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NOIR

Tutti i colori del noir - Cineforum del Circolo

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le di Johnnie To (regista simile eppur diverso, ma ugualmente geniale). L’isola fa da contrappunto allevicende dei protagonisti, configurandosi un po’ come territorio di passaggio - il film inizia e finisce nellostesso luogo, una chiesetta ai margini della metropoli - con le sue luci avvolgenti nella notte stradale, coni suoi continui ritmi stressati, imprigionata in un costante, irrefrenabile movimento (…).Con questo film John Woo consacra il mito dell’eroe decadente, lo adatta alla figura straordinaria del suoattore feticcio (Chow Yun-Fat) e ne accentua i lati più deboli e oscuri. Con un uso sapiente e per nulla misuratodel ralenti, spinge la dimensione filmica dell’azione a livelli quasi liturgici. Mai smisurato ma sì estremonella rappresentazione della violenza, riesce nella difficile impresa di dare un nuovo volto al cinemanoir. Pur non nascondendo i continui rimandi a Frank Costello - Faccia d’angelo (Le Samourai) diMelville, John Woo se ne discosta profondamente. E in questo modo realizza un suo film personale, totalmenteadulto e pregno di una certa elegia che accompagna gesti e situazioni. Apprezzato da molta criticamondiale, esportato all’estero, ha dato vita al «fenomeno Woo» - oggi fin troppo saccheggiato, con lo smodatouso del ralenti profuso in molte produzioni da «cassetta» (definizione ad oggi, ammetto, probabilmenteobsoleta...) - ed è diventato, con il tempo, quasi spartiacque di certa cinematografia di genere.Sicuramente meno ambizioso di Bullet In The Head - opera molto discussa e probabilmente non abbastanzacapita -, è forse più composto e completo. Vedetela, se vi pare, in questo senso: Bullet In The Head è ungrido di rabbia contro l’orrore della guerra (e in certo qual senso anche nei confronti dell’indole malsanadell’essere umano), The Killer è una esemplificazione più diretta, palese, antropologica dell’inesistenza diun confine «definito» tra Bene e Male. Contemporaneamente è uno sguardo emozionato, quasi fanciullescodella vita e della morte - a vederla diversamente, risulterebbe ridicolo il gioco dei nomi «Disney» tra idue protagonisti. Drammaticissimo, tremendamente tragico, The Killer è definitivamente uno dei filmd’azione più pessimisti di sempre. Non c’è scampo, non c’è via d’uscita. L’unica possibilità è affrontare ilproprio destino. In fondo a tutto ciò, solo, forse, una certa redenzione.Il titolo in cantonese significa «Due proiettili eroici».di Massimo Versolatto, www.ondacinema.itIl canto del cigno dell’eroismo, dell’amicizia e del senso dell’onore: Woo accetta fino in fondo le regoledel noir e del melodramma, ma sceglie le soluzioni più pessimiste, e non offre vie di scampo o di riscatto.Il cinema di genere viene presto superato, i personaggi sono a tutto tondo, pieni di sfumature e contraddizioni:ma al tempo stesso Woo travolge lo spettatore con il senso dell’azione e del ritmo che hanno fattoepoca.La violenza, come hanno detto in centinaia, è messa in scena sì come un balletto, ma ha anche una qualitàfisica e concreta che invano si cercherebbe nei film americani. Mitico il finale alla Peckinpah, che in42

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