1. IntroduzioneUn contributo dal punto di vista metodologico al processo attraverso il quale si individua, delinea e costruisceun distretto, può provenire da una lettura trasversale della letteratura esistente e della documentazioneprodotta dai vari soggetti che a diverso livello si stanno occupando di questo argomento, dal mondoscientifico, alle Regioni con la normativa emanata a tal fine, ai vari attori locali che più pragmaticamentesi cimentano da tempo con forme di organizzazione del territorio. In particolare, poi, la riflessione propostain questo lavoro intende comprendere anche l’apporto che l’iniziativa comunitaria Leader+ può fornirenell’indirizzare le politiche, le istituzioni locali, gli attori locali verso l’utilizzo di uno strumento di governancedel territorio quale il distretto.In questa ottica, più in dettaglio, si esaminerà il modello di individuazione del distretto rurale propostodall’Istituto Tagliacarne, il quale ha elaborato una metodologia sperimentale per la costruzione di unamappatura nazionale dei <strong>distretti</strong> agro-alimentari e <strong>rurali</strong>; si effettuerà un raffronto tra i principi ed i criterimetodologici presenti nelle leggi delle regioni italiane che fino ad oggi hanno emesso una normativaspecifica dedicata al distretto, in applicazione della normativa di livello nazionale (d.lgs. 228 del 2001);partendo dall’esempio di un distretto “spontaneo”, vale a dire nato in assenza di un quadro normativoregionale di indirizzo e frutto delle attività promosse dal Leader +, verranno proposte alcune riflessionisull’interazione tra aree distrettuali e aree Leader.Attraverso l’analisi di questi contributi metodologici si intendono mettere in luce alcuni concetti ed aspettisignificativi che potrebbero guidare e supportare il processo di costruzione di un distretto rurale, sebbenealla base di ciascun processo vi debba essere la considerazione che ogni territorio presenta problematicheed esigenze del tutto peculiari, ma soprattutto che è fondamentale una domanda prima di tutte, se ènecessario o utile o adatto per il territorio la costituzione di un distretto, domanda sulla quale si ritorneràalla fine del documento.2. Un breve richiamo alla definizione di distretto rurale“Si definiscono <strong>distretti</strong> <strong>rurali</strong> i sistemi produttivi locali caratterizzati da identità storica e territoriale omogeneaderivante dall’integrazione tra attività agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione dibeni e/o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali”.Questa definizione è quella presente nel d.lgs. 228/01, normativa che a livello nazionale è intervenutaper la prima volta nel chiarire il concetto di distretto rurale, riferimento unico e univoco in materia, le cuinovità essenziali possono essere così sintetizzate:- si riferisce in maniera esplicita alla valorizzazione delle tradizioni culturali e delle vocazioni territorialie focalizza l’attenzione sugli aspetti sociali e di gestione del territorio;- è sottintesa la stretta integrazione tra il settore primario ed altri elementi, quali quelli culturali, sociali,storici, componenti degne della stessa attenzione.RETE<strong>LEADER</strong> 51
Il testo del decreto rappresenta un riferimento importante per caratterizzare il distretto rurale, in quantola metodologia di individuazione dei <strong>distretti</strong> <strong>rurali</strong> non è univoca in letteratura e soprattutto non vi è statoun approccio sistematico. Spesso essa è stata mutuata dalle esperienze di distretto industriale o dalla successivaapplicazione di questo al distretto agroindustriale (si veda al proposito Fanfani e Montresor, 1994).Con riferimento alla definizione di distretto agroindustriale, può essere utile riprendere solo brevemente ledeterminanti più significative che, paragonate con la definizione del distretto rurale presente nel Decreto228, fanno emergere, senza alcun bisogno di interpretazione o commento aggiuntivo, le differenze esistentitra i due concetti.Il distretto agro-industriale è, infatti, caratterizzato dalle seguenti componenti:- la specializzazione produttiva (determinato orientamento produttivo) complementare con altre produzionidell’area;- la contiguità spaziale delle aziende e la presenza di un tessuto produttivo compatto;- la scomponibilità e divisibilità dei processi produttivi;- un tessuto produttivo caratterizzato in prevalenza da piccole e medie imprese;- presenza di attività di trasformazione industriale dei beni prodotti dall’agricoltura.3. Un contributo scientifico: i <strong>distretti</strong> <strong>rurali</strong> e agro-alimentari di qualitàdell’Istituto G. TagliacarneLo studio dell’Istituto Tagliacarne rappresenta un lavoro sperimentale di individuazione di <strong>distretti</strong> siaagro-alimentari sia <strong>rurali</strong> su tutto il territorio nazionale. Si propone come uno strumento di supporto tecnicoalle Regioni e agli attori locali per l’individuazione delle aree, che fornisce “una lettura del mondo agricolo-ruralesia da un punto di vista territoriale che delle relazioni d’impresa, che supera necessariamenteuna chiave interpretativa esclusivamente vocalista”.La ricerca ha portato alla individuazione di 61 <strong>distretti</strong> agro-alimentari e di 28 <strong>distretti</strong> <strong>rurali</strong>, ottenuti tramitel’analisi di dati desk di varie fonti e di un programma di cartografia (georeferenziazione) che prevedel’abbinamento tra dati statistici e mappatura delle aree. La mappatura ottenuta intende essere unabase conoscitiva ed un punto di partenza per la riflessione degli attori locali dello sviluppo ed anche unostrumento per i policy makers per la pianificazione delle strategie territoriali.Più in dettaglio, la metodologia si basa sulla costruzione di indicatori che esprimano i caratteri del distrettorurale così come definiti dal d.lgs. 228/01, considerando come unità territoriale minima di riferimento ilComune.52 RETE<strong>LEADER</strong>
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