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LEADER e distretti rurali - Inea

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patrimonio di relazioni, competenze accumulate e capacità di promuovere la concertazione può essere fondamentaleper l’avvio di un distretto rurale …resta che il distretto, nella sua versione “ideale” e un“forte" strumento di governance, può essere attivato, animato, costruito, realizzato da qualsiasi soggetto:il GAL, la CM, la Provincia, un'associazione di produttori, un'Agenzia di sviluppo, la Camera di commercio,un consorzio creato appositamente (cfr Capitolo I par. 6).Ulteriori elementi per approfondire il rapporto esistente fra i <strong>distretti</strong> <strong>rurali</strong> e le politiche di sviluppo ruraleemergono dalla relazione di Serena Tarangioli (Ricercatrice INEA) che presenta il quadro della normativadi riferimento sui <strong>distretti</strong> <strong>rurali</strong> e agro-alimentari nelle regioni italiane.Partendo dalla distinzione proposta dalla normativa nazionale e regionale fra <strong>distretti</strong> agricoli (definiticome strumento di sviluppo e gestione di un settore produttivo di particolare qualità) e <strong>rurali</strong> (definiticome espressione di peculiari caratteristiche produttive e culturali), l’autrice sottolinea come le Regioni chehanno adottato una legge sembrano aver voluto dar loro un ruolo di primo piano nell’ambito della programmazioneeconomica regionale.Il capitolo approfondisce anche il rapporto fra <strong>distretti</strong> e politiche comunitarie per lo sviluppo rurale rispettoalla programmazione e all’attuazione delle politiche di sviluppo rurale 2007-2013. Il nuovo regolamentosul sostegno allo sviluppo rurale (Reg. (CE) 1698/2005) potrebbe agevolare fortemente il riconoscimentodella distrettualità agricola, favorendo la cooperazione e l’integrazione dei soggetti produttivi edegli attori locali. Le Regioni che hanno riconosciuto i sistemi produttivi agricoli potranno, attraverso unaspecifica misura di finanziamento del PSR, garantire risorse per il consolidamento delle partnership territorialifinalizzato all’innovazione dei processi e dei prodotti agro-alimentari e forestali. Inoltre l’integrazionetra imprese è un tema chiave anche del Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo Rurale 2007-2013, chepone l’accento su strumenti capaci di integrare imprese e territorio (filiere, <strong>distretti</strong> produttivi) e crearestrategie di sviluppo attraverso l’utilizzo coordinato delle misure messe a disposizione dalla politica diSviluppo Rurale.A questo aspetto, legato alla relazione con le politiche di sviluppo, si affiancano i problemi che scaturisconodalla necessità di identificare la tipologia di attività economiche e sociali riconducibili al distretto rurale maanche quelli relativi all’identificazione dei confini territoriali.A questo proposito un approfondimento viene dalla relazione di Laura Aguglia (ricercatrice INEA) che esaminadiverse metodologie e i criteri proposti dalle leggi nazionali per l’individuazione dei <strong>distretti</strong>. Questarassegna pone l’attenzione su alcuni elementi che aiutano a chiarire da cosa dovrebbe essere guidato ilprocesso di “scelta” di creazione di un distretto. Il distretto (cfr. Capitolo 3):- consiste nella valorizzazione del capitale territoriale…;- rappresenta uno strumento organizzativo ed agisce in una logica sistemica;- è una nuova opportunità di programmazione per aree fortemente specializzate;- ha una sua ragione di esistere se esiste un chiaro vantaggio da parte dei singoli, operatori economici edella collettività a perseguire strategie di sviluppo consapevolmente condivise;- non dipende solo da fattori strutturali territoriali…ma è soprattutto frutto di un originale sistema di10 RETE<strong>LEADER</strong>

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