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Haghia Sophia
La sapienza divina
Abbiamo avuto più volte l’occasione di parlare della
grande chiesa, Santa Sofia, quale progetto grandioso
che sposa la maestà e la ricchezza decorativa a
una nuova concezione dello spazio. Vogliamo riprendere questo
argomento, cogliendo in tal modo l’occasione di descrivere
oltre agli aspetti architettonici di questa stupenda basilica
anche quelli politici che attraverso i secoli ne hanno caratterizzato
usi e costumi. Il modello edilizio privilegiato per quell’edificio
era stato quello basilicale e l’imperatore Costanzo II si
era adoperato affinché quel tempio dedicato appunto al Cri-
sto in quanto Sapienza Divina risultasse magnifico.
Nella lunetta del portale di sud-est
visibile all’uscita di quello che oggi è un monumento-museo
all’interno del quale però
dal 2020, per volere del presidente Erdogan,
si sono ristabiliti i servizi e le funzioni di moschea
senza comprometterne gli aspetti artistici
e museali, un bel mosaico raffigura
Costantino e Giustiniano che, in vesti imperiali,
presentano alla Vergine in trono i loro
omaggi: il primo, Costantino, tiene tra le mani
la “maquette” della città in quanto fondatore
della Nova Roma; il secondo, Giustiniano,
quale costruttore della nuova cattedrale, tiene
tra le mani la “maquette” del santuario.
Dopo il 532 Giustiniano aveva intrapreso un
complesso di ristrutturazione che durò solo
cinque anni in quanto sostenuto da un colossale
finanziamento. Marmi e metalli preziosi
furono impiegati a profusione per l’edificio,
completamente rivestito all’interno di splendidi
mosaici. Il catalogo delle pietre e delle
colonne che, a quanto si diceva, erano state
utilizzate per costruirlo fa venire il capogiro:
a cominciare da quelle del tempio di Artemide
in Efeso. Una volta ridotta dopo il 1453
a moschea, privata dei suoi preziosi mosaici,
non mancò di causare delusione e indignazione
in molti visitatori occidentali fra i
quali Byron, Lamartine, Mark Twain che vollero
visitarla ed ai quali custodi avidi e guide
improvvisate venderono i preziosi tasselli
musivi strappandoli dalle pareti. Oggi, dopo
la museificazione voluta da Mustafà Kemal
e il restauro artistico-religioso promosso da
Erdogan, le cose sono molto cambiate. Una
parte del tempio è adibita a moschea e resta
di Francesco Bandini
2^ parte
Quando tutto ebbe inizio...
A cura di Francesco Bandini
visitabile da chiunque, salvo nei giorni e nelle ore di preghiera.
I mosaici ivi presenti sono velati da un sistema di tende leggero
e non invasivo, mentre lo spazio museale è rimasto intatto
e l’accesso dei turisti è gratuito in quanto la tassa d’ingresso
è stata abolita dal momento che l’edificio è formalmente tornato
a una funzione religiosa e dunque secondo le indicazioni
del diritto musulmano è vietato ogni tipo di lucro. Il vescovo
di Roma, titolare dell’unico patriarcato cristiano esistente nella
vecchia Pars Occidentis, aveva in qualche modo ereditato il
titolo della massima autorità cittadina dell’antico Caput mundi
e quindi del potere spettante all’ufficio imperiale derivante da
quel documento (peraltro nel Quattrocento svelato come falso
da Lorenzo Valla) la Donazione di Costantino secondo il quale,
alla vigilia della partenza per Costantinopoli, avrebbe ceduto le
pertinenze e i poteri imperiali al presule per garantire la continuità
dell’ordine costituito, cioè ai vescovi della città di Roma
chiamati familiarmente “papa”, termine di origine greco-siriaca
che significa “padre”. Tale termine, intendendo dotarlo di
un’immagine sempre più pregnante dal punto di vista religioso,
divenne tale da valorizzare al massimo il rapporto fra essa e il
principe degli apostoli, Pietro.
«Chiunque vi entri per adorare, si rende subito conto che questa opera è stata portata a termine non
per mezzo della forza o dall’abilità umana ma con il favore di Dio»: Procopio di Cesarea, VI secolo
d. C., Santa Sofia di Costantinopoli; disegno di Francesco Bandini
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