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Il Giornale dei Biologi - N. 3

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SALUTE<br />

di Elisabetta Gramolini<br />

SCLEROSI MULTIPLA<br />

SE IL COMPUTER PREVEDE<br />

LA PROGRESSIONE<br />

Uno studio interdisciplinare della Sapienza<br />

ha usato il machine learning per predire<br />

il cammino della malattia<br />

Gli algoritmi dominano le nostre<br />

vite ma in futuro potrebbero<br />

aiutare anche i malati di sclerosi<br />

multipla. Uno studio, pubblicato<br />

sulla rivista Plos One e frutto della<br />

collaborazione fra i ricercatori di quattro<br />

diversi dipartimenti della Università Sapienza<br />

di Roma, ha individuato un paradigma<br />

per predire lo sviluppo della malattia nel<br />

medio periodo che utilizza il machine learning,<br />

branca promettente dell’informatica,<br />

sempre più applicata anche nella scienza<br />

medica. Importante branca dell’intelligenza<br />

artificiale, questo ulteriore campo d’innovazione<br />

sfrutta la capacità di apprendimento<br />

<strong>dei</strong> “cervelloni” che processano miliardi e<br />

miliardi di dati, in questo caso medici e disponibili<br />

nella comune pratica clinica.<br />

Partendo dalle informazioni acquisite,<br />

i differenti algoritmi prendono una decisione<br />

piuttosto che un’altra o indicano azioni<br />

apprese nel tempo. Nella vita di tutti i<br />

giorni, le applicazioni del machine learning<br />

sono molto più comuni di quanto si possa<br />

immaginare. Un primo esempio che sfrutta<br />

il tipo di tecnologia è il riconoscimento vocale<br />

in dotazione a molti smartphone o degli<br />

impianti di domotica. Un altro è quello<br />

delle “pubblicità traccianti”, ovvero le inserzioni<br />

inviate all’utente in base ai gusti o<br />

le abitudini raccolti dalla macchina in rete<br />

fino a quel momento.<br />

Lo studio realizzato dai ricercatori della<br />

Sapienza rappresenta il primo tentativo<br />

di analizzare diversi approcci per applicare<br />

strategie e modelli di apprendimento automatico<br />

ad una serie di dati clinici di routine<br />

per prevedere l’evoluzione del corso della<br />

sclerosi multipla. Alla ricerca hanno lavorato<br />

i membri <strong>dei</strong> dipartimenti di Ingegneria informatica<br />

automatica e gestionale “Antonio<br />

Ruberti”, di Neuroscienze, salute mentale e<br />

organi di senso (NESMOS), di Fisica, dell’Istituto<br />

<strong>dei</strong> Sistemi complessi (ISC-CNR) e<br />

Francesca Grassi del dipartimento di Fisiologia<br />

e farmacologia “Vittorio Erspamer”.<br />

Per collaborare ingegneri, neurologi, fisici<br />

e neurofisiologi hanno dovuto dedicare<br />

una prima fase per definire un linguaggio<br />

comune, in grado di permettere una comunicazione<br />

efficace fra esperti di discipline<br />

così diverse. <strong>Il</strong> gruppo<br />

ha operato su un database<br />

costituito dalle<br />

cartelle cliniche (opportunamente<br />

anonimizzate)<br />

<strong>dei</strong> pazienti<br />

seguiti dall’ospedale<br />

universitario Sant’Andrea<br />

di Roma, considerato<br />

un centro di eccellenza per il trattamento<br />

della malattia.<br />

Una volta resi utilizzabili dalle macchine<br />

per apprendimento automatico, i dati sono<br />

stati analizzati con due diversi paradigmi di<br />

apprendimento: uno basato sull’utilizzo delle<br />

informazioni cliniche relative a una singo-<br />

La ricerca, che ha visto<br />

l’utilizzo dell’intelligenza<br />

artificiale, è stata pubblicata<br />

sulla rivista Plos One<br />

la visita medica (Visit-oriented), l’altro che<br />

utilizza la sequenza di visite disponibili per<br />

il paziente (History-oriented). Le finestre<br />

temporali scelte per le previsioni sono state<br />

di 180, 360 e 720 giorni.<br />

I risultati ottenuti mostrano che i dati<br />

clinici possono essere<br />

sufficienti per prevedere<br />

in maniera affidabile<br />

l’evoluzione<br />

della sclerosi multipla<br />

nei singoli soggetti.<br />

Sapere come si<br />

svilupperà la malattia<br />

è fondamentale per<br />

studiare la terapia giusta ed evitare un peggioramento<br />

della disabilità. Ad oggi infatti<br />

esistono vari trattamenti, personalizzabili<br />

sulle base delle caratteristiche del caso e le<br />

condizioni della persona, in grado di prevenire<br />

o ritardare le ricadute anche per molto<br />

tempo, ma in generale i possibili effetti avver-<br />

40 <strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Marzo 2020

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