In Fonderia 6 2023

IN PRIMO PIANO
sia sul lato della domanda che sul lato della
redditività. Un risultato, dunque, in apparente
contrasto con le dinamiche congiunturali sopra
descritte che tuttavia, se confrontato con il
passato più prossimo e soprattutto nell’ottica
delle incertezze che caratterizzano il mercato
attuale e futuro, subisce un certo ridimensionamento
in termini di positività e ottimismo.
Il fatto di essere apparso come il migliore degli
ultimi sei anni assegna al 2022 il ruolo di
“porta tagliafuoco” che ha interrotto il trend
di gravi perdite registrate precedentemente.
Dopo il progressivo declino risalente ancora
al biennio 2008-2009, segnato dalla crisi dei
debiti sovrani e della conseguente recessione
globale, il blocco produttivo della pandemia ha
infatti rischiato di compromettere in maniera
irrimediabile la presenza sul mercato di molte
fonderie.
D’altra parte, né il contesto attuale né le previsioni
di medio-lungo termine fanno ipotizzare
una replica dei risultati dello scorso anno. Le
criticità che si sono palesate nel recente non
si sono infatti risolte. Al contrario, al conflitto
russo-ucraino si è aggiunta negli ultimi mesi la
nuova tensione in Medio Oriente, che ha riportato
forte volatilità sui mercati delle commodity
energetiche, le cui quotazioni sono sì rientrate
rispetto ai picchi del 2022, ma su livelli
almeno doppi rispetto a quelli del periodo precrisi.
In questo ambito, peraltro, l’assenza di
una politica europea congiunta sta portando
i singoli Paesi a percorrere strade autonome.
Ciò comporta che chi ha maggiori disponibilità
di bilancio, come Germania e Francia, prosegue
e rafforza le proprie politiche di sostegno
alle imprese con provvedimenti che riducono
i costi energetici per la manifattura, compromettendo
in questo modo la competitività di
chi, come le aziende italiane, non beneficia di
aiuti paragonabili e si trova quindi a doversi
approvvigionare di energia elettrica e gas a
prezzi molto più elevati.
Contestualmente non possono essere sottovalutate
altre questioni di politica economica,
quali inflazione (in generale calo ma ancora
persistente nelle sue componenti di base) e
stretta dei tassi, i cui effetti sulla domanda iniziano
a farsi sentire in particolare in Europa. Si
tratta, in entrambi i casi, di fenomeni che minacciano
di incidere – e le prime stime già lo
evidenziano – sui risultati tanto soddisfacenti
ottenuti nel 2022.
of domestic and international demand, especially
in the second half of the year, with
a final production figure that, compared to
2021, showed a slight contraction for ferrous
castings (-0.7%) and a more marked one for
non-ferrous castings (-6.8%).
Focusing on balance sheet data, the results
of the annual survey carried out by the Assofond
Study Centre returned strongly upward
values compared to previous years,
which were characterised by highly critical
events on both the demand and profitability
sides. A result, therefore, in clear contrast
to the economic dynamics described above.
However, when compared with the more recent
past and especially in view of the uncertainties
of the current and future market,
it suffers a certain downgrading in terms of
positivity and optimism.
The fact that it appeared to be the best of
the last six years gives 2022 the role of the
‘firewall’ that interrupted the trend of severe
losses previously recorded. After the gradual
decline in the two-year period 2008-2009,
marked by the sovereign debt crisis and the
ensuing global recession, the pandemic’s
production blockade threatened to irreparably
compromise the market presence of
many foundries.
On the other hand, neither the current situation
nor the medium- to long-term forecasts
suggest a repeat of last year’s results. The
critical issues that have come to light in the
recent past have not been resolved. On the
contrary, the Russian-Ukrainian conflict has
been compounded in recent months by renewed
tensions in the Middle East, bringing
high volatility back to the energy commodity
markets whose prices have indeed fallen back
from their 2022 peaks, but to at least double
their pre-crisis levels. In this area, however,
the absence of a joint European policy is
leading individual countries to go their own
separate ways. This means that those with
greater budgetary means, such as Germany
and France, continue and reinforce their
business support policies with measures
that reduce energy costs for manufacturing,
thereby undermining the competitiveness
of those who, like Italian companies, do not
benefit from similar aid and thus find themselves
having to purchase electricity and gas
at much higher prices.
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