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La pieve di Sant’Appiano si trova nell’omonima località
del Comune di Barberino Val d’Elsa - Tavarnelle.
è uno dei rari edifici del contado fiorentino che conservi
resti di un battistero autonomo rispetto alla chiesa come
la vicina pieve di San Pietro in Bossolo. Del battistero
restano solo quattro pilastri, testimoni della pianta centrale
dell’edificio. La pieve conserva le tracce di due fasi costruttive:
le archeggiature che dividono la navata sinistra
appartengono al decimo-undicesimo secolo, come l’abside
decorata a fornici e sopraelevazione della navata ritmata da
archetti lombardi. Le archeggiature di destra sono state ricostruite
in cotto dopo il crollo del campanile avvenuto nel
1171. All’interno, oltre all’urna con le reliquie di Sant’Appiano,
vi è la lastra tombale con figura di cavaliere di Gherarduccio
Gherardini morto nel 1331: si tratta di un importante
documento dello sviluppo dall’armamento all’armatura studiato
da Lionello Giorgio Boccia. Nei locali annessi alla
chiesa sono stati ricavati, dal 1991, gli spazi per un antiquarium
con la raccolta di reperti archeologici emersi durante
gli scavi condotti dalla fine dell’Ottocento nelle zone
di Sant’Appiano, San Martino ai Colli e Semifonte, territori
fertili e densamente popolati sin dall’VIII secolo a. C. L’importanza
del museo è dovuta alla qualità dei reperti esposti:
nella prima sala è ospitata una parte dei corredi funebri delle
numerose tombe magnatizie etrusche rinvenute nel 1907
nella zona di San Martino. Gli oggetti esposti coprono il periodo
dal VII al II secolo a. C. facendo intendere la ricchezza
dei committenti che potevano permettersi beni di lusso
come ceramiche attiche (VI-IV secolo a. C.) e urne in alabastro
più diffuse che in centri come Volterra. Nella seconda
sala si trova il pezzo più curioso della collezione, una sculdi
Ugo Barlozzetti
Percorsi d’arte in Toscana
A cura di Ugo Barlozzetti
Tesori d’arte sacra alle pievi di Sant’Appiano
e San Pietro in Bossolo
Pieve di Sant’Appiano: veduta della navata sinistra con i quattro archi protoromanici
e sullo sfondo tre riquadri affrescati
tura in pietra arenaria
con un putto a
cavallo di un cane.
L’epoca medievale
e rinascimentale è
rappresentata da ceramiche
provenienti
anche da Semifonte.
Il Museo di Arte
Sacra di Tavarnelle
è ospitato nella canonica
della pieve di
San Pietro in Bossolo
che risale, forse,
alla II metà dell’XI
secolo e, grazie ai
restauri, ha recuperato
il suo aspetto angeli (1270-1280 ca.), tempera su tavola, Museo
Meliore di Jacopo (attr.), Madonna col Bambino e
originario. Durante di Arte Sacra, Tavarnelle
le campagne di scavo
negli anni Sessanta furono ritrovate le fondamenta del
battistero che era posto di fronte alla chiesa. Il museo conserva
in alcune vetrine oggetti liturgici tra il XV e il XIX secolo
provenienti da chiese vicine oltre che da San Pietro in
Bossolo. Due croci astili, di grande qualità, sono databili al
XIII secolo e provengono dalla pieve stessa. Importanti sono
le opere pittoriche come la tavola a fondo d’oro attribuita
a Meliore di Jacopo, uno dei pochi pittori fiorentini del Duecento
testimoniati in documenti perché aveva preso parte
alla battaglia di Montaperti. Meliore cooperò con Coppo di
Marcovaldo nella decorazione musiva del battistero fiorentino.
Vi è poi un trittico attribuito a Ugolino di Nerio (Siena
1280 c. -1330/35), uno dei più fedeli seguaci di Duccio
di Buoninsegna. La Madonna con il Bambino di Rossello di
Jacopo Franchi (Firenze 1376/77-1456), oltre ad essere ritenuta
miracolosa, è il capolavoro di questo allievo di Lorenzo
Monaco. Della fine del Trecento è una Madonna con il
Bambino di Lorenzo di Bicci (Firenze 1350-1427), fondatore
di una fortunata dinastia di artisti tra cui il nipote Neri di
Bicci (Firenze 1418/20-1492) che ha proprio in questo museo
diverse opere su tavola degli anni Settanta. Vi è anche
una tavola della fine del XV secolo della discussa personalità
definita il Maestro di Tavarnelle. Del XVII secolo è esposta
una tela di Jacopo Chimenti da Empoli, detto appunto
l’Empoli (Firenze 1551-1640), uno dei più significativi maestri
del suo tempo. E infine una tela con i santi Pietro e Paolo
che rivela le qualità e la cultura di un pittore protetto dai
marchesi Riccardi, Francesco Conti (Firenze 1682-1760).
TESORI D’ARTE
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