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che lei per prima si è posta, ovvero capire in che modo
si manifestino oggi i vizi capitali, in quali contesti
e con quali protagonisti. Per quanto riguarda la
superbia, ad esempio, lo scenario in cui questo peccato
più facilmente attecchisce sono i regimi dittatoriali.
Non a caso, Putin – qui insieme alla presidente
argentina Cristina Fernandez de Kirchner – e Nerone
vestono i panni dei superbi al centro della scena,
mentre intorno a loro si muovono come pedine altre
forme di potere a loro volta colpevoli: il sistema economico,
la corruzione e persino la Chiesa. Non c’è superbia
peggiore di chi pensa di potersi sostituire a
Dio, e nessuno può dirsi esente da questo peccato,
neanche gli uomini di fede. Nel collage con l’avarizia,
il senso del possesso riguarda non solo il denaro
– con le monete applicate direttamente sul supporto
– ma anche vari “preziosi” – gioielli, gemme e orologi
– dal quale mai l’avaro si separerebbe. “Solo il denaro
è importante” recita una scritta, interpretando il
pensiero di chi sarebbe pronto a compiere qualunque
scelleratezza pur di accaparrarsi ricchezze; lo sanno
bene gli “avari” della finanza mondiale, quelli che nel
caveau della banca hanno rinchiuso, insieme ai soldi,
anche la propria anima. Facile chiedersi quanti tra
questi “campioni” del vizio siano inclini alla lussuria,
la quale, del resto, – ci ricorda l’artista – non riguarda
soltanto i piaceri della carne, ma qualunque azione
smodata e priva di ritegno. Quello che conta per i
lussuriosi è possedere “l’oscuro oggetto del desiderio”,
il frutto proibito di Adamo ed Eva, senza mai appagarsi
di una conquista alimentata dall’ossessione
del piacere. Se domani scoccasse l’ora del giudizio
universale, l’ira di Dio saprebbe con certezza chi colpire.
A questo proposito l’artista immagina una scena
apocalittica, con al centro lampi e fuoco dell’ira divina
pronti a scagliarsi contro chi calpesta la sua legge.
È una lotta tra il bene e il male, tra il volere di Dio e
il diavolo, quest’ultimo incarnato non solo dalla figura
di Lucifero ma anche dai potenti del mondo dispensatori
di guerra e morte. Diventare “verdi di invidia” è
molto facile in una società che giudica il valore delle
persone in base a ricchezza e successo. L’invidia
ha origine da questa errata percezione sia del proprio
“valore” che di quello altrui: gli specchi applicati
in superficie sottolineano l’interscambiabilità delle
due posizioni, l’invidioso e l’invidiato, lasciando a chi
guarda il compito di capire da quale parte stare. La
“gola” è un tripudio di piatti succulenti e bevande con
le quali inebriarsi, calandosi nei panni della strana figura
al centro – una sorta di Bacco o di Pantagruel
– dallo sguardo minaccioso e l’aria famelica. Quello
dell’accidia è un tempo fermo, immobile, congelato;
un tempo che gli orologi non possono misurare
– nell’opera infatti le lancette sono bloccate – perché
esiste soltanto nella mente dell’accidioso, che giace
inerte in fondo alla scena schiacciato dal peso della
sua inguaribile inconcludenza.
Gola
Accidia
ADRIANA SETTER
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