Plinius, naturalis historia 35,98 - Lettere e filosofia
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[Iamque adeo super unus eram, cum limina Vestae<br />
seruantem et tacitam secreta in sede latentem<br />
Tyndarida aspicio; dant claram incendia lucem<br />
erranti passimque oculos per cuncta ferenti. 570<br />
illa sibi infestos euersa ob Pergama Teucros<br />
et Danaum poenam et deserti coniugis iras<br />
praemetuens, Troiae et patriae communis Erinys,<br />
abdiderat sese atque aris inuisa sedebat.<br />
exarsere ignes animo; subit ira cadentem 575<br />
ulcisci patriam et sceleratas sumere poenas.<br />
'scilicet haec Spartam incolumis patriasque Mycenas<br />
aspiciet, partoque ibit regina triumpho?<br />
coniugiumque domumque patris natosque uidebit<br />
Iliadum turba et Phrygiis comitata ministris? 580<br />
occiderit ferro Priamus? Troia arserit igni?<br />
Dardanium totiens sudarit sanguine litus?<br />
non ita. namque etsi nullum memorabile nomen<br />
feminea in poena est, habet haec uictoria laudem;<br />
exstinxisse nefas tamen et sumpsisse merentis 585<br />
laudabor poenas, animumque explesse iuuabit<br />
ultricis famam et cineres satiasse meorum.'<br />
talia iactabam et furiata mente ferebar,]<br />
cum mihi se, non ante oculis tam clara, videndam<br />
obtulit et pura per noctem in luce refulsit 590<br />
alma parens, confessa deam qualisque videri<br />
caelicolis et quanta solet, dextraque prehensum<br />
continuit roseoque haec insuper addidit ore:<br />
'Nate, quis indomitas tantus dolor excitat iras?<br />
quid furis? aut quonam nostri tibi cura recessit? 595<br />
Ormai prendo atto che ero rimasto solo e soltanto<br />
io; quand’ecco che scorgo Elena: sta passando<br />
rasente la soglia del tempio di Vesta e in silenzio si<br />
sta nascondendo in una parte remota dell’edificio.<br />
Le fiamme dell’incendio la illuminano rendendola<br />
visibile: lei non sa dove andare e porta il suo<br />
sguardo dovunque, da una parte e dall’altra;<br />
prevede -di qui il suo timore- che i Troiani ce<br />
l’abbiano con lei in seguito alla caduta di<br />
Pergamo; a questo aggiungi il castigo che i Greci<br />
le potrebbero infliggere o l’ira del marito che lei<br />
ha abbandonato: è stata una furia devastatrice,<br />
una Erinni, per Troia e per la sua stessa patria.<br />
Perciò si era sottratta alla vista e sedeva vicino<br />
agli altari degli dei che sentiva ugualmente ostili.<br />
Ebbi una fiammata nel cuore; fui preso da un<br />
rabbioso desiderio: vendicare la mia patria e far<br />
scontare il fio a quella disgraziata.<br />
‘E certo,lei ora sana e salva potrà rivedere la<br />
patria e Micene, e sfilare superba durante il<br />
trionfo ottenuto a quesro prezzo? E sì! Rivedrà il<br />
suo talamo nuziale, la casa di suo padre? a farle<br />
corteo ci sarà una massa di esuli troiani e di<br />
schiavi orientali? Per questo Priamo sarebbe<br />
morto per la ferita di una spada? Per questo Troia<br />
meritava di andare bruciata? Per questo il lido<br />
dei Dardani aveva dovuto trasudare sangue tante<br />
volte? No,non può essere andata così! Lo so che<br />
non si acquista fama eterna solo per aver punito<br />
una donna; eppure questa mia rivincita potrebbe<br />
avere in sé un motivo di lode. Sarò elogiato per<br />
aver cancellato questa nefandezza e per aver fatto<br />
scontare la pena a una delinquente; e poi trarrò<br />
piacere dall’aver assecondato il mio cuore<br />
dandogli la gloria della vendetta e la soddisfazione<br />
di aver placato le ceneri dei miei morti. Questi<br />
pensieri andavo agitando, mentre la mia mente<br />
infuriata mi spingeva chissà dove’].<br />
Ma ecco che l’adorabile mia genitrice si offre alla<br />
mia vista; mai così nitidamente si era manifestata<br />
ai miei occhi; ora invece mi appare nella luce più<br />
chiara nel buio della notte; rivelò di essere una<br />
dea e si manifestò con quelle sembianze belle e<br />
sovrumane con cui si presenta agli altri abitatori<br />
del cielo;mi afferrò la destra e mi trattenne;<br />
quindi con la sua bocca color di rosa pronunciò<br />
queste parole: “Figlio mio, quale dolore così