Banalità, pag - Patrizio Marozzi
Banalità, pag - Patrizio Marozzi
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si accorge di essere un miserabile peccatore. E si pente<br />
(per me "qui", più esatto si perde) e si consuma nel<br />
rimorso sino all'orlo della follia.<br />
Norberto Bobbio, la morte di un filosofo deve e<br />
dovrebbe far pensare. Non può essere altrimenti. Ma la<br />
qualità del pensiero non può eludere la sua valenza<br />
astratta, se non nel pensiero stesso, concreto del filosofo.<br />
Da molto tempo ciò è divenuto impossibile, e non c'è<br />
proprio nulla che riporti il senso dentro e al di là di se<br />
stesso, quanto nell'oggettività del soggetto parlante, che<br />
in quanto pensante, fa del suo essere filosofo, la filosofia<br />
che pensa, e che sa che non enuncia completamente.<br />
Questa è un'epoca, sì, lontana che il pensare è affidato ad<br />
un gesticolare del corpo, con l'unico scopo di farsi<br />
"guardare", per sapere di esistere, per poi non volere<br />
sapere di essere ciechi, che non si sa vedere. E allora la<br />
parola e il pensiero, acquisisce connotati pericolosi, per la<br />
più semplice azione umana e del mondo in cui l'umanità<br />
è collocata. Si va "avanti" nella comunicazione per<br />
associazioni verbali, qualunquismi dimostrativi, o<br />
elogiativi, quanto più si voglia auto celebranti della<br />
vanagloria personale - in alcuni casi del peggior<br />
necrofilismo - la forma più sofisticata, assume i connotati<br />
della vanità della forma, e così non può che essere fuori<br />
dal rispetto, per un'educazione oltraggiosa, quanto<br />
perfetta o imperfetta. Ci sono piccoli pensieri in giro,<br />
perché ci sono piccole<br />
persone - si distinguono l'un l'altro solo per il profitto e il<br />
potere, hanno poco altro nella testa, e niente altro nel<br />
futuro. Non capisco casa hanno tutti costoro da insegnare<br />
a Socrate, tanto "sono" e ovunque sono. Pertanto ti lascio<br />
in pace, come ogni vero filosofo ha diritto di stare. Mi<br />
prendo io l'oltraggio subito, per le tue parole che danno<br />
fastidio, e per chi, come [La Stampa] ha deciso di<br />
censurare, forse ritenendole poca adatte, al