Le grida della Fenice

discendenti (genetici) di chi abitava anticamente la Terra? Cioè solo gli uomini e le
donne che hanno il DNA come fissato dall’Intelligenza Superiore?
Non so rispondere a questa domanda, ma rimango comunque fiduciosa nel buon
esito del Passaggio altrimenti ci sarebbero cose precise che non avrebbero senso.
Se invece avessi torto, forse a questo punto, pensando a quello che si sarebbe
certamente verificato tra la gente conoscendo tali cose, possiamo in parte
comprendere la scelta delle alte gerarchie ecclesiastiche di non rivelare quanto i
Templari avevano scoperto e di cui anche loro erano venuti a conoscenza.
Nella versione dei Pastori di Arcadia dipinto nel 1639, diversamente dal quadro
del 1630, Poussin ci parla del futuro. Di un futuro che è qui ora.
Come nell’altro dipinto, è riportato un bosco e viene ritratto un sarcofago, ma
questa volta fatto di tufo rosso e non posto dentro un albero ma in un prato.
Sarcofago che evidentemente simboleggia il culto morto verso la dea mentre lei,
come vuole forse sottintendere Poussin nell’opera, è ben viva e vigorosa.
Anche se nel quadro le figure maschili sono sempre tre come in quello del 1630,
c’è però un personaggio diverso. Infatti non troviamo più Gesù ma insieme a Mosè
e Siddharta compare Maometto. Figura a cui l’artista non ha dato il pastorale ma un
semplice bastone, ed ha lasciato i piedi scalzi per farcelo individuare in quanto
nelle moschee si entra scalzi perché è un luogo sacro.
Mosè è sempre raffigurato con il pastorale, Siddharta è raffigurato con un bastone
come quello di Maometto ma questa volta, per farcelo riconoscere, diversamente da
quanto ha fatto con Maometto, l’artista lo ha raffigurato con i calzari bianchi.