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Plinius, naturalis historia 35,98 - Lettere e filosofia

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eddidit Hectoreum meque in mea regna remisit.'<br />

sic fatus senior telumque imbelle sine ictu<br />

coniecit, rauco quod protinus aere repulsum, 545<br />

et summo clipei nequiquam umbone pependit.<br />

cui Pyrrhus: 'referes ergo haec et nuntius ibis<br />

Pelidae genitori. illi mea tristia facta<br />

degeneremque Neoptolemum narrare memento.<br />

nunc morere.' hoc dicens altaria ad ipsa trementem 550<br />

traxit et in multo lapsantem sanguine nati,<br />

implicuitque comam laeua, dextraque coruscum<br />

extulit ac lateri capulo tenus abdidit ensem.<br />

haec finis Priami fatorum, hic exitus illum<br />

sorte tulit Troiam incensam et prolapsa uidentem 555<br />

Pergama, tot quondam populis terrisque superbum<br />

regnatorem Asiae. iacet ingens litore truncus,<br />

auulsumque umeris caput et sine nomine corpus.<br />

At me tum primum saeuus circumstetit horror.<br />

obstipui; subiit cari genitoris imago, 560<br />

ut regem aequaeuum crudeli uulnere uidi<br />

uitam exhalantem, subiit deserta Creusa<br />

et direpta domus et parui casus Iuli.<br />

respicio et quae sit me circum copia lustro.<br />

deseruere omnes defessi, et corpora saltu 565<br />

ad terram misere aut ignibus aegra dedere.<br />

sangue di suo figlio morto? Eppure quell’Achille -<br />

tu certo menti quando dici che sei stato generato<br />

da lui!- da nemico a nemico non si comportò cosi<br />

con Priamo! Fu preso da scrupolo: ero ancora un<br />

re con tutti i suoi diritti, ero supplice e meritavo<br />

fiducia e rispetto. Mi restituì il corpo senza vita di<br />

Ettore perché fosse sepolto e mi lasciò tornare<br />

sano e salvo al mio regno».<br />

Detto questo, smise di parlare. Pur essendo tanto<br />

vecchio, scagliò la sua lancia: questa, senza la<br />

forza giusta, risultò inoffensiva e non riuscì a<br />

penetrare. Immediatamnte il rauco bronzo la<br />

respinse ed essa rimase appesa sulla superficie<br />

esterna dello scudo. Di rimando Pirro così gli urlò<br />

addosso: “Che aspetti ora a riferire queste cose al<br />

Pelide, mio padre; sarai il degno messaggero;<br />

ricòrdati di dirgli le brutte azioni che ho compiuto<br />

e quanto sia degenere il suo Neottolemo. Mi<br />

raccomando: ricordati! Per ora, intanto, muori!”<br />

Dicendo queste parole lo trascinò tutto tremante<br />

proprio davanti agli altari: per terra lì si era<br />

sparso il sangue del figlio e su quello lo stesso<br />

Priamo rischiava di scivolare. Neottolemo con la<br />

mano sinistra gli afferrò i capelli, con la destra<br />

sguainò la spada; quindi gliela affondò nel fianco<br />

fino all’elsa. Questo il destino di Priamo, questa la<br />

sua fine. Uscendo così dalla vita gli toccò in sorte<br />

di vedere Troia incendiata, la rocca di Pergamo<br />

precipitata; tutto questo toccò proprio a lui, lui<br />

che fieramente aveva dominato terre e popoli di<br />

Asia. Ora, ridotto solo al tronco del corpo, giace<br />

coprendo con la sua alta statura un lembo di<br />

spiaggia; la testa gli era stata portata via dalle<br />

spalle e ormai il suo è un cadavere senza nome.<br />

Fu quella la prima volta in cui un brivido<br />

tremendo mi si affiancò e mi avvolse tutto; rimasi<br />

paralizzato. Quando vidi il re, coetaneo<br />

di mio padre, esalare l’ultimo respiro a causa di<br />

una ferità così spietata, ecco affiorare in me<br />

l’immagine del mio diletto genitore, ecco affiorare<br />

quella di Creusa che io avevo lasciata sola; mi<br />

parve di vedere casa mia completamente<br />

saccheggiata; mi parve di vedere in pericolo la<br />

sorte del mio piccolo Iulo. Mi guardo indietro e<br />

cerco di scoprire quanti compagni siano rimasti<br />

intorno a me; esausti mi avevano abbandonato<br />

tutti: chi con un salto aveva lasciato cadere il suo<br />

corpo nel vuoto e chi, disperato, aveva consegnato<br />

alle fiamme le sue membra ormai afflitte e sfinite.

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