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Tutti i colori del noir - Cineforum del Circolo

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In totale sono nove i film in cui compare il personaggio di Marlowe. Non tutti, ovviamente, sono da considerarsidei capolavori. Anzi, alcuni sono decisamente mediocri. Fra i titoli, però, ritroviamo ottime pellicolefra le quali, oltre alla già citata opera di Wilder, va segnalata Il lungo addio (Robert Altman, 1973)dove, a prestare il volto al detective è l’attore Elliot Gould che si muove in un’ambientazione insolita quelladella società californiana degli anni Sessanta-Settanta.Infine preme ricordare il Marlowe interpretato da Robert Mitchum in Marlowe, poliziotto privato (DickRichards, 1975) non tanto per la qualità del film, quanto per la grande interpretazione di Mitchum che donaa Marlowe un’aria stanca, disillusa, che nulla ha più da chiedere alla vita, avendone già conosciuto tutto ilmarcio che si cela in essa.Cornell Woolrich (1903-1968)Anche Cornell Woolrich va annoverato fra quegli scrittori i cui romanzi hanno dato origine a film di grandesuccesso. Woolrich, newyorkese, conosciuto anche sotto alcuni pseudonimi (William Irish, GeorgeHopley), dopo un inizio di carriera in sordina, diede alle stampe nel 1940 La sposa era in nero, segnandol’avvio della cosiddetta «serie nera», una sequenza di romanzi che influenzerà non solo il roman noir francese,ma anche il cinema. Proprio da questo romanzo François Truffaut, allora giovane esponente dellanouvelle vague francese, ne trasse un ottimo film interpretato da Jeanne Moreau dal titolo La sposa in nero(1967).Ma quello del cineasta francese non fu l’unica pellicola realizzata a partire dai romanzi di Woolrich. It Hadto be Murder, divenne Rear Window film del 1954 di Alfred Hitchock, conosciuto in Italia come La finestrasul cortile.La vita di Woolrich non fu facile. Legato morbosamente alla madre, visse chiuso con lei in un albergo diManhattan in uno stato psichico precario. Alla morte della donna cadde vittima di uno stato depressivo chelo portò a perdersi nell’alcol, incapace di scrivere e finendo i suoi giorni su una sedia a rotelle a causa dell’amputazionedi un piede.Jim Thompson (1906-1977)Quasi dimenticato per molti anni e ora, da qualche tempo, riscoperto dalla critica e dal pubblico, JimThompson ha “prestato” molti suoi romanzi al cinema. Opere dalle quali ne sono scaturite pellicole digrande successo, fra le quali Getaway! di Sam Peckimpah (1972), Il fascino del delitto di Alain Corneau(1979), Colpo di spugna di Bertrand Tavernier (1981), Rischiose abitudini, di Stephen Frears (1990).Artista maledetto, Jim Thompson amava descriversi come “uno nato in carcere”. In realtà nacque in unalloggio posto sopra la prigione di Anadarko in Oklahoma, dove il padre, sceriffo della contea di Caddocostretto poi alla fuga perché accusato di corruzione, viveva con la famiglia. Una figura ingombrante quelladel padre, tanto che il giovane Jim ne rimase segnato per tutta la vita, che trascinò fra alcol, mille lavoriper sbarcare il lunario e la scrittura nella quale riversava i propri incubi e le proprie ossessioni.Jim Thompson, nelle sue opere, descriveva una società malata, un’America sconfitta dal suo stesso sogno.Una società basata sulla menzogna e popolata da uomini miseri, vittime e, allo stesso tempo, artefici dellapropria dannazione. Come altri e, forse, meglio di altri, Thompson ha raccontato la famiglia descrivendolacome un’istituzione ormai alla deriva, marcia. Così come la provincia americana, subdola e violenta,dalla quale egli stesso proveniva.16Da sinistra a destra:Cornell Woolrich, JimThompson e JamesEllroy.

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