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Le grida della Fenice

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fedeli e in alcuni casi la consulenza su questioni giuridiche, in quanto considerati<br />

intermediari tra i mortali e gli dei. Funzione però quest’ultima che veniva affidata<br />

ai Kahin, una sorta di veggenti che chiunque poteva consultare in cambio di offerte.<br />

Proprio la credenza in tali entità e il loro culto, oltre al culto del dio del male<br />

Shayatin (l’equivalente del nostro Satana) era una peculiarità <strong>della</strong> religione<br />

arabica. I Jinn (Geni) adorati in tutte le tribù e a ogni livello sociale (tanto che uno<br />

di essi il mito lo farà essere il padre di Bilqis), differivano dagli dei non tanto per la<br />

loro natura, quanto per il loro rapporto con l’uomo: gli dei erano nel complesso<br />

benigni mentre gli Jinn, personificazioni fantastiche <strong>della</strong> natura forse dovute alla<br />

dura vita del deserto, erano spesso ostili. Ma gli arabi, soprattutto al nord <strong>della</strong><br />

penisola arabica, dove forse erano entrati più facilmente in contatto con altre<br />

culture, probabilmente hanno ripreso dagli egizi il culto dei morti; come<br />

probabilmente dall’India ripresero la credenza nella reincarnazione; come forse<br />

aveva origine persiana la lettura del volo degli uccelli, forse a sua volta di origine<br />

mediterranea; o la cultura del fuoco, presente nella tribù dei Tamin, di chiara<br />

origine persiana.

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