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Cornfield flower, tecnica mista su tela, cm 100x100
Crystal stones, tecnica mista su tela, cm 80x100
inessenziale è infatti il legame o, come l’artista
stessa ama dire, la connessione fra tutti
gli elementi compositivi, la rete di rapporti
che viene a crearsi tra forme e colori, stesure
piane e rilievi materici, ma anche tra i vari
passaggi che lo sguardo compie nel procedere
dalla visione d’insieme, che lo rimanda
ad un soggetto realistico, alla visione di un
singolo particolare che, osservato da solo,
diventa invece del tutto astratto. In questa
ambiguità percettiva risiede la doppia anima
di una pittura che non si propone di rappresentare
qualcosa, un paesaggio, una figura
o altro, o per lo meno, non ha questa come
unica finalità. L’atto del “rappresentare” viene
dopo, non è scopo ma conseguenza di un
iter creativo che si propone anzitutto di indagare
la vita “organica” del colore, la maniera
in cui questo si combina con la carta e
con il segno, il modo in cui genera e fa dialogare
tra di loro le forme creando una rete
che tutte le collega. Opere come Homeland
fanno leva proprio su questa duplice natura
dell’immagine proponendo un paesaggio
che, osservato da vicino e nel dettaglio, rivela
al suo interno la presenza di altri paesaggi,
questa volta però astratti e non reali:
un insieme armonico di segni e macchie di
colore che fanno pensare alla superficie di
un vecchio muro, alle nervature di una foglia,
agli atomi in una molecola. Allo stesso modo,
le opere con i fiori – si pensi ad esempio
a Cornfield flower e Magic flowers – trasformano
l’elemento vegetale in un tripudio di
forme astratte che, a loro volta, richiamano
la natura: fondali marini, venature del marmo,
impronte fossili sul terreno. Una chiave
di lettura valida anche in opere che, sebbene
concepite come astratte – la serie Crystal
stone ne è un esempio –, nascono dall’osservazione
di un sasso e si traducono nella
resa pittorica in un collage di forme che ricordano
la trasparenza di un cristallo o le ossidazioni
di un minerale. Queste immagini,
quindi, non hanno una sola chiave di lettura
ma tante quante è in grado di attribuirgliene
la sensibilità del singolo osservatore; occorre
avere uno sguardo vivace, dinamico, curioso,
pronto a “navigare” la superficie del
dipinto come si fa con un’onda. E, per tramite
di questa esperienza, rivivere la stessa
sensazione che l’artista per prima ha sperimentato,
la meraviglia che sempre si accompagna
alla nascita di un’opera: il gusto di una
scoperta ogni volta nuova grazie al colore.
www.letiziapecci.com
LETIZIA PECCI
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