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La Toscana Nuova - ottobre 2022

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Haghia Sophia

La sapienza divina

Abbiamo avuto più volte l’occasione di parlare della

grande chiesa, Santa Sofia, quale progetto grandioso

che sposa la maestà e la ricchezza decorativa a

una nuova concezione dello spazio. Vogliamo riprendere questo

argomento, cogliendo in tal modo l’occasione di descrivere

oltre agli aspetti architettonici di questa stupenda basilica

anche quelli politici che attraverso i secoli ne hanno caratterizzato

usi e costumi. Il modello edilizio privilegiato per quell’edificio

era stato quello basilicale e l’imperatore Costanzo II si

era adoperato affinché quel tempio dedicato appunto al Cri-

sto in quanto Sapienza Divina risultasse magnifico.

Nella lunetta del portale di sud-est

visibile all’uscita di quello che oggi è un monumento-museo

all’interno del quale però

dal 2020, per volere del presidente Erdogan,

si sono ristabiliti i servizi e le funzioni di moschea

senza comprometterne gli aspetti artistici

e museali, un bel mosaico raffigura

Costantino e Giustiniano che, in vesti imperiali,

presentano alla Vergine in trono i loro

omaggi: il primo, Costantino, tiene tra le mani

la “maquette” della città in quanto fondatore

della Nova Roma; il secondo, Giustiniano,

quale costruttore della nuova cattedrale, tiene

tra le mani la “maquette” del santuario.

Dopo il 532 Giustiniano aveva intrapreso un

complesso di ristrutturazione che durò solo

cinque anni in quanto sostenuto da un colossale

finanziamento. Marmi e metalli preziosi

furono impiegati a profusione per l’edificio,

completamente rivestito all’interno di splendidi

mosaici. Il catalogo delle pietre e delle

colonne che, a quanto si diceva, erano state

utilizzate per costruirlo fa venire il capogiro:

a cominciare da quelle del tempio di Artemide

in Efeso. Una volta ridotta dopo il 1453

a moschea, privata dei suoi preziosi mosaici,

non mancò di causare delusione e indignazione

in molti visitatori occidentali fra i

quali Byron, Lamartine, Mark Twain che vollero

visitarla ed ai quali custodi avidi e guide

improvvisate venderono i preziosi tasselli

musivi strappandoli dalle pareti. Oggi, dopo

la museificazione voluta da Mustafà Kemal

e il restauro artistico-religioso promosso da

Erdogan, le cose sono molto cambiate. Una

parte del tempio è adibita a moschea e resta

di Francesco Bandini

2^ parte

Quando tutto ebbe inizio...

A cura di Francesco Bandini

visitabile da chiunque, salvo nei giorni e nelle ore di preghiera.

I mosaici ivi presenti sono velati da un sistema di tende leggero

e non invasivo, mentre lo spazio museale è rimasto intatto

e l’accesso dei turisti è gratuito in quanto la tassa d’ingresso

è stata abolita dal momento che l’edificio è formalmente tornato

a una funzione religiosa e dunque secondo le indicazioni

del diritto musulmano è vietato ogni tipo di lucro. Il vescovo

di Roma, titolare dell’unico patriarcato cristiano esistente nella

vecchia Pars Occidentis, aveva in qualche modo ereditato il

titolo della massima autorità cittadina dell’antico Caput mundi

e quindi del potere spettante all’ufficio imperiale derivante da

quel documento (peraltro nel Quattrocento svelato come falso

da Lorenzo Valla) la Donazione di Costantino secondo il quale,

alla vigilia della partenza per Costantinopoli, avrebbe ceduto le

pertinenze e i poteri imperiali al presule per garantire la continuità

dell’ordine costituito, cioè ai vescovi della città di Roma

chiamati familiarmente “papa”, termine di origine greco-siriaca

che significa “padre”. Tale termine, intendendo dotarlo di

un’immagine sempre più pregnante dal punto di vista religioso,

divenne tale da valorizzare al massimo il rapporto fra essa e il

principe degli apostoli, Pietro.

«Chiunque vi entri per adorare, si rende subito conto che questa opera è stata portata a termine non

per mezzo della forza o dall’abilità umana ma con il favore di Dio»: Procopio di Cesarea, VI secolo

d. C., Santa Sofia di Costantinopoli; disegno di Francesco Bandini

HAGHIA SOPHIA

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