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Le grida della Fenice

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Come ho saputo del mosaico di Pantaleone<br />

Ho scoperto l'esistenza del mosaico nell'ottobre 2007, grazie a una ragazza del<br />

centro di Umberto di Grazia che mi parlò <strong>della</strong> conferenza sul mosaico tenuta la<br />

sera prima da Francesco Corona nello stesso centro. L’entusiasmo con cui la<br />

ragazza mi raccontava quanto detto dal Corona sul mosaico, accese la mia<br />

curiosità, così cercai l’opera in Internet dove trovai delle immagini.<br />

Nell'immagine che vedevo sullo schermo del computer, che credevo riguardasse la<br />

totalità dell'opera, compresi perché quei personaggi erano presenti nel mosaico,<br />

soprattutto sapevo chi raffigurava la Diana posta in basso e cosa il monaco<br />

Pantaleone(*) volesse dire con quella figura posta lì perché secondo me si trattava<br />

di quella stessa risposta che invano andavo cercando da oltre tre anni e che sui libri<br />

non riuscivo a trovare.<br />

Convinta di non aver incontrato per caso il mosaico sulla mia strada, cominciai a<br />

cercare per saperne di più. Non ero molto interessata a una visita del luogo (in<br />

seguito ci andai più volte) perché avevo letto che non avrei potuto vedere il<br />

mosaico nella sua interezza in quanto coperto da panche e altri arredi <strong>della</strong> chiesa.<br />

Così, cercai i libri di don Grazio Gianfreda, il sacerdote che aveva scritto sulla<br />

simbologia contenuta nell’opera, ma erano introvabili. Per saperne di più e per<br />

avere spunti di riflessione, provai ad inviare e-mail a persone che già avevano<br />

studiato o studiavano il mosaico, ma anche quella strada si rivelò infruttuosa.<br />

Finalmente, dopo diverso tempo, in una libreria di Roma per caso trovai il<br />

sospirato libro del Gianfreda. Una riedizione rivista e aggiornata che conteneva<br />

anche la foto del mosaico. Mi resi allora conto che, oltre la parte che avevo visto in<br />

Internet, il mosaico aveva anche due parti laterali.<br />

L’opera totale mi colpì ancora di più, ma oltre al significato <strong>della</strong> presenza di Diana<br />

nella parte finale del racconto del monaco, figura che secondo me simboleggiava<br />

quanto le mie esperienze mi portavano a concludere, del mosaico dovevo<br />

comprendere il resto di quanto il monaco aveva voluto tramandare e la cosa non era<br />

semplice. Non era semplice perché non conoscevo nulla dell’esoterismo (ciò che è<br />

nascosto rivelato attraverso Simboli), poco o nulla delle varie religioni compresa<br />

quella a cui appartenevo, e sapevo poco o nulla di astronomia. E soprattutto non era<br />

semplice riflettere e ragionare con quella spada di Damocle che mi sentivo sulla<br />

testa in quanto ero venuta a sapere solo da qualche mese del calendario Maya, del<br />

2012, e le varie tesi e domande che l’arrivo di questo anno avrebbe provocato.<br />

* Non si conosce nulla di Pantaleone; si suppone fosse un monaco basiliano di origine greca, dell'abbazia<br />

di San Nicola di Casole. Di lui non si conoscono i dati anagrafici, si presume fosse un chierico in quanto<br />

nell’opera si firma come Pantaleonis presbiteri.

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