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Il Giornale dei Biologi - N. 3

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ECM<br />

Tabella 1. Targets delle principali classi di antibiotici.<br />

Tabella 2. Esempi di resistenza intrinseca in alcune classi di microrganismi.<br />

Tabella 3. Principali differenze tra la resistenza acquisita cromosomica ed extra-cromosomica.<br />

tico, come avviene ad esempio per Mycoplasma spp. in quanto<br />

privi di parete cellulare e pertanto insensibili agli antibiotici<br />

β-lattamici e glicopeptidici [5] (Tabella 1 e Tabella 2); e ii. alla<br />

struttura della parete cellulare o della membrana citoplasmatica<br />

di un microrganismo impermeabile ad una determinata classe<br />

di antibiotici (Tabella 2) [6].<br />

La resistenza acquisita è invece il risultato di una selezione<br />

clonale generata dalla pressione selettiva esercitata dal farmaco<br />

antimicrobico stesso, la specie batterica trova così il modo di<br />

adattarsi alla presenza dell’agente antibiotico (Figura 2), e l’intervallo<br />

di tempo che intercorre tra l’introduzione del farmaco<br />

in terapia e lo sviluppo di resistenza è inversamente proporzionale<br />

alla frequenza d’uso ed al perdurare<br />

nell’ambiente dell’antibiotico.<br />

La resistenza può essere acquisita mediante<br />

una mutazione genomica e, quindi, essere<br />

trasmessa verticalmente alle cellule figlie<br />

(in tal caso si parla di meccanismo cromosomale).<br />

Più comunemente la resistenza viene<br />

acquisita mediante il trasferimento orizzontale<br />

di fattori genetici di resistenza (inclusi<br />

trasposoni) da una cellula donatrice mediante<br />

meccanismi di: i. trasformazione; ii. coniugazione;<br />

e iii. trasduzione (Figura 3) [7]. La<br />

resistenza acquisita per trasferimento orizzontale<br />

si diffonde facilmente e rapidamente<br />

sia per moltiplicazione del ceppo resistente<br />

che per ulteriori scambi di materiale genetico<br />

tra il ceppo resistente e altri ceppi suscettibili<br />

(meccanismo extra-cromosomale).<br />

La resistenza cromosomica costituisce solo il<br />

10-15% di tutte le resistenze acquisite (bassa<br />

frequenza di insorgenza) e si realizza tramite<br />

un’alterazione mutazionale spontanea dell’informazione<br />

genetica cromosomica. L’antibiotico<br />

esercita un’azione selettiva cioè seleziona<br />

i mutanti resistenti (Figura 2), inibendo le cellule<br />

sensibili, tuttavia non è ben chiaro se tali<br />

mutazioni siano una conseguenza dell’esposizione<br />

al farmaco, o piuttosto siano eventi casuali<br />

che conferiscono un vantaggio alle cellule<br />

dopo esposizione al farmaco. Tale forma di<br />

resistenza può essere: i. “one-step”, ovvero, è<br />

sufficiente una sola mutazione per determinare<br />

la comparsa di ceppi totalmente resistenti<br />

[ad esempio l’insorgenza di resistenza verso<br />

la Rifampicina dovuta ad un’unica mutazione<br />

puntiforme nel gene codificante la sub-unita<br />

β della RNA polimerasi batterica che perde<br />

così affinità verso il farmaco (Tabella 1)]; e ii.<br />

“multi-step”, ovvero, sono necessarie più mutazioni<br />

perché possa instaurarsi la resistenza<br />

(ad esempio contro macrolidi e cloramfenicolo)<br />

(Tabella 3).<br />

La resistenza extra-cromosomica è invece<br />

un meccanismo ad alta frequenza di insorgenza<br />

poiché costituisce il 90% di tutte le resistenze<br />

e si origina, dunque, per acquisizione<br />

di nuova informazione genetica che deriva da<br />

microrganismi donatori mediante meccanismi di scambio genetico<br />

orizzontale, e può frequentemente avvenire anche tra microrganismi<br />

appartenenti a specie batteriche differenti. Molto<br />

spesso riguarda più antibiotici contemporaneamente conferendo<br />

in tal modo un fenotipo multi-resistente alla cellula ricevente<br />

(Tabella 3).<br />

I meccanismi di resistenza antimicrobica rientrano in quattro<br />

categorie principali: i. modifica della permeabilità cellulare<br />

(limitazione nell’assorbimento del farmaco); ii. modifica del<br />

bersaglio (modifica del sito di attacco del farmaco); iii. inattivazione<br />

della molecola antimicrobica; e iv. efflusso attivo della<br />

molecola [6]. A causa delle differenze nella struttura esterna<br />

80 <strong>Il</strong> <strong>Giornale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Biologi</strong> | Marzo 2020

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