche corrispondenti. In altri termini si considera <strong>il</strong> cambiamento <strong>di</strong>variab<strong>il</strong>i ξ(x, t) = x − ct e η(x, t) = ct, si introduce la funzione v : R 2 → R tale chev(ξ(x, t), η(x, t)) = u(x, t), si osserva che∂u∂x = ∂v∂ξ , ∂ 2 u∂x = ∂2 v2 ∂ξ , ∂u2 ∂t = −c∂v ∂ξ + c∂v ∂η , ∂ 2 u∂t = ∂2 v2 c2∂ξ − ∂2 v2 2c2 ∂η∂ξ + ∂2 vc2∂η 2e sostituendo le espressioni appena determinate nell’equazione (4.26) si riconosce che alfunzione v sod<strong>di</strong>sfa all’equazione alle derivate parziali2 ∂2 v∂η∂ξ∂v ∂ 2 v+ α′′∂ξ ∂ξ = ∂2 v2 ∂η 2Per soluzioni v che <strong>di</strong>pendono poco dalla variab<strong>il</strong>e η, nel senso che ∂ 2 v/∂η 2 è trascurab<strong>il</strong>e,se si pone w = ∂v/∂ξ l’equazione precedente si riduce all’equazione <strong>di</strong> Burger∂w∂η + α′′2 w ∂w∂ξ = 0 (4.27)L’equazione <strong>di</strong> Burger è un’equazione alle derivate parziali del primo or<strong>di</strong>ne quas<strong>il</strong>ineareomogenea che può essere stu<strong>di</strong>ata con i meto<strong>di</strong> che verranno <strong>di</strong>scussi nel paragrafo 5.3.4.9. Osc<strong>il</strong>lazioni non lineari ed equazione <strong>di</strong> Korteweg–de VriesNei paragrafi precedenti è stato determinato, in modo non rigoroso, <strong>il</strong> limite del continuo<strong>per</strong> un modello <strong>di</strong> osc<strong>il</strong>latori accoppiati in modo sia lineare sia non lineare. In definitivasi è <strong>per</strong>venuti a un’equazione alle derivate parziali <strong>per</strong> un campo scalare continuo cui“converge” la soluzione del sistema <strong>di</strong>screto nel limite <strong>di</strong> passo reticolare l nullo ovvero<strong>di</strong> infiniti gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà; i parametri fisici del problema sono stati riscalati in modo dafar scomparire la <strong>di</strong>pendenza dal passo l nel limite.Se si pensa all’equazione continua come a un’equazione <strong>per</strong> <strong>il</strong> campo scalare continuou che approssima <strong>il</strong> comportamento del modello <strong>di</strong>screto <strong>per</strong> l abbastanza piccolo, cioèse si considera l piccolo ma finito, allora ha senso scrivere l’equazione conservando la<strong>di</strong>pendenza dal parametro l; in altri termini si pensa a l come a un paramentro piccoloe si scrive l’equazione tenendo presente anche le correzioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne su<strong>per</strong>iore. I termini<strong>di</strong> tipo u k − u k−1 che compaiono nelle equazioni del moto <strong>per</strong> <strong>il</strong> sistema <strong>di</strong>screto possonoessere espressi sv<strong>il</strong>uppando la funzione u in serie <strong>di</strong> Tayolor:u j±1 − u j = ± ∂u∂x (x i)l + 1 ∂ 2 u2 ∂x (x i)l 2 ± 1 ∂ 3 u2 6 ∂x (x i)l 3 + 1 ∂ 4 u3 12 ∂x (x i)l 4 + · · · (4.28)4fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 96


Sostituendo queste espressioni nell’equazione (4.25) e tenendo soltanto i termini non lineari<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne più basso si ritrova l’equazione (4.26). Ma se si considera anche <strong>il</strong> contributo <strong>di</strong>or<strong>di</strong>ne l 2 nello sv<strong>il</strong>uppo del primo termine al secondo membro si haϱ ∂2 u∂t 2 = [τ + α ′ ∂u∂x] ∂ 2 u∂x + τl2 ∂ 4 u2 6 ∂x ⇒ 1 ∂ 2 u4 c 2∂t − ∂2 u ∂u= 2 α′′∂x2 ∂x∂ 2 u∂x + l2 ∂ 4 u2 6 ∂x 4dove i parametri del modello <strong>di</strong>screto sono stati riscalati come ϱ = m/l, τ = kl e α ′ =2αl 2 , e dove si è posto c = √ τ/ϱ e α ′′ = α ′ /τ; si è ottenuta un’equazione analoga a (4.26)in cui compare, <strong>per</strong>ò, un termine correttivo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne l 2 .Procedendo com nel paragrafo 4.8, considerando cioè <strong>il</strong> cambiamento <strong>di</strong> variab<strong>il</strong>iξ(x, t) = x − ct e η(x, t) = ct e la funzione v : R 2 → R tale che v(ξ(x, t), η(x, t)) = u(x, t),si <strong>per</strong>viene all’equazione alle derivate parziali2 ∂2 v∂η∂ξ∂v ∂ 2 v+ α′′∂ξ ∂ξ + l2 ∂ 4 v2 6 ∂ξ = ∂2 v4 ∂η 2Per soluzioni v che <strong>di</strong>pendono poco dalla variab<strong>il</strong>e η, nel senso che ∂ 2 v/∂η 2 è trascurab<strong>il</strong>e,se si pone w = ∂v/∂ξ l’equazione precedente si riduce all’equazione <strong>di</strong> Korteweg–deVries∂w∂η + α′′2 w ∂w∂ξ + l2 ∂ 3 w6 ∂ξ = 0 (4.29)3L’equazione <strong>di</strong> Kortweg–de Vries fu introdotta nel 1895 in [7] <strong>per</strong> stu<strong>di</strong>are la propagazionedelle onde lungo canali poco profon<strong>di</strong>. Nel 1965 Zabusky e Kruskal [8] mostrarono chetale equazione ammette soluzioni solitoniche.5. Caratteristiche delle equazioni alle derivate parziali del primo or<strong>di</strong>neUn’equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivate parziali del primo or<strong>di</strong>ne nella funzione incognitau : x ∈ R n → u(x) ∈ R è un’equazione nella forma(F x 1 , . . . , x n , u, ∂u , . . . , ∂u )= 0 (5.1)∂x 1 ∂x ndove F : R n ×R×R n → R è una funzione assegnata. Il problema consiste nel determinareuna funzione u : x ∈ J ⊂ R n → u(x) ∈ R che ammetta le derivate parziali del primoor<strong>di</strong>ne nell’a<strong>per</strong>to J ⊂ R n e tale che(F x 1 , . . . , x n , u(x), ∂u (x), . . . , ∂u )(x) = 0 ∀x ∈ J∂x 1 ∂x ntale funzione è detta integrale o soluzione dell’equazione <strong>di</strong>fferenziale (5.1) nell’a<strong>per</strong>to J.Tra le equazioni (5.1) le più semplici sono quelle lineari e le generalizzazioni più elementari.Un equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivate parziali del primo or<strong>di</strong>ne nella formaa 1 (x) ∂u∂x 1(x) + · · · + a n (x) ∂u∂x n(x) = f(x) − a 0 (x)u(x) (5.2)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 97


con f, a 0 , a 1 , . . . , a n : J ⊂ R n → R assegnate, è detta lineare. Un equazione <strong>di</strong>fferenzialedel tipo (5.1) nella formaa 1 (x) ∂u∂x 1(x) + · · · + a n (x) ∂u∂x n(x) = f(x, u) (5.3)con a 0 , a 1 , . . . , a n : J ⊂ R n → R con f : J × R n → R assegnate, è detta sem<strong>il</strong>ineare. Unequazione <strong>di</strong>fferenziale del tipo (5.1) nella formaa 1 (x, u) ∂u∂x 1(x) + · · · + a n (x, u) ∂u∂x n(x) = f(x, u) (5.4)con f, a 0 , a 1 , . . . , a n : J × R n → R assegnate, è detta quas<strong>il</strong>ineare.È imme<strong>di</strong>ato verificare che <strong>per</strong> le equazioni sem<strong>il</strong>ineri omogenee vale <strong>il</strong> cosiddettoprincipio <strong>di</strong> sovrapposizione, cioè se u e v sono due soluzioni <strong>di</strong> (5.3) con f = 0 allora losarà anche u + v, infattia 1 (x) ∂∂x 1[u(x) + v(x)] + · · · + a n (x) ∂u + v∂x n[u(x) + v(x)] == a 1 (x) ∂u∂x 1(x) + · · · + a n (x) ∂u∂x n(x) + a 1 (x) ∂v∂x 1(x) + · · · + a n (x) ∂v∂x n(x) = 0 + 0 = 05.1. Equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali lineari omogenee5.2. Equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali sem<strong>il</strong>ineariEsempio 5.1.<strong>Esercizi</strong>o 5.1. Si <strong>di</strong>ca se le seguenti equazioni <strong>di</strong>fferenziali sono lineari o sem<strong>il</strong>ineari, se ne determin<strong>il</strong>’integrale generale, si risolva <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy e si verifichi che la soluzione ottenuta sod<strong>di</strong>sfa sial’equazione sia la con<strong>di</strong>zione iniziale:1. u x = 1, dato iniziale u(0, y) = exp{−y 2 };2. u x + 2u y = 0, dato iniziale u(x, 0) = x;3. yu x + xu y = u, dato iniziale u(x, 0) = f(x) con f ∈ C ∞ (R);4. xu x − yu y = u, dato iniziale u(x, x) = f(x) con f ∈ C ∞ (R);5. u x + yu y = xu, dato iniziale u(0, y) = f(y) con f ∈ C ∞ (R);6. u x + cos xu y = xy, dato iniziale u(0, y) = f(y) con f ∈ C ∞ (R).Soluzione 5.1: 1. u(x, y) = x + Φ(y) con Φ : R → R, u(x, y) = x + exp{−y 2 }. 2. u(x, y) = Φ(2x − y)con Φ : R → R, u(x, y) = (2x − y)/2. 3. u(x, y) = Φ((x 2 − y 2 )/2)/|x − y| con Φ : R → R arbitraria.4. u(x, y) = xΦ(xy) con Φ : R → R arbitraria. 5. u(x, y) = exp{x 2 /2}Φ(y exp{−x}) con Φ : R → Rarbitraria. 6. u(x, y) = sin x − x cos x + x 2 (y − sin x)/2 + Φ(y − sin x) con Φ : R → R, u(x, y) =sin x − x cos x + x 2 (y − sin x)/2 + f(y − sin x).<strong>Esercizi</strong>o 5.2. Si <strong>di</strong>ca se le seguenti equazioni <strong>di</strong>fferenziali sono lineari o sem<strong>il</strong>ineari, se ne determin<strong>il</strong>’integrale generale e si verifichi che la soluzione ottenuta sod<strong>di</strong>sfa sia l’equazione sia la con<strong>di</strong>zione iniziale:fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 98


1. u x + u y = u;2. 2u x − 3u y = x;3. u x − 2u y = sin x + y − u;4. u x − u y = 2u + e 2x cos 3y.Soluzione 5.2: 1. u(x, y) = e x Φ(x − y). 2. u(x, y) = Φ(3x + 2y) + x 2 /4. 3. u(x, y) = (sin x − cos x)/2 +y + 2 + e −x Φ(2x + y). 4. u(x, y) = −(e 2x /2) sin 3y + e 2x Φ(x + y) con Φ : R → R.<strong>Esercizi</strong>o 5.3. Si <strong>di</strong>ca se le seguenti equazioni <strong>di</strong>fferenziali sono lineari o sem<strong>il</strong>ineari, se ne determin<strong>il</strong>’integrale generale, si risolva <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy e si verifichi che la soluzione ottenuta sod<strong>di</strong>sfa sial’equazione sia la con<strong>di</strong>zione iniziale:1. u x + u y = 1, curva iniziale u(x, 0) = e x ;2. u x + u y = u, curva iniziale u(x, 2x) = 1 + cos x;3. u x + (cos x)u y = sin x, curva iniziale u(0, y) = y − 1 + cos y;4. 2u x − 5u y = −4u + x 2 , curva iniziale u(0, y) = sin y + e y + 1/8;5. xu x − yu y = x − u, curva iniziale u(x, x) = x 2 ;6. yu x − xu y = −xu, curva iniziale u = y e x 2 + 2y 2 = 4;7. yu x − xu y = −2xyu, curva iniziale u = e x sin(1 + x) e y 2 = 2x + 1;8. 2u x − e x u y = xu 2 , curva iniziale u(1, y) = sin y.Soluzione 5.3: 1. u(x, y) = y+e x−y . 2. u(x, y) = e 2x−y [1+cos(x−y)]. 3. u(x, y) = − cos x+cos[sin x−y]−sin x+y. 4. u(x, y) = e −2x sin[(5x+2y)/2]+e (x+y)/2 +x 2 /2−x/4+1/8. 5. u(x, y) = x/2+x 1/2 y 3/2 −y/2.6. u(x, y) = e y√ 4 − x 2 − y 2 exp{− √ 4 − x 2 − y 2 }. 7. u(x, y) = exp{−y 2 − √ x 2 + y 2 } sin √ x 2 + y 2 . 8.u(x, y) = −4 sin(y + e x /2 − e/2)/[(x 2 − 1) sin(y + e x /2 − e/2) − 4].<strong>Esercizi</strong>o 5.4. La densità <strong>di</strong> massa u(x, t) <strong>di</strong> un sistema uni<strong>di</strong>mensionale evolve secondo l’equazione <strong>di</strong>continuità ∂u/∂t + ∂(uv)/∂x = 0, con campo delle velocità v(x, t) = e −x . All’istante iniziale <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>odella densità <strong>di</strong> massa è u(x, 0) = 0 <strong>per</strong> x ≤ 0 e u(x, 0) = xe −2x <strong>per</strong> x ≥ 0. Si calcoli la massa totaledel sistema all’istante iniziale, si determini <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della densità <strong>di</strong> massa agli istanti t ≥ 0 specificandoin quale regione del piano xt la soluzione determinata ha vali<strong>di</strong>tà, si verifichi che la massa si conservacalcolando la massa totale al generico istante t.5.3. Equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali quas<strong>il</strong>ineari<strong>Esercizi</strong>o 5.5. Si risolvano i problemi proposti negli <strong>Esercizi</strong> 5.1–5.3 con <strong>il</strong> metodo delle caratteristiche<strong>per</strong> le equazioni quas<strong>il</strong>ineari.<strong>Esercizi</strong>o 5.6. Si consideri l’equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivate parziali u x + u y = 2(x + y) e si rispondaalle seguenti domande: 1. si verifichi che la su<strong>per</strong>ficie Σ <strong>di</strong> equazione u(x, y) = x 2 + y 2 è una su<strong>per</strong>ficieintegrale; 2. si determini la caratteristica nello spazio passante <strong>per</strong> l’origine e si verifichi che appartienealla su<strong>per</strong>ficie integrale Σ.<strong>Esercizi</strong>o 5.7. Si consideri l’equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivate parziali u x +u y = 2(x+y). Si determin<strong>il</strong>a su<strong>per</strong>ficie integrale che attraversa la curva <strong>di</strong> equazione x 2 + y 2 = 1 e u = 0 trattando <strong>il</strong> problema siacome problema quas<strong>il</strong>ineare sia come problema lineare non omogeneo.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 99


Soluzione 5.7: u(x, y) = x 2 + y 2 − 1.<strong>Esercizi</strong>o 5.8. Si consideri l’equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivate parziali u x + 2u y = − cos x. 1. Se nedetermini la curva caratteristica nello spazio passante <strong>per</strong> (0, 1, 0) e si <strong>di</strong>segni la sua proiezione sul pianoxy; 2. si <strong>di</strong>ca in corrispondenza <strong>di</strong> quali tra le seguenti con<strong>di</strong>zioni iniziali <strong>il</strong> probleme <strong>di</strong> Cauchy risultaben posto: u(x, 2x) = − cos x, u(x, 3x) = − sin x, u(x, 2x) = − sin x; 3. si determini la soluzione deiproblemi <strong>di</strong> Cauchy ben posti del punto precedente.Soluzione 5.8: 1. x(s) = s, y(s) = 2s + 1, z(s) = − sin s. 2. Il secondo. 3. u(x, y) = − sin x.<strong>Esercizi</strong>o 5.9. Un semplice modello del traffico prevede che la <strong>di</strong>stribuzione delle automob<strong>il</strong>i lungo unastrada sia descritta dalla funzione densità ϱ(x, t), dove x ∈ R è la posizione e t ≥ 0 <strong>il</strong> tempo, soluzionedell’equazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivate parziali∂ϱ(1∂t + v − 2 ϱˆϱ) ∂ϱ∂x = 0ove v è la velocità massima raggiunta dalle autovetture e ˆϱ è la loro densità massima. Si determini ladensità <strong>di</strong> automob<strong>il</strong>i supponendo che all’istante iniziale si abbia{ ˆϱ x < 0ϱ(x, 0) =0 x > 0Soluzione 5.9: la su<strong>per</strong>ficie integrale soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy ha curve parametrichet(τ, s) = s, x(τ, s) ={ −vs + τ τ < 0+vs + τ τ > 0e ϱ(τ, s) ={ ˆϱ τ < 00 τ > 0∀τ, s ∈ R<strong>Esercizi</strong>o 5.10. Si risolva <strong>il</strong> problema analogo a quello posto nell’<strong>Esercizi</strong>o 5.9 con con<strong>di</strong>zione inizialeϱ(x, 0) = (ˆϱ/2)(1 − tanh µx), con µ ∈ R. Si <strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> comportamento della soluzione <strong>per</strong> µ grande.Soluzione 5.10: x = vt(1 − 2ϱ/ˆϱ) + (1/2µ) log[(ˆϱ/ϱ)(1 − ϱ/ˆϱ)].<strong>Esercizi</strong>o 5.11. Si risolva <strong>il</strong> problema analogo a quello posto nell’<strong>Esercizi</strong>o 5.9 con con<strong>di</strong>zione inizialeϱ(x, 0) = ϱ 0 <strong>per</strong> x ≤ 0, ϱ(x, 0) = ϱ 0 (L − x)/L <strong>per</strong> 0 < x < L e ϱ(x, 0) = 0 altrimenti, dove ϱ 0 ∈ (0, ˆϱ) eL > 0. Si <strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> comportamento della soluzione.<strong>Esercizi</strong>o 5.12. Si risolva <strong>il</strong> problema analogo a quello posto nell’<strong>Esercizi</strong>o 5.9 con con<strong>di</strong>zione inizialeϱ(x, 0) = ˆϱ/5 <strong>per</strong> x < 0 e ϱ(x, 0) = 3ˆϱ/5 altrimenti. Si <strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> comportamento della soluzione.6. <strong>Esercizi</strong> sulle equazioni alle derivate parziali del secondo or<strong>di</strong>neIl problema su cui vertono gli esercizi <strong>di</strong> questo paragrafo consiste nella determinazione <strong>di</strong>una funzione u : R 2 → R, <strong>di</strong> classe C 2 in un dominio D ⊂ R 2 , che sod<strong>di</strong>sfi ad un’equazionealle derivate parziali del tipo(F x, y, u, ∂u∂x , ∂u)∂y , ∂2 u∂x , ∂ 2 u2 ∂x∂y , ∂2 u(6.1)∂y 2La funzione u si <strong>di</strong>rà soluzione o integrale della (6.1). Nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> problemi fisici siha bisogno <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni al contorno generali: con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet, viene assegnata lafunzione u su parte della frontiera del dominio D; con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Neumann, viene assegnatala derivata <strong>di</strong> u nella <strong>di</strong>rezione normale alla frontiera <strong>di</strong> D su parte della frontiera stesa.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 100


In realtà lo stu<strong>di</strong>o è limitato alle equazioni del secondo or<strong>di</strong>ne quas<strong>il</strong>ineari, ovvero aquelle equazioni nella forma seguente:A(x, y) ∂2 u∂x +2B(x, y) ∂2 u2 ∂x∂y +C(x, uy)∂2 ∂y+D(x, y)∂u2∂x+E(x, y)∂u +F (x, y)u+G(x, y) = 0∂yove le funzioni A, B, C, D, E, F, G : Ω ⊂ R 2 → R 2 sono abbastanza regolari in Ω.6.1. Classificazione e forma canonica<strong>Esercizi</strong>o 6.1. Si determini <strong>il</strong> tipo dell’equazione y∂ 2 u/∂x 2 + ∂ 2 u/∂y 2 = 0 stu<strong>di</strong>ando gli autovalori dellamatrice parte principale.Soluzione 6.1: ellittica in {(x, y) ∈ R 2 : y > 0}, i<strong>per</strong>bolica in {(x, y) ∈ R 2 : y < 0}, parabolica in{(x, y) ∈ R 2 : y = 0}.<strong>Esercizi</strong>o 6.2. Si determini <strong>il</strong> tipo dell’equazione y 2 ∂ 2 u/∂x 2 +2xy∂ 2 u/∂x∂y +x 2 ∂ 2 u/∂y 2 = 0 stu<strong>di</strong>andogli autovalori della matrice parte principale.Soluzione 6.2: parabolica in R 2 .<strong>Esercizi</strong>o 6.3. Si determini <strong>il</strong> tipo dell’equazione seguente: (x+a)∂ 2 u/∂x 2 +2xy∂ 2 u/∂x∂y−y 2 ∂ 2 u/∂y 2 =0 con a ∈ (−1/4, 1/4).Soluzione 6.3: ellittica in {(x, y) ∈ R 2 : y ≠ 0 e − (1 + √ 1 − 4a)/2 < x < (−1 + √ 1 − 4a)/2}, i<strong>per</strong>bolicain {(x, y) ∈ R 2 : y ≠ 0, x < −(1+ √ 1 − 4a)/2}∪{(x, y) ∈ R 2 : y ≠ 0, x > (−1+ √ 1 − 4a)/2}, parabolicaaltrove.<strong>Esercizi</strong>o 6.4. Si <strong>di</strong>mostri che l’equazione seguente è parabolica in tutto R 2 e se ne scriva la formacanonica:a ∂2 u∂x 2 + 2a ∂2 u∂x∂y + ua∂2 ∂y 2 + b∂u ∂x + c∂u ∂y + u = 0con a ∈ R ∗ e b, c ∈ R.<strong>Esercizi</strong>o 6.5. Si <strong>di</strong>mostri che l’equazione seguente è i<strong>per</strong>bolica in tutto R 2 e se ne scriva la formacanonica:a ∂2 u∂x 2 + 4a ∂2 u∂x∂y + ua∂2 ∂y 2 + b∂u ∂x + c∂u ∂y + u = 0con a ∈ R ∗ e b, c ∈ R.<strong>Esercizi</strong>o 6.6. Si <strong>di</strong>mostri che l’equazione seguente è ellittica in tutto R 2 e se ne scriva la forma canonica:con a ∈ R ∗ e b, c ∈ R.2a ∂2 u∂x 2 + 2a ∂2 u∂x∂y + a∂2 u∂y 2 + b∂u ∂x + c∂u ∂y + u = 0<strong>Esercizi</strong>o 6.7. Si stu<strong>di</strong> <strong>il</strong> tipo delle seguenti equazioni <strong>di</strong>fferenziali quas<strong>il</strong>ineari e, qualora possib<strong>il</strong>e, sene determini la forma canonica:1. u xx + xu yy = 0; 2. u xx + yu yy = 0;3. u xx + yu yy + 1 2 u y = 0; 4. yu xx + xu yy = 0;5. xu xx + yu yy = 0; 6. u xx + xyu yy = 0;7. u xx sign y + 2u xy + u yy = 0; 8. u xx + 2u xy + (1 − sign y)u yy = 0;9. y 2 u xx − x 2 u yy = 0; 10. x 2 u xx − y 2 u yy = 0;11. x 2 u xx + y 2 u yy = 0; 12. y 2 u xx + x 2 u yy = 0;13. y 2 u xx + 2xyu xy + x 2 u yy = 0; 14. x 2 u xx + 2xyu xy + y 2 u yy = 0.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 101


6.2. Alcuni semplici esempi preliminari<strong>Esercizi</strong>o 6.8. Si risolva l’equazione <strong>di</strong>fferenziale∂ 2 u∂x 2 = 0 in D := {(x, y) ∈ R2 : 0 < x < 1, −∞ < y < +∞}con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u(0, y) = y 2 e u(1, y) = 1.Soluzione 6.8: u(x, y) = x(1 − y 2 ) + y 2 .<strong>Esercizi</strong>o 6.9. Si risolva l’equazione <strong>di</strong>fferenziale∂ 2 u∂x 2 = 6xy in D := {(x, y) ∈ R2 : 0 < x < 1, −∞ < y < +∞}con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> miste Dirichelet–Neumann u(0, y) = y e ∂u/∂x(1, y) = 0.Soluzione 6.9: u(x, y) = x 3 y − 3xy + y.<strong>Esercizi</strong>o 6.10. Si risolva l’equazione <strong>di</strong>fferenziale∂ 2 u∂x∂y = 2x in D := {(x, y) ∈ R2 : x > 0, y > 0}con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u(0, y) = 0 e u(x, 0) = x 2 .Soluzione 6.10: u(x, y) = x 2 (1 + y).6.3. Equazione <strong>di</strong> Laplace: funzioni armonicheSi <strong>di</strong>ce che una funzione u : R 2 → R 2 è armonica se e solo se è soluzione dell’equazione <strong>di</strong>Laplace∂ 2 u∂x (x, y) + ∂2 u(x, y) = 0 (6.2)2 ∂y2 ovvero ∆u ≡ ∇ 2 u = 0. Applicazioni fisiche: <strong>il</strong> potenziale elettrostatico e la tem<strong>per</strong>atura<strong>di</strong> equ<strong>il</strong>ibrio in un solido sono regolate dall’equazione <strong>di</strong> Laplace.<strong>Esercizi</strong>o 6.11. Sia (x 0 , y 0 ) ∈ R 2 , r ∈ R ∗ + , u : R2 → R e γ la curva regolare con supporto {(x, y) ∈ R 2 :(x − x 0 ) 2 + (y − y 0 ) 2 = r 2 } <strong>per</strong>corsa una sola volta in senso antiorario; si calcoli l’integrale ∫ γu dl <strong>di</strong> ulungo la curva γ nei seguenti casi:1. u(x, y) = xy, (x 0 , y 0 ) = (1, 2), r = 4;2. u(x, y) = e x cos y, (x 0 , y 0 ) = (0, 0), r = 1;3. u(x, y) = log √ x 2 + y 2 , (x 0 , y 0 ) = (1, 0), r = 1/2;4. u(x, y) = x + y, (x 0 , y 0 ) = (1, −1), r = 5.Suggerimento: si usino le proprietà delle funzioni armoniche.<strong>Esercizi</strong>o 6.12. Sia (x 0 , y 0 ) ∈ R 2 , r ∈ R ∗ + , u : R2 → R e B ≡ B ((x 0 , y 0 ), r) := {(x, y) ∈ R 2 :(x − x 0 ) 2 + (y − y 0 ) 2 < r 2 }; si calcoli l’integrale ∫ ∫ Bu(x, y) dx dy <strong>di</strong> u esteso alla regione B nei seguenticasi:1. u(x, y) = xy, (x 0 , y 0 ) = (1, 2), r = 4;2. u(x, y) = e x cos y, (x 0 , y 0 ) = (0, 0), r = 1;fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 102


3. u(x, y) = log √ x 2 + y 2 , (x 0 , y 0 ) = (1, 0), r = 1/2;4. u(x, y) = x + y, (x 0 , y 0 ) = (1, −1), r = 5.Suggerimento: si usino le proprietà delle funzioni armoniche.<strong>Esercizi</strong>o 6.13. Sia u : R 2 → R e B ≡ B ((0, 0), 1) := {(x, y) ∈ R 2 : x 2 + y 2 < 1}. Si determinino <strong>il</strong>massimo e <strong>il</strong> minimo della funzione u nella regione B nei seguenti casi: i) u(x, y) = xy; ii) u(x, y) =x 2 − y 2 ; iii) u(x, y) = e x cos y. Si risolva lo stesso problema <strong>per</strong> la funzione u(x, y) = log √ x 2 + y 2 inC := {(x, y) ∈ R 2 : 1 ≤ √ x 2 + y 2 ≤ 2}.6.4. Equazione <strong>di</strong> Laplace: dominio rettangolare<strong>Esercizi</strong>o 6.14. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := {(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ a, 0 ≤ y ≤ b} concon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u(0, y) = u(a, y) = 0 <strong>per</strong> ogni y ∈ [0, b], u(x, 0) = sin(3πx/a) e u(x, b) = 0 <strong>per</strong>ogni x ∈ [0, a].Soluzione 6.14: u(x, y) = sinh(3π(b − y)/a) sin(3πx/a)/ sinh(3πb/a).<strong>Esercizi</strong>o 6.15. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := {(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ a, 0 ≤ y ≤ b} concon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u(0, y) = u(a, y) = 0 <strong>per</strong> ogni y ∈ [0, b], u(x, 0) = f(x), con f ∈ C ∞ ([0, a]) taleche f(0) = f(a) = 0, e u(x, b) = 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, a].Soluzione 6.15: posto ϕ n (x) = √ 2/a sin(nπx/a) e 〈ϕ n , f〉 = ∫ a0 dx f(x)ϕ n(x), si hau(x, y) =∞∑n=1sinh(nπ(b − y)/a)〈ϕ n , f〉 sin n π sinh(nπb/a)a x<strong>Esercizi</strong>o 6.16. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := {(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ a, 0 ≤ y ≤ b} concon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u(0, y) = u(a, y) = 0 <strong>per</strong> ogni y ∈ [0, b], u(x, 0) = sin(πx/a) e u(x, b) = sin(3πx/a)<strong>per</strong> ogni x ∈ [0, a].Soluzione 6.16:u(x, y) = (sinh(π(b − y)/a)/ sinh(πb/a)) sin(πx/a) + (sinh(3πy/a)/ sinh(3πb/a)) sin(3πx/a)<strong>Esercizi</strong>o 6.17. Si risolva l’esercizio (6.16) come sovrapposizione dei due problemi seguenti: ∇ 2 u 1 = concon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u 1 (0, y) = u 1 (a, y) = 0 <strong>per</strong> ogni y ∈ [0, b], u 1 (x, 0) = sin(πx/a) e u 1 (x, b) = 0 <strong>per</strong>ogni x ∈ [0, a]; ∇ 2 u 2 = con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u 2 (0, y) = u 2 (a, y) = 0 <strong>per</strong> ogni y ∈ [0, b], u 2 (x, 0) = 0e u 2 (x, b) = sin(3πx/a) <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, a].<strong>Esercizi</strong>o 6.18. Esempio <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni non omogenee. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D :={(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ a, 0 ≤ y ≤ b} con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u(0, y) = 0 e u(a, y) = V <strong>per</strong> ogniy ∈ [0, b], u(x, 0) = u(x, b) = V x/a <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, a].Soluzione 6.18: (suggerimento: v(x, y) = u(x, y) − V x/a) u(x, y) = V x/a, la soluzione non <strong>di</strong>pende da bquin<strong>di</strong> vale anche in una striscia infinita <strong>di</strong> larghezza a (condensatore a facce piane parallele).<strong>Esercizi</strong>o 6.19. Esempio <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni non omogenee. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D :={(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ a, −b/2 ≤ y ≤ b/2} con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u(0, y) = 0 e u(a, y) = V <strong>per</strong> ogniy ∈ [−b/2, b/2], u(x, −b/2) = u(x, b/2) = V (x/a) 2 <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, a].Soluzione 6.19: (suggerimento: v(x, y) = u(x, y) − V x/a)u(x, y) = 8Vπ 3 +∞ ∑n=1[cos nπ − 1n 3 cosh(n π ) (sin(nπb/a) a y sinh n π a)]bsin(n π )2 a x + V x afismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 103


la soluzione <strong>di</strong>pende da b, ma nel limite b → ∞ <strong>il</strong> primo addendo converge uniformemente a zero (condensatorea facce piane parallele).<strong>Esercizi</strong>o 6.20. Il condensatore piano a facce parallele. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D :={(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ a, −∞ ≤ y ≤ +∞} con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u(0, y) = 0 e u(a, y) = V <strong>per</strong> ogniy ∈ R.Soluzione 6.20: (suggerimento: u(x, y) = X(x)) u(x, y) = V x/a.<strong>Esercizi</strong>o 6.21. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := {(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ a, 0 ≤ y ≤ b} concon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u(0, y) = u(a, y) = 0 <strong>per</strong> ogni y ∈ [0, b], u(x, 0) = 0 e u(x, b) = V <strong>per</strong> ogni x ∈(0, a). Si verifichi che la soluzione è simmetrica rispetto all’asse x = a/2, ovvero u(x, y) = u(a − x, y) <strong>per</strong>ogni (x, y) ∈ D (suggerimento: si ricorda che <strong>per</strong> ogni n ≥ 1 intero si ha sin[n(π − α)] = (−1) n+1 sin nα).Soluzione 6.21: u(x, y) = (2V/π) ∑ n≥1[(1 − cosnπ)/n sinh(nπb/a)] sinh(nπy/a) sin(nπx/a).<strong>Esercizi</strong>o 6.22. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := {(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ π, 0 ≤ y ≤ π}con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet u(0, y) = 0 <strong>per</strong> ogni y ∈ [0, π], u(π, y) = V <strong>per</strong> ogni y ∈ (0, π), u(x, 0) = 0<strong>per</strong> ogni y ∈ [0, π], u(x, π) = V <strong>per</strong> ogni y ∈ (0, π). Si verifichi che la soluzione è simmetrica rispetto allaretta y = x, ovvero u(x, y) = u(y, x) <strong>per</strong> ogni (x, y) ∈ D.Soluzione 6.22:u(x, y) = (2V/π) ∑ n≥1[(1 − cosnπ)/n sinh(nπ)][sinh(ny) sin(nx) + sinh(nx) sin(ny)]<strong>Esercizi</strong>o 6.23. Si risolva l’equazione (6.2) in D := [0, π] × [0, π] con con<strong>di</strong>zioni u x (0, y) = u x (π, y) = 0<strong>per</strong> ogni y ∈ [0, π] e u(x, 0) = 0 e u(x, π) = f(x) <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], con f <strong>di</strong> classe C ∞ (le pareti x = 0e x = π sono isolate termicamente).Soluzione 6.23: si trovau(x, y) = a 0 y/2π + ∑ n≥1a n [sinh(ny)/ sinh(nπ)] cos(nx)con a n = (2/π) ∫ πdx f(x) cos nx <strong>per</strong> ogni n = 0, 1, 2, . . . .0<strong>Esercizi</strong>o 6.24. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := [0, π] × [0, b] con con<strong>di</strong>zioni u y (x, 0) = 0 eu(x, b) = 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u(0, y) = 0 e u(π, y) = A <strong>per</strong> ogni y ∈ (0, π).Soluzione 6.24: u(x, y) = (A/π)[x + 2 ∑ n≥1 ((−1)n /n)(cosh(ny)/ cosh(nb)) sin(nx)].<strong>Esercizi</strong>o 6.25. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := [0, a]×[0, b], con a, b ∈ R ∗ +, con le seguenticon<strong>di</strong>zioni al bordo:1. u x (0, y) = 0, u(a, y) = u(x, 0) = u(x, b) = 1; 2. u x (0, y) = u(a, y) = u(x, 0) = 0, u(x, b) = 1;3. u y (x, 0) = u(x, b) = u(a, y) = 0, u(0, y) = 1; 4. u(0, y) = 1, u(a, y) = u(x, 0) = u(x, b) = 0;5. u y (x, 0) = u y (x, b) = 0, u(0, y) = u(a, y) = 1; 6. u(0, y) = u(x, 0) = 1, u x (a, y) = u y (x, b) = 0;7. u(0, y) = u(a, y) = 1, u y (x, 0) = u(x, b) = 0; 8. u(0, y) = u(x, 0) = 1, u(a, y) = u(x, b) = 0;<strong>Esercizi</strong>o 6.26. i) Si determini la <strong>di</strong>stribuzione stazionaria <strong>di</strong> tem<strong>per</strong>atura u(x, y) nella lamina metallicaquadrata D := {(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ π, 0 ≤ y ≤ π} con con<strong>di</strong>zioni al bordo⎧⎪⎨⎪⎩u(0, y) = 4y4y(y − π), u(π, y) = (π − y) ∀y ∈ [0, π]π2 π2 u(x, 0) = 0, u(x, π) = 0 ∀x ∈ [0, π]ii) Si faccia uno schizzo delle isoterme e si calcoli la tem<strong>per</strong>atura sul segmento <strong>di</strong> equazione x = π/2. iii)Si risolva l’equazione∂ 2 v∂ξ 2 + ∂2 v∂η 2 = 0fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 104


nella regione√2E := {(ξ, η) ∈ R 2 : 0 ≤ ξ ≤2 π, −ξ ≤ η ≤ ξ}∪{(ξ, η) ∈ R2 :con con<strong>di</strong>zioni al bordo⎧u(ξ, ξ) = 4 π 2 ξ(2ξ − √ √22π) ∀ξ ∈ [0,2 π]⎪⎨u(ξ, ξ − √ 2π) = 4 π 2 ξ(√ 2π − 2ξ) ∀ξ ∈ [⎪⎩√2u(ξ, −ξ) = 0 ∀ξ ∈ [0,2 π]u(ξ, √ √22π − ξ) = 0 ∀ξ ∈ [2 π, √ 2π],√22 π ≤ ξ ≤ √ 2π, ξ− √ 2π ≤ η ≤ √ 2π−ξ}√22 π, √ 2π]riconducendosi al problema posto al punto i) me<strong>di</strong>ante un opportuno cambiamento <strong>di</strong> variab<strong>il</strong>i.iv) Si risolva l’equazione2 ∂2 v∂x 2 + 2 ∂2 v∂x∂y + ∂2 v∂y 2 = 0 (6.3)<strong>per</strong> la funzione v(x, y) nella regione E := {(x, y)R 2 : 0 ≤ x ≤ π, (x − π)/2 ≤ y ≤ x/2} con con<strong>di</strong>zioni albordo ⎧⎪ ⎨⎪ ⎩u(0, y) = 8 π 2 y(2y + π) ∀y ∈ [− π 2 , 0]u(π, y) = 8 y(π − 2y)π2 ∀η ∈ [0, π/2]u(x, x/2) = u(x, (x − π)/2) = 0 ∀x ∈ [0, π]Suggerimento: si determini un cambiamento <strong>di</strong> variab<strong>il</strong>i che porti in forma canonica l’equazione (6.3).6.5. Equazione <strong>di</strong> Laplace: dominio a simmetria c<strong>il</strong>indrica<strong>Esercizi</strong>o 6.27. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := [1, b] × [0, π] con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Diricheletu(ϱ, 0) = u(ϱ, π) = 0 <strong>per</strong> ogni ϱ ∈ [1, b], u(1, ϕ) = 0 e u(b, ϕ) = V <strong>per</strong> ogni ϕ ∈ [0, π].Soluzione 6.27: u(x, y) = (2V/π) ∑ n≥1 [(1 − cosnπ)/n(bn − b −n )](ϱ n − ϱ −n ) sin(nϕ).<strong>Esercizi</strong>o 6.28. Condensatore c<strong>il</strong>indrico. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := [a, b] × [−π, π]con con<strong>di</strong>zioni u(a, ϕ) = 0 e u(b, ϕ) = V <strong>per</strong> ogni ϕ ∈ [0, π], u(ϱ, −π) = u(ϱ, π) e u ϕ (ϱ, −π) = u ϕ (ϱ, π)(con<strong>di</strong>zioni <strong>per</strong>io<strong>di</strong>che sulla funzione e sulla derivata rispetto a ϕ nella coor<strong>di</strong>nata ϕ).Soluzione 6.28: si risolva l’esercizio in due mo<strong>di</strong> u(ϱ, ϕ) = R(ϱ) e u(ϱ, ϕ) = R(ϱ)Φ(ϕ), si ottiene u(ϱ, ϕ) =V log(ϱ/a)/ log(b/a).<strong>Esercizi</strong>o 6.29. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := [0, a]×[0, π] con con<strong>di</strong>zioni u(a, ϕ) = f(ϕ)<strong>per</strong> ogni ϕ ∈ [0, π], con f ∈ C ∞ ([0, π]), e u ϕ (ϱ, 0) = u ϕ (ϱ, π) = 0 <strong>per</strong> ogni ϱ ∈ [0, a] (le pareti ϕ = 0 eϕ = π sono isolate termicamente).Soluzione 6.29: posto ψ 0 (ϕ) = 1/ √ π, ψ n (ϕ) = √ 2/π cos nϕ, <strong>per</strong> n ≥ 1, e 〈ψ n , f〉 = ∫ π0 dϕ f(ϕ)ψ n(ϕ) <strong>per</strong>n ≥ 0, la soluzione si scriveu(ϱ, ϕ) = 〈ψ 0 , f〉ψ 0 (ϕ) + ∑ n≥1( 1ϱ) n〈ψ n , f〉ψ n (ϕ) .fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 105


<strong>Esercizi</strong>o 6.30. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := [1, b] × [0, π/2] con con<strong>di</strong>zioni u(1, ϕ) = 0<strong>per</strong> ogni ϕ ∈ [0, π/2], u(b, ϕ) = f(ϕ) <strong>per</strong> ogni ϕ ∈ [0, π/2], con f ∈ C ∞ ([0, π]), e u ϕ (ϱ, 0) = u ϕ (ϱ, π/2) = 0<strong>per</strong> ogni ϱ ∈ [1, b] (le pareti ϕ = 0 e ϕ = π sono isolate termicamente).Soluzione 6.30: u(ϱ, ϕ) = a 0 log ϱ/2 log b + ∑ n≥1 a n[(ϱ 2n − ϱ −2n )/(b 2n − b −2n )] cos 2nϕ, ove i coefficientia n sono dati da a n = (4/π) ∫ π/20dϕ f(ϕ) cos 2nϕ <strong>per</strong> ogni n = 0, 1, 2, . . . .<strong>Esercizi</strong>o 6.31. Si risolva l’equazione (6.2) nella regione D := [0, a] × [0, α] (α < π) con con<strong>di</strong>zioniu(ϱ, 0) = u(ϱ, α) = 0 <strong>per</strong> ogni ϱ ∈ [0, a], u(a, ϕ) = f(ϕ) <strong>per</strong> ogni ϕ ∈ [0, α], con f ∈ C ∞ ([0, α]).Soluzione 6.31: u(ϱ, ϕ) = ∑ n≥1 a n(ϱ/a) nπ/α sin(nπϕ/α), con a n = (2/α) ∫ αdϕ f(ϕ) sin(nπϕ/α) <strong>per</strong> ogni0n = 1, 2, . . . .6.6. Equazione <strong>di</strong> Helmholtz<strong>Esercizi</strong>o 6.32. Si risolva l’equazione agli autovalori <strong>per</strong> l’o<strong>per</strong>atore laplaciano nel piano, ovvero sideterminino E ∈ R e u : D → R, con D := {(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ π, 0 ≤ y ≤ π} e u(x, 0) = u(x, π) = 0<strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π] e u(0, y) = u(π, y) = 0 <strong>per</strong> ogni y ∈ [0, π], tali che ∆u(x, y) = Eu(x, y).Soluzione 6.32: E = −(n 2 + m 2 ) <strong>per</strong> ogni n, m ∈ N ∗ e u n,m (x, y) = sin(nx) sin(my).<strong>Esercizi</strong>o 6.33. Sia E ∈ R, si risolva ∆u = Eu in D := {(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ π, 0 ≤y ≤ π} con con<strong>di</strong>zioni al bordo u(x, 0) = 0 e u(x, π) = sin x <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π] eu(0, y) = u(π, y) = 0 <strong>per</strong> ogni y ∈ [0, π].Soluzione 6.33: la soluzione assume forma <strong>di</strong>versa a seconda del valore del numero realeE; si ha:⎧⎨ sin( √ |E + 1|y) sin x/ sin( √ |E + 1|π)u(x, y) = (1/π)y sin x⎩sinh( √ E + 1y) sin x/ sinh( √ E + 1π)E < −1E = −1E > −16.7. Equazione delle onde: corda <strong>il</strong>limitata e semi–<strong>il</strong>limitataSi <strong>di</strong>ce che una grandezza fisica u = u(⃗x, t), con ⃗x = (x, y, z), ha un comportamentoondulatorio se e solo se la sua evoluzione è descritta dall’equazione <strong>di</strong> d’Alambert∂ 2 u∂x (x, y, z, t) + ∂2 u2 ∂y (x, y, z, t) + ∂2 u2 ∂z (x, y, z, t) − 1 ∂ 2 u(x, y, z, t) = 0 (6.4)2 c 2 ∂t2 ovvero ∆u − ∂ 2 u/∂t 2 = 0. Nel seguito si stu<strong>di</strong>eranno alcuni problemi al contorno relativiall’equazione (6.4) in <strong>di</strong>mensione uno.Date due funzioni u 0 , v 0 : R → R sufficientemente regolari, sia D := {(x, t) ∈ R 2 : x ∈R, t ≥ 0} si <strong>di</strong>mostra che <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy⎧∂ 2 u⎪⎨ ∂x (x, t) − 1 ∂ 2 u(x, t) = 0 ∀(x, t) ∈ D2 c 2 ∂t2 ⎪⎩u(x, 0) = u 0 (x),∂u∂t (x, 0) = v 0(x)∀x ∈ R(6.5)fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 106


ammette l’unica soluzioneu(x, t) = 1 2 [u 0(x − ct) + u 0 (x + ct)] + 1 2c∫ x+ctx−ctv 0 (s) ds (6.6)detta soluzione <strong>di</strong> d’Alambert.Nel caso della corda semi–limitata con estremo fisso nell’origine e con prof<strong>il</strong>i inizialiu 0 (x) e v 0 (x) dati sulla semiretta x ≥ 0, la soluzione <strong>di</strong> d’Alambert continua a esserevalida purché u 0 e v 0 vengano prolungati <strong>per</strong> <strong>di</strong>sparità a tutto R.<strong>Esercizi</strong>o 6.34. Si ricavi la soluzione <strong>di</strong> d’Alambert (6.6) <strong>per</strong> <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy (6.5).<strong>Esercizi</strong>o 6.35. Si scriva l’unica soluzione del problema <strong>di</strong> Cauchy (6.5) nei casi seguenti:1. u 0 (x) = 2 sin x cos x, v 0 (x) = cos x;2. u 0 (x) = x sin x, v 0 (x) = cos 2x;3. u 0 (x) = 1/(1 + x 2 ), v 0 (x) = e x ;4. u 0 (x) = e −x , v 0 (x) = 1/(1 + x 2 );5. u 0 (x) = cos(πx/2), v 0 (x) = sinh(ax) con a ∈ R;6. u 0 (x) = sin 3x, v 0 (x) = sin 2x − sin x.Soluzione 6.35: soluzione dei primi due problemi: 1. u(x, t) = sin 2x cos(4ct) + (1/2c) cos x sin(2ct); 2.u(x, t) = x sin x cos(3ct) + 3ct cos x sin(3ct) + (1/6c) cos 2x sin(6ct).<strong>Esercizi</strong>o 6.36. La corda <strong>il</strong>limitata è eccitata dalla con<strong>di</strong>zione iniziale u 0 (x) in figura e v 0 (x) = 0. Lecostanti reali h e a sono positive.u 0✻Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o ottenuto come unica soluzione deldel problema <strong>di</strong> Cauchy (6.5) agli istanti <strong>di</strong> tempo✁ ✁✁✁❆ h❆ ❆❆−a +a✲x<strong>per</strong> k = 0, 1, 2, 3, 4, 5.t k = k a 4c<strong>Esercizi</strong>o 6.37. La corda <strong>il</strong>limitata è eccitata dalla con<strong>di</strong>zione iniziale sulla velocità v 0 (x) = 0 e dalprof<strong>il</strong>o iniziale{ h(a 2 − x 2 )/a 2 |x| ≤ au 0 (x) =0 |x| ≥ acon a, h ≥ 0. Si determini <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o al tempo t ≥ 0 e la legge del moto dell’elemento della corda <strong>di</strong> ascissax ∈ R.Soluzione 6.37: vanno <strong>di</strong>stinti due casi. Nel caso t ≥ a/c si ha⎧0 −∞ < x < −ct − a⎪⎨ h[a 2 − (x + ct) 2 ]/(2a 2 ) −ct − a ≤ x < −ct + au(x, t) = 0 −ct + a ≤ x < ct − ah[a⎪⎩2 − (x − ct) 2 ]/(2a 2 ) ct − a ≤ x < ct + a0 ct + a ≤ x < +∞fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 107


mentre nel caso 0 ≤ t ≤ a/c si ha⎧0 −∞ < x < −ct − a⎪⎨ h[a 2 − (x + ct) 2 ]/(2a 2 ) −ct − a ≤ x < ct − au(x, t) = h[1 − (x 2 + c 2 t 2 )/a 2 ] ct − a ≤ x < −ct + ah[a⎪⎩2 − (x − ct) 2 ]/(2a 2 ) −ct + a ≤ x < ct + a0 ct + a ≤ x < +∞<strong>Esercizi</strong>o 6.38. La corda <strong>il</strong>limitata è eccitata dalla con<strong>di</strong>zione iniziale u 0 (x) in figura e v 0 (x) = 0. Lecostanti reali α 1 , β 1 , α 2 , β 2 , h 1 , h 2 sono positive.✁ ✁❆ ❆h 2u 0✻h 1✄ ✄✄✄❈ ❈❈❈✲α 1 β 1 α 2 β 2 xSi determini in quale punto e in quale istante la deviazionedella corda risulta massima. Si determini <strong>il</strong> valoremassimo della deviazione.Soluzione 6.38: deviazione massima (h 1 + h 2 )/2, all’istante t = [α 2 − α 1 + β 2 − β 1 ]/(4c) e alla posizionex = [α 2 + α 1 + β 2 + β 1 ]/4.<strong>Esercizi</strong>o 6.39. Al segmento −a ≤ x ≤ +a, con a ∈ R ∗ +, <strong>di</strong> una corda <strong>il</strong>limitata con prof<strong>il</strong>o inizialeu 0 (x) = 0 è trasmessa la velocità costante v 0 . All’esterno <strong>di</strong> tale segmento la velocità iniziale è nulla.Si determini <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della corda all’istante t ≥ 0 e si <strong>di</strong>segni tale prof<strong>il</strong>o agli istanti t k = ka/(4c) conk = 0, 2, 4, 6.<strong>Esercizi</strong>o 6.40. All’istante iniziale una corda <strong>il</strong>limitata riceve nel punto x = 0 un colpo trasversale chele trasmette impulso I. Si giustifiche la scelta v 0 (x) = (I/ϱ)δ(x), ove ϱ è la densità <strong>di</strong> massa della corda,e si determini <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della corda all’istante t ≥ 0 supponendo u 0 (x) = 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ R.Soluzione 6.40: fisso t ≥ 0, u(x, t) = I/(2ϱc) <strong>per</strong> le ascisse x tali che −ct < x < ct e u(x, t) = 0 zeroaltrove.<strong>Esercizi</strong>o 6.41. Si risolva <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy u(x, 0) = u 0 (x) e u t (x, o) = v 0 (x) <strong>per</strong> la seguenteequazione <strong>di</strong>fferenziale alle derivate parziali del secondo or<strong>di</strong>ne quas<strong>il</strong>ineare:β ∂2 u∂x 2 + α ∂2 u∂t∂x + ∂2 u∂t 2 = 0con α = 2V , β = V 2 − gτ/ϱ e le costanti V, ϱ, g, τ ∈ R ∗ +.Soluzione 6.41: posto λ 1 = −β/[V + √ gτ/ϱ] e λ 2 = −β/[V − √ gτ/ϱ] si hau(x, t) = 1 2c [λ 1u 0 (x + λ 1 t) − λ 2 u 0 (x + λ 2 t)] + 1 2c∫ x+λ2tx+λ 1tv 0 (s) ds<strong>Esercizi</strong>o 6.42. La corda semi–<strong>il</strong>limitata fissata nell’origine è eccitata dalla con<strong>di</strong>zione iniziale u 0 (x) infigura e v 0 (x) = 0. Le costanti reali h e a sono positive.u 0✻hSi <strong>di</strong>segni <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o ottenuto come unica soluzione deldel problema <strong>di</strong> Cauchy agli istanti <strong>di</strong> tempo✁ ✁✁✁❆ ❆❆❆a 3a✲xt 1 = a c , t 2 = 3a2c , t 3 = 2a cet 4 = 7a2cfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 108


<strong>Esercizi</strong>o 6.43. Una corda semi–<strong>il</strong>limitata con estremo fisso nell’origine riceve all’istante t = 0 un colpotrasversale che trasmette alla corda impulso I sul tratto 0 ≤ x ≤ 2l in modo che <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o inizialedella velocità in [0, 2l] sia una semionda sinusoidale. Si determini <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della corda u(x, t) <strong>per</strong> t ≥ 0supponendo che u(x, 0) = 0 <strong>per</strong> ogni x ≥ 0.Soluzione 6.43: si pone A = −πI/(4l); <strong>per</strong> 0 < x < 2l si ha <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o⎧⎨ −[2Al/(πc)] sin[πx/(2l)] sin[ct/(2l)]0 < t < (2l − x)/cu(x, t) = +[2Al/(πc)] cos⎩2 [π(x − ct)/(4l)] (2l − x)/c < t < (2l + x)/c0 (2l + x)/c ≤ t < +∞e <strong>per</strong> 2l < x, +∞ si ha⎧⎨ 0 0 < t < (−2l + x)/cu(x, t) = +[2Al/(πc)] cos⎩2 [π(x − ct)/(4l)] (−2l + x)/c < t < (2l + x)/c0 (2l + x)/c ≤ t < +∞<strong>Esercizi</strong>o 6.44. Una corda semi–<strong>il</strong>limitata con estremo fisso nell’origine riceve all’istante t = 0 un colpotrasversale che trasmette alla corda impulso I nel punto x 0 . Si determini <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della corda u(x, t) <strong>per</strong>t ≥ 0 supponendo che u(x, 0) = 0 <strong>per</strong> ogni x ≥ 0.Soluzione 6.44: si definisce la funzione θ <strong>di</strong> Heavisideθ(y) ={ 0 −∞ < y < 01 0 < y < +∞(6.7)Allora la soluzione può essere posta nella forma: u(x, t) = [I/(2cϱ)]{θ(x − x 0 + ct) − θ(x − x 0 − ct) −θ(x + x 0 + ct) + θ(x + x 0 − ct)}.<strong>Esercizi</strong>o 6.45. Si risolva l’<strong>Esercizi</strong>o 6.44 supponendo che l’impulso iniziale I sia trasmesso ai puntix n > x n−1 > · · · > x 1 > 0.Soluzione 6.45: ricordando la definizione (6.7) la soluzione può essere posta nella forma:u(x, t) =I2cϱn∑{θ(x − x k + ct) − θ(x − x k − ct) − θ(x + x k + ct) + θ(x + x k − ct)}k=1<strong>Esercizi</strong>o 6.46. Si consideri una corda semi–<strong>il</strong>limitata, tesa e con origine fissa, lungo cui le osc<strong>il</strong>lazionitrasversali si propagano con velocità <strong>di</strong> fase 1. Si supponga che all’istante iniziale tutti gli elementi dellacorda siano a riposo e che <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o iniziale (nella regione x ≥ 0) sia dato dalla funzione u 0 (x) = 2 <strong>per</strong>x ∈ [3, 4] e u 0 (x) = 0 altrove. Si determini <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della corda agli istanti t = 2, 4, 6, 8. Si <strong>di</strong>segni <strong>il</strong>grafico della posizione degli elementi x = 2 e x = 5 in funzione del tempo.<strong>Esercizi</strong>o 6.47. Si consideri una corda <strong>il</strong>limitata, tesa e con origine fissa, lungo cui le osc<strong>il</strong>lazioni trasversalisi propagano con velocità <strong>di</strong> fase 1. Si supponga che all’istante iniziale la corda giaccia lungo l’assex e che tutti gli elementi della corda siano a riposo a eccezione <strong>di</strong> quelli nell’intervallo [0, 1] i qualihanno velocità trasversale 1. Si determini <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della corda in funzione del tempo nei punti <strong>di</strong> ascissax = 1/4, 1/2, 5.6.8. Equazione delle onde: corda e sbarra limitataL’equazione <strong>di</strong> d’Alambert su D := {(x, t) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ l, t ≥ 0} descrive <strong>di</strong>versifenomeni osc<strong>il</strong>latori:fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 109


1. piccole osc<strong>il</strong>lazioni <strong>di</strong> una corda tesa <strong>di</strong> lunghezza e densità a riposo l e ϱ e tensione τ.In questo caso la velocità <strong>di</strong> fase dell’equazione delle onde è c = √ τ/ϱ. Con<strong>di</strong>zioniai limiti sensate sono con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Cauchyu(x, 0) = u 0 (x)e con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelete∂u∂t (x, 0) = v 0(x) ∀x ∈ [0, l] (6.8)u(0, t) = u(l, t) = 0 ∀t ≥ 0che traducono l’ipotesi fisica che gli estremi della corda siano fissi.2. Osc<strong>il</strong>lazioni longitu<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> una sbarra con estremi liberi e con modulo <strong>di</strong> YoungE e densità ϱ. In questo caso la velocità <strong>di</strong> fase è c = √ E/ϱ. Con<strong>di</strong>zioni ai limitisensate, oltre alle ovvie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Cauchy (6.8), sono le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Neumann:∂u ∂u(0, t) = (l, t) = 0 ∀t ≥ 0∂x ∂xche significano assenza <strong>di</strong> forse esterne agenti sugli estremi liberi della sbarra.3. Nelle stesse ipotesi del punto precedente, se gli estremi sono fissati rigidamente lecon<strong>di</strong>zioni ai limiti da usare sono <strong>di</strong> Dirichelet:u(0, t) = u(l, t) = 0 ∀t ≥ 04. Nelle stesse ipotesi del punto precedente, se gli estremi sono fissati elasticamente lecon<strong>di</strong>zioni ai limiti da usare sono miste:∂u∂u(0, t) − hu(0, t) = (l, t) + hu(l, t) = 0 ∀t ≥ 0∂x ∂xove h = k/(ES), E modulo <strong>di</strong> Young della sbarra, S sezione trasversale, k modulo<strong>di</strong> Young dell’estremo.<strong>Esercizi</strong>o 6.48. Si risolva l’equazione <strong>di</strong>fferenziale∂ 2 u∂x 2 − 1 ∂ 2 uc 2 ∂t 2 = 0 in D := {(x, y) ∈ R2 : 0 < x < π, t > 0}con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet–Neumann u(0, t) = u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t > 0, u(x, 0) = sin x e ∂u/∂t(x, 0) =0.Soluzione 6.48: u(x, t) = sin x cos ct.<strong>Esercizi</strong>o 6.49. Come l’<strong>Esercizi</strong>o 6.48, con con<strong>di</strong>zioni Dirichelet–Neumann u(0, t) = u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ognit > 0, ∂u/∂t(x, 0) = 0 e⎧⎨ x 0 ≤ x ≤ π/2u(x, 0) =.⎩−x + π π/2 ≤ x ≤ πSoluzione 6.49: u(x, t) = ∑ +∞k=0 [4(−1)k /π(2k + 1) 2 ] sin(2k + 1)x cos(2k + 1)ct.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 110


<strong>Esercizi</strong>o 6.50. Come l’<strong>Esercizi</strong>o 6.48, con con<strong>di</strong>zioni Dirichelet–Neumann u(0, t) = u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ognit > 0, u(x, 0) = 0 e ∂u/∂t(x, 0) = b sin x, con b ∈ R.Soluzione 6.50: u(x, t) = (b/c) sin x sin ct.<strong>Esercizi</strong>o 6.51. Come l’<strong>Esercizi</strong>o 6.48, con con<strong>di</strong>zioni Dirichelet–Neumann u(0, t) = u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ognit > 0, u(x, 0) = 0 e00 ≤ x ≤ x⎧⎪ 0 − a∂u ⎨∂t (x, 0) = bx/a + (a − x 0 )b/a x 0 − a ≤ x ≤ x 0⎪ −bx/a + (a + x ⎩ 0 )b/a x 0 ≤ x ≤ x 0 + a0 x 0 + a ≤ x ≤ π,con x 0 ∈ (0, π) e a ∈ R tale che 0 < a ≤ min(x 0 , π − x 0 ).Soluzione 6.51: u(x, t) = ∑ +∞n=1 [4 sin nx 0(1 − cos na)/πacn 3 ] sin nx cos nct, si osservi che l’ampiezzadell’armonica n–esima decade come 1/n 3 .<strong>Esercizi</strong>o 6.52. Si risolva <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy (6.8) <strong>per</strong> la corda limitata <strong>di</strong> lunghezza π e con estremifissi nei seguenti casi1. u 0 (x) = 0, v 0 (x) = 1;2. u 0 (x) = 1, v 0 (x) = 0;3. u 0 (x) = 3hx/(2π) se 0 ≤ x ≤ 2π/3, u 0 (x) = 3h(π − x)/π se 2π/3 ≤ x ≤ π, v 0 (x) = 0;4. u 0 (x) = sin 3 x, v 0 (x) = 0;5. u 0 (x) = sin x, v 0 (x) = 0 se 0 ≤ x ≤ π/4, v 0 (x) = a se π/4 < x < 3π/4, e anche v 0 (x) = 0 se3π/4 ≤ x ≤ π;Soluzione 6.52: 1. u(x, t) = [4/(cπ)] ∑ n≥1 [1/(2n − 1)2 ] sin[(2n − 1)x] sin[(2n − 1)ct].2. u(x, t) = [4/π] ∑ n≥1[1/(2n − 1)] sin[(2n − 1)x] sin[(2n − 1)ct].3. u(x, t) = [9h/π 2 ] ∑ n≥1 [1/n2 ] sin(2nπ/3) sin(nx) sin(nct).4. u(x, t) = [3/4] sin x cos(ct) − [1/4] sin(3x) cos(3ct).5. u(x, t) = sin x cos(ct) + [4a/(cπ)] ∑ n≥1 [(−1)n /(2n − 1) 2 ] sin[(2n − 1)π/4] sin(nx) sin(nct).<strong>Esercizi</strong>o 6.53. Si confrontino, risolvendo <strong>il</strong> problema <strong>di</strong> Cauchy (6.8) in D = {(x, t) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤l, t ≥ 0}, le vibrazioni dei seguenti strumenti a corda:1. arpa: u 0 (x) = βx/a se 0 ≤ x ≤ a, u 0 (x) = β(l − x)/(l − a) se a ≤ x ≤ l, v 0 (x) = 0;2. pianoforte: u 0 (x) = 0, v 0 (x) = µ se a − ε < x < a + ε, v 0 (x) = 0 altrove, con ε ≪ 1;3. violino: u 0 (x) = 0 e v 0 (x) = 4βc(l − x)/l 2 .Soluzione 6.53: <strong>per</strong> l’arpa si ottienePer <strong>il</strong> pianoforte si trova:u(x, t) =u(x, t) = 4µlπ 2 c2βl 2π 2 a(l − a)∞∑n=1∞∑ 1[ nπa] [ nπx] [ ] nπctn 2 sin sin sinl l ln=11[ nπε]n 2 sin sinl[ nπa]sinl[ nπx]sinl[ ] nπctlPer <strong>il</strong> violino si trova:u(x, t) = 8βπ 2∞ ∑n=11[ nπx] [ ] nπctn 2 sin sinl lfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 111


<strong>Esercizi</strong>o 6.54. Un corda <strong>di</strong> lunghezza l con estremi fissati rigidamente è <strong>per</strong>turbata da un colpo <strong>di</strong> unmartelletto acuto che le trasferisce impulso I nel punto x 0 . Trovare la deviazione della corda u(x, t) se ladeviazione iniziale è nulla.Soluzione 6.54: u(x, t) = [2I/(πϱc)] ∑ n≥1 sin(nπx 0/l) sin(nπx/l) sin(nπct/l).<strong>Esercizi</strong>o 6.55. Propagazione ondosa in un mezzo <strong>di</strong>s<strong>per</strong>sivo. Si risolva l’equazione <strong>di</strong>fferenziale∂ 2 u∂x 2 − 1 c 2 ∂ 2 u∂t 2 − β ∂u∂t = 0 in D := {(x, y) ∈ R2 : 0 < x < π, t > 0}ove 0 < β < 2/c, con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet–Neumann u(0, t) = u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t > 0, u(x, 0) = sin xe ∂u/∂t(x, 0) = 0.Soluzione 6.55: u(x, t) = exp{−βc 2 t/2}[cos(δt/2)+(βc 2 /δ) sin(δt/2)] sin x, ove si è introdotto <strong>il</strong> parametroδ = √ β 2 c 4 − 4c 2 .<strong>Esercizi</strong>o 6.56. Propagazione ondosa forzata. Si risolva l’equazione <strong>di</strong>fferenziale∂ 2 u∂x 2 − 1 ∂ 2 uc 2 ∂t 2 = A sin ωt in D := {(x, y) ∈ R2 : 0 < x < π, t > 0}ove A, ω ∈ R, con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet–Neumann u(0, t) = u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t > 0, u(x, 0) = 0 e∂u/∂t(x, 0) = 0.Soluzione 6.56: ω n = nπc/a, se esiste N tale che ω N = ω (con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> risonanza) allora la soluzione èdata dau(x, t) = 4Ac2π∑n≥1,n≠Nn <strong>di</strong>spari(1n(ωn 2 − sin ωt − ω )sin ω n t sin n π ( )ω2 ) ω n a x + 2Ac2 1Nωπ ω sin ωt − t cos ωt sin N π a x<strong>Esercizi</strong>o 6.57. Si risolva l’equazione <strong>di</strong>fferenziale∂ 2 u∂x 2 − 1 c 2 ∂ 2 u∂t 2 = A in D := {(x, y) ∈ R2 : 0 < x < π, t > 0}ove A ∈ R, con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet–Neumann u(0, t) = u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t > 0, u(x, 0) = 0 e∂u/∂t(x, 0) = 0.Soluzione 6.57: in questo caso non si verifica <strong>il</strong> fenomeno della risonanza, la soluzione è data dau(x, t) = 4A π[ ∑n≥1n <strong>di</strong>spari1n 3 cos nct sin nx − ∑ sin nxn≥1n <strong>di</strong>spari]= 4A π∑n≥1n <strong>di</strong>spari1n 3 cos nct sin nx − 1 Ax(π − x)2<strong>Esercizi</strong>o 6.58. Propagazione ondosa forzata. Si risolva l’equazione <strong>di</strong>fferenziale∂ 2 u∂x 2 − 1 c 2 ∂ 2 u∂t 2 = Ax sin ωt in D := {(x, y) ∈ R2 : 0 < x < π, t > 0}ove A, ω ∈ R, con con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Dirichelet–Neumann u(0, t) = u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t > 0, u(x, 0) = 0 e∂u/∂t(x, 0) = 0.Soluzione 6.58: ω n = nc, se <strong>per</strong> ogni n = 1, 2, . . . si ha ω n ≠ ω (assenza <strong>di</strong> risonanza) allora la soluzioneè data dau(x, t) = 2Ac ∑ (2 cos nπn(ω 2 n≥1 n − ω 2 sin ωt − ω )sin ω n t sin nx) ω nfismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 112


<strong>Esercizi</strong>o 6.59. Per effetto <strong>di</strong> una sollecitazione esterna <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ca agente sull’elemento <strong>di</strong> ascissa x 0 ∈(0, π) <strong>di</strong> una corda <strong>di</strong> lunghezza π, l’equazione che descrive le vibrazioni della corda si scrive∂ 2 u∂x 2 (x, t) − 1 c 2 ∂ 2 u∂t 2 (x, t) = αδ(x − x 0) sin(4ct)con α ∈ R ∗ +. Si supponga che gli estremi della corda siano fissi, u(0, t) = u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0, eche la corda sia inizialmente a riposo, ovvero u(x, 0) = u t (x, 0) = 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π]. Si risponda alleseguenti domande:1. si determini la funzione u(x, t) che descrive le vibrazioni della corda;2. si <strong>di</strong>ca se esistono valori <strong>di</strong> x 0 ∈ (0, π) <strong>per</strong> i quali non si osserva <strong>il</strong> fenomeno della risonanza.<strong>Esercizi</strong>o 6.60. Un estremo <strong>di</strong> una sbarra <strong>di</strong> lunghezza l, densità ϱ e modulo <strong>di</strong> Young E è libero el’altro è fissato rigidamente. Si determino le vibrazioni longitu<strong>di</strong>nali <strong>per</strong> con<strong>di</strong>zioni iniziali <strong>di</strong> Cauchyarbitrarie.<strong>Esercizi</strong>o 6.61. Un estremo <strong>di</strong> una sbarra <strong>di</strong> lunghezza l, densità ϱ e modulo <strong>di</strong> Young E è libero el’altro è fissato elasticamente. Si determino le vibrazioni longitu<strong>di</strong>nali <strong>per</strong> con<strong>di</strong>zioni iniziali <strong>di</strong> Cauchyarbitrarie.Soluzione 6.61: u(x, t) = ∑ n≥1 [a n cos(λ n ct)+b n sin(λ n ct)] cos(λ n x) dove si sono in<strong>di</strong>cate con λ n le ra<strong>di</strong>cipositive dell’equazione λ tan(λl) = h. Si osserva che λ n e cos(λ n x) sono gli autovalori e le autofunzionidel seguente problema <strong>di</strong> Sturm–Liouv<strong>il</strong>le{ X ′′ (x) + λ 2 X(x) = 0 0 ≤ x ≤ lX ′ (0) = 0, X ′ (l) + hX(l) = 0<strong>Esercizi</strong>o 6.62. Una corda tesa <strong>di</strong> densità <strong>di</strong> massa e <strong>di</strong> tensione unitarie e <strong>di</strong> lunghezza π è vincolata aosc<strong>il</strong>lare in un piano verticale con estremi fissi alla medesima quota. Si determini <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o delle piccoleosc<strong>il</strong>lazioni della corda sapendo che all’istante iniziale tutti i suoi elementi hanno velocità nulla e che <strong>il</strong>prof<strong>il</strong>o della corda, rispetto alla quota cui sono fissati gli etremi, è descritto dalla funzione f(x) = 1 <strong>per</strong> x ∈[x 0 −π/4, x 0 +π/4] e f(x) = 0 <strong>per</strong> x ∈ [0, x 0 −π/4)∪(x 0 +π/4, π], dove x 0 è un punto fissato dell’intervallo(π/4, 3π/4). Si <strong>di</strong>scutano le caratteristiche dello spettro delle armoniche eccitate al variare del parametrox 0 in (π/4, 3π/4). Suggerimento: si ricorda che cos α − cos β = −2 sin[(α + β)/2] sin[(α − β)/2].<strong>Esercizi</strong>o 6.63. Le vibrazioni longitu<strong>di</strong>nali in una sbarra <strong>di</strong> lunghezza π sono descritte dall’equazione<strong>di</strong> d’Alambert u xx − u tt = x sin(2t). Si determini u sapendo che all’istante iniziale la sbarra è a riposo eche uno dei due estremi è libero mentre l’altro è fisso, cioè u x (0, t) = 0 e u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0.6.9. Equazione delle onde: membrana rettangolareLe vibrazioni <strong>di</strong> una membrana rettangolare <strong>di</strong> lati a, b ∈ R ∗ + sono descritte dall’equazione<strong>di</strong> d’Alambert in due <strong>di</strong>mensioni spaziali, ovvero nella regione D := D sp × R + ove D sp :={(x, y) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ a, 0 ≤ y ≤ b}. Con<strong>di</strong>zioni al bordo sensate sono le seguenti:⎧⎨⎩u(x, y, 0) = u 0 (x, y), ∂u(x,y, 0) = v ∂t 0(x, y) ∀(x, y) ∈ D spu(0, y, t) = u(a, y, t) = 0 ∀y ∈ [0, b], ∀t ∈ R + (6.9)u(x, 0, t) = u(x, b, t) = 0 ∀x ∈ [0, a], ∀t ∈ R +fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 113


<strong>Esercizi</strong>o 6.64. Si stu<strong>di</strong>no le vibrazioni della membrana rettangolare con le con<strong>di</strong>zioni al bordo (6.9).Soluzione 6.64: u(x, y, t) = ∑ n,m≥1 [a nm sin(ω n,m t) + b nm cos(ω n,m t)] sin(nπx/a) sin(mπy/b) ove[ (nπ ) 2 ( mπ) ] 2ω nm = − + e b nm = 4 ∫ π ∫ πa bπ 2 dx dy sin(nx) sin(my)u 0 (x, y)e a nm è espresso in modo sim<strong>il</strong>e.<strong>Esercizi</strong>o 6.65. Si risolva l’<strong>Esercizi</strong>o 6.64 nel caso u 0 (x, y) = 0 e v 0 (x, y) = (I/ϱ)δ(x − x 0 )δ(y − y 0 ) conx 0 ∈ (0, a) e y 0 ∈ (0, b).Soluzione 6.65: stessa soluzione dell’<strong>Esercizi</strong>o 6.64 con i coefficienti dati dalle espressioni seguenti b nm = 0<strong>per</strong> ogni n, m ≥ 1 e a nm = [4I/(ϱcπ 2 ω nm )] sin(nx 0 ) sin(my 0 ).6.10. Equazione del calore: sbarra limitataL’equazione del calore descrive i processi <strong>di</strong>ffusivi: detta costante <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>il</strong> numeroreale D si ha che l’osservab<strong>il</strong>e fisica u : R 2 → R è descritta dall’equazione00D ∂2 u ∂u(x, t) = (x, t) (6.10)∂x2 ∂tAlcuni esempi fisici: u è la tem<strong>per</strong>atura in una sbarra uni<strong>di</strong>mensionale e D = √ k/cϱ ovek è la conduttività termica della sbarra, ϱ è la sua densità e c <strong>il</strong> suo calore specifico; upuò rappresentare la densità <strong>di</strong> un fluido in una miscela e D è <strong>il</strong> coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione.Nel caso dell’interpretazione termica <strong>di</strong> (6.10) si può aggiungere un termine f(x, t)che rappresenta la quantità <strong>di</strong> calore (energia termica), opportunamente normalizzata,introdotta nella sbarra <strong>per</strong> unità <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> lunghezza. In questo caso si ha l’equazionedella conduzione termicaD ∂2 u 1 ∂u(x, t) + f(x, t) = (x, t) (6.11)∂x2 cϱ ∂tLe con<strong>di</strong>zioni al bordo <strong>di</strong>pendono dal problema fisico in stu<strong>di</strong>o; consideriamo <strong>il</strong> casodella sbarra limitata <strong>di</strong> lunghezza l. Le equazioni (6.10) e (6.11) vanno risolte in D :={(x, t) ∈ R 2 : 0 ≤ x ≤ l, t ≥ 0} con con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Cauchy u(x, 0) = u 0 (x) e con ulterioricon<strong>di</strong>zioni al bordo che <strong>di</strong>pendono dal particolare problema fisico:1. estremo 0 della sbarra a tem<strong>per</strong>atura fissata v 0 (t): u(0, t) = v 0 (t) <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;2. estremo l della sbarra a tem<strong>per</strong>atura fissata v 0 (t): u(l, t) = v 0 (t) <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;3. estremo 0 della sbarra a contatto con una sorgente che fornisce alla sbarra energiatermica <strong>per</strong> unità <strong>di</strong> tempo Q(t). Allora u x (0, t) = −Q(t)/k.4. estremo l della sbarra a contatto con una sorgente che fornisce alla sbarra energiatermica <strong>per</strong> unità <strong>di</strong> tempo Q(t). Allora u x (l, t) = Q(t)/k.5. estremo l libero e irra<strong>di</strong>ante in una regione a tem<strong>per</strong>atura ϑ(t). Allora, detto λ > 0<strong>il</strong> coefficiente <strong>di</strong> scambio termico, si ha la con<strong>di</strong>zione al bordo u x (l, t) = −λ[u(l, t) −ϑ(t)]. Tale con<strong>di</strong>zione è detta anche legge <strong>di</strong> Newton e <strong>il</strong> coefficiente λ è legato allacostante <strong>di</strong> Stefan.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 114


<strong>Esercizi</strong>o 6.66. Si risolva l’equazione (6.10) nella regione D := [0, l]×[0, +∞) con con<strong>di</strong>zioni al contornou x (0, t) = u x (l, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0 (gli estremi della sbarra sono isolati termicamente) e con<strong>di</strong>zioneiniziale u(x, 0) = u 0 (x) <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, l], con u 0 ∈ C ∞ ([0, l]). Si <strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> comportamento dellasoluzione <strong>per</strong> t → +∞.Soluzione 6.66: si trovau(x, t) = (1/l)∫ a0dx u 0 (x) + (2/l) ∑ n≥1(∫ a0dx u 0 (x) cos(nπx/l)) exp{−kn 2 π 2 t/a 2 } cos(nπx/l)<strong>Esercizi</strong>o 6.67. Si risolva l’esercizio precedente con u 0 (x) = x e l = 1.<strong>Esercizi</strong>o 6.68. Si risolva l’esercizio precedente con u 0 (x) = x 2 e l = π.<strong>Esercizi</strong>o 6.69. Si risolva l’equazione del calore con calore generato all’interno della sbarra, ovvero sirisolva l’equazione (6.11) con f(x, t) = acϱx e a ∈ R, nella regione D := [0, π] × [0, +∞). Si imponganole con<strong>di</strong>zioni al contorno u(0, t) = u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0 (gli estremi della sbarra sono a tem<strong>per</strong>aturanulla) e con<strong>di</strong>zione iniziale u(x, 0) = 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π]. Si <strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> comportamento della soluzione<strong>per</strong> t → +∞.Soluzione 6.69: u(x, t) = (2a/k) ∑ n≥1 (−1)n /n 3 (1 − exp{−kn 2 t} sin nx, nel limite t → +∞ la soluzionetende a u(x) = (a/6k)x(π 2 − x 2 ).<strong>Esercizi</strong>o 6.70. Propagazione del calore su un’anello. Si risolva l’equazione (6.10) nella regione D :=[−π, π] × [0, +∞) con con<strong>di</strong>zioni al contorno u(−π, y) = u(π, t) = 0 e u x (−π, y) = u x (π, t) = 0 <strong>per</strong> ognit ≥ 0 con<strong>di</strong>zione iniziale u(x, 0) = A 0 + A 1 cos(mx) con A 0 , A 1 ∈ R e m un intero positivo fissato. Si<strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> comportamento della soluzione <strong>per</strong> t → +∞.Soluzione 6.66: u(x, t) = A 0 + A 1 exp{−km 2 t} cos(mx).<strong>Esercizi</strong>o 6.71. Si risolva l’equazione del calore (6.10) <strong>per</strong> la sbarra limitata <strong>di</strong> lunghezza π con leseguenti con<strong>di</strong>zioni al bordo:1. u(x, 0) = a <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u(0, t) = 0 e u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;2. u(x, 0) = sin 3 x <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u(0, t) = 0 e u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0 (suggerimento:sin 3 x = [3 sin x − sin(3x)]/4;3. u(x, 0) = cos 2 x <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u x (0, t) = 0 e u x (π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;4. u(x, 0) = x(π − x) <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u(0, t) = 0 e u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;5. u(x, 0) = x 2 − π 2 <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u x (0, t) = 0 e u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;6. u(x, 0) = x <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u x (0, t) = 0 e u x (π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;7. u(x, 0) = sin x <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u(0, t) = 0 e u(π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;8. u(x, 0) = T 1 <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u(0, t) = T 0 e u(π, t) = T 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;9. u(x, 0) = T 1 x/π <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u(0, t) = T 0 e u x (π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;10. u(x, 0) = T 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u x (0, t) = ∆T/π e u x (π, t) = ∆T/π <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;11. u(x, 0) = T 1 <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], u(0, t) = T 0 e u x (π, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0.Si <strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> significato fisico della soluzione, in particolari si stu<strong>di</strong> <strong>il</strong> limite t → ∞.Soluzione 6.71: si riporta la soluzione dei due primi problemi.1. u(x, t) = [4a/π] ∑ n≥1 [1/(2n − 1)] sin[(2n − 1)x] exp{−D(2n − 1)2 t}2. u(x, t) = (3/4) sin x exp{−Dt} − (1/4) sin(3x) exp{−9Dt}fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 115


<strong>Esercizi</strong>o 6.72. Si consideri una parete <strong>di</strong> spessore d e conducib<strong>il</strong>ità termica k che separa un ambienteinterno da uno esterno a tem<strong>per</strong>atura T 0 . Si supponga che all’istante t = 0 la tem<strong>per</strong>atura nella paretesia uniformemente uguale a T 0 e che alla parete interna venga trasmessa una quantità <strong>di</strong> calore H <strong>per</strong>unità <strong>di</strong> tempo. Si determini la tem<strong>per</strong>atura all’interno della parete e si mostri che <strong>per</strong> tempi piccoli latem<strong>per</strong>atua sulla parete interna cresce come √ t.Soluzione 6.72: <strong>il</strong> problema ai limiti è u(x, 0) = T 0 , u(d, t) = T 0 e u x (0, t) = −H/k. La tem<strong>per</strong>aturau(x, t) è data dau(x, t) = T 0 + Hdk⎡⎣1 − x d − 8 π 2 ∑n≥0[ ]1 (2n + 1)πx(2n + 1) 2 cos 2de −(2n+1)2 π 2 Dt/(4d 2 )⎤⎦<strong>Esercizi</strong>o 6.73. Si consideri una sbarra rett<strong>il</strong>inea <strong>di</strong> lunghezza π, densità ϱ, conducib<strong>il</strong>ità termica k ecalore specifico c. Si supponga che una sorgente <strong>di</strong> calore puntiforme posta a contatto con la sbarra nelpunto <strong>di</strong> ascissa π/2 ceda alla sbarra una quantità <strong>di</strong> calore <strong>per</strong> unità <strong>di</strong> tempo pari a Q > 0. Si rispondaalle seguenti domande:1. si determini la tem<strong>per</strong>atura u(x, t) all’interno della sbarra supponendo che all’istante iniziale latem<strong>per</strong>atura nella sbarra sia nulla e che gli estremi della sbarra siano mantenuti a tem<strong>per</strong>aturanulla;2. si <strong>di</strong>scuta <strong>il</strong> limite <strong>di</strong> tempi gran<strong>di</strong>. In particolare si determini in quale punto si raggiunge latem<strong>per</strong>atura massima e si calcoli tale tem<strong>per</strong>atura.3. Facoltativo: si determini la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> tem<strong>per</strong>atura u(x, t) all’interno della sbarra supponendoche u(x, 0) = 0 <strong>per</strong> ogni x ∈ [0, π], che l’estremo x = 0 sia isolato termicamente e quello x = π siamantenuto a tem<strong>per</strong>atura nulla.6.11. Equazione del calore: sbarra <strong>il</strong>limitataUn caso interessante è anche quello in cui l’equazione (6.10) viene stu<strong>di</strong>ata su tutta laretta reale, ovvero in D := {(x, t) ∈ R 2 : x ∈ R, t ≥ 0}. In questo caso essa descrive <strong>il</strong>r<strong>il</strong>assamento della tem<strong>per</strong>atura in una sbarra infinita; l’unica con<strong>di</strong>zione al bordo sarà <strong>di</strong>tipo Cauchy, ovvero <strong>di</strong> tipo iniziale. Si ha, quin<strong>di</strong>, <strong>il</strong> seguente problema <strong>di</strong> Cauchy:⎧⎪⎨⎪⎩D ∂2 u 1 ∂u(x, t) + f(x, t) = (x, t)∂x2 cϱ ∂tu(x, 0) = u 0 (x)∀x ∈ R∀(x, t) ∈ D(6.12)La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Cauchy in taluni casi va intesa in modo più debole, si richiede che u(x, t)tenda alla con<strong>di</strong>zione iniziale <strong>per</strong> t → 0; ovvero lim t→0 u(x, t) = u 0 (x) <strong>per</strong> ogni x ∈ R.<strong>Esercizi</strong>o 6.74. Si risolva l’equazione del calore (6.10) <strong>per</strong> una sbarra <strong>il</strong>limitata con con<strong>di</strong>zione inizialeu(x, 0) = u 0 (x) nei seguenti casi:1. u 0 (x) = δ(x);2. u 0 (x) = T 0 <strong>per</strong> x > 0 e u 0 (x) = −T 0 <strong>per</strong> x < 0;3. u 0 (x) = 1 <strong>per</strong> |x| < l e u 0 (x) = 0 <strong>per</strong> |x| ≥ l, con l ∈ R ∗ + ;fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 116


4. u 0 (x) = exp{−α|x|} con α ∈ R ∗ +;5. u 0 (x) = 0 <strong>per</strong> x < 0, u 0 (x) = T 0 <strong>per</strong> 0 < x < l e u 0 (x) = 0 <strong>per</strong> x > l, con l ∈ R ∗ + .Soluzione 6.74: 1. u(x, t) = [1/(2D √ πt)] exp{−x 2 /(4Dt)}; 2. la soluzione può essere ricondotta allafunzione erroreu(x, t) = 2T ∫√x/ 4Dt0√ e −y2 dyπ0<strong>Esercizi</strong>o 6.75. Si risolva l’equazione del calore (6.10) <strong>per</strong> una sbarra semi–<strong>il</strong>limitata, ovvero nella regioneD := {(x, t) ∈ R 2 : x ≥ 0, t ≥ 0} con le seguenti con<strong>di</strong>zioni al bordo:1. u(x, 0) = T 0 <strong>per</strong> 0 < x < l, u(x, 0) = 0 <strong>per</strong> x > l, con l ∈ R ∗ + , e u(0, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;2. u(x, 0) = T 0 <strong>per</strong> 0 < x < l, u(x, 0) = 0 <strong>per</strong> x > l, con l ∈ R ∗ +, e u x (0, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0;3. u(x, 0) = T 0 (1 − exp{−αx}) <strong>per</strong> x ≥ 0, con α ∈ R ∗ + , e u(0, t) = 0 <strong>per</strong> ogni t ≥ 0.Bibliografia[1] G.B. Arfken, H.J. Weber, “Mathematical Methods for Physicist.” Academic Press,1995, San Diego, California.[2] V.I. Arnol’d, “Or<strong>di</strong>nary Differential Equations.” Springer–Verlag, 1992.[3] E. Fermi, J. Pasta, S. Ulam, “Stu<strong>di</strong>es of the nonlinear problems, I”, Los AlamosReport LA–1940 (1955).[4] G. Gent<strong>il</strong>e, “Introduzione ai sistemi <strong>di</strong>namici.”[5] H. Goldstein, “Meccanica classica.” Zanichelli, Bologna, 1982.[6] R. Grimshaw, “Nonlinear or<strong>di</strong>nary <strong>di</strong>fferential equation.” Blackwell scientific publications,Oxford, 1990;[7] D.J. Korteweg, D. de Vries, Ph<strong>il</strong>os. Mag. 39, 422 (1895).[8] N.J. Zabusky, M.D. Kruskal, Phys. Rev. Lett. 15, 240 (1963).[9] M.D. Kruskal, N.J. Zabusky, “Stroboscopic <strong>per</strong>turbation procedure for treting a classof nonlinear wave equations,” Journ. Math. Phys. 5, 231–244 (1964).[10] Tullio Levi–Civita, Ugo Amal<strong>di</strong>, “Lezioni <strong>di</strong> meccanica razionale.” Zanichelli,Bologna, 1952.[11] L. Landau, E. Lifchitz, “<strong>Fisica</strong> teorica vol. 1, Meccanica.” MIT, Mosca, 1964.[12] E. Olivieri, “Appunti <strong>di</strong> meccanica razionale.” Aracne, Roma, 1991.fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 117


In<strong>di</strong>ce1. Equazioni <strong>di</strong>fferenziali or<strong>di</strong>narie autonome del primo or<strong>di</strong>ne 11.1. Aspetti generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11.2. Sistemi <strong>di</strong>namici uni<strong>di</strong>mensionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31.3. Analisi grafica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41.4. Stima del tempo <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101.5. Esistenza e unicità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112. Equazioni <strong>di</strong>fferenziali or<strong>di</strong>narie autonome <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne su<strong>per</strong>iore al primo 182.1. Aspetti generali e teoremi fondamentali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 182.2. Descrizione grafica e definizione <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità secondo Liapunov . . . . . . . . 212.3. Sistemi <strong>di</strong>namici planari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 232.4. Integrali primi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 282.5. Stab<strong>il</strong>ità dei punti fissi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 382.6. Moti alla Poinsot: stab<strong>il</strong>ità delle rotazioni <strong>per</strong>manenti . . . . . . . . . . . . 593. Sistemi meccanici conservativi uni<strong>di</strong>mensionali 643.1. Teoremi <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>ità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 653.2. Analisi grafica: ritratto <strong>di</strong> fase . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 663.3. Analisi grafica: tempi <strong>di</strong> <strong>per</strong>correnza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 693.4. Analisi grafica: <strong>per</strong>iodo delle piccole osc<strong>il</strong>lazioni . . . . . . . . . . . . . . . 723.5. Moti centrali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 804. Introduzione alle equazioni alle derivate parziali 844.1. Equazione <strong>di</strong> continuità <strong>per</strong> un fluido . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 854.2. Equazione del calore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 874.3. Equazione <strong>di</strong> Laplace: <strong>di</strong>stribuzione stazionaria della tem<strong>per</strong>atura . . . . . . 894.4. Equazione <strong>di</strong> Laplace: potenziale elettrostatico nel vuoto . . . . . . . . . . . 894.5. Equazione delle onde <strong>per</strong> <strong>il</strong> campo elettromagnetico . . . . . . . . . . . . . . 904.6. Equazione <strong>di</strong> d’Alambert <strong>per</strong> le onde elettromagnetiche piane . . . . . . . . 914.7. Equazione <strong>di</strong> d’Alambert <strong>per</strong> la corda sott<strong>il</strong>e . . . . . . . . . . . . . . . . . . 924.8. Osc<strong>il</strong>lazioni non lineari ed equazione <strong>di</strong> Burger . . . . . . . . . . . . . . . . 944.9. Osc<strong>il</strong>lazioni non lineari ed equazione <strong>di</strong> Korteweg–de Vries . . . . . . . . . 965. Caratteristiche delle equazioni alle derivate parziali del primo or<strong>di</strong>ne 975.1. Equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali lineari omogenee . . . . . . . . 985.2. Equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali sem<strong>il</strong>ineari . . . . . . . . . . . 985.3. Equazioni <strong>di</strong>fferenziali alle derivate parziali quas<strong>il</strong>ineari . . . . . . . . . . . 996. <strong>Esercizi</strong> sulle equazioni alle derivate parziali del secondo or<strong>di</strong>ne 1006.1. Classificazione e forma canonica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1016.2. Alcuni semplici esempi preliminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 118


6.3. Equazione <strong>di</strong> Laplace: funzioni armoniche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1026.4. Equazione <strong>di</strong> Laplace: dominio rettangolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1036.5. Equazione <strong>di</strong> Laplace: dominio a simmetria c<strong>il</strong>indrica . . . . . . . . . . . . 1056.6. Equazione <strong>di</strong> Helmholtz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1066.7. Equazione delle onde: corda <strong>il</strong>limitata e semi–<strong>il</strong>limitata . . . . . . . . . . . 1066.8. Equazione delle onde: corda e sbarra limitata . . . . . . . . . . . . . . . . . 1096.9. Equazione delle onde: membrana rettangolare . . . . . . . . . . . . . . . . . 1136.10. Equazione del calore: sbarra limitata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1146.11. Equazione del calore: sbarra <strong>il</strong>limitata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116Bibliografia 117fismat05.tex – 20 Apr<strong>il</strong>e 2006 – 13:12 pagina 119

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